martedì 18 giugno 2013

Dialogo tra le fedi senza paure né reticenze: il caso di Ernesto Buonaiuti


Riordinando le carte di mio padre Saul ho ritrovato un vecchio dattiloscritto un po’ consunto che contiene il testo delle conferenze su “L’essenza del Cristianesimo”, pronunciate nel 1921 dal celebre sacerdote e storico modernista Ernesto Buonaiuti, nello stesso anno in cui subì la prima scomunica “a divinis”, cui seguì, pochi anni dopo, la scomunica definitiva. La prima pagina porta la dedica: «Al carissimo S. Israel queste parole di speranza e di fiducia. E. B.».
Mio padre era giunto in Italia per fare gli studi di medicina da Salonicco, la Gerusalemme balcanica, dove la sua famiglia aveva una posizione di prestigio: suo nonno era il rabbino Judah Nehama, fondatore in Oriente dell’Alliance Israélite Universelle. A Salonicco aveva frequentato il Liceo Italiano il cui preside era Alarico Buonaiuti, e questi gli diede una lettera di presentazione per il fratello Ernesto. Ne nacque un rapporto profondo e intenso, poiché il dialogo con un giovane ebreo così colto nella propria fede era particolarmente importante per un cattolico come Buonaiuti, proiettato verso il recupero delle radici originarie dell’esperienza cristiana. Mio padre fu uno dei principali collaboratori della rivista buonaiutiana Religio in cui pubblicò un saggio sulle origini della setta dei Sadducei, e mantenne un profondo rapporto con Buonaiuti fino alla morte, nel 1946. Fu un rapporto di confronto anche franco: la copia dell’autobiografia di Buonaiuti Pellegrino di Roma porta commenti a matita di mio padre talora critici. Ma Buonaiuti era una persona profondamente aperta e riflessiva, e soprattutto intellettualmente onesta. Mio padre mi raccontò che, per spiegare a Buonaiuti come fosse tutt’altro che ovvia l’immagine del cristiano “caritatevole”, gli narrò un episodio: un giorno, a Salonicco, la cameriera entrò in casa e si rivolse alla nonna dicendo: «Ho visto oggi in strada una scena che avrebbe mosso a compassione perfino il cuore di un cristiano»… Buonaiuti ne fu tanto sconvolto che – come disse a mio padre – non dormì una notte intera per il turbamento.
La morte di mio padre, nel 1981, è strettamente legata a due ricordi particolarmente cari. Il primo fu l’affetto con cui l’allora Rabbino Capo Elio Toaff si recò immediatamente a benedire il defunto: un gesto compiuto con una partecipazione indimenticabile. Il secondo fu la pubblicazione su La Stampa di un articolo del celebre pensatore storico cattolico Arturo Carlo Jemolo (anche lui stretto collaboratore di Buonaiuti), in cui evocava un episodio, per pura coincidenza perché Jemolo non sapeva nulla della morte di mio padre. Questo era il racconto: «… la domenica mattina soleva adunarsi in una casa di amici un gruppo di giovani ad ascoltare Ernesto Buonaiuti… Nel gruppo entrò poi anche, dietro preghiera del fratello di Buonaiuti, un ebreo di Salonicco, ventenne, molto simpatico e rispettoso, attaccatissimo alla fede dei suoi avi. Ascoltò con molta attenzione (ma chi mai poteva distrarsi alle lezioni di Buonaiuti?) e solo dopo qualche tempo, entrato in familiarità con i coetanei, ad uno che gli chiese le sue impressioni, rispose: «Grande maestro; una gioia ascoltare le sue lezioni; ma io ebreo ho l’impressione che voi cristiani abbiate relegato Dio Padre in soffitta». E Jemolo commentava: «Quella cruda frase mi risuona all’orecchio», e ne traeva spunto per il suo articolo su “la fede e le opere”.


