domenica 9 marzo 2008

L’Occidente che ha smarrito l’orgoglio di sé

Si immagini che venga pubblicata un’edizione delle opere di Galileo con un’introduzione in cui si spiega che quelle pagine luminose e razionali rappresentano un rifugio mentale dalla cruda realtà delle azioni dei musulmani descritta in termini sferzanti. Nascerebbe uno scandalo enorme pari a quello suscitato dalle vignette danesi su Maometto. In occidente molti deplorerebbero giustamente la strumentalizzazione di un classico per buttarla in politica con affermazioni razziste. Se una simile impresa è impensabile, è invece possibile pubblicare un’edizione delle Opere complete di Euclide (Bompiani) preceduta da un’introduzione in cui ripercorrere l’esercizio della ragione nella matematica greca viene definito come «un atto di resistenza al non-pensiero, alla brutalità travestita da atti umanitari, alla menzogna eretta a sistema» in un «presente atroce e bruciante» in cui «imperversano i gringos».
Di fronte a un simile abuso di un’opera classica per trattare di barbari un intero popolo («i gringos») non si è visto finora un sopracciglio alzato. Né facilmente se ne vedranno perché questa è solo una piccola ma emblematica manifestazione dell’odio di sé che dilaga in occidente e soprattutto in Europa. È la sindrome descritta dallo storico François Furet: «uomini che detestano il regime sociale e politico in cui sono nati, odiano l’aria che respirano, mentre ne vivono e non ne hanno conosciuto un’altra». Della civiltà occidentale viene salvato solo ciò che è abbastanza lontano da poter essere sognato come un’età dell’oro in cui ragione e pace regnavano incontrastate. Nei misfatti della storia dell’occidente vengono affogate anche conquiste ottenute a caro prezzo: libertà, garanzie, diritti delle donne, democrazia, quel bene supremo che – per dirla con Natan Sharansky – consiste nel poter scendere in piazza e parlare senza che nessuno ti porti via. Pare che ciò valga per noi assai poco se persino un vescovo anglicano propone di regalare spazi di sovranità alla sharia sottraendoli alle regole cui dovremmo tenere quanto all’aria; e se ascoltiamo a mani giunte la lezione di Tariq Ramadan che spiega la legittimità di boicottare una fiera letteraria, ovvero una manifestazione della libertà di espressione.
Apprendiamo che il Consiglio dei diritti dell’uomo dell’ONU, in nome della lotta contro l’“islamofobia occidentale”, propone di decretare che l’offesa ai valori religiosi è razzismo. A Teheran l’alta commissaria ai diritti dell’uomo Louise Arbour ha ascoltato, coperta da un velo islamico, questo proclama d’intenti senza fiatare. Si dirà che di una simile condanna si avvarranno tutte le religioni. Ma avete mai sentito emettere da parte cristiana o ebraica una condanna a morte o soltanto una querela nei confronti di autori violentemente antireligiosi (fino all’insulto) come Richard Dawkins? È evidente chi si avvarrebbe di un simile decreto e quali sarebbero le conseguenze. Non potrebbero più essere protette persone che vivono sotto l’incubo di una condanna a morte, come Ayaan Hirsi Ali o Robert Redeker, autori di critiche nei confronti dell’islam che sono esempi di moderazione rispetto alla definizione dei cristiani come “cretini” o del Dio d’Israele come un “delinquente psicotico”. Avremmo svenduto i principi della democrazia e della libertà di espressione. E non solo: in tal modo verrebbe messo un cappio al collo a centinaia di milioni di persone che cadrebbero ostaggi senza speranza dell’integralismo sotto l’egida dell’ONU. Sta alle democrazie decidere se credono ancora in se stesse e sono capaci rifiutare il ricatto o preferiscono crogiolarsi nell’odio di sé, in una deriva verso l’autodistruzione.
(Il Messaggero, 9 marzo 2008)

12 commenti:

Giorgio Israel ha detto...

