lunedì 21 dicembre 2009

Negare il Natale a 97 alunni su 100 non è tolleranza ma autocensura

 
L’ultima della serie l’abbiamo appresa dalle cronache. In un istituto scolastico di Leonessa (provincia di Rieti) comprendente scuola materna, elementare e media, la dirigente scolastica ha cancellato le festività natalizie, vietando qualsiasi addobbo che evochi anche lontanamente il Natale, per non offendere la sensibilità religiosa di tre bambini musulmani su cento alunni. Non intendo sprecare inchiostro sulla questione se sia sensato privare di una tradizione consolidata il 97 per cento delle famiglie con relativi bambini: qualsiasi persona dotata di un minimo di buon senso può rispondere da sola. Intendo piuttosto chiedere quando mai – una volta soltanto dal dopoguerra a oggi – sia accaduto che tanta acutissima sensibilità per i fedeli musulmani si sia manifestata per i seguaci di altre religioni, in particolare per famiglie e bambini ebrei. Eppure, di certo, situazioni con percentuali del genere si sono verificate. In genere – e posso dirlo con cognizione di causa – si sono risolte con reciproco buon senso e tolleranza. Chi fa frequentare ai figli una scuola a maggioranza cattolica non può ragionevolmente pretendere la cancellazione di ogni riferimento religioso al Natale. Può chiedere certamente che non si imponga ai propri bambini la recitazione di preghiere o di poesie religiose e che essi siano liberi di non partecipare agli atti carichi di aspetti confessionali. Con una reciproca ragionevolezza le questioni si risolvono senza troppi problemi. Ma non si ricordano casi di dirigenti scolastici che, per garantire la sensibilità religiosa di una piccola minoranza, abbiano imposto la totale cancellazione del Natale, resistendo in modo ferreo alle richieste delle famiglie, del sindaco, della diocesi e persino – pare – della dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale.
Come mai proprio in questo caso si sente il bisogno di difendere con tanto implacabile rigore la libertà di pensiero e di religione? Paura? Dhimmitudine? Conformismo? Odio di sé? Il menu delle risposte è ampio ma nessuno può sensatamente includervi il semplice spirito di tolleranza. La tolleranza a corrente alternata non merita questo nome.
In realtà questo tipo di manifestazioni s’iscrivono in una tendenza per cui tutti i simboli caratteristici della religiosità che appartiene alla tradizione europea debbono essere messi tra parentesi o addirittura nascosti, mentre quelli musulmani possono essere esibiti in piena libertà. È auspicato il ritorno dei culti cristiani nelle catacombe, mentre il divieto svizzero di costruire minareti è condannato come una manifestazione bestiale di razzismo. Il premier turco Erdogan – ovvero il rappresentante dell’islam più “moderato”, quello che dovrebbe portarci quasi ottanta milioni di musulmani in Europa – ha dichiarato: «I minareti sono le nostre baionette, le cupole i nostri caschi, le moschee le nostre caserme e i credenti il nostro esercito». Nessuno si è scandalizzato per simili dichiarazioni guerrafondaie. Anzi si trovano in abbondanza persone pronte a rifornire di viveri e munizioni l’esercito dei credenti, mentre proibiscono stelle di Natale e presepi come se si trattasse di materiale sovversivo. Il sindaco di Londra invita a digiunare durante il Ramadan per immedesimarsi nello spirito della religione musulmana. Ma il reciproco non deve valere. Secondo i dhimmi i bambini musulmani debbono essere preservati da ogni contatto anche lontano con altre fedi, mentre gli altri debbono essere educati alla cultura del “diverso”. E poi ci si chiede come mai anche in Italia un referendum sui minareti avrebbe lo stesso esito che in Svizzera.
 (Tempi, 23 dicembre 2009)

22 commenti:

Unknown ha detto...

L'effetto di lungo periodo sarà rafforzare le spinte verso il riconoscimento del credito d'imposta per gli studenti delle scuole private.
Se la scuola pubblica deve essere laicizzata, apparirà più giustificato la richiesta dei genitori di non subire la fiscalità generale se decidono di iscrivere, per convinzione personale, i figli alla scuola confessionale.

E' un peccato, comunque, che molti della mia generazione siano troppo occupati con la professione. Sarebbe divertente utilizzare, sia a livello nazionale che europeo, un pò degli strumenti giuridici di questi primitivi contro di loro. Perché via Palmiro Togliatti deve chiamarsi così? Discrimina chi abita in quella strada e non è marxista. Perché l'Olanda deve essere retta a monarchia? Discrimina chi non appartiene alla famiglia reale. E così via.

Caroli ha detto...