Rigirando tra le mani quei fogli e una foto di Buonaiuti, anch’essa con dedica, mi viene da pensare che tanto si parla di “dialogo” (in particolare ebraico-cristiano) quanto si è persa la capacità di un dialogo autentico: il che significa aperto e senza paura di confrontarsi, senza reticenze ma con fiducia. Mi chiedo se un indizio di questa difficoltà è dato dal modo con cui certe esperienze e personalità vengono cancellate, proprio perché troppo aperte e autentiche. Buonaiuti è stato una delle grandi personalità intellettuali nell’Italia della prima metà del Novecento. Eppure chi lo conosce oggi? Fu autore di quasi quattromila scritti, tra cui molti libri, ma questa letteratura è per lo più irreperibile. Le conferenze su “L’essenza del Cristianesimo” sono state pubblicate qualche anno fa dall’editrice Laterana: un gesto assai positivo nei confronti di uno scomunicato. Non ho ancora confrontato il testo con il dattiloscritto in mio possesso, ma non è un buon inizio che il nome dell’autore sia stato storpiato in “Bonaiuti”…
Non va dimenticato che Buonaiuti fu un fervente antifascista e uno di quei dodici docenti universitari che rifiutò di prestare il giuramento di fedeltà al regime. Ma dopo la fine della guerra fu il solo a non essere reintegrato nella cattedra in base a una capziosa interpretazione del Concordato su cui si accordarono tutte le forze politiche, a destra, al centro e anche a sinistra. Eppure Buonaiuti si era orientato sempre più verso la sinistra, anche per l’influsso di uno dei suoi più stretti allievi, il dirigente comunista Ambrogio Donini. Nonostante vada tanto di moda (e da decenni) l’idea di una convergenza tra sinistra e mondo cattolico, la figura di Buonaiuti è l’unica ad essere tenuta rigorosamente fuori da questo panorama. Si è riabilitato mezzo mondo, a partire da Galileo, ma la congiura del silenzio nei suoi confronti continua implacabile. Si possono tentare molte spiegazioni di questo fatto. Ma forse un indizio va cercato nell’acuta domanda di Alberto Cavaglion che mi risuona sempre all’orecchio: «Come mai sono sempre i modernisti a essere emarginati?».
(Shalom, maggio 2013)

26 commenti:

Grazia Dei ha detto...

Non sono un'esperta, ma sì, è vero il modernismo non gode buona stampa almeno fra gli autori cattolici che seguo e presso la gerarchia. Non credo però che ciò abbia nulla a che fare con le aperture interreligiose, ma che sia piuttosto un fatto interno al cattolicesimo e alla sua dottrina. Non ho mai letto nulla di Buonaiuti, ma perché fu scomunicato? Non è un fatto da poco.
Grazie per aver parlato di suo padre e per l'interessante rovesciamento di prospettiva mostrato dagli aneddoti che lo riguardano. C'è di che riflettere.

Andrea Cortis ha detto...

Professore, ho molto apprezzato l'articolo che mi pare una chiamata aperta al dialogo, e per questo sempre benvenuta.

Non la seguo pero' nella sua domanda finale (e ho riletto un paio di volte il suo post) quando si chiede:

«Come mai sono sempre i modernisti a essere emarginati?»

Essendo la domanda riposta fuori dal contesto originale pare vaga. Ad esempio, chi emargina i modernisti? e si tratta dei "modernisti cattolici" (un po' un ossimoro come suggerisce Grazia Dei) o del modernismo religioso in generale?

Le tesi del modernismo condannate da Pio X nella enciclica Pascendi Gregis http://www.vatican.va/holy_father/pius_x/encyclicals/documents/hf_p-x_enc_19070908_pascendi-dominici-gregis_it.html
(e che si possono vedere elencate sommariamete alla pafina wikipedia del modernismo http://it.wikipedia.org/wiki/Modernismo_teologico)
erano e sono chiaramente in dissonanza con il Credo della Chiesa Cattolica. Personalmente, trovo il saggio di G.K. Chesterton "Ortodossia", e il capitolo "Il suicidio del pensiero" in particolare una lucidissima risposta alle tesi di stampo modernista.

Sarebbe interessante sapere se, come, e quando anche l'Ebraismo (in qualcuna delle sue correnti) abbia anch'esso dovuto confrontarsi con o piuttosto far sue le tesi moderniste.

Cordiali saluti e grazie ancora per aprire la porta a questa interessantissima discussione.

Andrea Cortis

Giorgio Israel ha detto...

Grazie del commento. Sono in partenza. Le rispondo lunedì

Nautilus ha detto...

Davvero interessante:«Ho visto oggi in strada una scena che avrebbe mosso a compassione perfino il cuore di un cristiano»…
Mi pare un semplice e quindi chiaro esempio di relativismo.

Giorgio Della Rocca ha detto...

Dal testamento spirituale di Ernesto Buonaiuti: «Un solo ideale ha sorretto costantemente la mia vita: rivendicare i genuini valori cristiani, contribuire alla loro trasfusione in quella nuova civiltà ecumenica di cui la mia sofferente generazione ha visto profilarsi all’orizzonte i primi chiarori crepuscolari. Posso aver sbagliato; ma non trovo, nella sostanza del mio insegnamento, materia a sconfessione o a ritrattazione. E in questa consapevolezza tranquilla, affronto il mistero incombente. A tutti coloro – e sono purtroppo legione – che hanno ostacolato, non rifuggendo da complicità innaturali, lo spiegamento della mia attività pubblica, perdono».
[Tratto da: “Storia della filosofia (dalle origini a oggi)”, vol. 13, di Dario Antiseri e Silvano Tagliagambe (con la collaborazione di Vincenzo Cicero), ed. Bompiani 2010, p. 715.]

