mercoledì 24 settembre 2008

DEMAGOGIA

Si dice che il ministro-ombra dell’istruzione Mariapia Garavaglia, nel corso della trasmissione Porta a Porta abbia avvertito che i test Ocse-Pisa (quelli che hanno diagnosticato il disastro della scuola italiana) certificano le competenze e non le conoscenze. Ciò è vero, anche perché nessuno ha la minima idea di come si potrebbero stimare le conoscenze se non con un metodo vecchio come la scuola: la valutazione fatta dagli insegnanti. Invece, se il fumoso concetto di “competenza” – che nessuno è mai riuscito a definire in modo “esatto” e la cui linea di separazione dalle conoscenze è non meno fumosa e discutibile – viene assimilato alla capacità di mettere in opera le conoscenze acquisite, se ne possono escogitare delle stime (più o meno discutibili) mediante test, che è proprio quel che fanno i sondaggi Ocse-Pisa. D’altra parte, se le competenze possono riflettere, entro certi limiti, le conoscenze acquisite in campo linguistico, ciò non è affatto vero nel caso delle materie scientifiche e, in particolare, della matematica. È possibile che si acquisisca la capacità di far uso di procedimenti standard per risolvere problemi senza avere un’idea chiara – e magari senza avere la minima idea – dei fondamenti teorici di quei procedimenti, insomma senza “conoscerli”. Non a caso chi si occupa seriamente di problemi dell’insegnamento della matematica (come il celebre matematico francese Laurent Lafforgue) si riferisce in modo primario alle conoscenze.
In conclusione, ha ragione Garavaglia a dire che gli Ocse-Pisa dicono poco circa lo stato delle conoscenze ma, a questo punto, non è chiaro se le siano chiare le implicazioni di tale osservazione: e cioè che, in termini di conoscenze, la situazione della nostra scuola potrebbe essere ancor più disastrosa. E cioè che non ci troviamo di fronte a studenti che possiedono concetti generali ma non li sanno usare, bensì di fronte a studenti che non li sanno usare e non li possiedono neppure. Che le cose stiano proprio così è comune esperienza di chiunque insegni nella scuola e di chi, nell’università, sia testimone del drammatico livello di ignoranza linguistica e matematica degli studenti che vi arrivano, e che si accentua di anno in anno.
A questo punto va ricordato che l’introduzione nelle scuole primarie di più maestri per classe risale al 1990. Pertanto, le persone formate col nuovo sistema hanno oggi al massimo 24 anni. Un minimo di serietà imporrebbe di tener conto di questa correlazione temporale: la valanga crescente di incompetenti e ignoranti che non sanno leggere, scrivere e far di conto sta in gran parte entro questa fascia di età e pertanto è iniziata e si è ingrossata a partire dalla riforma delle elementari. Pretendere che i cattivi risultati siano tutti imputabili alle scuole secondarie è quanto meno poco sensato.
Invece di ragionare si preferisce ripetere come un disco rotto che la scuola elementare italiana è “eccellente” (sempre Garavaglia), anzi una delle migliori del mondo, omettendo di dire che le valutazioni internazionali riguardano non tanto i risultanti quanto l’impiego di risorse su cui – non c’è dubbio! – l’Italia è ai primi posti. Il fatto è che tutti coloro che ripetono pateticamente questi slogan ed evocano i loro ricordi (come ha fatto Francesco Merlo su Repubblica) hanno ben più di 20 anni e non sanno che dal 1985 la scuola elementare italiana è stata cambiata da cima a fondo e non ha più nulla in comune con quella di un tempo. E se non lo sanno è peggio.
Il cambiamento radicale della primaria italiana ha avuto tre caratteristiche. 1) L’introduzione della balzana trovata dei tre (o più) maestri, che esiste in pochissimi paesi al mondo. 2) La demolizione totale dei programmi precedenti sostituiti con un approccio metodologico incurante dei contenuti e ispirato alle tendenze più estremistiche della pedagogia dell’autoapprendimento. È questo un tema su cui ho fornito su questo giornale illustrazioni ed esempi specifici (riguardanti l’insegnamento di matematica, storia, geografia, letteratura ecc.) senza nessuno che mai si sognasse di opporre la minima obiezione. 3) I processi di formazione degli insegnanti (in particolare dei maestri) hanno visto un’espansione geometrica della parte dedicata alle materie psico-pedagogico-relazionali a discapito di quelle disciplinari, ridotte talora al 20% del curriculum. Siamo allo scandalo che si può riuscire ad abilitarsi come maestri senza aver seguito più di una trentina di ore di matematica o di storia (soltanto moderna). Su questo giornale è stata pubblicata la lettera di una maestra (tra le tantissime ricevute) che illustrava lo sfacelo delle elementari, frammentate in un mosaico di attività incoerenti e che mostrava a quali inaudite tensioni sono sottoposti quegli insegnanti che resistono eroicamente al disastro provocato da “riforme” sconsiderate. Si preferisce non leggere queste testimonianze e voltarsi dall’altra parte.
Di fronte a tutto ciò ripetere accanitamente lo slogan della scuola migliore del mondo è una manifestazione di irrazionalità oppure di propaganda.
Sempre su queste pagine sono state spiegate ripetutamente le ragioni didattiche, pedagogiche e culturali che giustificano pienamente la scelta del maestro unico. Non le ripeterò per non fare il verso al disco rotto, anche se è comunque meglio ripetere argomenti piuttosto che slogan. Ma quando si legge che «il ritorno del maestro unico è una proposta senza senso, funzionale a ridurre in modo contabile i docenti, ma priva di basi psico-pedagogiche» (sempre Garavaglia), viene da dire che quel che è troppo è troppo. Se si vogliono usare termini forti come “senza senso” e “privo di basi”, occorre produrre argomenti e rispondere a quelli altrui. E, se non si hanno argomenti, occorre avere il buon gusto di tacere.
(Libero, 24 settembre 2008)

91 commenti:

GiuseppeR ha detto...

Alle parole in libertà scritte a proposito dei cambiamenti della scuola elementare aggiungo quanto ha scritto Michele Serra su Repubblica del 24/9. Per questo giornalista il maestro unico e la critica al pedagogismo sono frutto di una approccio reazionario che si rifiuta di accettare la "complessità" e che vuole "semplificare" allo scopo di annullare il senso critico delle nuove generazioni.
Professore, lei e Serra vivete su due pianeti diversi. Il suo si chiama Terra quello di Serra ancora non l'ho capito.

agapetòs ha detto...

È stato proprio lo "sdoppiamento" dei maestri a non avere alcuna base psico-pedagogica ma ad essere basato solo su motivi... occupazionali: Medice, cura te ipsum!
E poi v'è stata l'affermazione, sempre della Garavaglia, che "il voto in condotta serve di più agli adulti che agli studenti".
Insomma, il solito buonismo e benaltrismo che negli ultimi decenni ha disarmato gli insegnanti lasciandoli in balia dei capricci di studenti e genitori (spesso legati fra loro).
Mi auguro che la Gelmini tiri diritto senza farsi intimorire dalle strida dei beoti (absit injuria verbis).

feynman ha detto...

scrive il prof. Israel: "A questo punto va ricordato che l’introduzione nelle scuole primarie di più maestri per classe risale al 1990. Pertanto, le persone formate col nuovo sistema hanno oggi al massimo 24 anni. Un minimo di serietà imporrebbe di tener conto di questa correlazione temporale: la valanga crescente di incompetenti e ignoranti che non sanno leggere, scrivere e far di conto sta in gran parte entro questa fascia di età" Ne è proprio certo professore? Come mai allora quando vengono a parlare i genitori dei nostri allievi (gente sui 40 anni) ci troviamo davanti a persone alle quali bisogna tradurre qualsiasi scritto? E' proprio certo lei che siano i ventenni la parte più ignorante della nostra popolazione? Io mi permetto di dubitarne. Sono anni che sento i media sparare sui giovani (lo fanno da quando giovane ero io) , ma quegli stessi media dimostrano spesso e volentieri di essere in mano a persone più incompetenti e impreparate di quegli stessi sui quali sparano a zero. Non ho alcuna fiducia nella "riforma" che ci sta prospettando la signora Gelmini, proprio nessuna fiducia.

Giorgio Israel ha detto...

Purtroppo la mia anzianità di servizio è notevole e ho constatato l'evidente china discendente della preparazione linguistica, logica e matematica. Se fosse soltanto un'impressione mia potrebbe non valere niente, ma è quella di tutti i colleghi (e sono tanti) con cui ho avuto modo di parlare. Non dico che i quarantenni siano dei Pico della Mirandola, ma il livello degli studenti universitari attuali è semplicemente allucinante.

agapetòs ha detto...

A sostegno di quanto afferma, caro professor Israel, penso che vent'anni fa non capitasse che il 90% dei partecipanti ad un concorso per la Magistratura venisse bocciato per errori di ortografia.
    Ci siamo trovati a fare la disarmante constatazione che in alcune prove c'erano errori di grammatica e di ortografia, oltre che di forma espositiva, testimonianze evidenti di una mancanza formativa, che non è emendabile... Non faccio esempi per ragioni di riservatezza, posso dire solo che se il mio maestro delle elementari avesse visto in un mio compito verbi coniugati come in certe prove che ci sono state consegnate, mi avrebbe dato una bacchettata sulle dita. (Matteo Frasca, componente della commissione giudicatrice)
Nessuno vuole tornare ai tempi di "Fiorenza dentro da la cerchia antica", ma non si possono neanche chiudere gli occhi davanti ai problemi del nostro tempo.

feynman ha detto...

che devo dire, mi avete convinto. Dall'anno prossimo ammireremo il supermaestro unico che si destreggerà abilmente in classi di 30 bambini facendoli diventare tutti quanti dei campioni sia in campo linguistico che matematico. Ho però ancora un piccolo problema che umilmente esplicito: da dove salteranno fuori tutti questi supermaestri unici e tuttologi in grado di fare miracoli? dove stanno nascosti?

Barbara ha detto...

