Intervista a "Il Riformista"
Di norma non rilascio mai interviste se non chiedendo una rilettura del testo. Difatti, la sintesi da parte di un cronista di una conversazione a voce può modificare in modo sensibile quel che si intende dire. Anche questa volta ho fatto così. Ma il giornale non ha tenuto conto, malgrado le promesse, della mia richiesta e ha pubblicato la sua sintesi che non corrisponde bene al mio pensiero. Per giunta, ha intitolato l'intervista in modo assurdo: «Una moratoria sull'uso della parola Shoah». Ora, non sono così imbecille da pensare che sia il caso di interdire l'uso della parola Shoah... Piuttosto ho proposto di smettere di ABUSARE della parola Shoah. E tra una moratoria dell'abuso di una parola e del suo uso corre un abisso. Non a caso subito c'è chi se ne è approfittato per fare ironie fuori luogo.
Questo è il testo "autentico".
“Sono convinto che il paragone con la Shoah per indicare ogni situazione efferata e odiosa sia molto pericoloso. E propongo una vera moratoria dell’abuso di un simile riferimento, perché tutte le menti si raffreddino e si ragioni seriamente”.
Professore, quale è la sua opinione sull’intervento del padre cappuccino?
Conosco personalmente padre Cantalamessa, e sono certo delle sue migliori intenzioni. Penso che questa vicenda costituisca l’ennesima prova di quanto sia sbagliato usare l’Olocausto come sinonimo di ogni efferatezza. Proprio la rappresentazione della Shoah come crimine senza paragoni incita a strumentalizzarlo come riferimento per qualsiasi cosa si voglia condannare, fino a strumentalizzazioni odiose. Penso a quel corteo di insegnanti che sfilarono per protestare contro la riforma Gelmini indossando sul petto una stella di David. Su questa strada si rischiano infortuni e si rischia di offendere pur senza cattivi intenti. Il nostro dovere ora è di raffreddare le menti – anche il mio primo istinto ripensando a tanta parte della mia famiglia sterminata nei lager è stato di sdegno - e di ragionare rigorosamente: pertanto propongo una moratoria sull’abuso della parola Shoah e del riferimento allo sterminio del popolo ebraico quando si vuole denunciare qualcosa che non aggrada.
Il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, si dice “incredulo da un paragone ripugnante e offensivo verso le vittime degli abusi e verso le vittime dell’Olocausto”. E, parafrasando la preghiera cattolica sulla conversione degli ebrei, “prega Dio affinché illumini i loro cuori”.
Guardi, non ritengo che si debbano accendere altre polemiche su temi su cui ve ne sono state abbastanza. Dopo quelle polemiche vi è stata la visita del Papa in cui non è stata riaperta né mi pare il caso di riaprirla. Piuttosto, il tema che solleverei è un altro: il silenzio sul diritto di Israele e del popolo ebraico al suo legame storico e spirituale con Gerusalemme. Vi è pieno diritto a criticare la politica israeliana, ma ciò non autorizza il mondo islamico a proclamare che Gerusalemme è la “pupilla del suo occhio” e che l’ebraismo non ha alcun diritto su di essa. Il silenzio generale, incluso quello della Chiesa, su questo scandalo è ciò che ha reso amara questa Pasqua ebraica.
L’Osservatore Romano denuncia “una propaganda grossolana contro il Papa e i fedeli, bersaglio di un’ignobile operazione diffamatoria e di un’offensiva mediatica destabilizzante”.
Su questo giudizio mi asterrei da giudizi affrettati e andrei coi piedi di piombo. Ovviamente nulla deve essere taciuto in merito alla vicenda degli abusi sui minori da parte di appartenenti al clero cattolico: ricordo sempre che le responsabilità sono individuali, e che è sempre necessaria un’estrema cautela. Mi colpisce il fatto che non si sia vista una campagna altrettanto aggressiva e indignata verso la pedofilia non “religiosa”, verso le lobbies che la sostengono apertamente come se fosse un diritto. Vedo invece che si inizia a parlare anche della pedofilia nelle scuole rabbiniche ortodosse. Mi auguro che non vi sia chi sta pensando di scatenare una propaganda contro la religione colpevole in quanto tale della pedofilia, magari coprendo quella che dilaga ovunque.
