V’è chi dice che ormai è meglio non ottenere il premio Nobel
per non fare una brutta figura entrando a far parte di una cattiva compagnia,
soprattutto se si tratta del premio Nobel per la pace: anche gli altri Nobel
sono caduti di livello ma non come quello per la pace, dopo che è stato
conferito a Jimmy Carter, Yasser Arafat, Mohamed el Baradei e “a prescindere”
(cioè prima che si sapesse cosa avrebbe fatto) a Barack Obama. Ma con il
conferimento del premio Nobel per la pace all’Europa si è oltrepassato ogni
limite: una tragica buffonata che poteva essere soltanto il frutto di un
“politicamente corretto” privo di senso del ridicolo. Cosa credono (o vogliono
farci credere) che sia la “pace” i signori del Comitato Nobel? “Pace” sarebbe
sinonimo di assenza di qualsiasi forma di conflitto bellico? Anche in questa
versione semplificata non ci siamo proprio, perché l’Europa è stata teatro, in
tempi non lontani, di conflitti sanguinosi e stragi bestiali nella
ex-Jugoslavia. Si risponderà che il premio Nobel è relativo ai tempi più
recenti, anzi all’anno in corso. Già, ma così si trascura un piccolo fatto: e
cioè che l’Europa è appena reduce da un intervento armato sulla Libia, con cui
ha preso parte attiva a un conflitto volto ad abbattere la dittatura del
colonnello Gheddafi. E non si venga a raccontare che si è trattato di un
intervento di pace, a scopi umanitari. Per anni e anni l’Europa si è voltata
dall’altra parte di fronte alle malefatte e ai delitti del dittatore libico.
Anzi, egli veniva ricevuto con tutti gli onori, fino a sopportare le situazioni
più umilianti. Ci si è forse dimenticati di quando venne invitato a tenere una
“lectio magistralis” all’Università di Roma “La Sapienza”? Chi ebbe lo stomaco
per andarla a sentire si sentì propinare come alta dottrina la tesi che la
parola “democrazia” sarebbe il composto di due parole arabe che assieme
vorrebbero dire “il popolo sta seduto”… Poi, quando si è profilata la possibilità
di buttare giù il “rais” e la speranza di avere un regime amico con cui fare
affari migliori, alcune potenze europee (la Francia in primis) si sono date a bombardare a più non posso. Missione
umanitaria? E allora perché mai non si muove un dito davanti alle inaudite
stragi che stanno insanguinando la Siria? Eh no, in questo caso la patata è
troppo bollente ed è preferibile girare la testa dall’altra parte. Altro che
sentimenti umanitari, altro che “pace”: è il trionfo del più ipocrita cinismo.
Ad ogni modo la “pace” è qualcosa di molto più ampio che non
la semplice assenza di interventi armati. Sostenere che l’Europa sia un
continente in pace di fronte alla crisi economico-sociale che la sta devastando
più di qualsiasi altra parte del mondo sviluppato, e non soltanto di quello, è
il colmo. Piuttosto, bisognerebbe dire che questa crisi sta aggravando
disuguaglianze all’interno del continente che rischiano di condurre a esiti
drammatici. La forbice che separa Grecia e Germania è una misura queste
disuguaglianze. Qualcuno ha detto brutalmente che la Germania sta vincendo a
tavolino sul terreno economico la Terza guerra mondiale: sarà esagerato, ma di
certo è il sentimento che si sta diffondendo in molti paesi, e che è
testimoniato dall’accoglienza a base di bandiere con la svastica che è stata
riservata alla cancelliera Merkel nel corso della sua recente visita in Grecia.
Questa crisi sta sgretolando la politica democratica in molti paesi, e sta
aprendo la strada a movimenti estremisti, che vanno dal qualunquismo più
sfrenato al recupero di tematiche di destra estrema e persino nostalgiche del
nazismo.
È inevitabile che il termometro più sensibile di tale
pericolosa situazione sia il riemergere dell’antisemitismo. Mentre le
manifestazioni esteriori di “lotta” all’antisemitismo sono numerose e persino
si moltiplicano, nei fatti la malattia si diffonde alle radici come una
gramigna. La vera domanda da porsi è: di questo passo che cosa rimarrà
dell’ebraismo in Europa entro un lasso tempo non lungo? Nella tripla tenaglia
del politicamente corretto filopalestinese, dell’antisemitismo di estrema
destra e dell’antisemitismo di marca islamista, numerose comunità europee, in
particolare in Svezia e in Francia, sono sotto una pressione insostenibile e
vedono crescere il fenomeno di emigrazione. Ricevo sistematicamente notizie da
amici francesi sulla situazione in quel paese e sono sempre più sconfortanti.
L’ultima riguarda una richiesta urgente da parte dell’Union des Étudiants Juifs
di France a Twitter-Francia di trovare il modo per arginare una vera e propria
valanga di tweets di carattere antisemita che dilaga sulla rete. E questo
sarebbe vivere “in pace”? Almeno non si aggiunga al danno la beffa.
(Shalom, novembre 2012)
1 commento:
Jimmy Carter, Arafat e Obama, per non parlare di Al Gore. I miasmi del politicamente corretto stanno veramente cominciando a rendere l' aria irrespirabile. L' ultima buffonata è quella dei "ritocchi" alla moneta slovacca da due euro: via le aureole ai santi Cirillo e Metodio e vesti a tinta unita (senza quell' orribile motivo a croci greche). Chissà poi perché ci teniamo la bandiera con le dodici stelle dorate... E non va meglio sul fronte della questione israelo-palestinese. Qualche giorno fa su facebook si poteva notare come molte persone avessero rimosso l'immagine abituale per inserire una bandiera israeliana e una grossa X rossa sopra...
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