venerdì 18 ottobre 2013

NEGAZIONISMO: rischi con il nuovo reato


La verità è molto più fragile della menzogna perché la seconda si avvale del dubbio, dell’insinuazione e della calunnia, mentre la prima deve sempre ricorrere a prove positive; e il dubbio insinuante è capace di mettere in discussione anche le prove più evidenti. In questi giorni, il tema del negazionismo è tornato alla ribalta in modo così forte che ho sentito persino l’esigenza di toccare ancora con mano la realtà della deportazione dei miei parenti, rileggendo le schede che si trovano sul sito di Yad Vashem. Lo dicono registri tenuti con cura da burocrati del massacro: due di loro risultano partiti col trasporto n. 44 da Drancy per Auschwitz-Birkenau il 9 novembre 1942 e proprio qualche giorno dopo uno zio scrive un terribile annuncio a mio padre: “risultano inviati verso destinazione sconosciuta”; aggiungendo che un altro zio è riuscito fortunosamente a sottrarsi. Ma anche lui poi viene preso ed è registrato come deportato, sempre da Drancy, col trasporto n. 46 del 9 febbraio 1943. E così molti membri della famiglia. E così per tante altre famiglie, formando il bilancio impressionante che tutti dovrebbero conoscere. Nessuno ha mai più viste queste persone. Saranno morte di vecchiaia in vacanza alle Seychelles?
I negazionisti più spudorati sarebbero capaci di dire anche questo, ma i più astuti usano una tattica più sottile: cavillano sui numeri, ma soprattutto mettono in dubbio le “modalità”. Potrebbero essere morti di fame, di malattie. Per quanto i campi fossero attrezzati – c’erano persino bordelli per i detenuti, secondo Priebke – alla fin fine si era nel pieno di una guerra… Il dubbio mira alle camere a gas. E il dubbio è facile da disseminare, confutando le testimonianze a pezzetti, mettendo in discussione ogni prova, ogni foto, ogni documento, per insinuare che le camere a gas non siano mai esistite, e quindi neppure lo sterminio di massa. Anche il “matematico impertinente” Odifreddi, pur ammettendo che negare la Shoah è da “deficienti” ha detto furbescamente di non saper nulla delle camere a gas salvo la vulgata del “ministero della propaganda alleato” e che le potrebbe stare “molto diversamente” da quanto insegnato. Ha giustificato un frequentatore del suo blog dicendo che si può ben essere antinazisti senza che questo comporti «accettare l’esistenza delle camere a gas senza prove, solo perché a tutti noi da sui nervi anche solo immaginare la possibilità che esse siano un’invenzione».
È il modello perfetto di quanto si diceva all’inizio: la verità è fragile perché deve far fronte all’insinuazione che chiede sempre nuove prove, ignorando quelle a disposizione. Per giunta, con uno sfrontato ribaltamento, chi insinua il dubbio si presenta come la voce della ragione positiva a fronte di chi, sostenendo la verità, viene presentato come un dogmatico, uno che non vuole discutere e vuole soltanto imporre un’opinione propagandistica. Chi si presenta in tal modo avrebbe buon gioco, se fosse condannato a qualche pena da una legge contro il negazionismo, a presentarsi come una vittima, come simbolo della persecuzione della ragione. Per questo, non credo che una legge contro il negazionismo sia utile, e penso anzi che sia controproducente. Far tacere d’autorità la menzogna serve solo a rivestirla dell’aureola di vittima. Non può in alcun modo distruggerne l’esistenza e, mettendola in clandestinità, la renderà ancor più pericolosa. Si rischia di stimolare la creazione di una rete dei “samizdat” della menzogna negazionista; qualcosa di assai facile a farsi nei tempi della rete e dei social network.
Quindi, occorre affrontare questa situazione difficile – in cui il pullulare del negazionismo e dell’antisemitismo rischia (con buone ragioni) di far perdere la testa – con calma e razionalità. Anch’io penso che la vicenda di Priebke sia stata gestita malissimo, amplificandola a dismisura mentre doveva essere risolta in modo autorevole con poche mosse silenziose: come Aharon Applefeld penso che Priebke sarebbe felice di sentirsi odiato e che la scelta migliore sarebbe stata seppellirlo in fretta, in silenzio, senza perdono. Inutile censurare il suo “testamento”: forse è meglio fargli fronte, come è profondamente sbagliato vietare la lettura di “Mein Kampf”, invece di farne uno strumento per descrivere l’abisso della perversione. La verità è difficile ma è l’unico strumento che abbiamo, da difendere con la discreta e determinata forza della ragione – quella autentica, non quella dei seminatori di insinuazioni. Non serve moltiplicare le commemorazioni rituali, le manifestazioni esteriori e neppure gli insegnamenti impositivi: alla larga dall’idea dei corsi scolastici sulla Shoah. In questi giorni, invece di tanti discorsi, spesso vacui e retorici, di storiografia in pillole che provoca lo sbadiglio tra i giovani, una buona idea sarebbe stata proiettare nelle scuole il film di un grande regista tragicamente scomparso da poco, Carlo Lizzani, un uomo sensibile, un artista raffinato, un cittadino politicamente impegnato. Mi riferisco a quel capolavoro che è Hotel Meina, che può dire ai cuori e alle menti dei più giovani molto più di tanti discorsi.