Quanto non mi piacciono i blog anonimi in cui si sentenzia sulle cose dette da altri e si danno giudizi senza pagare il prezzo di metterci la faccia sopra e quindi di rischiare anche di fare una brutta figura. Per puro caso sono capitato su uno di questi in cui un "collega" si mostra sorpreso che un "collega", (presumo quindi si tratti di un universitario), ovvero io, si sia arreso allo stile giornalistico ed emetta giudizi anziché ragionamenti chiedendo alle altre culture di "farsi da parte". Tutto il post che ho scritto contiene argomenti e nessuna sparata. Tacciare di superficialità le critiche all'arcivescovo anglicano o a Erdogan perché avrei interpretato nel modo peggiore le sue parole, è una cosa che si può dire soltanto sotto anonimato. Quei signori le hanno detto quelle cose? E che c'è da interpretare se uno propone di concedere spazi di autogestione alla sharia e l'altro dice testualmente che rinunciare alla propria identità è un crimine contro l'umanità?
Del resto è stata la cancelliera Merkel a protestare vivacemente, e non qualche neocon estremista... E in Inghilterra l'ecclesiastico ha suscitato reazioni scandalizzate Anche costoro erano persone che hanno reagito fallacianamente, senza leggere e interpretare? Suvvia... Chi pensa che affermazioni come quelle vadano interpretate in senso "buono" - in quale senso peraltro non si dice - non ha idea di cosa sia la democrazia liberale. Il problema è precisamente che c'è qualcun altro che dice tutti i giorni: "fatevi da parte". Sono figlio di immigrato e so cosa vuol dire entrare a far parte di una nuova comunità, accettandone le regole. Sarebbe meglio non ricorrere alle polemiche senza un soldo di argomenti accusando gli altri di farlo.

Ashir ha detto...

Lei è un uomo agguerrito e detesta i torti....
ho deciso di "linkare" questo suo indirizzo sul mio blog, che tratta di mistica ebraica.

un cordiale shalom

enrico ashir d'alessandro

http://lavocenellabarbadelpadre.blogspot.com

Franco C. ha detto...

Caro Israel, sono il "collega anonimo" al quale lei fa riferimento, e mi dispiace se quello che ho scritto l'ha offesa. La mia opinione sul suo scritto è certamente fortemente critica, ma non offensiva o diffamante. Peraltro parte della sua durezza dipende dal fatto che ho molta stima per lei e per le sue opinioni, ma ne ho molto meno per quelle di Oriana Fallaci, della quale apprezzavo principalmente lo stile e la combattività, ma non gli eccessi.
Naturalmente continuo a pensare che questo suo post in particolare sia superficiale e molto "déjà vu", ma non è questo il momento di ribadire il mio pensiero.
Quanto all'anonimato, io credo che si tratti di una libera scelta di ogni blogger, finché non viola le leggi dello stato, e non ci vedo alcunché di cui scusarmi.
Da parte mia è solo uno strumento per farmi sentire più tranquillo nell'esprimere delle opinioni che non pretendono di essere né autorevoli né definitive. Fra l'altro, sono molto sorpreso che lei abbia notato il mio blog, che è pensato soprattutto per pochi amici e non aspira ad essere letto diffusamente.
Con molta simpatia.
Franco Cazzaniga
(franco.cazzaniga "at" uninsubria.it)

Giorgio Israel ha detto...

L'anonimato dei blogger è un diritto, non viola alcuna legge e non è riprovevole. Al pari è un diritto esprimere l'opinione (che non è obbligatorio condividere) che, se uno desidera mantenere l'anonimato sarebbe più, come dire, di buon gusto non fare polemiche o fare polemiche contro idee o gruppi ma non contro persone con nome e cognome. Altrimenti sarebbe meglio "metterci l faccia". Ma ripeto, questo è lo stile che mi piace: comportarsi altrimenti non mi piace ma non è né vietato e neppure riprovevole.
Nel merito, non capisco perché mai dovrei subire la durezza suscitata dal modo di scrivere della Fallaci, che non è il mio. Sfido a trovare una sola espressione denigratoria dei musulmani in tutto quel che ho scritto. Infatti, io apprezzavo molte delle idee della Fallaci, meno il suo stile.
Non trovo che gli aggettivi ("superficlale", "déjà vu") siano argomenti e, se è superficiale e ripetitivo affermare il principio di base della democrazia liberale- una sola legge per una comunità nazionale - mi dichiaro superficiale e ripetitivo.
Per il resto, capitare su un sito poco frequentato, è banale. Basta mettere su Google un paio di parole chiave atte a trovare commenti ai propri commenti ed esce fuori di tutto.

Franco C. ha detto...

