giovedì 18 dicembre 2008

Più superstizioso di credere nella iella è solo pensare di farci un teorema

Tutti conoscono la celebre legge di Murphy secondo cui «se una cosa può andar male, lo farà». Probabilmente non molti la prendono davvero sul serio, come se fosse una vera “legge” scientifica che governa il corso degli eventi. È vero però che molti credono nella iella o seguono il precetto di Benedetto Croce che diceva di non crederci ma che era più prudente fare come se esistesse davvero. Uno scienziato inglese, Peter Bentley, del Dipartimento di Computer Science dell’University College di Londra, ha deciso di sfatare definitivamente il mito e di dimostrare un “teorema della sfiga” da cui risulterebbe che «c’è sempre una razionale (e spesso affascinante, divertente ed eccitante) spiegazione per tutte le cose che ci capitano ogni giorno» e che «ciò che davvero conta sono la fisica, la chimica, la biologia e in genere tutti i principi naturali che sono alla base di noi e della nostra tecnologia».
La rivista divulgativa Jekyll della prestigiosa istituzione scientifica SISSA (Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste), ha divulgato il risultato su cui si basa il “teorema della sfiga” al seguente modo: «Nel 2004 un gruppo di esperti (David Lewis, Philip Obadya e Keelan Leyser) ha elaborato un’equazione statistica per prevedere se e quando la iella colpirà: ((U+C+I)·(10-S))/20·A·1/(1-sin(F/10))».
Se si chiedesse di dare un esempio di cattiva divulgazione scientifica sarebbe difficile trovarne uno migliore. Cosa rappresentano U, C, I, S, A e F? Qual è il senso di 20 e di 10? In generale, qual è il senso della formula? Se era troppo difficile spiegarla tanto valeva non scriverla, anziché fare concessioni alla visione più irrazionale delle “formule” matematiche, come ricette magiche che racchiudono i segreti del mondo e che permettono di manipolarlo alla maniera della fata di Cenerentola: «magicabu la bidibibodibu bu, fa matematica quel che vuoi tu». Bel modo di combattere la superstizione quello di sostituire alla credenza nella iella e nel destino la magia di formule incomprensibili di fronte alle quali il volgo deve inginocchiarsi perché “questa è la scienza, bellezza”!...
In questa divulgazione diseducativa ancor più grave dello sbattere sulla pagina una formula senza spiegarla è la diffusione della credenza, non meno irrazionale di quella nella sfiga, che la scienza sia la chiave di ogni aspetto dell’universo. In questa opera cattiva lo “scienziato” Bentley fa la sua parte. Difatti, se egli ha ragione di dire che è corretto cercare spiegazioni razionali e non rifugiarsi nelle superstizioni, è difficile sostenere che la fisica, la chimica e la biologia bastino: anche la mente umana ha la sua parte ed è avventato dare per scontato che tutto si riduca a una faccenda di atomi o di reazioni chimiche. Ma il divulgatore, anziché introdurre qualche valutazione critica del riduzionismo estremista dello “scienziato” ci mette un carico da novanta sostenendo che «la realtà di tutti i giorni è spesso piena di catastrofi, ma anche le più incomprensibili sono regolate da una logica matematica» e «lo scienziato ha tutte le risposte». Non ci crede neanche lui. Non soltanto nessuno possiede la chiave per spiegare matematicamente qualsiasi evento, ma l’asserzione che tutto il mondo sia matematico è un postulato metafisico indimostrabile e che tutto spinge a ritenere privo di fondamento. Forse si pensa che diffondere queste superstizioni serva ad alimentare il rispetto e l’interesse per la scienza. Invece serve a diffonderne un’immagine opprimente, come tutte le favole che non restano nel regno della fantasia e pretendono di farsi realtà.
(Tempi, 18 dicembre 2008)

20 commenti:

rosamaria ha detto...

La formula per verificare o "quantificare" la bellezza femminile, quella machile, l'amore e adesso anche la jella.
Non se ne può più!

P.S. Non mi azzardo a citare lo "scienziato" che ha osato mettere in relazione l'imbecillità con la percentuale di geni tipici della razza nera (del resto ben rappresentati, e qui bisognerebbe dar ragione alla sua teoria, nel suo genoma).

RICCARDO SEGRE ha detto...

Da inserire insieme alla "famosa" formula chimica della tristezza: (F alla -1000 x nessuno x 3 -2 radice quadrata di 4)dell'Ing. Cane.

Qualsiasi modello, con ipotesi molto restrittive, puo venire applicato alla realtà. Ma, come si è visto nel mondo dei derivati finaziari, la realtà è spesso ben diversa dai modelli utilizzati a spiegarla. Certamente la formula di Black per il calcolo delle opzioni è intuitiva e veloce ma non certo precisa in un mondo con distribuzione dei prezzi non Gaussiana.

vanni ha detto...

