giovedì 22 maggio 2014

Le responsabilità europee nella crescita dell'antisemitismo

Cresce in Europa un’ondata di movimenti di vario orientamento – che si tende a identificare tutti con l’etichetta di “populismo” – che hanno, tra le varie caratteristiche, quella di alimentare un crescente sentimento antisemita. Molti di questi sono di estrema destra. In Ungheria il partito Jobbik, che si proclama esplicitamente antisemita ha ottenuto il consenso di un quinto dei votanti. È pure di estrema destra la matrice del movimento greco Alba Dorata. E, sebbene Marine Le Pen si sforzi di cancellare l’immagine negazionista che suo padre ha impresso al Front National francese, i legami con l’ispirazione originaria sono difficili da cancellare. Il movimento italiano Cinque Stelle si tiene lontano dalle etichette di destra e di sinistra e respinge l’accusa di alimentare sentimenti antisemiti: sta di fatto che dalle dichiarazioni dei suoi esponenti, da quello che circola nei siti web del movimento, fino alle strumentalizzazioni della Shoah da parte di Beppe Grillo, è di là che, in Italia, è venuto il peggio in materia negli ultimi tempi. Ma vi sono vecchie e collaudate pulsioni antisioniste con connotati a dir poco ambigui in movimenti di ben altra natura, di sinistra o di estrema sinistra, che è discutibile mettere nello stesso mazzo con gli altri, a riprova che l’etichetta di “populismo” è quanto mai inappropriata e serve solo a indicare tutto ciò che “non piace” agli europeisti ortodossi.
Occorre chiedersi se per contrastare la deriva antisemita che contagia l’Europa la scelta giusta sia sedersi su uno dei due lati di questa faglia artificiosa e credere che serva a qualcosa alzare la bandiera dell’europeismo ortodosso contro i “populismi”, presentandola come lo stendardo della democrazia che resiste contro il riemergere dei fantasmi del passato.
Che i movimenti che abbiamo appena citato siano qualcosa di detestabile cui opporsi a tutti i costi è ovvio, talmente ovvio che non vi dovrebbe essere bisogno di sprecare parole in merito. Il vero problema è se per prosciugare il terreno che alimenta le male piante la strada giusta sia allinearsi acriticamente con certa Europa ufficiale, con l’eurocrazia che ci ha condotto in questa situazione, e ignorarne le responsabilità. Schierarsi in quel modo sulla faglia è come chiudere gli occhi di fronte al fatto che da anni politiche irresponsabili hanno alimentato gli esiti che stiamo scontando. Dobbiamo dimenticare in che modo la politica estera europea ha coltivato, e coltiva, un atteggiamento talora apertamente ostile nei confronti di Israele, dando spazio all’antisionismo? L’antisemitismo ha raggiunto in paesi come la Francia livelli di allarme rosso senza che questo venga considerato come un problema di tutto il continente. Vi sono università parigine dove i rettori sopprimono i corsi di ebraico. Vi sono zone della Svezia e dell’Olanda dove si consiglia agli ebrei di andarsene: abbiamo mai sentito parlare di questo da parte dell’eurocrazia o nel Parlamento europeo? In generale, si diffonde una generale acquiescenza nei confronti dell’integralismo islamico: l’ultimo episodio clamoroso in ordine di tempo è stata la nomina di Tariq Ramadan a consigliere religioso del premier britannico.
La storia europea ci ha insegnato a diffidare dei giustificazionismi “oggettivi”, ovvero a dire che certe reazioni sono giustificate da condizioni di sofferenza materiale o morale: le responsabilità sono sempre soggettive e non esistono deroghe ai principi morali. È però indubbio che, se è inammissibile giustificare chi aderisca consapevolmente a un movimento estremista, occorre capire che cosa può alimentare certe reazioni per evitare che questo accada. Per esempio, se lo stato lascia che la criminalità organizzata faccia il bello e il cattivo tempo in un territorio, è difficile immaginare che questo possa alimentare comportamenti corretti da parte della popolazione.