Ma non si tratta per niente di fare miracoli! Quello che ci serve è esattamente l'opposto: RIMETTERE I PIEDI PER TERRA E RESTARCI SALDAMENTE ANCORATI!!
Per insegnare, compito di suprema bellezza e di grande responsabilità, non occorronono tre o quattro o cinque maestri, specie alla primaria dove vanno consegnati gli strumenti di base necessari per entrare dentro le discipline. E' invece indispensabile, come è ci è indispensabile l'ossigeno:
- tagliare tutte quelle gigantesche perdite di tempo trascorso a sfornare prodotti visibili, appariscenti e perfettamente vuoti fatti per dimostrare la "qualità" della scuola.
- smetterla di moltiplicare proposte (corso di danza, di nuoto, di ceramica...) finalizzate ad "arricchire l'offerta formativa".
- spazzare via tutta quella robaccia che non c'entra assolutamente niente con la storia, la geografia, la letteratura (obiettivi su obiettivi sviscerati, incrociati, inseguiti con affanno durante le penose mattinate scolastiche per arrivare a non lasciare negli alunni alcuna traccia se non la nausea e l'apatia)
- smetterla di ripetere che il leggere, lo scrivere e il contare andavano bene un tempo e ora non sono più sufficienti; riconoscere quello che tutti i docenti in fondo, drammaticamente depressi, ammettono: gli alunni non sanno fare più neanche quello. E magari sapessero fare "solo" quello! (E poi, mi vuole dire qualcuno, se invece è più utile e moderno riempire i quaderni di fotocopie sugli stupidissimi indicatori temporali e i concetti topologico-spaziali? Una mi amica si lamenta dicendo: "Ma che gliene frega a mio figlio (prima elementare) se sa che l'insegna sta sopra o sotto o a fianco del negozio, se non sa cosa c'è scritto!?)
- fare piazza pulita di tutti i fumosi corsi di aggiornamento, organizzati per pagare profumatamente i relatori che se la ridono tutti contenti senza aver mai messo piede in un'aula scolastica;
- abolire gli incontri collegiali (una farsa, dal momento che la scuola non è un sistema democratico ma verticistico) e sostituirli con momenti di studio approfondito delle discipline, confronto tra colleghi su questioni che riguadino davvero gli alunni (nome e cognome, a dispetto della privacy), riflessione sui problemi sociali e culturali del nostro tempo.

Dunque, se lei rimane attaccata all'idea di una scuola la quale non ha mietuto che vittime, allora non sarebbero sufficienti neppure quattro o cinque maestri, ma ci vorrebbero pure gli esperti veri (informatica, ceramica, fotografia, danza moderna.....).
Ma se, invece, vuole una scuola dove i ragazzi comprendono quello che leggono, si innamorano pure della lettura, scrivono mettendo gli accenti e gli apostrofi al posto giusto, studiano seriamente per arrivare a conoscere i fatti della storia, la morfologia delle regioni e degli Stati, le poesie dei nostri grandi compositori, la nostra tradizione e la nostra identità, allora tutta questa gente che si affolla e si avvicenda attorno ai bambini cambiando di anno in anno, riversando su di loro l'ansia degli obiettivi, tutta questa gente
non serve.
Servono invece tanta passione e umiltà e sano realismo.
Ma questo forse è un miracolo più grande di quello dell'insegnante tuttologo.

martinet ha detto...

Sono un docente di scuola media. Devo qui sottolineare il mio totale scoramento nel vedere l’attuale sfacelo in cui versa oggi l’istituzione scolastica nostrana. Tale situazione è dovuta in massima parte da un’ideologia di sinistra che ormai trova il suo unico rifugio e ragion d’essere nella scuola: le sue armi di propaganda sono, come dice il prof. Israel, parole come “competenze”, “progetti” et monstra similia privi di alcun riferimento alla realtà e, soprattutto, all’utilità degli alunni medesimi. Per quanto riguarda la fola dell’eccellenza della scuola elementare italiana, si cessi di dire amenità: quando arrivano i ragazzi alla 1° media con giudizi lusinghieri dalla V elementare, sappiamo benissimo che tali voti non sono per nulla corrispondenti al vero, anzi, talora si danno casi in cui i ragazzi licenziati con “ottimo” non sanno leggere correttamente né sanno scrivere con proprietà. In compenso, alle elementari i ragazzi hanno “socializzato” e via dicendo. Il problema non è solo questo: in tal modo si insinua anche il vizio dell’indolenza e la falsa convinzione che lo studio, quello vero, sia facile, come facile sarebbe perciò prendere il massimo dei voti dando pochissimo come rendimento. “Troppi, compiti”, si sente dal coro dei genitori, “troppo severi”, fa il controcanto: in più, ci si mette il collega della classe vicina che invece di lavorare con il libro di narrativa continua il lassismo pregresso e ti fa sentire un isolato. Quindi, se un docente insegna l’analisi logica – ed è “antiquato” – ce ne può essere anche un altro che fa leggere il giornale ai ragazzi, magari il quotidiano, puta caso, che di solito legge lui. Con che faccia devo giustificare il mio operato ai miei studenti se mi dicono che il loro compagno di un'altra classe prende un ottimo voto facendo la “struttura tematica” di un fumetto, mentre io tento di fargli apprezzare Dante e sono tirato con i voti se non sanno che cos’è il complemento predicativo del soggetto? Sono pazzo? Forse. Ma dirò questo: non credo che la scuola, per come la concepisco io, ossia il luogo in cui si trasmette il sapere, abbia un futuro. Non ci saranno riforme che la salveranno. Certe volte mi sembra di essere un personaggio romanzesco “inattuale”, avanzo di un mondo ormai scomparso. Un Don Qichote: ridicolo, un po’ spostato e fuori della realtà.

Giorgio Israel ha detto...

Sì, però don Quijote era solo, mentre di don Quijote così in giro ce ne sono - siamo - in molti, tanti, più di quanti si creda. Vorrei fare una raccolta delle lettere di questo tenore che ricevo. Purtroppo hanno in mano le leve di comando, ma come mi ha scritto una persona addentro, il monolite si sta sgretolando. Bisogna prendere coraggio e farsi sentire, senza sosta e senza alcun timore.

feynman ha detto...

docente scrisse: "non credo che la scuola, per come la concepisco io, ossia il luogo in cui si trasmette il sapere, abbia un futuro. " sono completamente d'accordo con questa ossservazione. La "trasmissione del sapere" non è più da parecchio tempo un compito esclusivo della scuola. La scuola deve dare gli strumenti di base per poter affrontare criticamente un mondo in cui la trasmissione e soprattutto la costruzione del sapere sono un prodotto delle interazioni di Rete. Continuo a pensare che i "maestri unici" siano un falso problema e che classi affollate, aule scolastiche fatiscenti siano il vero problema. Cara Barbara, a un supermaestro con 30 bambini in classe non basterà la passione, dovrà davvero saper fare miracoli.

Giorgio Israel ha detto...

Perfetta e sintetica descrizione dell'ideologia che ci porta allo sfacelo. Infatti, il nuovo faro del sapere è Wikipedia... Ma tutto questo non sa tanto di "scuola delle tre i"?

lorelai_80 ha detto...

Chiariss.mo Professor Israel,
lei, che fa un gran bel parlare di demagogia, propaganda e mancanza di argomenti, potrebbe cortesemente addurci gli argomenti e le ragioni in base alle quali l'introduzione del maestro unico dovrebbe apportare dei miglioramenti nella nostra scuola primaria?
La ringrazio cordialmente

Giorgio Israel ha detto...

Ma se ho scritto non so quanti articoli sull'argomento... inclusi un paio che si trovano su questo blog... (a parte il libro che è dedicato per una buona metà alla scuola, a partire proprio da quella elementare). Non mi si può certamente chiedere di scriverne uno per ciascuno che me ne fa richiesta.

Giorgio Israel ha detto...

E, a ogni buon conto, copio e incollo un pezzo di un articolo che qui non c'è:

Leggo sulla stampa la seguente dichiarazione di una maestra fautrice dell’attuale sistema: «ai bambini non spiego il “fatterello”, inquadro gli avvenimenti del contesto, do la linea del tempo, creo i collegamenti, gli insegno a ragionare sulle cause. Lo stesso metodo riguarda tutte le materie…». Difatti! Proprio in questa concezione sta il disastro. Quelli che vengono sdegnosamente chiamati i “fattarelli” sono nientemeno che la narrazione storica, la materia della storia come disciplina. Si pretende di anteporre alla conoscenza dei fatti la metodologia, di studiare le “cause” del crollo degli imperi prima di aver raccontato la storia di un qualsivoglia impero, magari di quello Romano: ammesso, e non concesso, che la categoria di causalità in storia abbia un senso come l’ha in fisica. Tutta la struttura della scuola è basata su questo vuoto metodologismo scientista, espressione di un pedagogismo straccione che mette da parte le conoscenze in nome dello slogan “meglio una testa ben fatta che una testa piena” e, mentre predica una visione della storia e della geografia formalistica e svuotata dei “fattarelli”, pontifica che non si può apprendere scienza senza laboratorio. Siccome i maestri sono formati in base alla stessa ideologia che informa questi programmi, l’intreccio di competenze non è altro che la ripetizione della stessa solfa metodologica vuota di conoscenze: tre maestri identici, destinati a essere “nullologi”. Poi, per fortuna, vi sono migliaia di maestri che con la loro straordinaria opera quotidiana tengono a galla la barca e, non a caso, sono esecrati dai fabbricanti di cervelli vuoti e additati come il massimo ostacolo al raggiungimento dei loro obbiettivi.

Il bambino che entra a scuola non ha soltanto bisogno di una figura unica di riferimento per i motivi pedagogici illustrati dal ministro Gelmini. Entrando a scuola viene subito a contatto con il mondo simbolico: con la lettura, la scrittura e i numeri viene introdotto alla rappresentazione simbolica della sfera linguistica e della sfera quantitativa e del calcolo mentale. Oggi noi sappiamo, più di quanto sapessimo un tempo, che scrittura e numeri sono nati insieme, migliaia di anni fa.
Soltanto un’unica mente che concepisca chiaramente questa inestricabile connessione può introdurre in modo efficace e accattivante il bambino alla sfera simbolica e fornirgli conoscenze e capacità di apprendere: questo è il maestro “unico” di cui abbiamo bisogno per una scuola davvero moderna.

marcella52 ha detto...

E’ sorprendente come le stesse immagini descritte a proposito del passaggio scuola elementare-scuola media possono trasferirsi immutate nel transito scuola media-scuola superiore e infine scuola superiore-università.
Ciascuno di noi pensa che la colpa dell’ignoranza dei propri studenti sia dovuto all’incapacità dei docenti della scuola precedente. Il docente universitario si lamenta del professore della scuola superiore, questo del collega della scuola media e così via.
All’università arrivano ragazzi che non sanno scrivere (o peggio “che non sanno dire”) una frase in lingua italiana corretta, ma la cosa più preoccupante non credo che sia questa. La cosa che mi spaventa di più è il costatare l’incapacità di ordinare le idee, di strutturare un percorso logico, un ragionamento ordinato anche su concetti “terra terra”. Questo è più preoccupante del fatto che non sappiano parlare italiano perché almeno questa “abilità” credo che sia una di quelle previste nei programmi ministeriali degli ultimi anni. Ciò vuol dire che a prescindere dalle indicazioni ministeriali, la scuola tutta non è riuscita nel compito di raggiungere gli obiettivi preposti.
C’è a mio parere un difetto di base che vizia la scuola come l’intera società. Io ritengo che affinchè la scuola torni a funzionare c’è bisogno di posizionare i diversi attori, presidi, docenti, studenti, genitori, al posto che a loro compete. Occorre ristabilire le “gerarchie” che sono state capovolte, occorre che i docenti riacquistino la dignità di docenti, i genitori quella di genitori.
E’ indubbiamente una rivoluzione culturale per la quale ci si deve impegnare a fondo e nella quale è necessario essere spalleggiati da una riforma legislativa favorevole a questi cambiamenti.
Ho avuto il piacere di sentire dire ad un mio carissimo collega “di sinistra”, che ama il suo lavoro di docente, che condivide i provvedimenti proposti dal ministro Gelmini. La gente intellettualmente onesta c’è ed è su questo che si fonda la mia speranza.

lorelai_80 ha detto...