Chissà se la cameriera citata nell’articolo sarà riuscita a perdonare “ai cristiani”…

Giorgio Della Rocca

Giorgio Israel ha detto...

Che cosa vuol dire con questa frasetta? Chissà se la cameriera... Vuol forse dire che gli ebrei non perdonano? Cioè la solita tiritera antisemita. Senta, io la perdono pure, se vuole, ma si levi definitivamente di torno, lei e le sue sciocche frasette.

Giorgio Israel ha detto...

Risposta alla questione posta da Andrea Cortis:
Chi legga Buonaiuti si renderà conto che egli avrebbe salutato il Concilio Vaticano II come consonante con le sue idee. E, di fatto, è proprio così. E non mi si venga a dire che il punto di vista promosso dal Concilio Vaticano II è in perfetta linea di continuità con il punto di vista del cattolicesimo preconciliare. Basterebbe soltanto la questione dell'antisemitismo e della condanna degli ebrei come popolo "deicida", abolita progressivamente e definitivamente cancellata, a dimostrarlo. Sappiamo bene cos'era l'insegnamento del disprezzo e l'odio antiebraico del cattolicesimo preconciliare, basato sulla dogmatica del deicidio. Se vogliamo fare gli ipocriti possiamo anche sostenere che non sia cambiato nulla, ma non è così, sarebbe una brutta bugia. E naturalmente non si tratta dell'unico punto su cui vi è stata una revisione dottrinale importante. Del resto, la religione è proprio continua interpretazione del senso del messaggio divino. Quanto precede non significa per niente aderire alle tesi di Buonaiuti in toto, e tantomeno del modernismo cattolico che è un movimento multiforme e basta leggere Buonaiuti per rendersi conto che egli era in pieno dissenso con altre correnti moderniste. Dopo il Concilio Vaticano II Buonaiuti poteva essere tranquillamente considerato come un pensatore cattolico di cui non si dovevano condividere per forza le opinioni ma che era leggibile (altro che "da evitare") e molto meno fuori linea di - poniamo - un Hans Küng o tanti altri che nessuno si sognerebbe più di scomunicare. Tantomeno di perseguitare in modo accanito, persino crudele, financo a negargli la restituzione della cattedra dopo la Liberazione e a lasciarlo senza mezzi di sostentamento. Oggi si tenta persino la riconciliazione con i lefebvriani. Ma Buonaiuti no. Non è evidente che la massima severità si è avuta con i “modernisti"? È stata tolta la condanna a Galileo, ma quella a Buonaiuti no… Bah… Quanto all'ebraismo, è noto che esso è oggi suddiviso in varie correnti: ortodosse (più o meno rigide), conservative (che, malgrado il nome, vuol dire "moderatamente innovative") e riformate (le più "moderniste"). Negli USA dominano i riformati, in Israele l'unica corrente riconosciuta ufficialmente è quella ortodossa, sebbene buona parte della popolazione non sia ortodossa. Mio padre è stato un antesignano del modernismo ebraico in Italia ed è stato pesantemente emarginato. Io non sono affatto a favore di certe innovazioni che fanno assomigliare nei paesi anglosassoni l'ebraismo a certe correnti o sette protestanti. Sono fondamentalmente vicino a un punto di vista conservative, ma non mi si parli dell'ortodossia. Certe forme estreme di adesione a una precettistica che serve soltanto a tenere in piedi il potere del clero le detesto. Cosa dovrei pensare del modo con cui l'ortodossia esclude i figli di matrimonio misto o, comunque, rende loro difficilissimo "entrare" nell'ebraismo? Tale è il caso dei miei figli. È una ferita aperta e non potrei non essere modernista. Perciò, la mia domanda non è fuori contesto e, certamente, esprime un atteggiamento polemico nei confronti di certe forme di stolido conservatorismo. La religione non dovrebbe in primo luogo essere un fatto spirituale, il quale dovrebbe prevalere su tutte le forme di ottusa dogmatica? Apprezzo punti di vista alla Chesterton proprio perché sono ispirati da una visione spiritualistica. Altra cosa è l'acido materialismo di certo clero conservatore. Certe volte mi viene da pensare che la religione sia una cosa troppo seria per lasciarla nelle mani del clero….

Giorgio Della Rocca ha detto...

Non mi permetto di dire, o di pensare, che gli ebrei non perdonino.
Ho voluto solo stigmatizzare la frase di quella cameriera, che, nella sua genericità, mi è sembrata decisamente anticristiana.
La ringrazio per aver ospitato i miei commenti in questo blog e mi scuso per il fastidio arrecatoLe.