Luca, a volte mi capita di pensare che, se abitassi a Brisighella (Ra), in via Fratelli Cardinali Cicognani (esiste), mi troverei nella situazione di risiedere in una via dedicata ai cugini di mia nonna. Così come in un'eventuale strada dedicata al campione motociclista Alano Montanari, cugino di mia madre. Ma sarebbero due rari casi di coinvolgimento individuale con le persone cui la strada è dedicata.

Non mi sento, viceversa, affatto discriminato con il vivere in una strada che - a torto o a ragione - è stata demominata col nome di un terrorista, come era Felice Orsini, e non esserlo a mia volta, un terrorista.

Invece questo 97% è discriminato da un idiota, sufficientemente arrogante da passare per "insegnante".

tfrab ha detto...

qui nel maceratese pare che un preside abbia consigliato di fare un presepe laico. Non ho mica capito cosa intendesse

Unknown ha detto...

Il problema non sono i bambini musulmani. La tendenza ormai è questa: se c'è anche un solo bambino che, per qualsiasi motivo, non si avvale dell'ora di religione ecco che si parte con atroci recite laiche. Non mi sono ancora ripreso da una terrificante recita "natalizia" sui fiumi d'Italia.

roby ha detto...

Un esempio di vera tolleranza dalla cattolicissima Irlanda. Scuola elementare St. Sylvester - Dublino. 300+ alunni dai 4 ai 7 anni: circa 200 cattolici (uno - mio figlio), 70-80 protestanti, una decina mussulmani, qualche ebreo, alcuni calvinisti ed altri 'non professanti'.
Tutti insieme a cantare alla recita natalizia, chi vestito in tema, chi da Santa Klaus, chi addirittura da pseudo-cantante hippy ... e tutti divertendosi come un bambino dovrebbe fare in questi giorni.
Forse dovremmo prendere esempio.

P.S.: a proposito, mio figlio ha voluto essere Santa Klaus ... e' un timido, lui!

Buon Natale a tutti.

Myosotis ha detto...

L'idea del "presepe laico" mi sembra molto stimolante, perché si presterebbe a soluzioni esilaranti. La passerei a Forattini. Chi mettere al posto dell'asinello? Io un'idea l'avrei: ci metterei un matematico!

Myosotis ha detto...

Non sarei tanto sicuro che quella dirigente scolastica l'abbia fatto per un malinteso spirito di tolleranza, ma semmai per il suo contrario. La presenza di qualche mussulmano forse è solo una scusa. Probabilmente lei non vedeva l'ora di eliminare una festività religiosa. L'irreligione e l'odio per il giudeo-cristianesimo non sono nati in questi anni.

GiuseppeR ha detto...

Di situazioni grottesche se ne incontrano diverse. In una scuola elementare molti bambini non frequentano l'ora di religione e, ovviamente, non hanno fatto il catechismo. Però hanno frequentato i corsi "intercultura" che descrivono le festività religiose degli altri paesi. Accade quindi che bimbi italiani siano a conoscenza del Ramadan ma non sanno minimamente cosa sia la Quaresima oppure conoscono le ricorrenze del capodanno lunare ma non sanno attribuire un significato alla Pasqua.

Provo ad ipotizzare che non si tratti di paura o "dimmhitudine" perchè ancora i cristiani sono maggioranza. Mentre credo che sia potente quell'"odio di sé" presente in una società opulenta ma profondamente delusa e scettica che ha perso il contatto con realtà in grado di dare un senso alle nostre azioni. Un disincanto che spinge a rifiutare con disgusto ciò che prima era considerato il fondamento della vita. Beh, per fortuna non siamo tutti così, ma è molto difficile affrontare questo tema con chi ci è caduto. Prevale la pigrizia che fa etichettare questi discorsi come "reazionari". Ma oggi è "progressista" parlare ancora di "progressismo"?

paolo casuscelli ha detto...

“La Madonna con il bambino in braccio rappresenta l'umanità del genere umano; è questa la ragione della sua immortalità. (...) Ogni epoca contempla quella donna con il bambino in braccio, e subito un delicato, commovente, doloroso sentimento di fraternità unisce generazioni, popoli, razze e secoli diversi. L'uomo riconosce se stesso, la sua croce, e di colpo intuisce la stupefacente affinità fra le epoche, il legame con tutti coloro che vivono nel suo tempo, con chi ha già vissuto ed è scomparso, e con tutti quelli che verranno”.
(VASILIJ GROSSMAN, La Madonna a Treblinka, Medusa, 2007, pp. 26-27)

vfiore ha detto...

"Paura? Dhimmitudine? Conformismo? Odio di sé?"

Tutto cio', piu' una potente dose di banale coglioneria.

Myosotis ha detto...