20 commenti:
E' il vezzo di molte redazioni fare del titolo di un articolo una attrazione pubblicitaria (o un paradosso). Anche le testate più raffinate, come Il Riformista, cadono talvolta nella trappola della completa distorsione del pensiero dell'autore.
Apprezzo molto la sua moderazione e la sua saggezza e vorrei dire che la sua preoccupazione, espressa alla fine, é fondata. In molti Paesi, cosiddetti laici, si sta scatenando una guerra contro tutte le religioni a causa delle aberrazioni dell'islamismo. Nei Paesi che hanno adottato il multiculturalismo, si pensa di risolvere il problema denigrando anche l'ebraismo e il cattolicesimo. Questo scandalo montato sui preti pedofili nasconde un disegno, l'obbiettivo, di banalizzare la spiritualità e di ergere il laicismo a religione suprema.
La "moratoria dell'abuso" è diventata "moratoria dell'uso"? Ma è solo perché suonano quasi allo stesso modo!
Ormai è da un pezzo che i giornalisti mettono in fila le parole per come suonano e non per quel che significano. Non sono del tutto sicura che capiscano le differenze.
Buona Pasqua, professore.
Umberta
Caro Professore,
trovo il suo intervento molto equilibrato.
C'è una sola cosa che mi ha lasciato perplesso; rileggendo il testo del Rev. Cantalamessa, disponibile nella sezione "Prediche alla casa pontificia" del sito www.cantalamessa.org, non trovo nessun riferimento alla Shoah, ma bensì all'antisemitismo in generale, con il suo uso di stereotipi e colpe collettive.
Posso convenire che anche questo riferimento è inopportuno, ma vorrei capire com'è che nei media ricorre invece il riferimento ad un "paragone con la Shoah", che né Cantalamessa né il suo amico Ebreo mi sembra abbiano fatto.
Un ennesimo esempio di semplificazione eccessiva?
Cordialità
Andrea Viceré
Questa osservazione è molto giusta. Francamente non avevo controllato la fonte diretta. Ormai non ci si può fidare più di nulla e di nessuno!... In una prossima messa a punto che conto di fare menzionerò questo aspetto. Grazie.
Aspetto con ansia che qualche intellettuale colga al balzo l'occasione della cronaca, per collegare la pedofilia alla violenza implicita nelle radici della religione ebraico-cristiana e per suggerire, ancora una volta, un ritorno salvifico a quella Greca. (Motto di spirito, del tipo che Freud avrebbe catalogato tra i “cinici”).
E' stupefacente che anche persone solitamente accorte non abbiano capito che l'attacco a padre Cantalamessa (un "falso scopo" si direbbe in balistica, essendo il vero obiettivo il Papa) fa parte della strategia complessiva antireligiosa in generale e anticattolica in particolare. Una strategia iniziata grosso modo nel Settecento ("Écrasez l'Infâme" di Voltaire), continuata ininterrottamente nei secoli successivi e che, non necessita essere profeti per prevederlo, continuerà ancora a lungo.
Quanto alla falsificazione dei contenuti degli articoli operata dai titoli dei giornali, l'attuale direttore della Stampa, il dott. Calabresi, qualche mese fa ricordava che il giornale per cui faceva l'inviato negli Stati Uniti, La Repubblica, aveva titolato che George Bush era contro l'immigrazione di stranieri negli USA, mentre l'articolo di Calabresi diceva esattamente il contrario. Alla sua domanda: "Ma avete letto l'articolo?", la risposta fu: "No".
Gent. Professore, posso sbagliarmi ma a me il punto non sembra il fatto che esistano preti pedofili in quanto, come lei dice, la pedofilia non è certo limitata solo ad ambienti religiosi (anche se lì vi pare particolarmente prosperare)
Il punto che solleva scandalo è che "sembra" che le gerarchie religiose cattoliche abbiano nascosto, coperto e in fin dei conti favorito questi reati, preferendo salvaguardare il buon nome della chiesa piuttosto che i bambini da orribili violenze.
Se questo comportamento è vero, da parte di un'istituzione il cui fondamento è l'amore verso i più deboli e a cui i deboli vengono affidati, a me pare gravissimo.
Prendersela poi con chi denuncia lo scandalo, come ha fatto Cantalamessa, ricorrendo addirittura al paragone con le persecuzioni antisemite, mi sembra voler trasformare gli eventuali colpevoli in vittime.
