venerdì 28 settembre 2007

Lettera al direttore de Il Foglio sul "diritto" a entrare in ritardo a scuola

Signor Direttore,
giustamente Il Foglio definisce "imperdibili" le dichiarazioni di Roberto Tavani, assessore municipale alla cultura, circa la battaglia sul diritto a entrare in ritardo al Liceo Mamiani. Allora non perdiamoci neppure quelle di "Giacomo", rappresentante dimissionario al Consiglio d'Istituto, secondo cui “il preside non ha capito che ciò che più fa imbestialire gli studenti è un proprio un provvedimento che interferisce sulla sfera personale". Una filosofia davvero interessante. L'orario di ingresso a scuola sarebbe una faccenda che attiene alla sfera personale... A pensarci bene, ogni orario - degli uffici, dei treni, degli aerei, delle fabbriche, degli ospedali, ecc. ecc. - interferisce nelle sfere personali. Perciò - sempre per dirla con l'imperdibile Tavani - bisogna "elaborare un confronto" perché "dare un aut aut è solo perdente". Proviamo a ristrutturare il paese su queste basi e vediamo che bordello perdente ne viene fuori. D'altra parte è la filosofia "I care" de "la legalità è un diritto". Uno (come il preside del Mamiani) ha il diritto di chiedere il rispetto della legalità. Gli altri la rispetteranno, se gli garba. Se non gli garba, bisognerà elaborare un confronto. Doveri da applicare sotto forma di aut aut? Mai! Sarebbe un'orrida interferenza nella sfera personale, che diamine.

5 commenti:

GiuseppeR ha detto...

Professore,
La situazione è tragicomica. Gli stessi personaggi che invocano enfaticamente il rispetto della legalità e la tutela dei diritti individuali si scatenano ogni anno cercando di coinvolgere gli studenti nelle loro lotte.
Non parlo della penosa questione del Mamiani, ma delle occupazioni scolastiche, stanco rito autunnale
che anche quest'anno si ripeterà in occasione delle manifestazioni "contro la precarietà". Queste occupazioni sono condotte da minoranze prevaricatrici ai danni degli sudenti e della dignità dell'istituzione scolastica.
Purtroppo siamo ancora intossicati dal mito della rivolta sessantottina ed è frequente incontrare genitori che ritengono le occupazioni una giusta forma di lotta, mentre altri, temo la maggioranza, hanno pudore di
dire ad alta voce che una occupazione scolastica è una violazione della legalità democratica che colpisce il diritto costituzionale allo studio.
E’ una bruttissima esperienza di prevaricazione che può far perdere ai nostri figli la fiducia nei principi della democrazia. Credo che noi genitori possiamo dare sostegno ai Presidi e fare pressione sull’opinione pubblica per contrastare questo fenomeno. Approfitto di questo spazio per chiedere se ci sono altri genitori disposti a discutere sulle possibili azioni da fare (in particolare nell’area di Roma) l’indirizzo email : ioscrivo@libero.it

Papik.f ha detto...

Da un’intervista di Giovanni Vitali a Georges Pretre sulla rivista “Musica” dell’agosto 2004. Il maestro Pretre è da tempo uno dei più famosi direttori d’orchestra del mondo. In questo mese a Roma ha inaugurato la stagione di Santa Cecilia e quella dell’Accademia Filarmonica. Il prossimo primo gennaio, a ottantatré anni, dirigerà il Concerto di Capodanno dell’Orchestra Filarmonica di Vienna: come tutti sanno il più importante avvenimento mediatico nel campo della musica classica cui sono chiamati, nel corso della loro carriera, solo pochissimi direttori d’orchestra. Ricordando il suo periodo di studi al Conservatorio di Douai il maestro dice: “Ho scelto la tromba per caso, perché ... costava meno ... e mio padre non aveva molti soldi! .. le lezioni iniziavano alle sei e mezzo del mattino, per permettere anche ai ragazzi CHE GIÀ LAVORAVANO NELLE MINIERE di frequentarle ... per tutta la settimana partivo da casa alle sei meno dieci ... con tre assenze, via! Si veniva espulsi. Con tre ritardi, via! Espulsi. Una disciplina di ferro che però, mi creda, alla lunga paga”. Proprio questo disturba molti figli di papà in kefia che protestano nei licei romani: la disciplina e la serietà dello studio li metterebbero sullo stesso piano degli altri. Del resto questa è la logica del sessantotto, la perfetta incarnazione della rivoluzione del Gattopardo; ma l’aria, a quanto pare, sta finalmente cambiando: i provvedimenti a favore della serietà, quest’anno, si moltiplicano nei diversi ordini e indirizzi di scuola e ciò (sarà un caso?) segue al pensionamento di molti ispettori, dirigenti e docenti sessantottini.

Nessie ha detto...

Caro Professore,
forse è proprio dal bestiario "luogocomunista" (sempre più khomeinista) che bisogna partire per avere ragione di un '68 che in Italia dura ormai da quasi 40 anni: una vera dittatura!
Forse bisognerà smontare quella fraseologia di vecchie pezze logore fatte di "elaborare un confronto", "aprire un tavolo negoziale", "nella misura in cui..." "in ultima analisi", "a monte e a valle", "oggettivamente", "senza SE e senza MA", "redistribuzione", "migranti" (ovvero gli immigrati in procinto di volare come uccelli di passo), "interferire sulla sfera pesonale", "strutture", "livelli" "e quant'altro" invece del solito e via di seguito, "piuttosto che", invece dell'italiano nonché.
Mi sono divertita una volta a compilare uno sciocchezzaio di queste perle tarocche che ci perseguitano da anni tutt'altro che "formidabili". Forse non sarà elegante, ma voglio darle lo stesso il link se ha un po' di tempo e voglia di svagarsi un po':
http://sauraplesio.blogspot.com/2006/11/il-bestiario-luogocomunista.html
Auguri ai docenti e a genitori di buona volontà per la prossima puntata della filosofia di "I CARE". :-)

larcò ha detto...

Conosce Dominique Aubier? che ne pensa?

Nessie ha detto...

Compiaciuta della citazione d'onore del mio commento riportato sul suo articolo "Sulla scuola è ora che il centrodestra dica da che parte sta" e ritrovato sull'"Occidentale" di Loquenzi. La ringrazio.

Una curiosità a proposito di "luogocomunismi sempre più khomeinisti". Sul libro del premio Nobel Naipaul "Fedeli a oltranza" (Adelphi) c'è un capitolo in cui l'autore rivela, a proposito del suo viaggio in Asia, che là dove c'erano scuole all'insegna della teologia (e pedagogia) della liberazione terzomondista di don Paulo Freire (il teorico della pedagogia degli oppressi) e di Ivan Illich (il teorico della "descolarizzazione"), ebbene ora sono sorte scuole islamiche. Come dire che la descolarizzazione iconoclasta ispirata al marxismo, favorisce la penetrazione islamista. E cioè, di male in peggio. Quando giocherellavo più sopra sull'assonanza comunismo-khomeinismo, non ci ancora avevo pensato. Ma evidentemente la realtà supera la fantasia e il puro gioco verbale.