Mi perdoni, perchè un' "unica mente" dovrebbe concepire questa "inestricabile connessione" meglio di tre menti?

Giorgio Israel ha detto...

Per l'ovvia ragione che dall'unione delle competenze separate di un maestro che non sa nulla di matematica e di un'altro che non sa nulla di linguistica e di letteratura non discende una visione unitaria. La somma di nozioni non fa una visione comune. Se non so un acca di matematica o di storia che cosa ho da dire in merito? E oggi, con la prospettiva del maestro specializzato, chi si laurea in scienze della formazione cerca in tutti i modi (e ci può riuscire) a non apprendere una virgola di matematica o di storia o di geografia se ha già deciso di non volerle insegnare e di diventare maestro di questa o quella materia. E allora succede il disastro. Come se non bastasse, spesso accade che due o tre insegnanti litighino tra di loro, sulla pelle dei bambini, per far prevalere le loro differenti visioni pedagogico-didattiche. Conosco casi di famiglie che hanno dovuto trasferire i figli per evitare queste situazioni incresciose. Le elementari sono scuole in cui l'aspetto pedagogico è cruciale, data l'età degli scolari, ed è pazzesco surrogarlo con un approccio disciplinare. Il bello poi è chi difende questa scelta è proprio chi combatte con tutti i mezzi contro il "disciplinarismo"... a riprova che l'unica motivazione è assumere gente e usare la scuola come ammortizzatore sociale. E poi... non dice niente che quasi tutti i paesi più importanti hanno il maestro unico e si tengono alla larga da questa balzana innovazione?

lorelai_80 ha detto...

Mi perdoni, ma in base al suo ragionamento, che "la somma di nozioni non fa una visione comune", discende che sarebbe preferibile avere un insegnante unico anche nelle scuole superiori e (per assurdo) che sarebbe meglio avere una dittatura piuttosto che un parlamento. Mi perdoni, ma il suo ragionamento, lungi dall'essere ovvio, mi sembra debole e fallace.

Teresa ha detto...
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Anonimo ha detto...

Caro professore, lei ha ragione: siamo in tanti a nutrire dei dubbi sull'"eccellenza" della scuola elementare italiana. Purtroppo è difficile far emergere le nostre considerazioni: giornali e televisioni poco contribuiscono ad aprire un dibattito serio sull'argomento e,al contrario, spesso fanno da cassa di risonanza di quanti, accecati dall'ideologia, si ostinano sulle posizioni espresse dalla Garavaglia. Posizioni ovviamente condise da tutti i sindacati della scuola, che, dimenticate le loro differenze, si preparano uniti e coesi a contrastare l'"attacco" alla scuola elementare. Insegno da tantissimi anni in un liceo scientifico, e il degrado delle conoscenze e quindi delle capacità da lei denunciate,è palese anche nei ragazzi che accedono alle superiori. La mancanza degli strumenti di base è sempre più evidente e i danni si osservano anche in alunni intelligenti e potenzialmente dotati. Per quanto riguarda il test OCSE-PISA, esso presenta un difetto di fondo. Viene "somministrato"(sic!) per valutare la validità del biennio della scuola media superiore, ma non tiene conto del fatto che nel nostro Paese gli indirizzi scolastici sono notevolmente differenziati. Vengono infatti proposte domande riguardanti discipline che in alcuni indirizzi non sono ancora state affrontate: ad esempio, al liceo classico , lo studio delle scienze e della fisica inizia nel triennio e lo stesso dicasi nei licei scientifici, a meno che non si considerino esaustive le due ore di biologia delle classi seconde. Mi è stato obiettato che si prescinde dagli indirizzi perchè il test misura "competenze"; è duro far capire che le competenze richiedono conoscenze e che queste ultime non sono innate! Forse test calibrati sulla diverse tipologie di scuola superiore (il biennio unitario, per fortuna, non esiste ancora) darebbero risultati più utili a fare il punto sulla situazione scolastica italiana.

Giorgio Israel ha detto...

Ma certo che no... perché la scuola elementare ha una problematica pedagogica profondamente diversa da quella secondaria, come mi pareva di aver spiegato. Ma lei non legge... o forse ha dei problemi di logica. Che scuole ha frequentato?

lorelai_80 ha detto...

Chiariss.mo Professore,
mi stupisce e rammarica alquanto che una persona del suo spessore risponda, nell'ambito di un pacato confronto su di una problematica, insultando il suo interlocutore

Giorgio Israel ha detto...

Ma a lei sembra che ridicolizzare un ragionamento articolato dicendo che allora è meglio un dittatore che il parlamento e definirlo pure, su questa base, debole e fallace, sia un modo di discutere pacato? Discutere significa opporre argomenti ad argomenti, e non trovate. Altrimenti, è come prendersi beffa dell'interlocutore, il quale spende tempo e fatica a convincere e in cambio riceve battute. Invitarla a riflettere sullo spessore dei suoi argomenti non è un insulto: se uno ha spirito critico dovrebbe riflettere e cercare modestamente di apprendere. Ma già, dopo la sentenza della Cassazione, ogni valutazione negativa è diventata un insulto...

martinet ha detto...

Ricordo le mie scuole elementari, ahimè, ormai lontane nel tempo. Il mio maestro si chiamava D. L. e non aveva conseguito la laurea del vecchio ordinamento, né la laurea magistrale, tanto meno aveva un master o un dottorato di ricerca (peraltro diploma universitario di recente creazione in Italia): aveva “solo” – termine paradossale – il diploma dell’istituto magistrale. Forse il ricordo mitizza la realtà fattuale, ma tra le nebbie della memoria emerge una figura di uomo coltissimo. Ecco: il maestro deve essere cólto. Sapeva insegnare tutto perfettamente: la prosa in bell’italiano, le formule geometriche e i calcoli aritmetici (per esempio, risolvere i problemi del “tre semplice" e del “tre composto”!), la musica e anche gli esercizi ginnici (per darci l’esempio, sapeva arrampicarsi sulla pertica – e ad un’età certo non più verde: arrivato alla sommità noi ragazzi di sotto esultavamo in applausi scroscianti). Era un “tuttologo”? Era una sorta di Aristotele, che Alessandro considerava un secondo padre? Macché: era “solo” cólto. I ragazzi – tutti, dai 6 ai 30 anni – hanno bisogno di maestri e professori che conoscano approfonditamente la propria materia e che la sappiano spiegare bene. La buona scuola è tutta qui: è l’uovo di Colombo. E basta con la solita solfa (idiota: absit iniuria verbis, ma quando ce vo’, ce vo’) secondo cui “al giorno d’oggi i ragazzi delle elementari hanno delle aspettative di conoscenza più elevate del passato cui un solo maestro non può ottemperare” – e giù il solito esempio banale del computer che per il vecchio maestro unico costituirebbe un ostacolo insormontabile, quasi una mostruosa ed enigmatica sfinge! Ma davvero si crede che lo “smanettare” alla keyboard e la navigazione nel cyberspazio sia una necessità primaria, più importante del far di conto, cioè in definitiva di avere le strutture logico-matematiche? Siamo davvero sicuri che fare un ipertesto sia meglio per le giovani menti che comprendere la struttura logico-sintattica di una frase? Il maestro unico sa che la matematica e la lingua si poggia su elementi logici molto simili: non c’è bisogno di essere Noam Chomsky, basta avere un sano buon senso – e il diploma delle magistrali. In questo modo, non ci sarebbero casi come quello del mio amico avvocato, che scoperto di non essere (più?) capace di fare le divisioni “con le virgole”, con sprezzante altezzosità disse che le faceva fare al suo ragioniere; ed io gli dissi: “E non ti vergogni?”

lorelai_80 ha detto...

Chiariss.mo Professore,
purtroppo il suo atteggiamento aggressivo non fa altro che discelare ciò a cui facevo riferimento inizialmente, ovvero la mancanza di argomenti (ben celata dalla ridondanza discorsiva dei suoi articoli). Il bello poi (per dirlo con parole sue, vede che leggo?) è che ricorre alla motivazione pedagogica proprio lei(vorrei poi sapere che titoli ha per discettare di pedagogia, forse è un tuttologo anche lei!)
che combatte con tutti i mezzi contro il "pedagogismo"... a riprova che l'unica motivazione per il maestro unico è tagliare a più non posso e a scapito di tutto le spese.
Comunque non venga a chiedere a me che studi ho fatto, pensi piuttosto a dove ha fatto l'esame di avvocatura il ministro di cui è collaboratore e (a quanto pare) fervente sostenitore.
Cordiali saluti e a mai più risentirci (vista la sua scortesia)

Anonimo ha detto...

Caro professore, ho l'impressione che non ci siamo capiti . Concordo con lei sia sulla critica relativa alla scuola elementare sia sulle considerazioni in merito al test OCSE-PISA! Le obiezioni a cui mi riferisco,mi sono state poste da colleghi che ritengono il test uno strumento adeguato alla valutazione del biennio delle superiori. Sono colleghi convinti che le "competenze" prescindano dalle "conoscenze". Anch'io penso che, in quanto a queste ultime "la situazione della nostra scuola potrebbe essere ancora più disastrosa"

massimo ha detto...

Gentile professore, ho letto ieri che la bozza di regolamento per la riorganizzazione della rete scolastica - presentata dal Ministero della Pubblica Istruzione ai sindacati - prevede tra l'altro la possibiltà per i licei scientifici di attivare sezioni in cui si studia una seconda lingua al posto del latino. Siamo di fronte a un grave attacco alla cultura classica. Ma del resto, un governo che vuole più "impresa" nella scuola non può ritenere spendibile sul mercato una lingua come il latino; molto meglio una lingua straniera. Come se la cultura, a cui la scuola cerca di avviare i ragazzi, sia da valutare solo in termini di futuro profitto monetario! O tempora, o mores! risponderei ad "Attento" del primo post... Io credo che il latino sia fondamentale per rinsaldare quella conoscenza delle strutture grammaticali dell'italiano, che tanto manca agli studenti in erba e non solo (la maggior parte degli aspiranti avvocato viene bocciata al concorso a causa di errori di ortografia o sintassi)oltre che per un uso più consapevole delle parole attraverso cui ci esprimiamo; e questo sia perché abitua a ragionare in termini di logica e puntualità espressive, sia perché consente una giusta comprensione etimologica del nostro patrimonio lessicale. Anche dopo queste valide ragioni qualcuno potrebbe ancora pensare alla riflessione canonica "A cosa serve imparare una lingua tanto faticosa? Una lingua morta, che valore ha nella vita di tutti i giorni?" Cui prodest, insomma? Rispondo spostando l'attenzione sulla matematica. Dopo che ho imparato le tabelline, a far di conto, tutt'al più le proporzioni, a meno che io non intraprenda degli studi specifici, a cosa mi serve nella vita quotidiana conoscere il teorema di Weierstrass appreso in quarta liceo scientifico? A primo impatto nulla. Ma la matematica, come il latino, ha una grandiosa capacità: quella di affinare al massimo le nostre qualità intellettive e le nostre potenzialità di ragionamento, base essenziale - è stato dimostrato - per apprendere meglio qualsiasi altra disciplina o materia.

chia ha detto...