Gentile Professore,
ho trovato particolarmente irritante il paragone tra l'attuale polemica sulla pedofilia nella chiesa, e l'antisemitismo. Al di la' delle ovvie ragioni per cui un tale paragone sia oltraggioso, ricordo che l'antisemitismo - come tutti gli "anti" - condanna un gruppo sociale a priori. Se fosse possibile un tale parallelo insomma, tutti i cattolici, inclusa mia madre ed i miei nonni, sarebbero pedofili.
Devo dissentire su un punto pero': l'accusa - indubbiamente infamante - nei confronti della gerarchia ecclesiastica (e non della chiesa cattolica, ne' tanto meno dei cattolici) e' proprio quella di aver coperto ed insabbiato i casi di pedofilia. Pertanto non credo si possa parlare di responsabilita' individuali, ma - eventualmente - dell'incapacita' collettiva della gerarchia cattolica, per mancanza di coraggio o per silenzio omertoso, nel portare gli autori di tali delitti di fronte ad un tribunale secolare.
Per il resto, le teorie del complotto, di destra, di sinistra o di centro, non mi hanno mai convinto. E francamente non vedo questa tolleranza nei confronti della pedofilia "laica", visto che l'inasprimento delle pene per i pedofili fa oramai parte del bagaglio di promesse elettorali di qualsiasi partito, e la prima preoccupazione delle polizie e' quella di proteggere i pedofili - presunti o confermati - dal linciaggio.
cordiali saluti,
Alfredo
Sono d'accordo meno che sull'ultima affermazione. È una buona notizia soltanto di pochi giorni fa che si è sciolto da solo il Partito olandese pro-pedofilia (Pnvd, Partito di amore del prossimo,libertà e diversità) con un programma esplicitamente mirante a legalizzare la pornografia infantile e i rapporti tra adulti e bambini. Ma questo partito è stato fondato nel 2006 ed è sopravvissuto per più di tre anni. La Corte costituzionale olandese ha deliberato che non si potesse dichiarare incostituzionale un partito in base al suo programma... Come chiamare questa? Tolleranza? Mi pare poco. E, si noti, che il partito si è sciolto perché non ha raccolto il numero di firme sufficienti per presentarsi alle elezioni. Credo bene... Quanti sono disponibili a dichiararsi pubblicamente pedofili, a parte il pazzo che ha fondato quel partito? Ma in principio avrebbero potuto presentarsi alle elezioni. Questo per parlare delle coperture ufficiali. Quanto a quelle sottotraccia, è meglio lasciar perdere.
concordo pienamente con Lei. Avevo omesso di citare - come controesempio - il pnvd per amore di brevita' (e per amore dell'umanita', sinceramente). Se non bastasse l'orrore per un tale "partito", ancora piu' orrifica e' la motivazione per cui e' stato possibile ammettere un tale partito alla competizione elettorale. Perche' non il partito per condannare a morte i miopi, allora?
Prendi un certo numero di orribili episodi di cronaca, che riguardano soggetti appartenenti ad una certa istituzione, e associali al ruolo che quella stessa istituzione svolge nella società. Un ruolo che, fin dalle origini, è stata la salvaguardia della vita umana, contro lo schiavismo, l'abbandono dei minori e per la tutela dei più deboli.
Prendi atto che proprio grazie a questa istituzione sono nati ospedali per la tutela delle madri e gli orfanotrofi per la salvezza dei bambini abbandonati. Riconosci che ancora oggi una infinità di derelitti nei cinque continenti possono contare solo sul conforto offerto da quei piccoli omini e donnine vestiti di nero.
Ora considera la nostra società "moderna": la moltitudine di padri e madri che rinunciano al ruolo di genitore lasciando naufragare i figli nella loro assenza, il tentativo di separare rigidamente la sessualità da un significato che consenta di trascendere la mera "liberatoria" pulsione sessuale, la trasformazione della nascita in processo produttivo che sottrae al nuovo soggetto la libertà di "essere" perché lo si vuole conforme ad un disegno che lo precede.
Ecco, è evidente che il ruolo e le finalità di quella istituzione sono pesantemente in contrasto con queste "tendenze" (o "derive" a seconda dei punti di vista) del mondo in cui viviamo.