Per chi non l'ha già fatto, consiglio di leggere - se ama il riso amaro - la letterina immaginaria e tristemente divertente di un bambino musulmano, scritta da Marcello Veneziani sul Giornale. Il bambino/Veneziani dice: "Ho l’impressione che questa maestra - che legge la Repubblica ma siccome è pluralista, come dice lei, porta a volte in classe l’Unità, Il fatto e Il manifesto - trova la scusa che c’è in classe l’islamico ma è lei che non sopporta il Natale.[...] Non avete capito che a forza di rispettarmi, mi state escludendo da ogni vostra festa. Comunque ora che non ci sente la maestra dico la parolaccia: Buon Natale". E io lo auguro a Lei, prof. Israel, e a tutta la community di questo blog.

Unknown ha detto...

non intervengo sulla lettera di Veneziani, ché non è questa la sede. faccio però presente, al di là del caso stigmatizzato giustamente dal prof. Israel, che ci sono ormai in Italia non poche elementari e medie (presto anche superiori, ma diamo tempo al tempo) dove la maggioranza degli alunni non è cattolica. Consigli al riguardo dai crociati del forum?

Myosotis ha detto...

"i crociati del forum"? Questa espressione tipica di Benladin (o Bin Laden) e dei Taleban, nel blog del prof. Israel, mi ha fatto sobbalzare. A parte questo, vorrei dire a ilaria che il festeggiare il Natale non è indice di per sé di pratica cristiana né di appartenenza ad una confessione. Tutti noi conosciamo, credo, persone poco o punto praticanti e dalle incerte convinzioni religiose che ci tengono molto a festeggiare il Natale, che è una festa radicatissima nella nostra cultura. Così radicata che nei paesi ex sovietici era stata sostituita da una sua caricatura.

Unknown ha detto...

Bin Laden usa(va) l'espressione "crociati del forum"? Non lo sapevo, mi complimento per le sue letture, comunque, Myosotis. Cerchiamo di stare calmi e non spariamo subito accuse degne di miglior causa. Detto questo. Il problema di classi a stragrande maggioranza musulmana c'è e, è inutile negarlo, crescerà. Risolverlo dicendo che il Natale (cito Myosotis) "non è indice di per sé di pratica cristiana né di appartenenza ad una confessione" richiederebbe, direi, una maggiore elaborazione da parte sua. Detta così lascia per lo meno perplessi.

Caroli ha detto...

Che il Natale di Gesù sia il 25 dicembre, o il 7 gennaio secondo il calendario gregoriano (25 dicembre secondo il calendario giuliano) è irrilevante. L'IMPORTANTE È CHE CI SIA!!!!
E queste non sono scuole: sono madrasse, anzi pre-madrasse, nate dall'ignoranza di Bibbia, Corano e tutto il resto. Simili maestre non vanno cacciate a calci unicamente perché, con quell'uso, potrebbero rompersi le scarpe.

GiuseppeR ha detto...

No Ilaria, non è necessaria una ulteriore elaborazione, è senso comune che il Natale sia il momento del'incontro con gli altri, siano essi familiari, amici, persone che hanno bisogno... E per tutto questo non è richiesta una adesione ad un credo, direi che il requisito minimo è la capacità di percepire il bisogno di calore umano. Anche Scrooge ci è riuscito perchè è una esigenza di tutti gli esseri umani. Non vedo perchè una classe al 90% non cristiana non dovrebbe festeggiarlo. Non gli si chiede mica di andare a messa la notte della vigilia o di appendere la croce al collo. Scambiarsi gli auguri e i doni sarebbe un ottimo sistema per farla partecipare alla vita della scuola o del quartiere. Sarebbe una integrazione basata sulla condividere di affetti. Molto più efficace di un intero corso di "Educazione alla cittadinanza". Pensare che questa festa ed i suoi simboli possano essere offensivi è di una stupidità inquietante.

Giovanni ha detto...

Io la cosa che continuo a non capire è perchè i "laicissimi" insegnanti, poi, pretendono le ferie sotto Natale e sotto ferragosto se sono giorni come gli altri.

Se non riconoscono la festa, dovrebbero lavorare comunque, festeggiando solo nei giorni "laici" come il 25 aprile e 1 maggio.

E' anche vero che sarebbe necessaria una buona dose di coerenza.

Unknown ha detto...

Per Attento: se scambiarsi auguri e doni rappresenta per lei l'essenza del Natale, ha perfettamente ragione.

tfrab ha detto...

segnalo questo intervento di Carmelo Palma su libertiamo.it

E’ Natale anche dove il cristianesimo non è ‘tradizione’

Sandra ha detto...