Giorgio Della Rocca

Giorgio Israel ha detto...

Ecco, raramente mi permetto di usare un tono pesante, ma raramente ho letto un commento tanto imbecille e così poco "cristiano" (nel senso di caritatevole). Se lei avesse un minimo di raziocino, di conoscenze storiche e di carità, capirebbe che per centinaia di generazioni di ebrei, e per secoli e secoli – incluso chi scrive per le esperienze che ha avuto da piccolo – l'immagine del cristiano è stata quella di un crudele, spietato e violento persecutore. Per cui, quella povera donna, nella sua semplicità, ha fatto riferimento a questa immagine, perché non aveva conosciuto in vita sua altra immagine del cristiano. Certo che di qui nasce un pregiudizio. Ma chi ha posto le basi di questo pregiudizio? Buonaiuti questo l'aveva capito e quindi, lungi dallo "stigmatizzare" stupidamente la povera cameriera, ha sofferto e non ha dormito una notte pensando a quante ingiustizie nei secoli erano state accumulate per creare simili sentimenti. Ed è da questo genere di consapevolezza che è nata la Nostra Aetate e tutti i passi che, da Giovanni XXIII fino all'attuale papa, hanno condotto a rimarginare le ferite: opera non facile e che richiede tempo e perseveranza. E lei invece che fa? Invece di capire, di cogliere quel che significa che un simile sentimento si sia impiantato nell'anima di una persona semplice e tutt'altro che cattiva, "stigmatizza" la frase perché "anticristiana"... Poco cristiano è lei, nel suo ottuso fanatismo. Questo non lo dico per convincere lei, che è la tipica persona con cui un dialogo è impossibile, ma per far riflettere chi ci legge su come le incomprensioni possano essere alimentate e rese permanenti.

Andrea Cortis ha detto...

Grazie Professore per la sua cortese risposta, e per avere contestualizzato un po' piu' esplicitamente la sua domanda sul modernismo. Ora capisco un po' meglio le differenze esistenti tra il "modernismo" ebraico e cattolico, e quelle relative all'"ortodossia" ebraica e cattolica (alla Chesterton).

Peccato essere su un blog ... sono sicuro che questo dialogo avrebbe altri ritmi.

Andrea Cortis

paolo casuscelli ha detto...

Gentile prof. Israel,
sono un estimatore del dialogo non voluto, non programmato, che viene conformandosi dalle convergenze del pensiero, tra scrittori che appartengono a luoghi e tempi diversi. Quando il pensiero di due uomini, che non si conoscono e che non sono condotti dall'impegno formale del dialogo, converge, mostrando, in profondità, una verità condivisa, allora il conforto di chi legge o ascolta è maggiore. Almeno, così è per me.
Quando ho letto, di suo padre Saul, “Prometeo in Giudea” - la necessità sentita da Giobbe di un faccia a faccia con Dio sul rapporto tra giustizia umana e giustizia divina - l'ho letto come un dialogo con il Girard de “L'antica via degli empi” - sulla figura di un Giobbe perseguitato che si rifiuta di essere un capro espiatorio. Mi sono chiesto se Girard avesse letto il saggio di suo padre, ma mi sono anche detto che, in fondo, questo non importa. Il dialogo tra loro è lì, in quelle pagine. E non è solo il loro, non voluto, dialogo, ma quello tra ebrei e cristiani del nostro tempo: l'implicito dialogo della convergenza nella ricerca di un senso.
Dopo di che, credo sia ovvio che, anche per lei, non esista un persecutore “cristiano” o “ebreo”, e che l'unico attributo del persecutore sia, in senso lato, o come si voglia, “diabolico”, questo elemento così comune, così evidente e così nascosto, che caratterizza taluni meccanismi delle umane relazioni.

Giorgio Israel ha detto...

Certo che non esiste un persecutore "cristiano" o "ebreo" in quanto tale...

Nautilus ha detto...