Allora si spiegano gli schizzi di fango che vanno ben oltre la doverosa denuncia e persecuzione giudiziaria.
Niente di paragonabile ai flebili lamenti che qualche volta si levano contro la indefinibile pratica di sopprimere le bambine (prima e dopo la nascita) in Cina ed in India o, per passare a esempi più triviali, contro il già citato partito dei pedofili olandesi. Non parliamo poi dei casi penosi di Frederic Mitterand e dei suoi ambigui racconti e del "mostro sacro" Daniel Cohn Bendit che ha pubblicamente dichiarato di aver fatto "giochetti" analoghi a quelli di cui fu accusato padre Murphy.
Ma, a ben vedere, una opinione pubblica "moderna" non può usare gli stessi toni scandalizzati se deve discutere intorno ai suoi "totem": l'aborto, il ruolo dell'intellighenzia colta e raffinata, la liberazione sessuale, i miti del '68.
Mi permetto di dire che anche per questo motivo il paragone con l'antisemitismo non è calzante. Per quanto ne sappia il popolo ebreo della diaspora non ha mai costituito un pericolo reale per la cultura dominante. La Chiesa oggi si, e per questo gliene sono grato e sono disposto a sopportare tutte le contraddizione che inevitabilmente si sono manifestate e si manifesteranno nella sua storia.
Egregio professore, lei si ricorderà che nel 1982,durante la guerra di Israele nel Libano,la stampa aveva iniziato una campagna di accuse, di insinuazioni, di lancio di stereotipi,di chiamate di correità rivolte agli ebrei del mondo per quanto Israele stava facendo, di resoconti tendenziosi e falsi,con un attacco continuo a valanga che poi giunse alla malfamata deposizione della bara davanti alla sinagoga da parte di un corteo di sindacalisti, e infine ci fu l'attacco alla sinagoga con la morte del povero bambino Stefano Taché. Solo allora scoppiò il dolore della comunità ebraica,che si chiuse in sè ,rifiutando anche in un primo momento la visita del presidente Pertini,e scacciando politici,giornalisti,cameramen che con le loro parole avevano creato l'atmosfera di odio e di accusa verso gli ebrei tutti insieme,come gruppo,per ciò che facevano i militari israeliani. Ricordo la marea montante di un "dagli all'ebreo" inespresso ma reale, conservo i quotidiani di quel periodo come testimonianza di un "pogrom morale",come esempio di quanto poco basti a scatenare la caccia di un capro espiatorio qualunque. Ricordo il discorso emozionato,umiliato e doloroso ma fiero del rabbino Toaff nella rubrica televisiva "Sorgente di Vita" (confinata alla mezzanotte!)che difendeva Israele e respingeva le accuse anti-semite rivolte alle comunità ebraiche europee.
Ebbene, l'attacco al Papa e alla Chiesa mi ricorda quel periodo. Qui non si tratta di difendere i preti pedofili,ma di chiarire la meccanica della persecuzione di un gruppo in quanto tale per la colpa individuale di alcuni componenti: colpa degli ebrei tutti per una guerra lontana provocata da alcuni israeliani; colpa del Papa e della Chiesa tutta per la colpa di alcuni preti o vescovi. Per questo,leggendo le parole esatte del discorso del padre Cantalamessa mi sento di dargli ragione.
Da Gerusalemme, capitale dello stato d'Israele, l'ex sindaco Ed Koch, dichiara(Repubblica 9 Aprile 2010): "Credo che i continui attacchi da parte dei media alla Chiesa Cattolica e a Papa Benedetto XVI siano diventate manifestazioni di anti-cattolicesimo. La sequela di articoli su gli stessi eventi non ha piu', a mio parere, lo scopo di informare, ma semplicemente di punire'. Lo afferma l'ex sindaco di Gerusalemme Ed Koch sul Jerusalem Post. 'Molti di coloro che nei media stanno attaccando la Chiesa e il Papa oggi chiaramente lo fanno con piacere, e alcuni con malizia. Il motivo per i continui assalti - spiega - e' che ci sono molti nei media, compresi alcuni cattolici, cosi' come molti nel pubblico, che sono contrari e si sentono irritati dalle posizioni della Chiesa sull'aborto, i gay e il celibato' .