Mi unisco a Teresa nel chiederle di considerare l'importanza della chimica nella formazione scientifica. Importantissima dal punto di vista tecnologico e nello sviluppo di tutte le nuove scoperte. Televisioni, nuove tecnologie (anche carburanti), senza la chimica non si possono sviluppare. In tutti i paesi si cercano i chimici migliori e nel nostro le facoltà di chimica chiudono per i pochi studenti. Se la chimica viene insegnata da chi l'ha studiata in pochi esami, è normale che poi gli studenti non se ne innamorino e poi vadano ad immatricolarsi in altre facoltà. Capisco l'accorpamento delle classi per materie simili, ma fisica e chimica, ad esempio sono molto distanti tra loro, e chi conosce l'una non è detto che conosca l'altra (anzi, è probabile che non la conosca, infatti i corsi universitari sono del tutto distinti, come pure Chimica e scienza biologiche). Situazione causata da una situazione in cui allo scientifico (scuola da cui dovrebbero uscire i futuri scienziati) si studiano solo due ore di chimica la settimana, solo in quarta liceo, e insegnate da NON chimici. Potrebbe per favore farci sapere cosa intendete fare in questo ambito? Ritengo ottima la riforma del maestro unico e il nuovo indirizzo che si sta dando alla scuola, ma non rovinate tutto con una riconversione di biologi a chimici e fisici o di insegnanti di lettere a insegnati di inglese. Prestereste il fianco a parecchie frecce purtroppo (e fareste danni).

massimo ha detto...

Errata corrige: il mio richiamo non era rivolto ad "attento", bensì ad "agapetos". Pardon

Vincenzo Bitti ha detto...

Il maestro unico è una soluzione solo puramnte economica e di propaganda per semplice e squallido risparmio ordinato da TREMONTI. Non c'e' alcuna motivazione pedagogica, lo dimostra che non c'e' stata alcuna VERA discussione, Ma serve davvero tornare al maestro unico? "È una vera patacca ad uso e consumo dell'opinione pubblica, una pura operazione di propaganda - commenta Benedetto Vertecchi, ordinario di Pedagogia Sperimentale a Roma Tre - quando tenteranno di farlo si accorgeranno che anziché degli attuali tre, i maestri diventeranno cinque". Ecco la spiegazione: "Il maestro unico dovrebbe essere competente ed in grado di insegnare la lingua italiana, le norme sul traffico, la salute, la matematica, le scienze, la geografia - afferma Vertecchi - e chi lo dice sarebbe un ciarlatano. Allora dovranno trovare altri maestri che siano in grado di insegnare una lingua straniera, la musica, la ginnastica e coprire l'ora di religione. In tutti i Paesi moderni esiste un sistema di presenze multiple di insegnanti, perché a differenza di 30 o 40 anni fa la società è mutata e le conoscenze si sono moltiplicate. Leggere, scrivere e far di conto non basta più".

Giorgio Israel ha detto...

Non sono bravo a rispondere come si deve perché la mia risposta non appare sempre dietro l'intervento giusto.
Difatti, non rispondevo a Anna con cui sono completamente d'accordo, ma un altro signore. Con Anna sono dunque d'accordo e insisto sul fatto che il concetto di competenza non è chiaro a nessuno, nemmeno a chi lo ama tanto (vedi su questo blog un messaggio tra docimologi). Pertanto fare distinzioni tanto nette e chiare tra competenze e conoscenze è ridicolo, come è ridicolo dire che le competenze prescindono dalle conoscenze, o viceversa.
A Massimo dico che io penso con la mia testa e non l'ho prestata a nessuno. Non sapevo di questa faccenda del latino. Se è vera non esito a dire che si tratta di una assurdità totale - proprio mentre negli USA parlano di introdurre il latino nelle scuole! Io introdurrei anche due anni di greco nello scientifico... Se ci proveranno bisognerà opporsi con tutte le forze.
D'accordo, ovviamente, sull'importanza della chimica.
Quanto a Vertecchi mi scappa davvero da ridere. Ma come? Prima inondano le elementari di migliaia di materie tra le più assurde, dall'educazione stradale all'educazione all'affettività e poi - grazie tante - dicono che è impossibile fare a meno di molti maestri... Per parte mia, gran parte di queste pseudomaterie cialtronesche le butterei nella pattumiera. Alle elementari bisogna privilegiare leggere, scrivere, far di conto, storia e geografia. Il resto è accessorio. Lo so quello che pensano questi signori. La loro è soltanto depressione per non essere per la prima volta sulla tolda di comando a fare disastri. E quanto al fatto che in tutti i paesi moderni esiste una presenza multipla di insegnanti è una semplice balla, la solita disinformazione spudorata. Le conoscenze si sono moltiplicate... Ma ci facciano il piacere... Dalle conoscenze loro è meglio tenersi alla larga.

massimo ha detto...

La fonte circa la possibilità per gli scientifici di creare sezioni senza latino è La Repubblica del 25/9/2008, pag. 17. Spero che sia solo un'ipotesi da discutere e che venga presto accantonata, ma già il fatto che qualcuno l'abbia formulata mi ha messo i brividi, e non solo perché sono un neo-laureato in lettere classiche che si è innamorato del latino proprio allo scientifico e poi ha studiato con passione anche il greco. Volevo aggiungere che ho apprezzato sin dalla prima lettura il suo blog per la pluralità degli interventi, perché dà a tutti la possibilità di esprimersi senza alcun pregiudizio ideologico. Grazie per questo spazio libero che continuerò a seguire con interesse. Ps. Professore, trovi la soluzione per farci abilitare, perché anche noi giovani vogliamo insegnare, e l'entusiasmo per farlo ce l'abbiamo adesso, non quando saremo i nonni depressi dei nostri alunni dopo un'estenuante attesa :-)

agapetòs ha detto...

"Leggere, scrivere e far di conto non basta più"
Intanto però, tanti studenti, anche universitari, non sanno fare neanche questo.
Non è il caso di preoccuparsi innanzitutto dell'essenziale?
Primum vivere, deinde philosophari...

Giorgio Israel ha detto...

Risposta a Massimo:
Tanto per parlarci chiaro: potrei dire che si tratta di una malignità de La Repubblica, ma non è affatto detto che sia così. Non va dimenticato che esiste un fortissimo fronte trasversale a favore dell'abolizione del latino e della tecnicizzazione della scuola. Sarebbe troppo lungo fare l'elenco: i fautori della scuola delle tre i", l'associazione TreElle spalleggiata da Confindustria e che raccoglie un fronte vastissimo (basta guardare la lista del board) e che si è espressa a favore con un recente articolo di Attilio Oliva sul Corriere della Sera, i soliti pedagogisti che pur di far spazio alle loro materie psico-pedo-relazionali farebbero fuori anche le materie scientifiche, ecc. ecc. Ripeto, un fronte politicamente trasversale. Se si tiene conto che i cuculi hanno messo l'uovo in tutti i nidi nel corso degli ultimi decenni non c'è proprio da stupirsi se qualcuno ha trovato il modo di lanciare il ballon d'essai. Bisogna esercitare la massima vigilanza. Grazie del suggerimento. Bisognerà parlarne.

gelubra ha detto...

Professore, scusi, ma l'ha letto il supponente sermoncino di Michele Serra giorni fa su la Repubblica?

Lucio ha detto...

Dice Lorelai_80

Cordiali saluti e a mai più risentirci (vista la sua scortesia)

Suvvia, e' chiaro che il prof. Israel usa un tono ironico che si presta ad essere mal interpretato; sono stato "insultato" anch'io in qualche occasione, ma non mi sono mai sentito offeso ne' ho mai pensato di sbattere la porta ... Torna, Lorelai,
siamo in pochi ad avere le tue idee su questo blog.

Dice Giorgio Israel
Ma a lei sembra che ridicolizzare un ragionamento articolato dicendo che allora è meglio un dittatore che il parlamento e definirlo pure, su questa base, debole e fallace, sia un modo di discutere pacato? Discutere significa opporre argomenti ad argomenti, e non trovate.


Bhe', devo confessare che questo mi sembra sia anche un po' il suo tono, professore, e lo dico senza malignita' o volonta' polemica. Anche nelle tante pagine che ha scritto su vari argomenti, sul blog ed altrove, il suo stile e' piu' quello di enunciare con forza piuttosto che di argomentare. Non se la prenda dunque se anche altri poi fanno cosi'.

Dice Anna:

Per quanto riguarda il test OCSE-PISA, esso presenta un difetto di fondo. Viene "somministrato"(sic!) per valutare la validità del biennio della scuola media superiore, ma non tiene conto del fatto che nel nostro Paese gli indirizzi scolastici sono notevolmente differenziati. Vengono infatti proposte domande riguardanti discipline che in alcuni indirizzi non sono ancora state affrontate: ad esempio, al liceo classico , lo studio delle scienze e della fisica inizia nel triennio e lo stesso dicasi nei licei scientifici


Viene qui spontaneo di osservare come le discipline scientifiche nel nostro paese siano sacrificate enormemente alla cultura umanistica, mentre sono molto piu' presenti nei curricula scolastici degli altri paesi. Questo e' uno degli elementi che rendono debole il nostro sistema educativo (con buona pace di coloro che vorrebbero difendere il latino ... sic! Io la penso cosi'!), che ha sempre favorito le discipline letterarie rispetto a quelle scientifiche. E' un vezzo che deriva dalla natura della nostra societa' e delle nostra cultura ma ... se non si parte dalla scuola, quando lo si correggera'?

Comunque sia, stimolato da tutta questa discussione, mi sono preso la briga di
andar a vedere i quesiti (si scaricano facilmente da molti siti) posti ai ragazzi di 15 anni nei test Ocse-Pisa. E' vero che mettono l'accento sul "problem solving", cioe' sulle competenze (per dirla col nostro linguaggio), ma non si tratta mai di quesiti standard cui si possa rispondere applicando una regoletta mnemonica (come sembra indicare il prof. Israel all'inizio del suo post), bisogna invece ragionare, dimostrare di aver digerito certi concetti, e saperli applicare. Non trovo davvero nulla da obiettare su questo tipo di approccio alla valutazione del livello degli studenti, da qualunque scuola essi provengano, purche' omogenei per eta'.

Lucio Demeio

Giorgio Israel ha detto...

Sì, e lo commenterò sul prossimo numero di Tempi, sebbene i commenti di Gnocchi su Libero bastino e avanzino.

gelubra ha detto...