Non posso fare a meno di notare come quella frase che esprimeva un (purtroppo fondato) motivo di pregiudizio della cameriera contro i cristiani, possa colpire alcuni di loro come una dolorosa sorpresa, un poco offensiva.
Eppure la storia testimonia che furono sì perseguitati, sì fedeli di una religione di pace e amore ma anche persecutori intolleranti verso altre religioni o deviazioni dalla dottrina prevalente.
Induisti e mussulmani non si son comportati diversamente, ancora oggi assistiamo sbigottiti ai macelli fratricidi fra sciti, sunniti e chissà quali altre sette teologicamente diverse.
L'impressione mia è che l'odio naturale che l'uomo porta verso i suoi simili trovi un pretesto, il dio diverso, per sfogarsi con un accanimento superiore a quello determinato da altre differenze alimentatrici di conflitto: la nazionalità, l'etnia, il colore della pelle, la lotta di classe.
E che il dialogo fra religioni diverse, per quanto meritorio, civile e rivestito di buoni propositi, mantenga sotto sotto una riserva indicibile:"Si vabbè, ma il mio è il vero dio, il tuo no".
E che questo sia alla base delle difficoltà di reciproca tolleranza.
Non so se è vero, ma dalle reazioni che sono seguite al racconto sulla cameriera, pare che in qualcuno abbia provocato sconcerto non dissimile da quello che provò Bonaiuti.
E in un altro punto:"io ebreo ho l’impressione che voi cristiani abbiate relegato Dio Padre in soffitta"
"Cruda frase" che il cristiano Jemolo non può dimenticare. Perchè la concezione di Dio si rivela profondamente diversa.
Mi scuso in anticipo per queste osservazioni, forse un ateo non è il più adatto per farle. E poi anche l'ateismo è stato persecutorio nei confronti dei credenti, pur non avendo nessun dio proprio da difendere.
Quando si è trattato di far del male agli altri, l'uomo le ragioni non se l'è mai fatte mancare.

Giorgio Israel ha detto...

Purtroppo c'è del vero ed è difficile negare che spesso dalle religioni (che pure considero assolutamente essenziali alla vita dell'uomo) nascono feroci forme di intolleranza. Nel caso specifico voglio notare che le reazioni di Buonaiuti o di Jemolo al racconto della cameriera o alla frase su "Dio padre in soffitta" non ebbero nulla, ma nulla, in comune con lo sconcerto manifestato qui. Mio padre non mirava a polemizzare, ma a suscitare una riflessione proponendo temi "crudi" ma inevitabili, per capirsi e capire cosa va eliminato per intendersi meglio. E in tal senso furono percepiti: non vi fu alcuna reazione polemica del tipo "questi sono discorsi anticristiani". Al contrario. Furono passaggi nel consolidamento di un'amicizia più profonda. La comprensione nasce dal linguaggio della verità e non dai salamelecchi ipocriti.

sergio ha detto...

Gentile professore,se ripenso a come e a ciò che mi insegnavano durante le lezioni di religione o di "dottrina" nella mia infanzia, era preconciliare, e a quello che sento e vedo adesso, in cui regna il caos assoluto e ogni prete fa quel che vuole, mi vien da dire che si tratta di un'altra religione,totalmente. Ho letto un po' i documenti conciliari e sono convinto che ciò che si segue nella pratica non sono quegli insegnamenti ma il famoso "spirito" superiore alla banale "lettera" delle carte. Sono un cristiano tiepido, più per tradizione e certo per cultura, e forse non ho diritto di criticare,ma quando mi capita di essere in chiesa per matrimoni,funerali e poco altro, non c'è niente che riconosco, e tutto mi lascia freddo e distante come fossero riti scintoisti sconosciuti. Preghiere,formule, rituali, prediche tutto non solo diverso, ma opposto a quanto si affermava un tempo. Giusto o sbagliato non so, ma questo è l'esito del modernismo pratico che ha vinto sull'ufficialità delle manifestazioni pubbliche . Giusto o sbagliato non so, ma mi pare logico che chi si oppone a questa situazione si opponga anche alla riabilitazione dei modernisti passati,considerati causa primaria di tutto ciò che ne è venuto. Probabilmente Buonaiuti sarà riabilitato quando pian piano la,chiesa sarà del tutto trasformata . Allora verrà considerato come un nuovo fondatore. Ma adesso, proprio sul piano logico e storico (non certo quello umano, pover'uomo) la chiesa è conseguente con i propri principi e il proprio insegnamento, quelli che ancora vengono presentati come quelli tradizionali e ufficiali, che invece, ripeto, sono mutati nella pratica. Per quanto riguarda la frase della cameriera mi stupisco dello stupore di Buonaiuti: mi sarei aspettato un sorriso magari amaro da lui, considerando la negatività con cui venivano dipinte le altre religioni, e sarebbe stato un chi la fa l'aspetti utile a una maggiore consapevolezza dei propri meriti veri o,presunti. Strano che una personalità del suo valore non avesse già una visione multipla della propria posizione. Con le tragedie e le cattiverie quotidiane tra cristiani c'era bisogno che un estraneo gli ricordasse la poca rispondenza degli uomini agli ideali che sbandierano. Mi viene in mente l'opinione di un olandese del Seicento: qui da noi i cattolici sono devoti frequentatori delle messe, i protestanti altrettanti ossequenti ai loro pastori, e così gli ebrei assidui in sinagoga; ma una volta fuori dai luoghi di culto sono tutti simili, ladri, maligni, calunniatori, truffatori, traditori ecc.