Egregio Professore, dunque la rivista Jekyll non prende sempre se stessa troppo sul serio.
Se ricordo bene, lo studioso di storia economica Carlo Maria Cipolla, nel suo imprescindibile saggio "Le leggi fondamentali della stupidità umana" ( si veda: C. M. Cipolla "Allegro ma non troppo" - Il Mulino) sostiene autorevolmente che gli stupidi sono egualmente distribuiti in tutte le categorie. Ho sempre ritenuto - un'idea assolutamente personale e malvagia, ma che reputo suffragata dalla mia minima esperienza di vita vissuta - che ci siano in realtà, nonostante le serrate argomentazioni di Cipolla, un paio di eccezioni, un paio di categorie vocazionalmente più frequentate da stupidi; è chiaro che per vigliaccheria non le preciso.
Quindi egregio Professore, se ne dovrà fare una ragione, e si dovrà amaramente rassegnare a considerare che anche la categoria degli scienziati (e con la categoria dei matematici come la mettiamo?) ha la sua giusta quota parte di stupidi. O di furbetti?

vanni ha detto...

Egregio Professore, dunque la rivista Jekyll non sempre prende se stessa troppo sul serio.
Se ricordo bene, lo studioso di storia economica Carlo Maria Cipolla, nel suo imprescindibile saggio "Le leggi fondamentali della stupidità umana" ( si veda: C. M. Cipolla "Allegro ma non troppo" - Il Mulino) sostiene autorevolmente che gli stupidi sono egualmente distribuiti in tutte le categorie. Ho sempre ritenuto - un'idea assolutamente personale e malvagia, ma che reputo suffragata dalla mia minima esperienza di vita vissuta - che ci siano in realtà, nonostante le serrate argomentazioni di Cipolla, un paio di eccezioni, un paio di categorie vocazionalmente più frequentate da stupidi; è chiaro che per vigliaccheria non le preciso.
Quindi egregio Professore, se ne dovrà fare una ragione, e si dovrà rassegnare a considerare che anche la categoria degli scienziati (e con la categoria dei matematici come la mettiamo?) ha la sua giusta quota parte di stupidi. O di furbetti?

Giorgio Israel ha detto...

Farmene una ragione? Ma io lo so da un pezzo quanti idiots savants ci sono in giro. Non è una scoperta e soprattutto non mi rovino la salute per questo...

ondeb ha detto...

La presenza della funzione seno nella formula fa intuire che la sfiga colpisce periodicamente...

Scusate ma non ho resistito... :))

coccinella ha detto...

Si inventano tali teorie o assurdità quando l'uomo non riconosce più la sua humanitas.

Caroli ha detto...

Chi è ateo/agnostico non è vero che non crede in niente: le beve tutte. E la superstizione di questo tal Bentley la dice lunga in tal senso. Il vecchio re Salomone era famoso per la sua saggezza, grazie al Signore; il "nostro", italico Manzoni ha fatto un romanzo in cui si sposano fede e razionalità in maniera mirabile, tanto che allorché uno dei protagonisti, Renzo, ha un comportamento non logico, non sensato, si caccia in una discreta serie di disavventure. Si potrebbe aggiungere Guareschi, con la coppia Don Camillo - Peppone, e tanti altri.
A proposito di Bentley, infine, preferisco quell'altra, quella a quattro ruote, anche se un po' pachidermica, naturalmente in questo caso, "guardare e non toccare" (visto il prezzo...).

Caroli ha detto...

A proposito dell'ing. Cane, citato da Segre, io ho un collega che si chiama Cani, ed è, invece, molto bravo. Tra i miei colleghi, ho presente qualcuno della categoria, ma non li cito per carità.
Anche io sono convinto della presenza degli stupidi in una certa categoria, e lo documenta, ad esempio, un giro in automobile nella mia città.

chia ha detto...

Questo post mi fa pensare al fatto che vorrei fare la mia tesi su quel campo che secondo me esiste tra religione e scienza (scusate l'excursus biografico). Campo che purtroppo è poco investigato perché spesso gli scienziati o i ricercatori non accettano che vi sia qualcosa oltre la scienza. Allo stesso tempo la maggior parte degli studiosi che si occupano di religione raramente si attardano in quel campo comune che secondo me ci potrebbe essere, rimanendo su un un punto di vista puramente teologico. Questo porta a integralisti che cercano di spiegare tutto con formule matematiche o reazioni biologiche, anche l'amore, come leggevo tempo fa.

Luigi Sammartino ha detto...

Un noto divulgatore ha scritto che se la matematica e la scienza fossero maggiormente divulgate, le religioni e le superstizioni scomparirebbero. Chiaramente questa persona equipara la fede alla superstizione.

Ora, dato che questa stessa persona si è permessa di dare del cretino a chi crede in Dio (o per lo meno ai cristiani) possiamo certamente dedurre che, se la matematica aiuta a combattere la superstizione, senz'altro non insegna i valori del rispetto delle opinioni altrui.

Io non credo in Dio ma non mi azzarderei mai a dare del cretino a chi ci crede.

Riguardo a quell'articolo, vorrei sapere se è stato pubblicato presso riviste serie sul profilo scientifico. Perché se così fosse sarebbe molto grave. Spero davvero che si tratti solo di uno scherzo.

RICCARDO SEGRE ha detto...

