mercoledì 26 dicembre 2007

Massì, diamoci al matematicamente corretto. Mai più sottrazioni, solo “diverse addizioni”

Mi è pervenuto di recente il programma di un convegno sul tema “i bambini diversamente vivaci”. Ho provato a controllare se un siffatto titolo sorprendesse soltanto me chiedendo a numerosi amici cosa ne pensassero. Ho raccolto soltanto reazioni di stupore incredulo e di incomprensione: che diamine vuol dire “diversamente vivace”? Per la verità, penso di essere un po’ più “avanti” di questi amici e di sapere più o meno a cosa ci si riferisca. Ricordate quel cortometraggio di Charlie Chaplin dal titolo Il Pellegrino? A un certo punto, una coppia con bambino entra in visita in un salotto e il piccolo ne combina di tutti i colori: scalcia in continuazione gli stinchi di tutti e, dopo aver appiccicato la carta moschicida in faccia all’ospite, copre una torta con il cappello del padre che la padrona di casa cosparge involontariamente di abbondante crema. Insomma, una peste, un malandrino, un maleducato Gianburrasca, un delinquentello in erba… No, non ci siamo: qui parla ancora in me un’anima politicamente scorretta. Quel tesoruccio non ha nulla di riprovevole: è soltanto “diversamente vivace” e ci si metta bene in testa che la “diversa vivacità” (al più definibile come “sindrome di iperattività”) è una “risorsa”.
Ho molto riflettuto in questi giorni sulla necessità di demolire a fondo la terminologia politicamente scorretta. Ne ho trovato casi clamorosi anche nella mia disciplina, la matematica. Per esempio, non sfugge a nessuno che, se l’addizione ha qualcosa di nobile e costruttivo, la sottrazione suggerisce qualcosa di losco: evoca la menomazione, l’esser “minorato”. Per cui, propongo che, d’ora in poi, si parli di “diversa addizione” e di “sommare diversamente”. Altrettanto dicasi per la divisione, che è ancor più losca, perché suggerisce la discriminazione e, in fin dei conti, il razzismo. Si dovrà quindi parlare di “diversamente moltiplicare”, poiché nessuno avrà nulla da ridire contro la moltiplicazione, operazione nobilissima. Pure il “calcolo differenziale” evoca subdolamente le classi scolastiche dette un tempo differenziali (ovvero per subnormali) e va quindi opportunamente rinominato “calcolo derivale”. Anche nell’ambito dei numeri si impongono alcune revisioni. Ad esempio, perché chiamare offensivamente “irrazionali” i numeri che non possono essere espressi come rapporto di due numeri interi? Siano detti più rispettosamente numeri “diversamente razionali”. Del resto, anche loro sono una “risorsa”.
Passando poi alla logica, mi colpisce molto la leggerezza con cui si parla di principio d’identità: la riaffermazione delle identità non è forse il cavallo di battaglia dei neocon, dei teocon e di tutta la genìa dei reazionari razzisti? D’ora in poi si dovrà parlare soltanto di principio di “uguaglianza” (volete mettere?) e non importa se insorgeranno i soliti pedanti a dire che identità e uguaglianza non sono la stessa cosa: la tolleranza val bene qualche approssimazione. Anche il principio del terzo escluso evoca un’immagine orrenda: l’esclusione, in fin dei conti l’esclusione del “diverso”. Quindi, d’ora in poi, principio del terzo incluso. E perché escludere il quarto, il quinto e via dicendo? La logica dovrà essere dominata dal principio della multi-inclusione. Facciamo un ulteriore passo avanti. Così come c’insegnano che dal multiculturalismo si deve passare all’interculturalismo, il principio davvero politicamente corretto sarà quello della inter-inclusione. E pazienza se la logica classica va a farsi benedire. Del resto, Aristotele non era un infame schiavista, uno sporco reazionario? Diciamo la verità, è colpa sua se ci troviamo alle prese con Bush.
(Tempi, 20 dicembre 2007)

3 commenti:

ondeb ha detto...

Egregio professore, l'"integrazione" è già "matematicamente corretta"... :)

Poco da commentare, se non con un "cui prodest"? A chi giova che si formulino teorie insane persino sui bambini irrequieti?

Sarebbe davvero il caso di tornare al 2+2=4... Chissà se è scorretto...

albertolupi ha detto...

In effetti la sottrazione non è che una addizione diversa.
Vediamo come si definisce (quando esiste) la sottrazione di due numeri naturali; si tratta dell'operazione inversa della somma, dice il sito http://progettomatematica.dm.unibo.it/insieminumerici/insiemey.htm
Ma come fa notare giustamente il professor Israel quest'essere divesa non significa fantasiosa.

Giorgio Israel ha detto...

Ma la sottrazione non è un'addizione "diversa", è l'operazione inversa dell'addizione e, opera sull'insieme dei numeri interi e non su quello dei naturali (interi positivi). Non so se qualcuno si sia spinto a dire che l'inversa di un'operazione è una operazione "diversa", o un "diverso" modo di fare quell'operazione, ma ormai non mi sorprendo più di nulla dopo che ho scoperto che molti libri di matematica scolastici introducono la "legge dissociativa" (manifestazione della dissociazione mentale dell'autore). Comunque, la mia non era certo una discussione matematica da prendere sul serio come tale bensì uno scherzo, una presa in giro del politicamente corretto. Forse l'humour non ha funzionato...