Alla fine della Prima guerra mondiale, il trattato di Versailles impose alla Germania pesanti limitazioni sugli armamenti nonché pesantissime imposizioni economiche e di risarcimenti. La storiografia è unanime nel riconoscere che questo secondo aspetto, con la conseguente drammatica crisi economica, fu benzina per il movimento hitleriano. Alla fine della Seconda Guerra mondiale certe restrizioni furono ancor più pesanti, fino alla spartizione in due della Germania e della sua capitale, ma il secondo errore non fu commesso: il Piano Marshall fu una risposta intelligente al rischio che paesi come la Germania e l’Italia piombassero in una crisi economica capace di alimentare risentimenti e mantenere in piedi i movimenti di estrema destra. Dobbiamo chiederci se oggi il paese leader dell’Europa, la Germania, con la sua insistenza monomaniaca sulle politiche di austerità e di bilancio non sia praticando una sorta di Versailles a rovescio. Non c’è dubbio che molti paesi europei – a cominciare dall’Italia – si sono comportati per anni come cicale e debbono cambiare registro. Ma i problemi si risolvono mobilitando risorse e intelligenza, non picchiando duro e alla cieca. Dalle punizioni collettive di intere popolazioni non esce nulla di buono, se non forme di ribellismo esasperate e irrazionali. E, purtroppo, la storia insegna con monotona ripetitività, che queste rivolte si incanalano nella direzione più collaudata e facile di tutte: l’antisemitismo.
(Shalom, maggio 2014)

13 commenti:

Ami ha detto...

Concordo al 101%!

F.P.Barbieri ha detto...

La storiografia è unanime nel riconoscere che questo secondo aspetto, con la conseguente drammatica crisi economica, fu benzina per il movimento hitleriano.

Signorno'. E se "la storiografia" fosse unanime nell'accettare questa bufala di ispirazione pangermanica-nazista, avrebbe torto. Gia' nel 1921, il tenore di vita in Germania era tornato ai livelli anteguerra; la grande inflazione del 1923 non fu provocata da qualunque cattiveria alleata, ma dalla deliberata scelta sfascista del governo tedesco - fatto comprovato dal fatto che quando il governo tedesco finalmente accetto' le richieste di Poincare', l'inflazione cesso' totalmente nel giro di quarantott'ore. Se non vogliamo sostenere le menzogne presenti contro Israele, cerchiamo di non ingoiare le menzogne passate da parte di coloro che non avevano mai accettato la sconfitta in guerra e che finirono per mettere Hitler al potere e annegare il mondo nel sangue di 55 milioni di persone piuttosto che ammettere di aver avuto torto.

Giorgio Israel ha detto...

Se avessi detto che questa è stata l'unica causa avrei capito tanta ira. Ma ho detto questo. E se quanto dice la storiografia va cassato, anche quando non è serva del pangermanesimo nazista, allora non esiste più alcuna base per una discussione razionale. Il riferimento alle menzogne contro Israele non vedo cosa c'entri: è una sorta di ricatto morale? Francamente l'idea di discutere a base di moniti, di signornò' e di scomuniche, mi fa venire la depressione e mi ritiro. Dica quel che vuole.

Grazia Dei ha detto...

Non si sa che pesci prendere: mandare un segnale all'Europa della buracrazia e degli affari (poco democratica per giunta) votando per qualche cosiddetto populista, a costo di far saltare il poco equilibrio nazionale che resta oppure dare un voto "responsabile" avallando la politica eurocratica di cui sopra?
Una cosa è certa: non tira una bella aria e capisco la sua proeccupazione perché in simili frangenti gli ebrei non sono davvero mai stati avvantaggiati.

Associazione Milanese Pro Israele ha detto...

Nom dimentichiamoci dei cattolici tradizionalisti. Non sono da sottovalutare. L'accusa di deicidio sta montando molto in questo periodo. Non facciamo finta che non esista per favore. In Italia l'estrema sinistra e l'estrema destra sono ormai ridotti a fenomeno folklorisrico. Io sto guardando con molta preoccupazione la fusione tra estrema destra e estrema sinistra e i loro legami con un certo mondo mussulmano.È lì il nuovo pericolo del futuro. I vecchi estremismi sono solo fumo negli occhi.

Giorgio Israel ha detto...

Non dimentichiamo nessuno... La situazione è davvero inquietante, ed è chiaro che i pericoli in una simile situazione vengono dagli "incroci" o dai "trasferimenti". In tal senso, in Italia, Grillo è il pericolo peggiore di tutti.

Antonio Gabriele Fucilone ha detto...

Ho commentato sul mio blog. Sembra di essere tornati all'inizio del secolo scorso.
Un saluto.
PS: questo è il mio articolo: http://thecandelabra.blogspot.it/2014/05/in-europa-cresce-lantisemitismo.html

bhrihskwobhloukstroy ha detto...

Da noi tagliano ebraico per un motivo molto banale: non ci sono soldi e distruggono l'antichistica, colpendo le materie con meno studenti. E' Europa, questa?

Alessandro Marinelli ha detto...

«In generale, si diffonde una generale acquiescenza nei confronti dell’integralismo islamico: l’ultimo episodio clamoroso in ordine di tempo è stata la nomina di Tariq Ramadan a consigliere religioso del premier britannico».

