sabato 22 marzo 2008

SEGNALAZIONI

Segnalo un interessante libro sulla scuola che si aggiunge alle numerose denunce che giungono da ogni parte (ma il mondo politico continua a fare orecchie da mercante):

Paolo Mazzocchini, Studenti nel paese dei balocchi. Lettera di un insegnante a un genitore, Aracne editrice, 2007.

Va inoltre ricordato un classico che già parecchi anni fa ha denunciato lo sfascio della scuola elementare:

Clementina Melotti Boltri, C'era una volta... la scuola elementare. Diario, esperienze & proposte di una maestra, Edizioni Ares, 1996.

Segnalo inoltre che Domenica 23 marzo alle ore 23:15 su RadioUno, nel corso della trasmissione L'Argonauta, verrà trasmessa un'intervista sul mio recente libro "Chi sono i nemici della scienza?".
http://www.radio.rai.it/radio1/argonauta/search.cfm?V_ARCHIVIO=S

3 commenti:

Uomo del Monte ha detto...

Buongiorno professore. Potrebbe dirmi da dove proviene quella frase di Kuhn sulla democratizzazione dell'insegnamento che riporta nel libro e anche nella sua home page universitaria? Non riesco a trovarla. Grazie.

Giorgio Israel ha detto...

È difficile trovarla: è contenuta in un'intervista a Le Monde del 1995. Può trovare il riferimento e diverse citazioni in un mio articolo del 1998 che può scaricare dalla mia homepage: pubblicazioni-articolo 74, sulla Rivista di Filosofia.

gelubra ha detto...

Caro Professore,
sono d'accordo; il libro di Mazzocchini è bello e stimolante, come d'altronde il primo che egli scrisse sotto lo pseudonimo di PARRESIADE (La scuola del P(L)OF); comunque se è in vena di coltivare questi interessi mi permetto di segnalarle che anche il sottoscritto ha pubblicato un libro sulla scuola, di cui Mazzocchini ha scritto una lusinghiera(per me) recensione.
Le mando tutto qui sotto
Saluti
Gennaro Lubrano Di Diego
PS
Il suo ultimo libro è molto interessante già dalle prime pagine, che non a caso riguardano i disasti educativi che patiamo a scuola.
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Gennaro Lubrano Di Diego, SALVE PROF!, ...OVVERO LA MERAVIGLIA DELL'EDUCARE, Guida editore, 20
di catullus on venerdì 03 agosto 2007



Nonostante il titolo ammiccante al linguaggio giovanilistico, il libro di Lubrano Di Diego Salve prof! non è il solito pamphlet tra i molti (più e meno incisivi o brillanti) ultimamente usciti sui mali e i problemi del mondo della scuola: si tratta invece di un’opera che intende (riuscendoci per lo più in maniera convincente e a tratti avvincente) trascendere la dimensione più quotidiana e spesso degradata di quel mondo per muoversi in quella, assai più alta e nobile, dell’educazione della persona e della relazione, socraticamente (ma non aristocraticamente) intesa, tra maestro e discepolo. Il sottotitolo (la meraviglia dell’educare) rende ben ragione del tenore dell’opera richiamando opportunamente lo stupore e l’incanto che quest’arte, tra le più delicate e gratificanti (e tra le meno riducibili a semplicistiche formule pseudoscientifiche), continua nonostante tutto a produrre in chi la esercita con passione e competenza. Non è un caso che il libro, anziché descrivere quadri di vita scolastica, si dipani piuttosto attraverso una serie variegata di carteggi intercorsi tra l’autore (docente napoletano di storia e filosofia nella scuola superiore) e alcuni suoi allievi anche dopo ed oltre l’esperienza vissuta da entrambi nella scuola: a sottolineare, appunto, che la magica scintilla dell’eros pedagogico crea talora liaisons individuali assai profonde e durature tra il maestro e alunno al di là del contesto scolastico in cui è scoccata. Si leggono così, con un piacere ed un coinvolgimento facilitati dalla misurata densità dello stile, prolungati scambi di e-mail dell’autore con allievi o ex allievi segnati da vicende umane ed intellettuali le più varie, ora difficili e contrastate, ora appassionanti ed edificanti. Da ciascuno di questi carteggi e di questi dialoghi l’autore estrae di volta in volta una precisa ‘morale’, il significato formativo ed esistenziale più profondo. E tuttavia egli tiene sempre fermo, in ogni caso, il principio basilare secondo cui educare non è mai abdicare al dovere di porsi, di fronte all’educando, in una posizione dialettica alternativa, mai corriva ed indulgente: l’educazione, se vuole davvero esser tale, non può derogare alle regole di un gioco delle parti che non ammette scambi e confusioni tra maestro e discepolo.
Sullo sfondo del libro, ma solo in un secondo piano, tutto il teatrino del didatticume anglofilo-aziendalistico e del pedagogismo lassista di regime che imperversa ormai da decenni nella scuola italiana, ostacolando in tutti i modi, anziché favorirlo, l’autentico lavoro educativo dei maestri, cioè degli insegnanti ancora degni di questo nome. Verso questa soffocante catechesi ministeriale (giustamente smascherata come cattiva coscienza di una scuola che non intende più educere gli allievi, ma renderli soprattutto utenti soddisfatti ed acritici consumatori) l’autore mostra nella sostanza un sacrosanto e viscerale fastidio, benché riesca sempre a contenerlo in una forma (a giudizio di chi scrive) anche troppo rispettosa e diplomatica.

Paolo Mazzocchini