Nautilus ha detto...

Naturalmente concordo: non intendevo certo metterli sul medesimo piano, mi riferivo all'origine dello sconcerto che era la stessa, la reazione invece opposta.
Ma scrivo di nuovo per un'altra ragione: abituato a considerare i dodici su milleduecento che non giurarono degli eroi civili, mai avrei immaginato che uno di loro non fosse stato reintegrato nella cattedra...l'ho saputo da lei.
Sono contrario ai paroloni ma mi viene in mente un solo commento: un'infamia.

Giorgio Israel ha detto...

Lungi da me fare l'avvocato difensore di Buonaiuti. Ma non credo che la deriva attuale abbia nulla a che fare col vecchio modernismo, e neppure con il Concilio Vaticano II. Io stesso, assistendo al matrimonio di un amico, in cui lui stesso è salito dietro l'altare e ha fatto una predica e poi hanno fatto in gruppo una chitarrata, ho rimpianto scandalizzato la vecchia messa in latino... Ma se ci fu una cosa che ferì Buonaiuti fu la sospensione a divinis, l'impossibilità di fare messa, e in latino, quella tradizionale. Non solo lo disse a mio padre ma basta leggere se sue memorie "Pellegrino di Roma" per rendersi conto che nel modernismo buonaiutiano non c'era nulla che investisse preghiere, formule, rituali, ecc. Il fenomeno che lei descrive deriva da un altro aspetto, che è quella della secolarizzazione, del prevalere del politicamente corretto, il crollo di una visione umanistica. Francamente imputare ai modernisti di allora, come a tanti che si oppongono (a mio avviso giustamente, visto che sono uno di questi...) all'integralismo religioso, al bigottismo che recide i legami con le fonti spirituali delle religioni e le riduce a puro formalismo, la colpa delle derive attuali (magari anche del matrimonio gay, o addirittura della pedofilia...) mi pare peggio che forzato.

Andrea Cortis ha detto...

Professore, Lei mi ha un po' obbligato (e lo dico col sorriso sulle labbra) ad andare a scavare piu' in profondita' la figura di Buonaiuti. Ho trovato una versone della sua autobiografia a questa pagina web

http://www.we-are-church.org/it/attual/PellegrinodiRoma.Buonaiuti.htm

ed ho iniziato a spigolare qua e la' a caso (non ho veramente tutto questo tempo da dedicargli).

Pero', visto che sapevo che il cuore della diatriba verteva sul significato della Eucarestia, sono andato a cercare piu' in dettaglio nel testo le tesi di Buonaiuti sul tema. Francamente, gia' da una lettura superficiale da profano e non fine conoscitore di teologia cristiana, appare immediatamete evidente come le tesi di Buonaiuti non si conformino all'insegnamento della Chiesa Cattolica, ne' dell'epoca, ne' delle origini, ne' di quella attuale.

Ho anche iniziato a fare un commento di alcune delle sue tesi, ma non mi pare questo il luogo adatto per riprodurle. Mi pare infatti evidente che Buonaiuti abbia umanamente gia' sofferto tanto e si non meriti ulteriori parole inutilmente ingenerose da parte mia, senza peraltro il diritto ad una replica. Ma, ripeto, capisco in che modo le sue tesi non siano conformi alla dottrina Cattolica sulla Eucarestia.

Grazie ancora per aprire questa interessantissima discussione,

Andrea Cortis

Giorgio Israel ha detto...

Capisco benissimo. Ma non spetta davvero a me entrare nella questione. Non mi compete. Posso avere le mie opinioni, ma davvero sarebbe indelicato e anche senza senso entrarci e dire (io che non sono cristiano) se si deve interpretare in questo o quel modo l'eucarestia. Mi limito soltanto a ribadire che non condivido lo strumento della scomunica e, in generale, qualsiasi atto di violenza ideologica e/o materiale su questioni come queste, e quando non è in discussione la buona fede. Lo stesso dico pensando alla scomunica di cui fu vittima Spinoza da parte della comunità ebraica olandese e che gli provocò gravi sofferenze. Di certo, il punto di vista di Spinoza non era conforme all'ortodossia e, per ragioni ben più gravi di quelle di cui parliamo, e cioé perché inficiava una visione personalistica di Dio. Cionostante Spinoza è stato un grande pensatore ebreo, religioso e credente ed è stato un obbrobrio perseguitarlo. Come è stato un obbrobrio perseguitare Cartesio (minacciato di morte per ateismo in Olanda) e Copernico, che vide pubblicato solo sul letto di morte la sua opera, per l'opposizione di Lutero e con una prefazione di Melantone che ne distruggeva il senso. E se si fosse saputo che Newton era antitrinitario avrebbe come minimo perso la cattedra (lui era un prudente e tenne tutto nascosto). Ma chi venisse a sostenere che Newton, sebbene evidentemente "fuori linea" fosse irreligioso e meritevole di persecuzione sbaglierebbe gravemente, per essere cortesi.

sergio ha detto...

