giovedì 27 settembre 2012

INTERVISTA SU AVVENIRE (25 settembre 2012)


C’è malcontento fra gli storici della matematica italiani, una piccola avanguardia della cultura scientifica nazionale minacciata da provvedimenti sull’università che rischiano di spazzare via studi di altissimo livello per i quali l’Italia ha eccellenti quotazioni all’estero, non meno decisive dello “spread”. A provocare la protesta sono gli indicatori bibliometrici introdotti nella valutazione dei lavori scientifici.

La valutazione delle università è necessaria, ma in Italia stiamo introducendo un sistema unico al mondo che valuta a priori, invece che ex-post, e con criteri statistici. Per la gioia dei fautori delle “due culture” si è diviso il settore “scientifico”, in cui vale il numero di citazioni dei lavori, dal settore “umanistico” in cui vale il numero di lavori pubblicati, soprattutto su riviste la cui qualità è stata classificata dall’Anvur (l’Agenzia di valutazione). La bibliometria per citazioni è criticata proprio in ambiente scientifico da autorevoli istituzioni internazionali come la European Physical Society o la International Mathematical Union e da personalità come il Nobel per la chimica Richard Ernst. Nessun paese l’ha adottata come procedura di stato e in Australia è stata proscritta. Ma qui si fanno orecchie da mercante a costo di creare situazioni incresciose: l’Anvur ha cambiato le procedure di calcolo varie volte, dimostrando la mancanza di oggettività della bibliometria. Nel settore umanistico, la classifica delle riviste ha stimolato l’arrembaggio a farsi accreditare certe riviste come di serie A, producendo esiti penosi.

Perché le novità introdotte colpiscono in particolare la storia delle matematiche?

La bibliometria ricorre a base dati gestiti da ditte private (ISI, Scopus) che indicizzano solo certe riviste, prevalentemente di scienza applicata: medicina, biotecnologie, ingegneria. Gli storici della matematica pubblicano su riviste poco indicizzate, e soprattutto libri ed edizioni critiche, che sono ignorati. D’altra parte, in quanto professori di matematica, appartengono al settore bibliometrico. Dovrebbero essere premiati per gettare un ponte tra le due culture” e invece sono bastonati senza pietà dagli algoritmi dell’Anvur: tutti gli ordinari del settore sono stati esclusi come commissari (salvo, per caso, il sottoscritto che comunque non ha fatto domanda). È uno scandalo che grida vendetta tenendo conto della qualità e intensità della loro produzione scientifica.

La protesta degli storici della matematica è sostenuta da un appello rivolto da 150 docenti di 14 Paesi al Governo italiano. Esprime “viva preoccupazione” per l’esclusivo uso di parametri quantitativi in luogo di giudizi qualitativi.

In condizioni normali un appello firmato dai maggiori storici della matematica del mondo dovrebbe condurre a un ripensamento. Al contrario, si risponde che qualche ingiustizia è accettabile pur di applicare il sistema. È un modo di ragionare da commissari politici più che da professori.

Perché, e quanto, questa disciplina ha uno spiccato ruolo formativo ed è quindi utilissima ai giovani? Sono preoccupati i matematici ma anche i professori di discipline umanistiche. La tradizione testimonia un forte collegamento tra i due rami del sapere. Nell’appello internazionale al governo si ricorda che per cinque secoli, dal XII al XVII, l’Italia è stata la sede principale della cultura matematica del globo. L’italiano è stato la prima lingua vivente delle matematiche.

Non c’è dubbio. In Italia abbiamo una tradizione di prim’ordine nella storia della matematica che risale a Aldo Mieli e Federigo Enriques, uno dei maggiori matematici del Novecento e un grande intellettuale che ha promosso il ruolo di questa disciplina nella ricerca e nell’insegnamento, Del resto, un altro grande matematico, Henri Poincaré, sosteneva che l’unico modo di prevedere il futuro della matematica è studiarne la storia e lo stato presente.

In che modo le nuove procedure penalizzano anche le scienze umanistiche?

Ne abbasseranno la qualità. È possibile che entrino in commissione docenti senza un libro e con un solo articolo pubblicato in riviste di serie A. Si giunti all’incredibile di accreditare come “scientifici” periodici che non sono tali, pur essendo rispettabili, come “Suinicoltura”, Yacht, Barche, Libertiamo, Etruria oggi, ecc.. Accreditandoli l’Anvur, invece di promuovere il rigore, si è fatto specchio di comportamenti deplorevoli e ha fallito.

Quale effetto avranno queste nuove modalità di valutazione dei docenti sullo sviluppo culturale e sull’uso della lingua italiana negli studi scientifici? I giovani che s’iscrivono a matematica e sono molto motivati non avranno interesse a imbarcarsi in ricerche di ampio respiro.

I settori più colpiti sono le ricerche di base e interdisciplinari. Da tempo declina l’interesse a imbarcarsi in ricerche “disinteressate” come la storia della scienza. Figuriamoci ora che arriva la mazzata finale… Quanto alla lotta contro l’italiano fa parte di una macchiettistica che risale a “Un americano a Roma” di Alberto Sordi.

Ma l’obiettivo di questo “stato di agitazione” non è di bloccare i concorsi universitari.

No, di certo. Ma un intervento che sani le situazioni ingiuste e accantoni metodologie senza fondamento è indispensabile. Altrimenti i concorsi rischiano di arenarsi sugli scogli dei ricorsi che si annunciano numerosi e fondati.

Più in generale, a proposito di matematica, che cosa offre questa disciplina oggi ai giovani?

La matematica pervade ogni aspetto della nostra esistenza, è il fondamento della tecnologia, ha un ruolo sempre più rilevante in un numero crescente di discipline e quindi l’ignoranza matematica diventa un vero ostacolo nell’esercizio di molte professioni e attività, teoriche o pratiche. Eppure, il più grande paradosso del presente è che la matematica continui a essere una delle discipline più ignorate e detestate, secondo stereotipi che la contrappongono falsamente alle scienze umane, quasi fosse una forma di sapere ostile all’umanità. Ed è certo che, se è vista in modo acritico e meramente pratico, lo è davvero.

Come superare questo rifiuto e questa ignoranza?

In libro appena uscito, “Pensare in matematica” (Zanichelli), Ana Millán Gasca ed io sosteniamo che la via non è quella – apparentemente facile, di fatto sbagliata e fallimentare – di ridurre la matematica a un insegnamento pratico, alla “matematica del cittadino”, quella che serve per fare la dichiarazione dei redditi e la contabilità di casa. È bensì quella di restituire la matematica alla cultura, di mostrarne i profondi legami con le discipline umanistiche. L’interesse per la matematica è stimolato dalla consapevolezza che il suo modo di pensare è una componente della cultura essenziale quanto le arti, la letteratura, la filosofia, la linguistica o l’antropologia e che i suoi concetti hanno origine nell’operare umano. L’esperienza d’insegnamento ci ha convinti che suscitare la passione per il valore conoscitivo della matematica conduce ad apprezzarne anche i tecnicismi. E la storia ha un ruolo centrale in questo.

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