Sempre, riflettendo sulle cose scritte da Serra, devo ammettere una cosa che mi costa molto confessare, mi duole, mi brucia perchè confessarla è, per usare una metafora, come uscire dalla "casa del padre", cioè da quell'orizzonte di valori, di senso, di idealità, di pratiche condivise, perfino di tic mentali, che fino a questo momento hanno definito il mio profilo intellettuale e politico di uomo di sinistra.
Ma non me la sento più di tergiversare, di cincischiare, di far finta di non vedere e di non capire. Sento l'urgenza di guardare chiaro in me stesso e avverto il dovere di portare rispetto alla mia persona, anche se ciò può procurarmi più di un disagio emotivo e anche qualche non desiderata solitudine culturale.
Qual è la cosa che sento di dire?
E' presto detto.
Sento, cioè, che le questioni educative, formative, didattiche, in una parola la scuola, siano diventate il terreno paradigmatico dentro il quale si misura il totale illanguidimento di quell'orizzonte di valori che un tempo io chiamavo "la Sinistra". Su questo terreno, infatti, faccio fatica ad identificarmi con ciò che da sinistra (dove per Sinistra io intendo il PD, avendo già preso congedo da un pezzo dai miti messianici dei patetici araldi del comunismo comunque rifondato) viene pronunciato. Parole, a mio modo di vedere, monche, opache, consapevoli, forse, di una disfatta culturale e di un esodo di senso già definito ma, tuttavia, pavide, esitanti, quando non risentite ed acide, ad imboccare, alla luce delle cocenti lezioni della realtà, una profonda revisione critica di tutto ciò in cui abbiamo creduto e detto.
I provvedimenti della Gelmini di questi giorni, alcuni buoni, altri insufficienti, altri ancora da definire con maggiore lucidità ed incisività e le reazioni, corporative del sindacato più vicino alla sinistra, stizzite e inconsulte di alcuni commentatori sedicenti progressisti (che ci sarà di progressista nella resa allo status quo o nell'attitudine a giudicare la realtà "cattiva, cinica e misera" pur di non mettersi mai in discussione, è un arcano di difficile soluzione), problematiche di alcune persone serie e supponenti di altri maitres à penser, mi hanno solo chiarito ulteriormente le idee circa il fatto che, come mi ha ricordato un mio caro amico, quell'orizzonte che abbiamo un tempo chiamato "sinistra" si è dileguato nella notte profonda e che ciò che da ora in avanti si determinerà è ancora tutto da scoprire.
Devo ringraziare Michele Serra che stamane, dalle colonne de "la Repubblica" ha inferto, con le sue emblematiche e rivelative riflessioni, il colpo definitivo ai miei dubbi, convincendomi a prendere atto del divorzio culturale consumatosi tra me e il mio originario mondo politico-culturale di appartenenza.
L'articolo lo riporto qui sotto, perchè quantomeno imposta la questione scuola sul binario che le è proprio, che non è quello delle questioni sindacali ma quello dei profili culturali della nostra nobile professione.
Per il resto, invece, dissento del tutto, nel merito, da quanto Serra afferma perchè non si può giustificare l'impotenza epocale della sinistra ad interpretare questo tempo e a proporre soluzioni ai problemi invocando la categoria della "complessità", quasi che questa invocazione ci metta al riparo dall'esigenza della "essenzializzazione" dei problemi al fine di proporne potenziali soluzioni o interventi che consentano di affrontare i danni di piaghe incancrenitesi.
Non sarà, invece, a dispetto di quello che pensa Serra, che non è che la realtà sia diventata oltremodo complessa ma, piuttosto, che la cultura da cui proveniamo sia diventata oggi inadeguata strutturalmente a comprenderla e ad incidere su di essa? Che gli strumenti che essa ha forgiato un tempo siano diventati oggi logori e inadeguati?
Insomma, non è un po' puerile e narcistico prendersela sempre con il "destino cinico e baro" e mai con le cose che abbiamo predicato, detto e millantato?
E poi, sebbene in uno stile lieve e argomentato, Serra non smette la consuetudine irritante e politicamente suicida di considerare, come nella lunga tradizione di una certa sinistra snob e aristocratica, gli avversari politici e culturali come dei babbei abbacinati dallo spirito di un tempo piagato dalla mediocrità, dalla grossolanità e dalla nostalgia del premoderno, come dei "sempliciotti" miserevoli, amanti delle favole del buon tempo antico e di un'organizzazione castale e claustrofobica della società e della cultura; mentre la coscienza della modernità apparterrebbe, quasi per decreto divino, ad una Sinistra che ne conosce il segreto della "complessità", anche se questa coscienza non le consente di governarla nè di orientarla, essendo la sinistra da più di tre decenni confinata nell'angolo asfittico di un'albagia rancorosa ed impotente.
Infine, il discorso di Serra ha un risvolto masochistico e anche un po' risibile con la pretesa di annettere alla sinistra e di nobilitare culturalmente quel pedagogismo pasticcione, formalistico e fondamentalmente corrivo - esso sì - all'ignoranza diffusa e all'analfabetismo, che come un cancro si è diffuso nella nostra scuola e spesso anche tra i docenti.
Insomma, siamo alle solite. alla sinistra questo tempo non piace e, però, nell'impossibilità di cambiarlo ne decreta la sua ostracizzazione con un interdetto moralistico.
Giusto per concludere con una citazione colta, visto che anche io provengo dall'universo degli "illuminati" che presumono di parlare al popolo bue, tutto ciò mi ricorda quello che Hegel diceva a proposito del vezzo illuministico di fare la predica alla realtà , allorche il filosofo di Stoccarda sosteneva che:
"La separazione della realtà dall'idea è specialmente cara all'intelletto, che tiene i sogni delle sue astrazioni per alcunchè di verace ed è tutto gonfio del suo dover essere, che anche nel campo politico va predicando assai volentieri: quasi che il mondo avesse aspettato quei dettami per apprendere come dev'essere e non è; che, se poi fosse come dev'essere, dove se ne andrebbe la saccenteria di quel dover essere?" (Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio, par.6)

chia ha detto...

Il fatto che la fisica, la chimica e le scienze vengano iniziate solo nel triennio allo scientifico è proprio qualcosa che bisogna modificare se si vogliono migliorare i risultati degli studenti. Ci sono infinite polemiche sul maestro unico e non si affronta il problema dell'eccessivo umanesimo delle nostre scuole. Al liceo Scientifico si fanno più ore di materie umanistiche che di materie scientifiche. E poi lo stato cerca di riparare finanziando progetti per invogliare gli studenti ad iscriversi a chimica e fisica. Ma perché gli studenti dovrebbero iscriversi a chimica, dopo che l'anno vista di corsa, di sfuggita, insegnata da biologi e, in definitiva, neanche sanno che cosa è veramente? Allo scientifico la base deve essere fatta di materie scientifiche e deve essere approfondita. Altrimenti perché esisterebbero più licei? Per avere delle copie con solo qualche ora di differenza? le inclinazioni dei ragazzi devono essere rispettate, tra l'altro. Se io mio iscrivo al liceo scientifico, è perché ho un'inclinazione per le scienze. prima di tutto è questo che si deve affrontare nello studiare i nuovi curriculum. E assolutamente, bisogna evitare i tuttologi, che nelle scienze non esistono. Mi scusi se insisto su questo punto, ma ritengo che sia essenziale per creare un salto di qualità nella scuola.

Giorgio Israel ha detto...

Il precedente commento è per Gelubra.
Questo è per Lucio.

Ho tentato già una svolta di chiarire il punto che segue, ma repetita iuvant.
Un blog non è un gruppo di discussione. È un sito dove una persona espone le sue riflessioni, mette a disposizioni scritti, idee, ecc. Se interessano li si legge, altrimenti si naviga altrove. Si possono inviare commenti che il titolare può pubblicare o no e a cui può rispondere o no, a suo insindacabile arbitrio, a differenza di un gruppo di discussione. Non solo: il titolare può decidere, se si è stufato, di chiudere il blog in un nanosecondo, con un clic, anche questo a differenza di un gruppo di discussione. Si dirà che non è democratico... Mi dispiace, sarà perché è roba americana e il '68 lagiuù non è ancora passato, ma questo è un blog. E il titolare potrebbe sempre rispondere alla maniera di Petrolini: se non ti piace fatti un blog per conto tuo.
Perciò qui non "siamo" e non c'è chi viene e chi va.
Personalmente pubblico assolutamente tutto quel che ricevo, salvo gli insulti da trivio, e tento nei limiti delle possibilità - inter coetera, io lavoro... - di rispondere. Nessuno dovrebbe offendersi se non lo faccio, ma tento di farlo.
Pertanto, se a una domanda di due righe rispondo con una ventina di righe (presumibilmente non del tutto vuote) è un'espressione di disponibilità, e se mi risponde con due righe che contengono in buona sostanza il messaggio "sei un fesso", la persona in questione è soltanto un villanzone. Infatti, è ancora un eccesso di democrazia mettere in rete questa roba. Ho capito la lezione. D'ora in poi lo farò.
Nel merito, osservo soltanto che io non ho mai detto che il possesso di competenze non implichi mai il possesso di conoscenze, né che non esistano test di problem solving che non indichino il possesso di conoscenze. Ma è altresì vero che si possono benissimo risolvere problemi senza capire cosa si sta facendo (in profondità) e la stima di competenze (che peraltro è concetto assai discutibile) rifletta lo stato delle conoscenze. Del resto, è proprio quello che voleva dire Garavaglia, chiaramente per indicare che il fatto che i nostri studenti non sappiano risolvere problemi non significa che siano privi di conoscenze. Per parte mia ho spiegato le ragioni per cui sono carenti su entrambi i fronti, ammesso che la distinzione sia facile farla. Quanto agli Ocse-Pisa non dirò che tutti i test siano mal pensati, ma sono (siamo) in tanti a dire (anche gente che li ha studiati per bene per ragioni "professionali", per esempio all'Invalsi) che non sono questa meraviglia, parecchi di essi sono discutibili e non sono affatto quei quesiti ineccepibili di cui si parla nel post. È materia di discussione (che non avevo affrontata). Ma dire che "non si tratta mai..." mi pare "enunciare piuttosto che argomentare". Capita anche a chi fa i predicozzi.... Sia detto senza malignità e volontà polemica...

Giorgio ha detto...

Sono un docente di Matematica di Scuola Secondaria Superiore (ho scritto vari commenti su questo blog).
Alla commentatrice (presumo che sia tale) Lorelai_80 volevo far notare che, qualunque sia stata la sua discussione col prof. Israel e da qualunque parte stia la ragione (dato e non concesso che sia così facile stabilirlo), non si dovrebbe mai dire a una persona: “A mai più risentirci (o rivederci)”, in quanto si tratta, a mio avviso, di una delle frasi più esecrabili che possano essere pronunciate verso quella persona.
Gesù Cristo non lo ha detto neanche a coloro che lo insultavano orribilmente e che stavano per ucciderlo.

Giorgio Della Rocca

Lucio ha detto...

Per Giorgio Israel:

Un blog non è un gruppo di discussione.
...
E il titolare potrebbe sempre rispondere alla maniera di Petrolini: se non ti piace fatti un blog per conto tuo.