Per chi ha tempo da perdere come me c'è un sito con la lista degli anti Nobel. Ricerche effettuate su argomenti improbabili:
http://it.wikipedia.org/wiki/Premio_Ig_Nobel

Ad esempio per la Fisica: Dorian Raymer (Ocean Observatories Initiative, Scripps Institution of Oceanography) e Douglas Smith (University of California, San Diego) per aver dimostrato che ammassi di fili non possono non formare dei nodi.

Gianfranco Massi ha detto...

Per Stephen Hawking la legge di Murphy può essere vista come un corollario del secondo principio della termodinamica.
Gianfranco Massi

Caroli ha detto...

L'esempio di Segre mi fa "benedire" l'esistenza, in elettronica, dei circuiti stampati.

Mi sfugge cosa c'entra la "legge" di Murphy con la termodinamica; invece mi ricorda, certe volte, alcuni exploits cinematografici del noto ed omonimo attore comico.

Quanto all'articolo con cui quel personaggio che ci ha definiti "cretini" si è qualificato inequivocabilmente, è altamente possibile che sia piuttosto pubblicato su quotidiani intenti a gettare spazzatura su di noi, piuttosto che su organi di stampa scientifici. Il tragico è che un giornale di quel tipo è tra i più diffusi.

Unknown ha detto...

Caro Professor Israel,
non sono riuscito a trovare l'articolo su Jekyll.sissa.it di cui lei parla nel post. Potrebbe gentilmente indicarmi il link a tale articolo.
La ringrazio per l'attenzione.
N.P.

Giorgio Israel ha detto...

Non conosco alcun link. Possiedo la copia stampata

Unknown ha detto...

Caro Professor Israel,
la ringrazio per la immediata risposta. La ringrazio anche per il tempo che dedica al blog (e quindi per tutto quello che implica: comunicazione di idee, loro condivisione ecc. ecc.)

Dal sito di Jekyll capisco che tale pubblicazione e' solo online. Pertanto i casi possibili sono:
1. Capisco male io
2. L'articolo che lei possiede cartaceamente e' magari una versione preliminare che infine non e'stata pubblicata.
3. la redazione di Jekyll ha ritirato l'articolo senza lasciare tracce.
4. non ho saputo cercare (ho inserito una parte del testo riportato nella funzione search e non ho avuto alcuna risposta ed anche ad una banale scorsa degli articoli pubblicati sul sito non appare alcun pezzo inerente l'argomento).

In ogni caso la situazione e' interessante. Ma in uno dei casi menzionati la situazione e' molto piu' interessante.

N.P.

Giorgio Israel ha detto...

Temo sia il caso 1. Jekill è stampata in carta patinata con tanto di foto e grafica e spedita per posta. La ricevo regolarmente. Non l'ho ora qui perché sono fuori sede.

Unknown ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Unknown ha detto...

Ma forse l’intero commento non le è proprio arrivato, perché sono inciampato nella parola di verifica di Blogger.

Lo riscrivo qui sotto. Mi perdoni se è una ripetizione, non ho modo di verificare. Che imbarazzo. Butti via quello che fosse di troppo.
__

Professor Israel,

credo si siano inanellati un certo numero di equivoci. Provo a districarne qualcuno, per quel poco che so. Devo dire che non ho nessun titolo ufficiale per prender voce sull’argomento? Lo dico. Non ce l’ho. il lettore prenda quello che dico con il solito granello.

È vero che la Sissa stampa e spedisce regolarmente una sottile rivista patinata: si chiama “Sissa News”, è una sorta di — come posso dire? — “house organ”. Uso questa brutta accozzaglia di parole inglesi per sottolineare che è non è nulla più che un onesto prodotto promozionale, senza (a quanto capisco) ambizioni di far gran divulgazione o comunicazione scientifica. Vi lavorano con impegno ed energia un minimo manipolo di persone. Il risultato mi pare non sia vergognoso. Copie in pdf sono scaricabili qui: http://www.sissa.it/sissanews/

Altra cosa è “Jekyll su carta”. Accompagna tipicamente l’uscita settembrina di “Sissa News”. È un prodotto necessariamente acerbo del master in comunicazione della scienza. Esce da due forsennate giornate d’esercitazione, in cui noi quindici inesperti comunicatori in erba (ritroverà il mio nome tra i redattori) sbattiamo il muso contro le molte difficoltà di mettere insieme una rivista — dal recuperare le interviste, a scegliere foto e titoli, a impaginare il prodotto finito. Resta un divertissement – col brivido poi di dover affrontare le critiche attente dei lettori eccellenti bersagliati dalle spedizioni di “Sissa News”.

Online non c’è, per chi fosse proprio proprio curioso ne ho messo una copia qui: http://www.polysemant.it/sito/Jekyll2008.pdf

Credo sarà abbastanza evidente a chi andrà a leggere l’articolo della mia compagna che il piccolo box che cita «La formula della sfortuna» è una pernacchia. Forse poteva essere più rumorosa. È una pernacchia un po’ in sordina. Ma è una pernacchia.

Precisazioni di contesto a parte, condivido quello che scrive. E non solo nel post che sto commentando ora.

Enrico Poli