(Il Messaggero, 18 ottobre 2018)






11 commenti:

Alessandro Marinelli ha detto...

Le esprimo, professore, anzitutto sincera solidarietà per questa vicenda vergonosa, così come vorrei offrirla a tutti coloro che, ancora in vita, ricordano tanti loro cari finiti così tragicamente vittime dell' odio e della barbarie. Tra la vicenda Priebke, autentico capolavoro della commedia italiota tra il macabro e il farsesco, la tragicomica sceneggiata parlamentare sul reato di negazionismo e le dichiarazioi di Odifreddi, vero e proprio trionfo del surreale, in questi giorni per gente come lei l' espressione "girare il coltello nella piaga" è men che oltremodo riduttivo. Mi è capitato di leggere on-line molte reazioni negative e commenti di critica, ma anche tante, troppe esternazioni di sostegno al matematico "impertinente". Ho letto di gente incredula che una «mente superiore», un «luminare» (testuali parole...) come Odifreddi possa aver fatto uno scivolone del genere, ma anche che avere delle riserve sulla verità storica delle camere a gas è in realtà solo un legittimo ed encomiabile esercizio di «metodo scientifico» (di nuovo, testuali parole). Ho letto che molti si sono indignati di fronte alle reazioni «ipocrite» al post di Odifreddi e all' ipotesi dell' introduzione del reato di negazionismo, a loro giudizio un gravissimo attentato alla libertà di pensiero. Considerando dove siamo arrivati, mi chiedo: ma ha senso, e soprattutto utilità, cercare di controargomentare? A che serve ricordare a chi pare aver dimenticato (o non ha mai saputo, o non vuole sapere) le testimonianze scritte e verbali dei sopravvissuti? A che serve far notare l' assurdità dell' atteggiamento di chi fa il puntiglioso sull' autenticità delle camere a gas ma non si pone il minimo problema a scrivere libri e articoli contenenti innumerevoli sciocchezze,offese e panzane di volta in volta indirizzate alla Chiesa Cattolica, allo stato di Israele, ecc. Quando mai Odifreddi, trattando argomenti di religione, storia del cristianesimo, storia della matematica e della scienza, ecc. si è mostrato altrettanto "zelante" in fatto di rigore storico, ha controllato le fonti, ha verificato la veridicità delle proprie asserzioni, non si è limitato a sparare a zero ma ha ricercato le sfumature? E ancora, come si fa a sostenere che eserciti il libero pensiero colui che dubiti della «propaganda» sulle camere a gas, ma non chi abbia delle riserve a proposito della legittimità del matrimonio gay e della sua completa paragonabilità con quello "etero"? Domande non senza risposta, ma con risposta sostanzialmente ininfluente, ed è questa la cosa veramente preoccupante. Forse Chesterton fu fin troppo ottimista quando disse «il mondo moderno ha subito un tracollo mentale molto più consistente del tracollo morale».

Bhrihskwobhloukstroy ha detto...

E' inutile imporre per legge di credere o non credere in qualcosa, però chi nega o minimizza l'Olocausto si prende le sue responsabilità e mi sembra giusto che sia pubblicamente ancorché civilmente svergognato.

Mella ha detto...

Se poi si segue il percorso completo, quello che se ne ricava è che:
a) l'Olocausto non è mai esistito e comunque
b) se lo sono fatto gli ebrei da soli per potere poi spendere, a guerra finita, la carta del piagnisteo sui poveri fratelli sterminati e averne in cambio mano libera per rubare la terra ai palestinesi, e in ogni caso
c) Hitler ha fatto benissimo ad eliminarli dal momento che avevano messo in ginocchio la Germania (la finanza la manovravano tutta loro, you know)
La cosa folle è che questi tre pensieri (sì, insomma...) capita di trovarli albergati nella stessa persona, se solo la si lascia libera di esprimersi liberamente.

Grazia Dei ha detto...

Beh certo, del resto anche l'attentato alle torri gemelle è stata opera dei servizi israeliani...
Attenzione però a proibire le idee o anche solo i deliri per legge: non servirebbe e, come accadrà per l'omofobia, colpirà molte altre più che legittime opinioni. Anche Fiamma Nierenstein si è espressa contro l'introduzione del reato di negazionismo.

Bhrihskwobhloukstroy ha detto...