Siamo perfettamente d'accordo; ma il blog inevitabilmente la discussione la stimola e la induce. Anzi, io personalmente andrei orgoglioso se quello che pubblico sul mio blog stimolasse la discussione.
Ma ... se sono uscito dai binari in qualche occasione chiedo venia

Per gelubra:
Ho letto l'articolo di Francesco Merlo e l'ho trovato francamente farraginoso e retorico. Che ne so, potrei forse anche essere d'accordo con i contenuti, ma scritto in quel modo ...
Mi sa che siamo ritornati alle "torte in faccia" fra due fazioni di segno opposto - ora sul tema della scuola altre volte su Alitalia, altre ancora su immigrazione, eccetera. Anche se mi colloco a sinistra, come si fa a non lamentarsi dell'evanescenza (per dirla con le buone) della sinistra di oggi? Ma non per questo cambio idee e continuo a pensarla allo stesso modo,
ed a trovarmi d'accordo con molte cose fatte dalla sinistra per la scuola negli ultimi decenni. Non mi posso trattenere sulla citazione di Hegel: faccio notare che la frase si puo' senz'altro applicare a lui stesso !!

Lucio Demeio.

feynman ha detto...

a proposito di Libero, giornale su cui lei ha scritto l'articolo.E' mai possibile che Libero si beva la bufala della morte di Marge Simpson (cartoni animati) e la pubblichi? perchè questo è successo. I miei alunni di scuola superiore così ignoranti, come li descrivono i media Libero compreso, sanno però controllare una notizia e quasi nessuno di loro si sarebbe bevuto questa bufala. Resoconto e fonti all'indirizzo: http://www.fantascienza.com/magazine/notizie/11364/

agapetòs ha detto...

Un TG nazionale qualche mese fa ha detto che le eclissi di luna avvengono ogni 19 anni. Poi quest'estate c'è stata la bufala degli orsi polari che stavano morendo per lo scioglimento dei ghiacci...
I TG ed i grandi giornali puntano sul sensazionale e poco sulla vera informazione, ed alcuni fenomeni costanti come sparizione di persone, morti sul lavoro, morti sulle strade, vengono fatti emergere e scomparire periodicamente.
E poi, persino il Sole 24 ore l'anno scorso ha dato notizia di mini-reattori nucleari ad uso condominiale.
Insomma: diffidate, gente, diffidate...

Teresa ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Giorgio Israel ha detto...

Sì, e si potrebbe continuare, con le bufale sull'acceleratore di particelle, ecc. ecc. Non mi andava di sottolinearlo, ma questo tirar fuori proprio Libero "il giornale in cui scrivo" ha significato soltanto in ragione del virgolettato.

feynman ha detto...

Ho usato Libero come piccola provocazione per segnalare che quegli stessi media, che ci tengono tanto a dare della scuola e di chi ci vive un'immagine così catastrofica, si propongono proprio essi come fulgido esempio di sciatteria ed ignoranza. Poco fa al TG1: "Bush ha stanziato settecento miliardi di dollari, un numero a dodici zeri"... da un giornalista ultracinquantenne, vecchia scuola elementare e maestro unico.

Giorgio Israel ha detto...

Anche Michele Serra, vecchia scuola elementare, maestro unico, La Repubblica, si propone come un fulgido esempio di sciatteria e ignoranza condita di supponenza. La Repubblica, quel giornale che ha fatto la paginata sulle cento dimostrazioni del quinto postulato delle parallele di Euclide... Cerchiamo di essere meno ideologici.
Comunque, grazie di avermi dato l'idea. D'ora in poi pubblicherò le migliori perle giapponesi dei compiti ai miei esami. Beninteso, in totale anonimato. Tanto per dare un'idea della situazione.

Lucio ha detto...

Scusatemi tanto, ma tutto cio' e' ben poca cosa per un popolo educato a credere a miracoli vari, stimmate di Padre Pio, sangue di San Gennaro, apparizione della Madonna et similia. Da notare che i telegiornali nazionali usano spesso espressioni quali "la grotta dove apparve la Madonna ...", oppure "nell'anno XXXX Padre Pio ricevette le stimmate", etc. senza nemmeno anteporre un "si dice che .." o "alcuni credono che ..." (come probabilmente farebbe un analogo telegiornale anglosassone). In particolare, la questione del sangue di San Gennaro ha una spiegazione fisica molto precisa, ma non viene MAI esposta (forse nemmeno ricercata).

Lucio Demeio

feynman ha detto...

saprebbe darmi un riferimento per la "paginata sulle cento dimostrazioni del quinto postulato di Euclide" ? La cosa mi interessa.

Giorgio Israel ha detto...

È tutto riferito in dettaglio nel mio libro "Chi sono i nemici della scienza?"

martinet ha detto...

Credo che la squilla sia suonata anche per coloro che sono “a sinistra”. Oggi Angelo Panebianco ha scritto sul Corriere un articolo che, da parte di un militante di quella parte politica, è un fendente formidabile a chi vuole difendere lo status quo contro un qualsivoglia cambiamento. Suppongo che al prof. Israel abbia fatto piacere: per usare una simbologia a lui comprensibile, siamo, sì, saliti da Malkuth a Iesod, ma prima di arrivare a Kether…

GiuseppeR ha detto...

Per il sig. Lucio.

Apparizioni e stimmate non fanno parte del dominio delle conoscenza scientifiche. Lei è libero di considerarle superstizioni e nessuno può imporgliele come verità oggettive. Non cerchi il pelo nell'uovo, se un TG parla di "grotta in cui apparve la Madonna" è sottointeso che si riferisce ad una verità di Fede. Ben diverso è il discorso fatto da certa divulgazione "scientifica" che straparla di "particelle di Dio", geni che "determinano la gelosia", cambiamenti climatici che cambiano il colore delle foglie autunnali, malattie rare che costringono a camminare a quattro zampe come prova della nostra origine scimmiesca. Queste esilaranti "notizie" rappresentano il tentativo di spacciare per "razionali" ed "oggettive" una serie di balle colossali ed hanno come effetto la diffusione, ad opera non più dei santoni ma di sedicenti scienziati, di una nuova forma di superstizione.

feynman ha detto...

ho fatto da me cercando nell'archivio online di Repubblica. Non trovo però "paginate" ma solo un articolo di Gabriele Romagnoli. Non parla di "cento dimostrazioni" ma testualmente di "dieci (presunti) modi per dimostrarlo". E' un'intervista a un matematico di Beirut che riteneva di avere dimostrato il postulato. Romagnoli, non essendo un matematico, lascia il discorso in sospeso. Un articolo abbastanza inutile, ma non mi sembra una "paginata" sulle "cento dimostrazioni". Nel suo libro è contyenuto un riferimento più preciso di quel che ho trovato io o le "cento dimostrazioni" in realtà erano "dieci" ?

Lucio ha detto...

Per Attento:

Apparizioni e stimmate non fanno parte del dominio delle conoscenza scientifiche. Lei è libero di considerarle superstizioni e nessuno può imporgliele come verità oggettive.


E' la risposta che mi sento sempre dare quando dico quello che penso su queste cose. Il punto e' che trovo troppo semplicistico mettere le verita' scientifiche tutte da una parte e quelle di fede tutte dall'altra. Alla fin fine, la realta' e' una sola; scienza e religione sono due strumenti con cui cerchiamo di capirla, ed ognuno e' libero di sceglierne uno. Pero', se mi consente, ci sono state tante "verita' di fede" che hanno poi ricevuto una spiegazione scientifica, mentre sfido chiunque a mostrarmi un esempio nell'altra direzione.

Lucio Demeio.

Giorgio Israel ha detto...

Era una paginata, ovvero una pagina intera, l'ho conservata. Con riquadri ecc. Non era un'intervista ma un servizio. Vabbè non erano cento, era una battuta, ma la sostanza é: una dimostrazione del V postulato è una cialtronata, due è una cialtronata al quadrato, ecc. Fare un servizio lasciando in sospeso, come se fosse possibile dimostrare il postulato, è una disinformazione scandalosa. Che dire di un servizio che lascia aperta la questione se sia possibile ottenere il moto perpetuo? Ma per difendere la voce della democrazia ci si arrampica sugli specchi. Ah, l'ideologia...

feynman ha detto...

che c'entra l'ideologia? In giro per la Rete ho bastonato più volte giornali di qualsiasi tendenza per il modo sciatto di fare informazione e per il mancato controllo delle fonti. Lei però mi ha dato sulla questione un'informazione incompleta rimandandomi al suo libro e io, che non ho il suo libro sotto mano, sono andato a controllarla alla fonte. L'articolo di Romagnoli è leggibile al link http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2004/08/08/il-mistero-delle-rette-parallele.html . Mi pare il solito articolo sensazionalista e pressapochista e Repubblica ha pubblicato certamente di meglio ma anche di peggio. La questione comunque mi appare diversa da come lei l'aveva descritta nel suo commento precedente, dal quale appariva che effettivamente il giornale avesse pubblicato cento "dimostrazioni" di ciò che dimostrabile non è. La domanda che le pongo ora è la seguente: non crede lei che alcuni dei suoi lettori avranno preso alla lettera il suo "cento" invece del corretto "dieci" e che quindi contribuiranno a diffondere un'informazione deformata ed errata? Io credo di sì e ritengo quindi che sarebbe stato meglio dire CHIARAMENTE che lei si riferiva al numero di Repubblica dell'8 agosto 2004 o ammettere che sul momento non si ricordava il riferimento. Insomma: il citare correttamente le fonti dovrebbe essere un obbligo per chiunque voglia fare un discorso sull'informazione scientifica. Non è questione di ideologia, è questione di usare lo stesso metro con cui misuriamo gli altri anche per misurare noi stessi.

Giorgio Israel ha detto...

Ma mi faccia il piacere... "Cento" era una battuta per dire molte. Cento o dieci non cambia nulla. Ripeto, una è vergognoso, più di una - addirittura dieci - è vergognoso alla ennesima potenza. Se erano dieci era meno grave, di cento? E bisognava dire: "Ah, no povera Repubblica, ha detto soltanto dieci"... Ma quale informazione deformata e cosa dovrei rettificare? Mi auguro soltanto che lei non sia un professore di matematica. Tutto ciò non merita ulteriori commenti.

feynman ha detto...

mi auguro piuttosto io che LEI non sia un professore di Matematica vista la sua maleducazione. A me basta che chi legge questo blog ora possa, grazie a me e non certo a lei, leggere direttamente la famosa "paginata". Mi pubblichi quest'ultimo commento e poi, nemmeno se continuasse con gli insulti, non la importunerò più caro professore.

agapetòs ha detto...

Il novello Euclide dell'articolo di Romagnoli deve soffrire di una qualche forma di paranoia, ma non ne è comunque colpevole. Sarebbe un utile esercizio comunque studiare le presunte dimostrazioni per trovarne le falle.
Trovo l'articolo di Romagnoli, invece, colpevolmente vergognoso anche se non è che uno dei tanti esempi di articoli costruiti intorno al nulla.
Niente di nuovo sotto il sole, insomma!
Un commento dettagliato all'articolo si trova anche qui.

Giorgio Israel ha detto...

Si dimostra l'esistenza di un numero (per fortuna limitatissimo) di persone che prima ti dicono che sei poco serio,che deformi, disinformi, che non sei corretto, ecc. ecc. e poi se li contraddici si imbestialiscono dicendo che li "insulti". molto istruttivo ed emblematico.

feynman ha detto...