Sono d'accordo col signor Cortis: la base di tutto il rovesciamento NELLA chiesa proviene dal nuovo significato dato all'eucarestia. Secolarizzazione e politicamente corretto vengono dopo. Non entro in particolari per nn prolungare un problema vasto e profondo. Cito solo il mio antico parroco che in terza elementare una volta ci disse:" la chiesa potrà cambiare tante cose e in tante cose ma una rimarrà immutabile, il sacrificio di Cristo rinnovato in ogni messa per i peccati degli uomini". Ebbene dopo,il concilio la messa non è più sacrificio, ma un pasto comunitario in cui la bellezza dello stare insieme tra fratelli costituisce incontro con Cristo, e in questo ambito sono lecite e raccomandate schitarrate, battute spiritose tra prete e fedeli, e amenità varie. Non essendovi sacrificio, non c'è vittima,nè sacrificatore, la divinità di Cristo è accantonata se non negata del tutto, e la chiesa è diventata una Ong, come teme papa Francesco. Questo è l'esito della interpretazione faziosa del concilio operata da chi si è messo sulla scia dei modernisti. Buonaiuti era certo una nobile figura che non si discute, ma da lì è partito tutto. A dire il vero non solo da lui ma anche prima di lui. Mi fanno orrore condanne e scomuniche e trovo ignobile il trattamento che gli fu inflitto,ma dico che la chiesa com'era non è più, e ciò che sarà può darsi che sia simile a una parte del protestantesimo, che certo metterà Buonaiuti nell'onore che gli spetta. Ma capisco che chi sia legato alla chiesa di sempre, e alla sua fede, metta nella stessa condanna concilio, Buonaiuti e modernismo, che può darsi siano cose diverse,come dice lei, professore, ma che sono in contrapposizione netta con la chiesa com'era fino a una cinquantina d'anni fa.

Giorgio Israel ha detto...

Mi dispiace, non sono d'accordo. Lei fa di ogni erba un fascio. Non mi piacciono le semplificazioni, tantomeno le condanne. Le revisioni sono sempre necessarie. A questo punto debbo dirle che se per lei la Chiesa di cinquant'anni fa è un riferimento ideale, per me evoca qualcosa di brutto. Mi dispiace, ma se la mette così, debbo essere sincero come lei. Mi evoca quel prete che, in quarta elementare, dovendo assistere, pur esentato all'ora di religione, perchè non potevo andarmene, spiegò alla classe che ero un discendente di coloro che avevano ucciso Gesù e, da quel momento nessuno volle più sedersi nel banco accanto a me. Il resto non lo racconto perché mi è passata la voglia, come non racconto tanti altri episodi del genere di quel periodo. Perché allora il deicidio veniva insegnato come un precetto indiscutibile, come l'eucarestia. E non mi dica di no, per favore. Forse lei non ricorda che cosa veniva detto nel venerdì santo di Pasqua. Persino Giovanni Paolo II ci cascò ancora. Della Chiesa di 50 anni fa siamo in molti a non avere alcuna nostalgia. Bisogna averle vissute come perseguitati certe cose per capire. Gli altri dimenticano. Le schitarrate non piacciono neanche a me. Ma tra quel delinquente di padre Lombardi, che dopo la guerra faceva prediche antisemite alla RAi sempre basate sul dogma del deicidio, e i modernisti, non ho dubbi su chi scegliere. Forse bisognerebbe avere la forza spirituale di liberarsi di certe incrostazioni velenose senza cadere nelle schitarrate.

Andrea Cortis ha detto...

Mi scusi Signor Sergio, esprima pure il suo parere, ma per piacere non mi metta in bocca cose che non ho detto, dichiarandosi d'accordo con me... e' profondamente scorretto!

Lei afferma che:

"Ebbene dopo,il concilio la messa non è più sacrificio, ma un pasto comunitario in cui la bellezza dello stare insieme tra fratelli costituisce incontro con Cristo, ... "

e io sono in disaccordo, e la invito a leggersi cosa dice il Catechismo della Chiesa Cattolica (opera post-conciliare) al riguardo dell'Eucarestia al numero 1323 (e seguenti).

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Professor Israel, simpatizzo con Lei per il trattemento che le hanno riservato e me ne dolgo ... non e' giusto. Volevo solo precisare una differenza tra la "tesi" del deicidio e il "dogma" sull'Eucarestia.