Sì, ma se ne trovano sempre altri freschi freschi. Uno degli ultimi, in Italia, è stata lo sconcertante articolo di Sergio Romano sul cristianesimo in Nigeria e sulla setta islamica Boko Haram. Romano si è dichiarato in disaccordo con l' opinione secondo cui molti media mantengano un certo silenzio sulle tragiche vicende dei cristiani in Nigeria (per tacere di altri paesi). Essendo, oltretutto, il cristianesimo in Africa esclusivamente frutto del colonialismo (e ti pareva!), leggendo l' articolo viene quasi da pensare che i terroristi abbiano qualche ragione dalla loro parte quando sterminano migliaia di persone... Ma il colmo è quando viene spiegato il motivo dei tantissimi, recenti e sanguinosi episodi in Africa: «mostrare che i governi più o meno laici e filo-occidentali non sanno garantire la sicurezza dei loro cittadini». Come se avessimo a che fare con una sigla terroristica senza particolari connotazioni o motivazioni. Come se "Boko Haram" non significasse letteralmente "l' educazione occidentale è peccato" e, in generale, i terroristi islamici non rivendicassero apertamente il loro odio più esplicito verso obiettivi ben precisi e chiari (di volta in volta: l' emancipazione e l' istruzione delle donne, i cristiani, gli ebrei da riempire di pallottole, ecc.).

Parents desempares ha detto...

Professore, mi permetto solo dicontraddire riguardo alla situazione francese, che conosco meglio di altre. Gli ultimi anni del FN sotto Marine le Pen hannoportato a una svolta radicale, e solo i vecchi nostalgici destinati a sparire (come diceva Planck, relativamente alle teorie scientifiche) forse restano legati a quell'antisemitismo del vecchio modello del partito del le Pen padre.Saltando a pié pari su gli altri aspetti della 'svolta', oggi la direttrice 'religiosa' del FN è la più stretta e intransigente laicità, coniugata col forte anti-islamismo. La 'crociata' contro l'islamismo (e forse l'islam tout court) informa oggi il dibattito di quel partito.
Peraltro, sia a destra (la vera, conservatrice e ingenere cattolica) che a sinistra (quella in genere più a sinistra e comunista) alligna un mai sopito anti-sio-semitismo. Talvolta in singolari ibridazioni con le influenti correnti preseti nell'opinione dei milioni di musulmani francesi.

Grazia Dei ha detto...

Alessandro Marinelli, per favore lasci stare i cattolici tradizionalisti, che non sono una minaccia per nessuno, semmai sono minacciati e circondati da un fastidio neanche più dissimulato e talvolta odio aperto. Chi sono poi? I lefevriani, quelli a cui piace la messa in latino o i cattolici punto e basta, visto che i cosiddetti cattolici adulti il più delle volte svendono praticamente tutto il depositum fidei (che altro è se non questo, la traditio) per opportunismo politico e sostanziale indifferenza religiosa?
Le sole parole vere sull'atteggiamento e sui sentimenti dei cattolici nei confronti degli ebrei le ha dette ieri papa Francesco in Israele.
Le frange estremiste che strumentalizzano la religione come elemento identitario di sicuro non sono esclusiva dell'area cattolica (e io non ne conosco affatto) e comunque non la rappresentano.
Smettiamola di tirare addosso ai cattolici. Non ha sentito che muoiono a centinaia in odio alla loro appartenza religiosa in tante parti del mondo? Che mai nella storia si sono contati più martiri cristiani che in questo tempo? Dice: sì, ma in Africa, in Asia, non qui in Europa... Aspetti, tempo al tempo (nell'Europa dell'est però sì, cene sono stati tanti).
Dice: la Chiesa in Europa è un'altra cosa. Sì, perché è in via di estinzione.
Come dice? Ah già, Bertone, il lusso, lo IOR, la Chiesa come istituzione... la pedofilia, l'omofobia, le crociate, i conquistadores, l'inquisizione, l'alleanza trono-altare... Il resto del mondo santo e puro nella storia, il cattolicesimo sentina di tutti i vizi, i cattolici sepolcri imbiacati.
Il passo da qui al naso adunco degli ebrei non è lungo come sembra.
Scusi, Marinelli, me la sono cantata e ballata, non è lei che dice queste cose, ma, lei lo sa, le dicono in tanti e non se ne può più di argomentare, rintuzzare luoghi comuni, richiamare un minimo di senso della prospettiva storica. Bisogna stare attenti a non far crescere la tensione e sollevare muri. Cerchiamo di non demonizzare nessuno e di essere persone di buona volontà e costruttori di pace.

P.S. Il ridimensionamento di Grillo ci fa tirare un parziale sospiro di sollievo.

pupipupi ha detto...

Non sarebbe male un po' di messa in latino.

Ulisse Di Bartolomei ha detto...
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