Caro Israel,
mi perdoni, ma dalla sua risposta devo proprio concludere che l'incazzatura non le è ancora passata...
In ogni caso, non se ne abbia se le rispondo per un'ultima volta.
Non vedo proprio che c'entri il buon gusto con il fatto di mettere o non mettere il nome sul proprio blog. Ci possono essere mille motivi per farlo o non farlo, però i lettori potranno sempre giudicare dal contenuto la serietà di chi scrive. Un blog può anche essere senza nome, ma anche così è una forma di identità virtuale ben riconoscibile.
Comunque, come ha visto, non ho avuto nessun problema a dirle chi sono. Ora che lei e i suoi lettori conoscono il mio nome, la cosa fa differenza? Non credo.
In secondo luogo, lei ha confuso una volontà polemica con un'opinione critica. Gli aggettivi "superficiale", "déjà vu", "giornalistico" e quant'altro ho scritto riflettono delle opinioni. Non ho mai preteso che fossero argomenti (questi ci sono e glieli fornirò più sotto), ma non riesco a capire perché dovrei rinunciare a dire quello che penso per via della sua pelle un pochino sottile. E poi, perché scrive che avrei polemizzato "contro"? Se lo faccio, lo faccio "con".
Vengo infine agli argomenti che mi ha richiesto.
Circa la Fallaci, lei mi conferma che siamo agli opposti. Io apprezzavo il suo stile letterario, ma i suoi argomenti erano da fogna. Il suo disprezzo e la sua ostilità all'Islam rasentavano il razzismo. Ricordo le pagine in cui gli immigrati che urinavano contro i muri del battistero di Firenze diventavano il paradigma dell'ignoranza e dell'incultura di tutta una civiltà. È vero che lei non ha mai usato espressioni denigratorie nei confronti dei musulmani, ma rilegga quello che ha scritto il 24 febbraio.
Erdogan che "si permette" e "ci sfida in modo irridente", il Primate della Chiesa d'Inghilterra che diventa un anonimo "vescovo anglicano", e quello che dice stravolto in un "... proponendo che una parte dei cittadini possa vivere fuori dalle leggi inglesi, sotto l’egida esclusiva della sharia", come se il reverendo Williams fosse un servo sciocco di Al-Qaradawi.
E poi ancora, "Qualche scemo può dire che stiamo predicando una guerra di civiltà", come se il trovare i suoi toni troppo forti fosse segno di minorità mentale. Non c'è bisogno di continuare: se questo non è un rant, allora che cos'è? Non certo un'argomentazione razionale.
Resta da affrontare il contenuto delle affermazioni di Erdogan e dell'Arcivescovo di Canterbury, possibilmente senza sovratoni emotivi.
Per ciò che riguarda il primo, tutte le mie informazioni sono di fonte giornalistica, e quindi inevitabilmente a sospetto di imprecisione e di manipolazione. Francamente non mi pare che ci sia nulla di male nell'invitare un popolo - non dei singoli - a integrarsi senza farsi assimilare. Se invece di Erdogan che si rivolge ai turchi di Germania ci fosse il Dalai Lama che parla ai tibetani, la cosa farebbe scandalo? Suvvia! E poi, di che si lamenta la Merkel, quando il suo paese è stato incapace fino a ieri di offrire la cittadinanza a chi vi è nato e ci vive da sempre? A me viene da dire: ma ci facci il piacere...!
Quanto all'innominabile Primate della Chiesa d'Inghilterra, perché non leggere e linkare le sue parole invece delle agenzie? Quello che ha detto è opinabile, ma non scandaloso. Consiste nell'auspicare che in materia finanziaria e di diritto di famiglia sia consentito ai musulmani che lo desiderano di ricorrere a tribunali islamici. Alcuni ebrei tradizionalisti lo fanno già, e non è scandalo.
A questo punto potrei fermarmi, ma voglio aggiungere ancora un paio di considerazioni. Non sono riferite a lei o alle sue posizioni in particolare, ma servono solo a spiegare come la penso. Non sono un'intellettuale alla Cardini, e credo che con il mondo islamico si debba trattare con fermezza e chiarezza nei principi, ma senza disprezzo - né esplicito né implicito - e nemmeno pretendendo da esso genuflessioni.
Sono incondizionatamente dalla parte di Israele, ma non credo che la politica mediorientale vada analizzata nei termini di terrorismo si/ terrorismo no. Confesso che mi piace molto la frase di Theodore Roosevelt "Speak softly and carry a big stick" e che mi piace poco, invece, chi alza la voce e chi preferisce le lamentele.
Un cordiale saluto.
fc

Giorgio Israel ha detto...