La tesi del deicidio, non e' mai stata un dogma di fede per la Chiesa Cattolica, mentre la transustanziazione e' un dogma (uno dei soli dieci) istituito dal Concilio di Trento in risposta alle tesi Calviniste. Consideri pure questa come una nota di pedanteria che non vuole sminuire in alcun modo le tragiche conseguenze dell'antisemitismo cattolico.


Andrea Cortis

Giorgio Israel ha detto...

Lei ha perfettamente ragione e non è affatto una pedanteria. Semplicemente ci sono asserti che vengono assunti come se fossero dogmi e su questa base si condanna la gente e la si perseguita. Anche il geocentrismo non è un dogma, eppure... Il mio avvertimento è di stare attenti alle posizioni estreme, si finisce per fornire argomenti alla gente stile UAAR... Più passa il tempo e più penso che avesse ragione Aristotele a invitare alle posizioni mediane.

sergio ha detto...

Mi permetta un ultimo commento, perchè non riesco a spiegarmi. non ho nessuna nostalgia della chiesa di 50 anni fa. io mi riferivo solo che 50 anni fa si insegnava l'opposto di quello che si insegna oggi, dal punto di vista teologico, e citavo apposta l'eucarestia.Le mie opinioni non sono basate su ciò che contengono i documenti conciliari o il catechismo della chiesa cattolica, ma su ciò che si opera e si insegna quotidianamente nelle parrocchie e negli incontri . Le carte sono una cosa, la realtà effettiva un'altra. Le carte dicono che la messa è un sacrificio, ma mons. +++ alla cui conferenza ho assistito è balzato sù urlando che la messa non è un sacrificio. Che importanza ha quello che c'è scritto nel catechismo se nessuno lo segue? Questa è la situazione della chiesa. C'è chi ne è felice e chi addolorato,ma è impossibile dire che non c'è stato un capovolgimento . Nella mia vita non ho mai,mi crede? Mai assistito a discorsi di antisemitismo nei religiosi che ho frequentato,ma so dalle mie letture che c'era e lo considero una cosa orrenda, però ora siamo arrivati alle messe con un talled che ricopre il vangelo,come nella chiesa di Murano (Ve) o nella messa neocatecumenale fatta dal prete con kippà e talled e menorà accesa sull'altare e invece dell'ostia una matzà. Posso dire che si va da un eccesso all'altro? C'era bisogno che Giovanni Paolo II baciasse il Corano? Evoluzione e capovolgimento concreto, nei fatti, mentre le carte del catechismo restano carte che nessuno legge o legge come vuole. Parlavo di caos nella chiesa e lo considero un problema che coinvolge anche persone e istituzioni al di là della chiesa. Lei giustamente guarda all'antisemitismo e si felicita che le cose siano cambiate, ma chi guarda invece alle basi della fede, es. l'eucarestia, e non capisce lo stravolgimento ha il diritto di dolersene e di ricercare le cause storiche, almeno per capire. Sono convinto che la chiesa cattolica si protestantizzerà sempre più, e le voci di opposizione cederanno se non altro per via naturale,per morte dei vecchi, ma la cosa non mi riguarda. Capisco però chi fa un'analisi storica e trae le sue conclusioni che sl piano storico,e logico non sono assurde. Posso dar ragione a un ebreo reform che magari giudica anacronistici i divieti sabbatici o la casceruth, ma non posso condannare se un chassid è conseguente con l'interpretazione letterale del Pentateuco. L'osservanza non è solo fanatismo cieco e blocco mentale, gli ortodossi non sono tutti intolleranti e irragionevoli. Mi sto allargando,come dicono a Roma mi pare e chiudo qui perchè nn sono argomenti da trattare velocemente su iPad come sto facendo. Mi dispiace di non essermi spiegato, perchè dopotutto siamo sulla stessa posizione, se non si offende, come ha fatto il lettore precedente con me. Anzi, per non offendere nessuno la prego di non pubblicare queste righe, mi basta che le abbia lette. La ringrazio e le porgo i miei saluti.

Giorgio Israel ha detto...

Pubblico non solo perché non trovo nulla di male in quanto lei scrive, ma perché condivido in toto il rigetto del sincretismo. Se un ebreo "modernista" rigetta il sincretismo e' forse un indizio che di qui non viene il male. L'unico dissenso : non parli di condannare. Sono i fanatici a condannare, come quelli che non accettano un bambino solo perché figlio di matrimonio misto. E non mi parli dell'antigiudaismo cristIano come cosa di altri tempi. Si vede che lei ha vissuto in un ambiente speciale.

Giorgio Israel ha detto...
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