giovedì 26 marzo 2009

Scuse doverose ma che non arriveranno mai

È un documento davvero straordinario e destinato a passare alla storia la lettera di Benedetto XVI ai vescovi della Chiesa cattolica circa la remissione della scomunica ai quattro presuli consacrati dall’arcivescovo Lefebvre. Lo è in primo luogo per la chiarezza assoluta con cui viene esaminato il caso in tutti i suoi risvolti, anche a costo di affrontare la polemica e pronunziare giudizi crudi. Non un dettaglio è trascurato (persino il ruolo di internet), non un aspetto è lasciato in ombra, in particolare per quel riguarda le implicazioni scandalose del caso Williamson derivanti dalle sciagurate dichiarazioni negazioniste sulle camere a gas. Ma lo è soprattutto per il tono appassionato con cui il Papa ha messo a nudo il suo animo e le intenzioni che lo hanno guidato nell’affrontare questa vicenda. Ne discende che aveva ragione chi, nelle tempeste di questi ultimi mesi, ha sostenuto che i rapporti ebraico-cristiani non erano compromessi in alcun modo dalle scelte di Benedetto XVI.
Il rabbino Jacob Neusner, con le cui tesi il Papa aveva intessuto un dialogo teologico nel suo Gesù di Nazaret, ha sostenuto, al contrario, che è proprio grazie a uomini come lui che il dialogo ebraico-cristiano vive e prospera. Egli ha riconosciuto la bontà delle intenzioni del Papa, osservando che il nuovo corso iniziato con il Concilio «è stato riaffermato nella risposta che con cuore puro il Papa ha dato alla mia conversazione immaginaria inserita nel mio libro». È un corso che potrà avere intoppi, ha dichiarato Neusner, ma è irreversibile. E la stragrande maggioranza dell’ebraismo mondiale ha aderito a tesi simili riprendendo in pieno il cammino del dialogo.
È anche la tesi sostenuta ripetutamente da chi scrive, insieme ad altri ebrei italiani come Guido Guastalla, e che ci è costata una serie di nutriti lanci di pietre. Sarebbe preferibile non parlare di casi personali in una rubrica, ma ci sono circostanze in cui si ha diritto a togliersi dalle scarpe qualcuna di quelle pietre. Quando sostenemmo che la nuova preghiera del Venerdì santo non doveva essere intesa come un arretramento verso una logica di conversione forzata qualcuno ci trattò come “ebrei di corte”. Quando venne avanzata la proposta di interrompere il dialogo ebraico-cristiano manifestammo in modo pacato il nostro dissenso. Apriti cielo. Alcuni esponenti dell’ebraismo italiano, presumendo di avere un’autorità dogmatica, ci attaccarono in modo violento, nello stile “taci tu, ché soltanto io ho il diritto di parlare”. Poi venne il caso Williamson e fummo tra i primi a chiedere il massimo di chiarezza, certi che sarebbe venuta proprio dal Papa, proprio perché eravamo convinti della trasparenza delle sue intenzioni. Allora è venuta una scarica di legnate da parte di alcuni cattolici convinti che per dimostrare di essere tali bisogna eccedere in zelo e mostrarsi fanatici: presuntuosi e arroganti ebrei che “attaccano” il Papa, è stato detto, proprio a chi lo aveva difeso da attacchi infondati.
Ora, dopo che proprio dal Papa è venuta la conferma più autorevole che era giusto quanto venivamo dicendo e che i fatti hanno dimostrato quanto fossero ingiuste e detestabili quelle scariche di pietre provenienti da entrambi i lati, sarebbe naturale ricevere delle sentite scuse. Ne è venuta una soltanto, e da una persona che ha avuto un ruolo secondario nei lanci. Troppo poco. Quantomeno ci si attenderebbe un decoroso silenzio. Ma, si sa, un bel tacer non fu mai scritto. Difatti, alcuni dei protagonisti di quelle incivili aggressioni si stanno attivando per proporsi come protagonisti del rinnovato dialogo ebraico-cristiano… No comment.
(Tempi, 26 marzo 2009)