Una sola domanda egregio professore: il suo "Mi auguro soltanto che lei non sia un professore di matematica. " cosa è se non un insulto? Abbia l'onsetà intellettuale di riconoscerlo ma anche se non ce l'ha fa lo stesso.

Giorgio Israel ha detto...

Aggiungo che il commento citato da Agapetos era molto più virulento del mio. Non sarei peraltro tanto indulgente con il "novello Euclide" (non offenderei Euclide che, poveretto, non ha provato a dimostrare il V postulato) perché anche i pazzi sono pericolosi. E quel signore ha detto chiaramente di pensare che la colpa è dell'Occidente corrotto che ha distrutto l'assolutezza dello spazio con le geometrie non euclidee. Forse per questo è tanto piaciuto agli odiatori di sé.

feynman ha detto...

il pazzo "dimostratore" del quinto postulato non è certo piaciuto nemmeno a me, così come non mi è piaciuto l'articolo di Romagnoli. E che le Geometrie non euclidee siano una conquista del pensiero umano a me sembra una cosa tanto ovvia che non pensavo dovessi farne pubblica dichiarazione. Ai tempi del liceo, mentre lavoravo d'estate come cameriere lessi e studiai il bellissimo libro di Agazzi e Palladino su tale argomento, libro che mi avevano regalato per il mio compleanno. Faccio queste precisazioni perchè, caro professore, io insegno proprio matematica e fisica: lo faccio da anni con impegno e passione e ottenendo ampio riconoscimento da parte di studenti, famiglie e dirigenti scolastici. Sono un insegnante che ha sempre lavorato con impegno e passione e continuerà a farlo. Capirà quindi, almeno spero, perchè mi ha davvero offeso con quel "mi auguro soltanto che lei non sia un professore di matematica". Cordiali saluti.

Giorgio Israel ha detto...

A Feynman:
No, sinceramente, non penso che lo sia. Un insulto è: lei è un deficiente, un ladro, un fesso, un mentitore, ecc. ecc. e consimili. Io non ho detto che lei sia nulla del genere. Ho soltanto fatto un rilievo sicuramente pungente: e cioè che non mi aspetterei da un professore di matematica tanta indulgenza nei confronti di una divulgazione matematica indecente come quella - giudicata tale non solo da me, ma che suscitò le proteste al giornale di persone di primo piano - né mi aspetterei un cavillare capzioso sul dieci o cento, perdendo di vista la sostanza delle cose. Penso che non sia un buon uso della ragione minimizzare una cosa tanto grave e sollevare scandalo, definendolo disinformazione e altro, una semplice boutade che non cambia assolutamente di una virgola la validità del giudizio. Insomma, se lei fosse un professore non mi augurerei che educasse mio figlio a un tal modo di ragionare, il che non toglie nulla alla sua rispettabilità come persona.
Del resto, se il mio fosse un insulto lo sarebbe anche la sua osservazione che io non rispetto il dovere di citare "correttamente" le fonti e di non usare con me il metro che uso con gli altri, ovvero ancora di essere parziale e scorretto. Non ho detto che fosse un insulto, non lo penso, era una critica pesante. Ho risposto sullo stesso tono, con una controcritica pesante, ma lei è andato fuori giri passando a quello che è indubitabilmente un insulto: "maleducato".
Potrei anche farle osservare che dirmi che o ho l'onestà intellettuale di riconoscere che... oppure se non ce l'ho fa lo stesso, non lascia via d'uscita: o riconosco... oppure non ho l'onestà intellettuale (questione di logica elementare). In tal modo, se io non ammetto quanto lei vuole sono "disonesto intellettualmente". E questo non è presentare l'alternativa secca tra il beccarsi un insulto (pesantissimo) e l'ammissione di aver insultato? Siccome non intendo fare tale ammissione, l'insulto l'ho già avuto a priori...
Provi a riflettere. Anche lei potrebbe considerare l'opzione di ammettere di aver sbagliato e se non lo farà non le dirò che è disonesto intellettualmente. Soltanto che un dialogo condotto in questo modo non mi interessa.

Giorgio Israel ha detto...

Commento all'ultimo commento di Feynman e poi chiudo qui la diatriba che rischia di diventare sterile.
Vuole che le dica fino in fondo il mio pensiero? Senza offesa.
Non ho motivo di ritenere che lei sia un cattivo insegnante di fisica e matematica. Al contrario. Sono certo che lei sia un ottimo insegnante.
Semplicemente penso - forse sbaglio, ma questo è quel che penso - che lei sia di sinistra e che ritenga che io sia di destra e quindi che nutra un fastidio pregiudiziale per tutto quel che dico, con un atteggiamento un po' stile Micromega. Traspare in modo evidente dal tono diffidente dei suoi commenti: come di chi sta ben attento a dar ragione a chi sta dall'altra parte della "barricata". Vedi le punzecchiate su Libero dove io scrivo. Perciò, anche se magari lei la pensa esattamente come me sulla faccenda del libanese, si stizzisce di dover andare d'accordo col "nemico" e la infastidisce l'idea che venga messa alla berlina La Repubblica, la corazzata di sinistra. E quindi si mette a difenderla a tutti i costi più con lo stile dell'avvocato che cavilla che con quello del professore. E comincia a impelagarsi in discorsi assurdi come il tentare di prendermi in castagna sul "dieci" o "cento" il che francamente è assurdo. Che si possa avere idee politiche o culturali diverse è legittimo e non facciamone un dramma. Ma non è bene impuntarsi a tutti i costi per tenere alta la bandiera. Fa torto alla sua intelligenza e la mette in situazioni insostenibili. Al punto da far la figura di persona che non ha la lucidità per insegnare agli altri a ragionare. Il che - non ho motivi di non crederlo - sicuramente non è. Ma l'ostilità ideologica può annebbiare.
Se quel che legge qui le da tanto fastidio, lasci perdere: se ne avvantaggerà il suo fegato. Altrimenti, faccia cortesemente lo sforzo di contraddire quando esiste una qualche ragione seria per farlo. Ma non mi prenda di punta a qualsiasi costo, anche quando non ha alcun senso farlo.
Questo è quel che penso. In sincerità e senza alcun astio. Se poi vuol offendersi ancora, faccia pure. Non so che farci.

feynman ha detto...

credo che alla base di tutto ci sia un equivoco. Io non ho saputo spiegare cosa intendevo e lei ha capito altro. Se potessimo discuterne di persona sono certo che ci sapremmo spiegare, ma farlo qui nel blog diventa troppo lungo e complicato col pericolo tra l'altro che si producano altri equivoci. L'ultimo suo commento mi sembra comunque equilibrato e quasi interamente condivisibile, per cui mi accontento e la saluto cordialmente.

marco simone ha detto...

Seguo da tempo questo blog perché mi pare che il professor Israel, con il quale pure sono, nel complesso, in netto disaccordo, colga spesso aspetti dolenti della scuola che non si può continuare ad ignorare. E proprio al professore vorrei rivolgere le due seguenti domande, nella speranza di fornire un contributo a questo proficuo dibattito:
1) Che cosa pensa delle Indicazioni Nazionali proposte nell’ambito della riforma Moratti? Perché nel 2003, da destra, nessuno si accorse di ciò che stava accadendo alla scuola? Perché nessuno criticò allora un Ministro che, senza neppure l’avallo delle associazioni professionali degli insegnanti, impose Indicazioni Nazionali molto più numerose (e fumose) rispetto a quelle redatte dalla commissione Ceruti nel 2007 e scritte in un pedogogichese prolisso e spesso stucchevole?
2) Come spiega il fatto che le scuole del Nord ottengono nelle rilevazioni internazionali risultati molto migliori rispetto a quelle del Sud e delle Isole? Forse che il pedagogismo ha attecchito maggiormente al Sud, mentre l’Emilia, il Trentino, il Friuli sono roccaforti della scuola pre-Sessantotto?
Cordialmente
Marco

Giorgio Israel ha detto...

Penso malissimo dei programmi Moratti (che sono legge a differenza delle Indicazioni di Fioroni). La destra ha sempre avuto un complesso di inferiorità culturale nei confronti della sinistra e, in quel caso, si è partiti dalla convinzione che bisognasse ricorrere alla cultura di sinistra per governare l'istruzione, non disponendo di idee e persone adeguate (il che non era neppure vero). La Moratti ha semplicemente confermato i precedenti consulenti o se ne è scelti altri su consiglio dei precedenti ministri che di fatto hanno mantenuto un'influsso fortissimo sulla gestione dell'istruzione. È un fatto noto e verificabile. Difatti, la Moratti fu vivacemente criticata a sinistra per le decisioni strutturali, mai per i contenuti che, come dice lei, erano il peggio del peggiore pedagogismo parolaio. Fino all'educazione all'affettività. La Commissione Ceruti ha migliorato le cose, ma in un solco di sostanziale continuità: basta leggersi le indicazioni per la storia e la geografia delle primarie... Ma ora il monolite pedagogista si sta sgretolando dal basso, anche se l'impronta lasciata in un trentennio è così pesante che ci vorrà un altro trentennio per cambiare le cose.
Quanto al punto 2) non mi sento di rispondere. Bisognerebbe conoscere bene la situazione prima di emettere giudizi superficiali. Certo questo dislivello non dipende da un maggiore impatto del pedagogismo al sud. Peraltro, sono sempre molto prudente nel prendere per oro colato queste rilevazioni che sono spesso fatte su parametri che non sono di contenuto, ma si riferiscono a strutture, risorse, ecc. e anche quando analizzano le competenze (mai le conoscenze) lo fanno con metodi molto discutibili. Insomma, sono convinto che la scuola italiana - europea, in generale, la Francia non sta meglio di noi e la Spagna sta peggio - vada male, ma ho qualche diffidenza nei confronti degli Ocse-Pisa. E non solo il solo ad averla.

Lucio ha detto...

Ritornando sul V postulato di Euclide: ma perche' perdete cosi' tanto tempo ed energie per una tale cretinata? Siete tutti e due professori di matematica, sapete bene che quell'articolo di Romagnoli e' di una dabbenaggine che piu' di cosi' non si puo'; parlare di "disinformazione" era il minimo.

Se vi puo' interessare, Rachid Matta mantiene una sua pagina web all'indirizzo www.mathtruth-rachidmatta.com. Purtroppo per me, molto del materiale e' in francese, che non ho intenzione di imparare per leggere le sue cretinate (bhe', magari qualcosa di buono anche si trova ...).

Nonostante Romagnoli, continuero' a leggere Repubblica.

Lucio Demeio.

agapetòs ha detto...

Grazie della segnalazione. In particolare il teorema che si trova qui potrebbe essere proposto a studenti liceali di geometria dando un premio a chi trova per primo l'errore.
Ma quell'articolo (che cominciava in prima pagina!) è solo uno dei tanti esempi di sciatteria di giornali e TG. Solo per parlare dei contenuti, perché se poi volessimo parlare anche del povero italiano, degli accenti sbagliati e del congiuntivo bistrattato, si aprirebbe un altro vasto capitolo...

Sunflower ha detto...

