Lettera all'Editor di Physical Review (1936):
Dear Sir,
We (Mr. Rosen and I) had sent you our manuscript for publication and had not authorized you to show it to specialists before it is printed. I see no reason to address the — in any case erroneous — comments of your anonymous expert. On the basis of this incident I prefer to publish the paper elsewhere.
Respectfully,
Albert Einstein
We (Mr. Rosen and I) had sent you our manuscript for publication and had not authorized you to show it to specialists before it is printed. I see no reason to address the — in any case erroneous — comments of your anonymous expert. On the basis of this incident I prefer to publish the paper elsewhere.
Respectfully,
Albert Einstein
17 commenti:
Attenzione pero': nel '36 era gia' "Albert Einstein".
Forse se Hawking scrivesse, oggi, una lettera cosi' la vergogna cadrebbe sugli Editors e non su di lui.
Cordialmente,
Lucio Demeio.
Magari fosse vero... Conosco vicende dell'altro mondo... Purtroppo non posso citare per ragioni di riservatezza.
Seguo con interesse il suo blog, ma non sempre sono sicuro di cogliere le sfumature dei suoi articoli. Einstein aveva inviato alla Physical Review un lavoro sbagliato sulle onde gravitazionali e si risentì, in modo insolito per lui, della richiesta della rivista di modificarlo secondo le indicazioni del referee, o perlomeno questa è la versione corrente. Viene talvolta citato come esempio dei lati meno noti e meno gradevoli del carattere di Einstein, ma più spesso per indicare la grande attenzione che in passato veniva posta all'esame del materiale da pubblicare, senza timore di contrariare un personaggio della levatura di Einstein, in confronto all'attuale frenesia publish or perish. Suppongo anche lei lo citi in questo secondo significato, rispetto alla facilità di pubblicazione di certe ricerche poco significative, ma il titolo mi rende un po' incerto.
Sì, era soltanto una cosa un po' leggera tanto per alludere a tutta la faccenda della valutazione su cui ho scritto in modo un po' più serio. Non pretendo che un post così vada preso più che come una battuta davanti a un bicchiere di vino...
Egregio Professore, sia più cauto. Già ha mostrato il fianco con Bruckner Mahler (mi scusi poi, ma Wagner è inaccettabile per un italiano e pure di religione ebraica... passi per Verdi e il Nabucco al più). Adesso mi vien fuori anche con il bicchiere di vino... tra un po' lei sarà indifendibile.
A proposito, mi lasci indovinare. Porto? Barolo? Un Prosecchino bello fresco? Mi piacerebbe immaginare... Lambrusco!
Vanno bene tutti purché di qualità (meglio bere poco ma buono) e bene accoppiati con il cibo. Il Lambrusco va bene per una merenda ma non siamo ad alti livelli. Meglio i piemontesi, il Rosso di Montalcino, il Montecucco (recentemente rivalutato)... Sui vini francesi bisogna spendere altrimenti si rischia il mal di pancia e, certo spendendo, si ottiene molto. I vini spagnoli sono in ripresa, ma sono ancora molto molto rozzi rispetto a quelli italiani. Un'autentica sorpresa i vini israeliani rispetto ai livelli di cinque-sei anni fa...
Perchè non mezzo bicchiere di Amarone?
E perché no? Ma su un bell'arrosto...
Visto che si continua su certi toni senza pudori... ecco in anteprima la notizia della prossima pubblicazione di una snella ma succosa operina: “PER UNA BICCHIERATA UMANISTICA - Apologia del brindisi che curi i malati di totalitarismo come persone”.
Professore, ci consente di unirci al brindisi?
Rita Levi di Montalcino
Nicola Zibibbo
Vito Volcinqueterre
Giuseppe Moscato
Prof. Israel,
sul rapporto qualità-prezzo dei vini francesi le farà piacere constatare che posso contraddirla. Nel vasto mondo degli spumanti francesi (a cui presto la mia attenzione obbligato dal fatto che le bollicine sono l'unica risoluzione perché mia moglie riesca a bere altro che acqua) ce ne sono di altissima qualità, che non si chiamano champagne, ma che hanno caratteristiche molto simili. Ultimamente, andiamo bevendo, ad esempio, Gratien & Meyer, Cuvée Flamme, Crémant de Loire, eccellente, a 11 euro e cinquanta. Per bere qualcosa di simile, d'italiano, mi spiace dirlo, bisogna spendere molto, molto di più.
Volevo poi aggiungere che non sono stati nominati vini siciliani, che negli ultimi vent'anni hanno avuto una radicale riqualificazione. Se interessa, se ne può parlare. Magari dopo aver assaggiato lo Hierà di Carlo Hauner, prodotto a Salina, da vigneti in Vulcano, su una montagna ch'era sacra, ai Greci delle colonie.
D'accordo sul lambrusco, ma neanche a merenda.
Egregio Junco, le sue miserande provocazioni non meriterebbero risposta e io avrei cestinato con brutalità il suo commento: intanto cominci con lo scrivere Lambrusco con la elle maiuscola, e pensi che il corrispettivo in musica di questo vino potrebbero essere le polke di Strauss, un brio lieve e trascinante insieme. Incomparabile, incomparabile. (È solo per magnanimità che ora le suggerisco: provi la Blanquette de Limoux, frizzante e pure spumante).
Egregio Professore, si è inoltrato su una china ripida, lubrica, che sprofonda nella ristrettezza intellettuale che le attribuiscono i suoi detrattori più maligni: questo blog, all'inizio virtuoso e sobrio nei suoi temi e nella sua sostanza, si degrada a vista d'occhio a un contenitore di stampo televisivo, dove cucina ed edonismo d'accatto impazzano. Presto un concorso per la migliore ricetta? Immagino Caroli in gara con quella del borsch e io con quella del cotechino in galera (ovviamente innaffiato di Lambrusco Grasparossa di Castelvetro), così avremo raschiato miseramente il fondo del barile. Glielo dice un amico.
La carne è debole: giuro e spergiuro di non aggiungere altro.
Che dire? Roba da matti!
Infatti, e' roba da matti: neanche un vino friulano e' incluso nelle varie liste!!
Lucio Demeio.
Sacrosanta protesta! E che dire dei vini pugliesi? O di quelli marchigiano? Trovo anche scandalosa l'esclusione del Cinque Terre...
Anche se in ritardo mi unisco allo sdegno.
Già in passato si è troppo indugiato in sofisticate disquisizioni intorno alla musica romantica, invece di ricercare, come consueto, la verità e la retta ragione. Gli ideali di sobrietà e purezza non ci consentirebbero di andare oltre il canto gregoriano ma, allora, mi trattenni dal polemizzare. Ora, che siamo scivolati sul palato, scopro che gli stimati professore e junco tentano di imporre il loro pensiero unico ed elitario denigrando l'onesto e sincero lambrusco in quanto "enologicamente inferiore" ad altri vitigni più blasonati. Corro subito al supermercato e con tre euro e cinquanta stasera brinderò alla vostra salute unendo simbolicamente il mio calice a quello di Vanni.
E, Fratelli d’Italia, come scordare il vino di Calabria? Rileggiamo in Cuore “Il ragazzo calabrese” per rammentare sempre quanto è costata in sacrifici questa Unità, perché si potesse dire un giorno che un vino calabrese è un vino italiano, anche a Torino, anche su per le Langhe, e non dovere abbassare lo sguardo di fronte a un vessillo tricolore.
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