Certi commenti che ho letto a questo articolo non mi sono piaciuti per niente. Primo. Non è vero che io abbia attaccato il Papa e che ora mi corregga, con sollievo di qualcuno. Quell'attacco non l'ho mai fatto. Ho deprecato quel che era successo col caso Williamson. Esattamente nello stesso modo in cui successivamente l'ha deprecato il Papa.
Secondo. C'è qualcuno che cerca di fare il furbo. Questo articolo non è soltanto contro certi esponenti dell'ebraismo italiano. Lo è, certamente. Ma è anche contro certi cattolici che si sono comportati male. E chi gioca a minimizzare i comportamenti di questi ultimi ciurla nel manico, mostra di non aver capito niente, o di far finta di non capire, o peggio di pensarla ancora come quei signori. Ho ricevuto attacchi e insulti pesanti e volgari, altro che sciocchezze. E non li meritavo affatto. Questi e quelli dovrebbero scusarsi. E far finta che i comportamenti di certi cattivi cattolici non ci siano stati è molto grave, è come riaprire la ferita.

7 commenti:

Caroli ha detto...

Può attaccare il Papa chi ha sostenuto a spada tratta il suo diritto alla prolusione presso l'università "La Sapienza"? Evidentemente no, prima di tutto perché tutti hanno di esprimere le loro tesi in tutte le sedi. E questo lo sostenne in tempi non sospetti da nessun punto di vista un signore che chiamavano Voltaire.
In una famosa intervista al "Resto del Carlino", don Giussani disse che si chiedeva se il Signore aveva dato ai cattolici l'intelligenza perché la usassero, o per farne olocausto. Carissimo Professore, non può scusarsi chi ha fatto tale olocausto, essenzialmente per mancanza di materia prima. Quella di cui sopra.

Caroli ha detto...

Naturalmente, con quanto scrivevo nel post precedente, non intendo giustificare nessuno, cattolico, ortodosso o ebreo che fosse. Non c'è peggior tonto di chi lo fa a bella posta. Solo confermare una consonanza tra me e Lei.

Barbara ha detto...

Io credo che certa gente non meriti tutta questa attesa e attenzione.
E credo che sia decisamente meglio mandare al diavolo gli ipocriti e guardare con maggiore intensità quello che c'è, piuttosto che quello che manca.
Con rispetto e stima.
Barbara

luvi ha detto...

Egregio Prof.
é la prima volta che intervengo su un blog e non mi è chiaro se è possibile lasciare dei commenti anche ai suoi articoli meno recenti. Glielo chiedo in quanto vorrei capire se il post che le ho indirizzato ieri a proposito dellla formazione degli insegnanti non è stato pubblicato perchè la discussione relativa a quell'argomento era chiusa o semplicemente perchè non è stato da Lei approvato. In quest'ultimo caso spero di non aver detto nulla che l'abbia infastidita e mi scuso per averLe recato disturbo. Saluti,
Luvi

Giorgio Israel ha detto...

Certo che si può. Non mi ricordo di aver cassato un suo commento. Forse si è perso.

paolo ha detto...

gent.mo professore,
purtroppo occorrerebbe sempre fare un passo indietro prima di rincorrere a testa bassa la presunta difesa della verità.
in pochi risultano esenti da atteggiamenti ideologici e anche molti cattolici ne sono, più o meno consapevolmente, soggetti.
e la cosa diventa palese adesso che la realtà mostra quanto i giudizi espressi siano stati solo un'idea sulla cosa piuttosto che frutto di un continuo paragone fra ciò che accade e la verità e il desiderio che sempre dovrebbe animare i nostri giudizi.
certo io non sono esente da atteggiamenti ideologici.
però quando mi succede di rendermene conto, divento rosso in volto, chiedo scusa, faccio marcia indietro, pago pegno e riparto cercando di recuperare rispetto all'offesa e soprattutto all'offeso.
con tutte queste parole vorrei solo dire che mi spiace per quanto accaduto, e capisco la sua richiesta e la sua impazienza circa le scuse che non sono arrivate.
perchè quando si incontrano realtà di valore, si pretende anche che gli uomini lo siano e cioè che siano pronti a riconoscere e ripartire in onore del vero.
che dire....mi spiace davvero.
perchè, più che di uomini fermi come cristalli, questo nostro periodo ha bisogno di uomini giusti.
e intanto mi scusi per la lunghezza.

Caroli ha detto...

Anche perché, caro Paolo, il cristallo, se urtato, si spezza. E per fortuna: lo dico in riferimento agli uomini "fermi come cristalli" (ha presente l'Innominato manzoniano?).