In effetti temo che sia una discussione sterile. Brevemente:
1) In genere, mi "incazzo" per cose molto più gravi e lo spessore della mia pelle non è argomento su cui mostra competenze.
2) Lei è molto selettivo sul linguaggio altrui e poi crede che sia un'"opinione critica" definire gli argomenti altrui "da fogna".
3) Quanto agli argomenti con cui difende le sue "opinioni critiche" sono alquanto inconsistenti. 3a) Erdogan non ha "invitato" a integrarsi senza farsi assimilare ma ha definito l'assimilazione un "crimine contro l'umanità". Per esempio, convertirsi sarebbe un "crimine contro l'umanità". Andare a dire queste cose, in casa altrui, come capo di stato straniero, a lei sembra normale. Bah. 3b) I tribunali religiosi non possono (e non hanno) il diritto di sentenziare su temi finanziari e di diritto di famiglia in conflitto con le leggi dello stato e i diritti civili definiti per legge. Lei crede che se il Beth Din ebraico in Italia decidesse di approvare un ripudio questo avrebbe effetto legale? Ma faccia lei il piacere. Se una persona (primate o chicchessia) ritiene che sia compatibile con la democrazia liberale regalare zone in cui esercitare la sharia, con annessa poligamia, subordinazione della donna e altre norme in assoluto conflitto con i diritti che ci siamo conquistati con tanta fatica, non sa dove sta di casa la democrazia e non merita rispetto, come non lo ha meritato da parte di tanti inglesi che sono insorti sdegnati.

Nessie ha detto...

Male. Siamo messi sempre più male. E' di oggi un articolo di Valerio Onida della Corte Costituzionale sul Corriere a titolo "Confessioni religiose ediritti garantiti" che fa del relativismo giuridico, giustifica de facto la sharia e la poligamia, come usanze religiose nelle quali non interferire. E arriva pure a concludere che l'Occidente ha fatto un lungo cammino per superare le contrapposizioni religiose e affermare la laicità dello Stato.
Vorrei proprio sapere, perché si permette ai crocifissi di venir tolti da un'aula (quando non scaraventati dalla finestra) in nome "della laicità dello stato", eppoi si dovrebbe accettare la bigamia o poligamia solo perché "santa" rispetto al Corano.
Spero che Magdi Allam al quale fa riferimento questo articolo di Onida davvero inquietante, risponda per le rime.

giorgio bargna ha detto...

"Sta alle democrazie decidere se credono ancora in se stesse e sono capaci rifiutare il ricatto o preferiscono crogiolarsi nell’odio di sé, in una deriva verso l’autodistruzione."
Più che di autodistruzione parlerei di volontario caos lasciato sul campo. Privare la propria società di valori, tradizioni e costumi, spiana la strada alla globalizzazione sfrenata ed all'appiattimento dei popoli, cose che forse al nuovo ordine occidentale piacciono. Sono giunto al suo blog perchè un amico mi ha segnalato la sua persona. Mi piacerebbe anhe avere dei link dove possa trovare suoi testi.
Per firmarmi utilizzerò il mio account blogger, ma troverà tutto il mio pensiero su:
giorgiopartecipativo.myblog.it
Arrivederci, Giorgio Bargna.

Giorgio Israel ha detto...

Trova dei miei testi sulla mia Homepage il cui link sta sul blog. Alcuni testi più giornalistici sono su questo blog.

giorgio bargna ha detto...

Grazie mille, G.Bargna

Anonimo ha detto...

Caro professor Israel,

avrei bisogno di chiderLe gli estremi bibliografici della citazione dello storico François Furet. Dove posso trovare una completa trattazione della "sindrome dell'odio di sé"?
Grazie per un cenno di risposta.
Cordialmente,
Francesco Finocchiaro

Giorgio Israel ha detto...

François Furet, Il passato di un'illusione. Saggio sull'idea comunista nel XX secolo. Purtroppo constato che in italiano è esaurito e mai ristampato (sarà un caso?). Occorre leggerselo in francese. O in inglese...