Solo che, per la precisione, Ed Koch è l'ex sindaco (ebreo) di New York, e non di Gerusalemme.
Eppure la questione sembra semplice: un certo numero di sacerdoti ha commesso reati molto gravi, secondo il Vangelo punibili attaccando al collo del colpevole una macina da mulino e gettandolo in acqua. Più laicamente, dovere dei superiori che ne fossero venuti a conoscenza era denunciarli alla magistratura. E’ stato fatto? Sembra si sia fatto piuttosto il contrario, coprendo i reati anziché denunciarli. E’ vero? E’ falso? Solo questo conta.
Se centinaia di studenti fossero stati violentati nella scuola pubblica e si fosse scoperto che presidi, provveditori e magari il ministro avessero protetto gli insegnanti colpevoli, che scandalo sarebbe scoppiato? Da che parte ci schiereremmo tutti, di destra di centro o di sinistra, credenti e no?
Siccome però si tratta della Chiesa, si son subito formati due partiti: gli amici e i nemici, che alimentano da sponde opposte queste infinite polemiche. Ma le polemiche sono una cosa, i fatti un’altra.
Penso di essere d'accordo con Nautilus. Quando si tratta della Chiesa si smuovono ideologie anticristiane da una parte e le resistenze autoconservatrici delle gerarchie ecclesiastiche. In quanto ad altri ambiti, però, non credo che si sia così equanimi. Basta vedere la levata di scudi della intellettualità "progressista" a favore di Roman Polansky.........
Se non sono fuori tempo massimo (dovrei essere altrove, ma il vulcano islandese me l'ha impedito)desidererei che Lei commentasse, da par Suo, questo brano del prof. Marcello Pera sul tema dei preti pedofili (in realtà omosessuali che hanno abusato sessualmente di minori; la philia non c'entra niente, si tratta solo di eros, altrimenti anch'io sarei pedofilo!): "Non puoi esaltare la libertà sessuale, perdonare ad ogni infrazione, abbassare ogni guardia, tollerare ogni trasgressione, esaltare la omosessualità fino al punto di voler introdurre il reato di omofobia, e poi scandalizzarti della pedofilia. Se non c'è più il senso del peccato, ciò che è moralmente lecito o illecito finisce sotto la legge generale della forza. Dispiace anche che a questa incomprensione non abbiano fatto eccezione alcuni esponenti dell'ebraismo. Dimenticare che Benedetto XVI ha reciso alla radice qualunque alibi all'antisemitismo, perchè lo ha negato in dottrina e non semplicemente con gesti mediatici; dimenticare inoltre che proprio Benedetto XVI si è più di altri riferito alla nozione di "giudaico-cristiano"; e trascurare che se il cristianesimo è messo in discussione anche il giudaismo lo è, significa commettere un errore grave, di prospettiva storica e di cultura. Si può pensare che il mondo debba ancora atti di riparazione agli ebrei, soprattutto si deve pretendere che questi atti non si esauriscano in qualche cerimonia occasionale in cui si spendono lacrime a comando, ma chiedere ogni volta che si scusi chi già si è scusato nei modi e limiti in cui può scusarsi, o intimare revisioni di episodi e personaggi, oppure sentirsi offesi per una analogia fra discriminazioni, come quella fatta da padre Cantalamessa, peraltro innocente e offerta in buona fede a chi come solo loro, gli ebrei, possono meglio capirla, è segno o di protervia intellettuale, che non si vorrebbe vedere tra quei nostri amici, o di confusione fra questioni cruciali di civiltà e piccoli interessi di questa o quella comunità o di carriera di questo o quel personaggio, che sarebbe meglio non commettere".
Mi scuso per la lunghezza della citazione, ma era necessaria. La ringrazio se vorrà rispondere in questo blog o altrove.
C'è poco da commentare. Lo sottoscrivo al cento per cento. Per parte mia, non ho fatto altro che dissentire da questa continua rissa e combattere gli innumerevoli tentativi (da entrambe le parti, per la verità) di farci litigare da parte di chi non sopporta che la lite finisca.
Alla prima occasione vi tornerò sopra, ma non posso che dire che sono d'accordo. L'ultima rubrica che ho scritto su Tempi è intitolata "Ma tra l'assalto alla Chiesa e l'antisemitismo un legame c'è".
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