Gabriella Serva, preside del polo comprensivo di Leonessa, spiega le sue ragioni: «Amareggiata per questa polemica»

«Il Natale a scuola sarà festeggiato»

Presepe, albero e recita ma la messa si farà in chiesa e fuori dall’orario scolastico

di MARIO BERGAMINI

Infastidita più che arrabbiata. Amareggiata. Delusa, soprattutto, per non essere stata capita da tutti. «Volutamente non capita. E sono delusa per aver dato tanto alla scuola di Leonessa, all’intera comunità e al territorio per trovarmi poi in una polemica che non ha ragione di esistere», dice con orgoglio la preside Gabriella Serva. E’ delusa per non essere riuscita a far comprendere una decisione presa dall’intero consiglio dei docenti e che ha risposto a due sole ragioni: la scuola è un edificio laico e come tale non può ospitare celebrazioni religiose, la volontà del consiglio d’istituto di dare un taglio diverso alle celebrazioni religiose. A prescindere dalla presenza di bambini di fede musulmana e di tradizioni che si protraevano da anni.
A tre giorni dalla notizia che ha messo in subbuglio Leonessa e non solo, la preside dell’istituto comprensivo del comune montano, Gabriella Serva, decide di parlare e spiegare tutte le sue ragioni. Si farà l’albero, il presepe e la recita natalizia si svolgerà regolarmente senza tagli o emendamenti di sorta, ma la messa nell’atrio della scuola non si farà. Non è stata cancellata la funzione, semplicemente si farà fuori, in chiesa, e non in orario scolastico.
«Tra le altre cose - spiega la dirigente scolastica - la celebrazione della messa al di fuori dell’edificio e dell’orario scolastico era stata già proposta dalla scuola nell’incontro del 30 novembre scorso. Il professore di religione, don Franco Angelucci, ha condiviso pienamente la decisione assunta».
La messa a, ma restano ferme tutte le altre celebrazioni natalizie?
«Non ho abolito - aggiunge ancora Gabriella Serva - i festeggiamenti del Natale. Vorrei poi sottolineare il fatto che nella scuola le decisione didattiche vengono prese collegialmente dagli organi competenti e che il Piano dell’offerta formativa, anche per l’anno scolastico in corso, prevede la realizzazione del progetto “Natale insieme”, deliberato dal collegio dei docenti il 4 settembre e poi ribadito nella seduta del 9 novembre scorso».
In cosa consiste questo progetto?
«Prevede la realizzazione di attività che evidenziano i significati più profondi e universali del Natale: la solidarietà, l’amicizia, la pace. La festa come sempre sarà preparata con grande gioia da tutti gli alunni dell’istituto, che già da giorni hanno realizzato gli addobbi delle vetrate della scuola, compreso un grande presepio, un albero pieno di stelle. Si svolgeranno poi regolarmente anche recite, canti e poesie sul tema del Natale».
Eppure la decisione del consiglio d’istituto tante critiche e perplessità ha sollevato, facendo fiorire contrastanti interpretazioni in materia, tanto da far intervenire il sindaco Paolo Trancassini e suscitare l’interessamento della Diocesi di Rieti.
«La decisione - risponde ancora la preside dell’istituto comprensivo di Leonessa - è stata assunta, ripeto, il 30 novembre scorso dopo che ho personalmente convocato un incontro con i docenti fiduciari, i rappresentanti dei genitori e del consiglio di istituto che hanno condiviso le attività programmate per la festa del Natale, tutte in calendario per il giorno 21 dicembre. Nel nostro istituto scolastico da sempre la parola integrazione non è vuota di significato, ma vita concreta e profonda, con risultati visibili e tangibili che fanno convivere in armonia i nostri alunni appartenenti ad ogni fede religiosa».

Questa è la notizia esatta, tratta dalla pagina locale di Rieti e provincia de Il Messaggero del 9 dicembre 2009

Caroli ha detto...

Se per ipotesi invece di essere sposato con prole, fossi solo al mondo (mi rifaccio alla descrizione di Phileas Fogg fatta da Verne all'inizio del "Giro del mondo in 80 giorni", per dire che non è impossibile), non riceverei doni da chicchessia, ma il Natale sarebbe sempre il giorno in cui si ricorda la nascita di Colui che ha cambiato talmente i destini del mondo da fare partire il conteggio degli anni da quell'evento. Quindi le teorie di Attento sul Natale per me lasciano il tempo che trovano. Non ho bisogno di Scrooge e del buonismo collegato.

silvia ha detto...

certo che dopo aver letto tutte le edificanti opinioni di chi ha commentato un provvedimento che, come rivela il post del 30-12 di Sandra, che sia benedetta!, si limitava a rimettere le celebrazioni religiose nel luogo ad esse deputato - cosa che io trovo piuttosto ragionevole - viene quasi da ridere. Ci vogliono togliere le nostre tradizioni e noi gielo lasciamo fare... A me sembra che le nostre tradizioni siano così radicate da somigliare più a riti pagani che a quanto contenuto nell'insegnamento di Gesù, specialmente se penso allo scambio di regali, abitudine cavalcata con grande entusiasmo dalla società del consumismo. Cominciamo a comportarci seguendo l'esempio di Gesù e non quello dei commercianti nel tempio, magari ci facciamo una figura migliore.