La decadenza dell'Europa è iniziata con la Seconda Guerra Mondiale e con la fuga degli Ebrei. Arti, scienze, scuola hanno perso gli elementi migliori. Oltre che criminali, siamo stati dei gran cretini.

Carlo Antonio Rossi ha detto...

Carissimo Prof. Israel, a volte ho l'impressione che combattere certo tipo di negazionismo sia come lottare contro i mulini a vento, sicuramente a causa dell'inversione logica che i negazionisti operano. Non sono loro a dover addurre prove per le loro folli teorie, ma chi si oppone a dover cercare di dimostrare che le loro teorie siano false. Un'impresa difficile, se non impossibile, direi.
La vicenda Priebke mi ha lasciato perplesso sin dall'inizio: sin dall'esito del primo processo, dal modo in cui la sentenza sia stata capovolta, fino a questo esito surreale, in cui un cadavere viene sbattuto qua e là senza trovare pace. Al di là del fatto che considerate le responsabilità del personaggio forse che trovi requie sia un insulto a chi nemmeno ha avuto la possibilità di morire dignitosamente, e, pur avendo pensato "è un vecchio", la mente è andata a chi alla sua stessa età è stato ficcato in un vagone come bestiame per poi finire in una camera a gas e infine sparso come cenere, per cui sinceramente invocare pietà per Priebke è difficilmente giustificabile, penso che tutto andasse comunque "gestito" meglio. È chiaro che una tomba sarebbe soltanto una nuova mèta di pellegrinaggio per generazioni di dementi, di cui il mondo è pieno. Forse fare come fece lo Stato di Israele con Eichmann è la soluzione più sensata.

Sul reato di negazionismo, sono perplesso. Da un lato, mi rendo conto che la censura sia sempre disprezzabile, e che forse neppure aiuterebbe a risolvere il problema, se non anzi a peggiorarlo, dando ai mentecatti negazionisti pure l'aureola del martirio di opinione. Dall'altro, però, non è neppure giusto che ogni demente possa propagare i proprî delirî senza pagarne il fio. È una di quelle situazioni in cui chi stà dalla parte del giusto perde comunque, indipendentemente dal tipo di decisione legale. Lasciar propagare certi delirî è grave, metterli fuori legge rende automaticamente chi venga condannato una vittima del cosiddetto "dogma dell'olocausto". Cosa fare di fronte a ciò? Mi ci sono arrovellato, ma non ho trovato nulla di soddisfacente.

Cari saluti a tutti e grazie per lo spazio.

Luigi Sammartino ha detto...

Io sono contrario alla introduzione di un tale tipo di reato per le ragioni esattamente riportate in tale articolo.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/10/19/negazionismo-lidiozia-non-e-reato/748961/

Si creerebbe un precedente pericoloso. Da qui a proibire anche altri tipi di opinione il passo si accorcia. Soprattutto in questo momento storico dove a me pare che si stia assistendo a un regresso di democrazia, in UE ma non solo.

Cordialmente.

Bhrihskwobhloukstroy ha detto...

Sì, di fatto siamo in mano a oligarchie potenti che mirano a proletarizzare la classe media e la distraggono proponendo sempre nuove lotte ideologiche che mirano a farci sentire virtuosi, buoni e tolleranti mentre ci scippano scuola e sanità.

FurioP ha detto...

Mi scuso, ma se non sbaglio la frase "accettare l’esistenza delle camere a gas senza prove" non è di Odifreddi ma del suo lettore hommequirit; Odifreddi scrive: "Io ho posizioni critiche sulla politica di Israele, e non le nascondo. Ma non mi sono mai sognato di confondere la politica di oggi con la storia di ieri, e di negare l’olocausto e la camere a gas, proprio perché le ritengo cose separate."
Grazie,
Furio Petrossi

Giorgio Israel ha detto...

Sì, lei confonde. Odifreddi ha commentato le affermazioni di quel signore così: «Non entro nello specifico delle camere a gas, perché di esse “so” appunto soltanto ciò che mi è stato fornito dal “ministero della propaganda” alleato nel dopoguerra. E non avendo mai fatto ricerche al proposito, e non essendo comunque uno storico, non posso far altro che “uniformarmi” all’opinione comune. Ma almeno sono cosciente del fatto che di opinione si tratti».
Vorrei esimermi dal dover spiegare perché dimii indecenti frasi siano negazionismo allo stato puro. Poi Odifreddi ha cercato di arrampicarsi sugli specchi con varie dichiarazioni del tipo di quella da lei riportata. Invece di fare l'unica cosa decente: dire "mi sono sbagliato", "chiedo scusa". Perciò la prego, non ci mettiamo a fare gli avvocati difensori dell'indifendibile e passiamo oltre.

Associazione Milanese Pro Israele ha detto...

C'è un errore nella datazione in basso, è scritto 2018. :-)
Buona serata