martedì 20 dicembre 2011

Così tabelle, punteggi e test tolgono il fiato all'istruzione

2 commenti:

Grazia Dei ha detto...

Caro prof. Israel,
gli ultimi due post languono desolatamente privi di commenti. Non perché non siano interessanti (tutt'altro), ma forse perché sono angoscianti e in questo tempo di Natale cerchiamo di rimuovere un po' quel che ci disturba (e ce n'è tanto); oppure perché ci sentiamo impotenti di fronte a questa specie di blob burocratico e finanziario che divora tutto. Lei sta, per fortuna, sempre ben in vista sulle barricate e ci tiene informati e, con passione ci invita a vigilare e a non mollare. Stia certo che il suo invito, malgrado questo silenzio, non cade nel vuoto. Grazie e buon Natale a tutti.

Papik.f ha detto...

"Se compili un programma di un corso con tutti i crismi sei a posto, in classe puoi fare quel che ti pare, non importa a nessuno". Sono parole sacrosante, spero che molti le leggano e riflettano. Nella scuola purtroppo è così già da molti anni: insegno dal 1987 e ho sempre visto (e già negli ultimi anni da studente avevo cominciato a vedere) che nessuno voleva o poteva far niente contro insegnanti assenteisti, disadattati, ignoranti o esauriti (e persino - in casi, per fortuna, rarissimi - molesti), che non di rado finiscono anche per togliere il posto nelle graduatorie interne a colleghi più seri e preparati.
Puoi mettere due a un'intera classe dopo non aver fatto lezione per un intero anno o dieci a tutti sapendo benissimo che hanno copiato. Puoi avere decine di alunni che a sedici anni fanno consumi elevati di antiacido contro la gastrite nervosa. O puoi avere alunni che durante la lezione vanno in giro per la scuola e nessuno sa dove sono. Ma se provi a non consegnare la programmazione o la relazione finale sono affari tuoi.
Le carte devono stare a posto, questo è il motto anche di molti dirigenti (non che voglia dare la colpa a loro: anch'essi subiscono imposizioni e spesso fanno quello che possono).
Il brutto, però, è che si continua a pensare di risolvere i problemi moltiplicando le carte (o i pdf, poco cambia). E mi dispiace molto (anche se non mi sorprende, un po' ne sono al corrente) che la questione si proponga tal quale anche al livello universitario.
A me ricorda un po' la questione della lotta all'evasione fiscale. O tante altre oppressioni burocratiche di questo sventurato Paese. Ma se alla mania nazionale per le carte ci mettiamo anche ad aggiungere l'imitazione di modelli stranieri già superati lì dove sono nati, allora siamo proprio a posto.