"D'ora in poi pubblicherò le migliori perle giapponesi dei compiti ai miei esami. Beninteso, in totale anonimato."

... Ehm, professore, non è che per caso sarebbe possibile evitarlo?? Essendo un'autrice di una (e per fortuna una sola) di quelle perle, mi sentirei ancora più imbarazzata a rileggerla!! ^^'

Per quanto riguarda poi l'argomento della discussione, mi domando se oltre alle ottime proposte della Gelmini non sia anche possibile adottare un serio metodo di verifica delle conoscenze degli insegnanti: verifiche quinquennali, esami, test, anche al solo scopo di spaventarne un po' e farli studiare la loro materia!
Perchè, a volte, il problema non è solo il contesto ma il professore stesso con la sua ignoranza.

Barbara ha detto...

Professore, mi scusi se uso il suo blog per chiederglielo: perché non interviene anche lei sul sito di Magdi Allam (sezione Emergenza educativa)? La prego di far sentire la sua autorevole voce. Sarebbe veramente utile.
Barbara, l'autrice della lettera che lei ha pubblicato con il titolo "Questa è la scuola elementare migliore del mondo".

Giorgio Israel ha detto...

Ma era per rispondere a chi dice che tutto va bene...
Comunque, sono assolutamente d'accordo per la verifica degli insegnanti. Figuriamoci... Mi ritengo una vittima di certi circuiti mafiosi universitari. Il problema è come farla. Sono per il metodo delle ispezioni, alla maniera di quanto accade in Inghilterra. Non sono per i sistemi di valutazione con le griglie parametriche. Controllo umano diretto... questo è quel che ci vuole. Verifiche periodiche, più frequenti di quelle quinquennali. Comunque su questo ho scritto, anche su questo blog.

Giorgio Israel ha detto...

La precedente risposta era per Sunflower. A Barbara rispondo che se ci riesco lo faccio, ma ci sono dei limiti. Se non altro la giornata è di 24 ore...

Barbara ha detto...

Certo, capisco, ci mancherebbe! Sappia comunque che gliel'ho proposto perché so che anche lei stima la persona di Magdi Allam, il suo attaccamento alla verità, la sua onestà intellettuale. Tuttavia il seminario sull'emergenza educativa sembra ridotto ad una questione sociale, politica ed economica (gli aumenti che non ci saranno prima di cinque anni, il governo Berlusconi e le sue bassezze, i licenziamenti di tantissimi docenti). Pare che il vero cancro che sta uccidendo la scuola non sia una questione interessante. La saluto ringraziandola per la sua determinazione. Barbara.

Marcella ha detto...

Proposta: perchè agli specializzati, che sono preparati delle SSIS!, e più anche dottorati non viene proposto di inserirsi nella formazione accademica dei nuovi insegnanti all'interno della specilistica?
O forse quei posti sono già assegnati? Le tre I non contrastano un pò con l'antiquato maestro unico, che diventerà anche specilista di inglese grazie a un corsetto di 150 ore? Io sono vent'anni che studio il francese e non mi sento sicura molto spesso...
La seconda lingua poi...ho sentito che si vuole ripristinare l'art 25 quando in tutta Europa da sempre in alcuni paesi si studiano due lingue, anche alle primarie...non è un tornare indietro?!!
Non è plemica ma riflessione e ricerca di un sostegno anche da parte sua perchè le assicuro che mi sento il terreno scivolare via sotto i piedi, e anche le minime prospettive di costruirmi un futuro a 34 e da precaria, ma con alcuni punti fissi, stanno sfumando ogni giorno che passa.
Le SSIS, come le ho detto in un altro intervento andava riformata, perchè come ha detto lei c'era troppa teroia e due anni erano troppi per questo. Ma ora? dentro alle specialistiche ci saranno quei docenti, veri docenti delle medie e delle superiori, che potevano dare una base all'esperienza oltre al tirocinio e buone dritte?

Ci pensi alla questione di inserire noi poveri precari ma dottorati e specializzati in quella formazione invece di mandarci dalle guide turistiche!

Grazie

Marcella

Teresa ha detto...
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Giorgio Israel ha detto...

Io non rispondo soltanto su questioni che non mi riguardano o per elementari ragioni di riservatezza. La mia commissione non si occupa, per definizione dei suoi compiti, di precari ma siccome qualcuno ha messo in giro la voce contraria e si è diffusa questa credenza, se parlassi rischierei di diffondere voci senza fondamento che verrebbero prese sul serio. È una questione di serietà. E sui lavori della commissione non parlo per una riservatezza che è la condizione elementare perché funzioni.
Io non sono obbligato a sostenere nessuno, per mia fortuna. Penso e dico quel che mi pare e in cui credo, e se fossi costretto a fare altrimenti mi ritirei in un secondo tornando alle mie attività preferite: studiare e scrivere.
Non è vero che il ministro vuol togliere il latino dallo scientifico. Questa è una pensata di un alto dirigente. Pessima e che non condivido affatto, lo dico chiaro. Non fatevi immagini idilliache della sinistra. L'idea di togliere il latino (e non solo dallo scientifico!) viene sostenuta da un ampio schieramento trasversale (e combattuta da un ampio schieramento trasversale: vedi ieri le dichiarazioni di Ceruti e Valditara). L'ha rilanciata il presidente di TreElle Attilio Oliva, di quell'associazione che raccoglie un ampio fronte confidustriale e di pedagogisti e intellettuali di sinistra (si legga la lista del board in rete). Per parte mia, e per quel pochissimo che conto, ho risposto per le rime a Oliva in un articolo e probabilmente interverrò di nuovo sul latino nei prossimi giorni. Peraltro conosco esponenti autorevoli di centro-destra che vorrebbero reintrodurre il greco... (assieme ad altri che toglierebbero tutto in favore delle tre "i"). Quindi, che io "non sappia giustificare molte scelte" e perciò taccia è un'offesa gratuita.
Quanto ai precari, esistono e come. Bisognerebbe che se la prendessero con chi dagli anni settanta ha imposto il reclutamento di cani e porci (come giustamente si dice). Bastava lavorare tre mesi al'università o nelle scuole per diventare un precario che doveva essere assunto col posto fisso e senza concorso. E chi è che ha introdotto e imposto con la forza (diciamo pure con la violenza) questa prassi oscena che ha sfasciato mezzo paese? Gli improponibili sindacati. Quella Cgil cui anch'io ero iscritto, come militante di sinistra (fino a che non mi si sono aperti gli occhi), che mi prelevava i soldi dallo stipendio e per cancellarmi dalla quale ho impiegato due anni di lettere raccomandate fino all'intervento di un avvocato e che comunque mi ha sottratto due anni di contributi. Sono questi "improponibili" sindacati che, con la loro demagogia motivata soltanto da desiderio di potere, hanno condotto il paese in una situazione tale che ora non si riesce più a rimettere in piedi un meccanismo decente di assunzioni in ruolo con concorsi che rispettino il merito. Sono quei sindacati che ora, temendo di perdere il potere sulla scuola, stanno mobilitandola per una guerra frontale. Sarebbe meglio aprire gli occhi e non farsi strumentalizzare, invece di sostenere sindacati improponibili e i loro interessi di potere, che con quelli dei precari non hanno nulla a che fare.

marcella52 ha detto...

chiedo venia. Ci sono due Marcella. Pur non avendo nulla di personale verso la mia omonima, ci tengo alla mia identità. Come faccio a distinguermi?

feynman ha detto...

le due marcelle: basta che firmiate il commento in modo diverso. Il mio nickname è "feynman" ma se vai sul mio blog ci trovi nome e cognome.

Teresa ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Giorgio Israel ha detto...

Ma chi è lei che sa tante cose che nessuno sa, addirittura le unificazioni delle classi di concorso, e le da per certe, costruendoci giudizi sopra? Non discuto sulle basi dei pettegolezzi. Non ho il minimo imbarazzo per quello che faccio e non considero l'essere bresciano qualcosa che debba essere considerato come titolo di demerito. Questo livello di discussione non mi interessa.

Teresa ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Giorgio Israel ha detto...

Ma cosa vuole? Che mi metta a discutere di accorpamenti di classi di concorso che ancora nessuno sa come saranno? Sulla base dei suoi "vedrà che accadrà ben di peggio"? Se non sono pettegolezzi saranno frutto di una seduta spiritica. E lo sforzo richiesto ai docenti di materie umanistiche non implica affatto l'abbandono del latino. Lei pontifica di serietà e trova serio discutere sulle basi di "Vedrà che... Pare che." Quando se ne parlerà concretamente, e non a livello di chiacchiere da Bar Sport, dirò quel che penso, peraltro di nuovo, avendolo già fatto. Perciò non capisco perché lei dica che sono reticente quando la mia opinione sul latino e sulla centralità dell'approccio umanistico l'ho espressa, chiaro e forte, qui e altrove, e anche in un libro che, se mai, è stato rimproverato di essere troppo senza peli sulla lingua.
Ma c'è un punto fondamentale. Non posso più pubblicare commenti pesanti riguardanti addirittura la "levatura morale" di persone, di chiunque si tratti. Non riterrei serio e morale squalificare gli argomenti dei massimi dirigenti del Pd perché non sono neppure laureati o del nuovo segretario Flc-Cgil perché è un ragioniere che si occupato finora soltanto delle federazioni dei tessili e degli edili e, su questa base, pontifica di scuola, università e addirittura di pedagogia. Sarebbe addirittura da Maramaldo. Si risponde nel merito.
Il Ministro Gelmini sta agendo in modo serio e responsabile, le riforme che ha avanzato sono, a mio avviso, giuste e fondate. Quando mi troverò di fronte a qualcosa che non mi piace, stia tranquilla che lo dirò, per quel poco che conta. Ma se Gelmini non avesse il diritto di fare il ministro, allora bisognerebbe far tacere i vari Veltroni, D'Alema, Epifani e Pantaleo.
Perciò d'ora in poi cestinerò questo genere di interventi. Il moralismo a senso unico alla Travaglio-Di Pietro, con tanto di sentenze emesse in piazza, sta avvelenando questo paese.

Teresa ha detto...
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feynman ha detto...

il governo porrà la fiducia sul maxiemendamento che sostituisce il decreto Gelmini, vedasi http://www.corriere.it/politica/08_ottobre_06/scuola_fiducia_decreto_826e6670-93ca-11dd-8968-00144f02aabc.shtml . Non ho parole.

agapetòs ha detto...

Mi sfugge lo scandalo del chiedere la fiducia. O, se vogliamo, è uno scandalo che va avanti da tempo e con governi di tutti i colori.

feynman ha detto...

quindi uno scandalo non è più scandaloso perchè "così fan tutti" ? bene, continuiamo csì. Viva l'Italia.

agapetòs ha detto...

No, il discorso è che non ci si può accorgere delle porcherie solo quando le fanno quelli dell'altra parte.
Veltroni rimprovera a Berlusconi l'abuso dei decreti, però quando la stessa cosa la faceva Prodi...

feynman ha detto...

quindi le porcherie di oggi sono giustificate dal fatto che le han fatte quelli di ieri? complimenti, continuiamo così allora. Viva l'Italia.