Mi raccontò il compianto Renzo Foa che, all’indomani della caduta del muro di Berlino, un alto dirigente del Pci gli disse: «Ma ti rendi conto? Adesso dovremo entrare in clandestinità, magari per trent’anni». Ecco: tutto il male nasce dall’assurda idea di dover fare una lunga traversata verso un’improbabile terra promessa. Scarpe rotte eppur bisogna andar. E allora, pur di non fare fino in fondo i conti con la storia e i fatti, dalli a cambiare nomi uno dopo l’altro e a mettersi le vesti più disparate prestate da altri. Nel migliore dei casi si sono indossate le vesti un tempo odiate dell’azionismo – come ha bene descritto Giuliano Ferrara – o del più familiare dossettismo: guarda caso i “papi stranieri” vengono tutti da lì. Nei peggiori ci si impicca al populismo di Di Pietro o, nascondendosi dietro la pelata di Saviano, si supplica il popolo a “venir via con me”. E perché mai questo calvario di clandestinità, questo vestirsi dei paramenti altrui? Per non rinunciare a due cose. La prima è poter continuare a gridare “l’anticomunismo mai”, come scrive Ezio Mauro. Perché l’equidistanza tra fascismo e comunismo sarebbe l’anticamera dell’abominevole equidistanza tra fascismo e antifascismo. Un sillogismo fasullo che si base sulla fasulla e vecchia equazione: antifascismo = comunismo.
Ricordo un convegno di storici di “sinistra” di pochi anni fa, in cui un relatore spiegò con sussiego che l’equiparazione del Lager al Gulag è inaccettabile perché «nel secondo almeno si lavorava»… Arbeit Macht Frei. Era presente il grande Victor Zaslavski che sorrideva della nostra sorpresa dicendo: «Siete dei poveri illusi: questi sono semplicemente comunisti, li riconosco a prima vista». Pur di non rinunciare al comunismo ogni sacrificio merita la pena, anche dire delle menzogne da arrossire.
La seconda cosa cui non si può rinunciare è la superiorità antropologica. Anche quella viene da lontano e si vuole che vada lontano, a qualsiasi costo. Benedetto chi la alimenta. Mi guardo bene dal cercare giustificazioni. Non sono comunista da trent’anni e, anche se ero assai giovane, dirò come Pierluigi Battista: me ne vergogno. Ma, di certo, una delle cose che alimentavano il piacere di sentirsi comunista era il sentirsi parte di un mondo superiore. Intorno, fascisti a parte, il mondo pullulava di borghesucci ignoranti e inconsapevoli, mentre noi avevamo l’idea del futuro e la scienza per realizzarlo, la consapevolezza di dove sorgerà il sole dell’avvenire. Che bello poter frequentare salotti dove si sa che c’è la crema della cultura, il condensato dell’intelletto e della ragione: è un sentimento che ci ha distillato pochi giorni fa la direttrice de L’Unità, e che conosciamo bene. È difficile rinunciare al privilegio di sentirsi antropologicamente superiori, di poter dire: “chi non vota a sinistra o è un ladro o è un idiota”. Lo si diceva già ai tempi della Dc, tanto che nessuno aveva il coraggio di dire che la votava. E ancor oggi si ripete con compiaciuta desolazione: “Dove sta la gente che li vota?”
Quando, nel 1980, chiesi un confronto ai “compagni” circa i miei dubbi crescenti ottenni uno sdegnoso silenzio. Venne la guerra del Libano, la bara dei sindacati davanti alla Sinagoga di Roma, e scrissi un articolo che solo l’Avanti di Craxi volle pubblicare. A distanza di trent’anni, le stesse persone che mi erano state amiche per tanto tempo non soltanto non mi salutano, ma attraversano la strada se mi vedono a distanza. Peggio per loro. Il sentimento di superiorità antropologica non potrà che condurli alla rovina. Peccato che tutto il paese debba patire l’agonia di questo “scarpe rotte eppur bisogna andar”.
(Il Foglio 11 febbraio 2011)
48 commenti:
Ho avuto la fortuna di nascere in un piccolo borgo dove i comunisti erano tra l'80 e il 90% e le pochissime famiglie non comuniste erano guardate con sospetto. Secondo i miei familiari molti di questi, forse la maggioranza, erano stati prima socialisti e poi fascisti (stesso iter di Mussolini), ugualmente entusiasti. Parlo di fortuna perché non mi fu necessario leggere Uscita di Sicurezza di Ignazio Silone per sapere cosa significava essere comunisti ed esserlo stati. (A proposito, perché questo illuminante libriccino, quasi introvabile nel nostro paese, dovetti acquistarlo a Monaco di Baviera?). Lei si lamenta del fatto che i suoi ex “compagni” evitavano di incrociarla per strada, ma a un mio vicino di casa che aveva avuto contrasti con i dirigenti locali e aveva osato restituire la tessera del partito, pur continuando a proclamarsi comunista e a leggere quotidianamente L'Unità, toccò di peggio: ogni volta che un “compagno” fedele alla sua “cellula” lo incrociava, sputava per terra in segno di disprezzo. Questa per me è inciviltà, altro che superiorità antropologica. Perciò Lei è stato fortunato, Professore: in altri tempi e luoghi Lei non l'avrebbe passata liscia!
Guardi che hanno fatto molto di peggio di uno sputo. Il commento di un alto personaggio universitario (riferitomi da persona che mi voleva bene e voleva preservarmi dai guai) fu: «Ma si rende conto di quel che fa? Non andrà mai in cattedra...». Ce l'ho fatta lo stesso, ma... lasciamo perdere...
Caro Prof. Israel (mi permetto di usare "caro" perche' la seguo da molto, e La considero quasi un amico), non sono aduso ai complimenti, ma questa volta, vorrei applaudire alla Sua onesta' intellettuale. Non credo sia semplice riconoscere di avere creduto in un ideale che poi ha fallito rovinosamente. Pure io, che sono di un paio di generazioni successive alla Sua, ai tempi del Liceo, mi esaltai per la sinistra, e la bonta' delle due promesse. Sono "rinsavito" in fretta, credo. Quello che oggigiorno mi lascia perplesso e' il diffuso complottismo che anima la sinistra radicale: traspare sempre l'idea che, se non ci fosse il Vaticano, la massoneria giudaica (sic!) o Berlusconi, il popolo bue sarebbe condotto al Gan Eden per mano dai rappresentanti di certa sinistra. E' consolatorio non dovere fare i conti con il fallimento della propria ideologia. Almeno cosi' penso io, e non solo. Lavoro anch'io nel campo della matematica, e spesso incontro espatriati italiani (io sono svizzero, di Lugano, eh!): a sentirli, parrebbe di ascoltare degli esuli al confino, e non scherzo. Uno di questi, se ne usci' con una frase che ebbe il potere di alterarmi, "Israele non dovrebbe esistere". Sic. Per cui capisco benissimo quanto scrive.
Ecco, ora mi congedo: non metto le mani avanti, ma mi piacerebbe poterLa invitare a parlare dove lavoro. Non scrivo nulla di preciso, preferisco informarmi prima, ma credo ci sia la possibilita'. Mi faro' ancora vivo, se la cosa potesse concretizzarsi.
Ah, un mio collega ed io ci divertiamo particolarmente quando tira in ballo Pier (lo chiamo cosi', sapendo della sua idiosincrasia a dover condividere qualcosa con Lei).
Cari saluti!
Sono nato 42 anni fa in Emilia da famiglia comunista (mio padre era operaio, i miei fratelli lo sono ancora), ma sono anticomunista da quando ho il bene della ragione grazie al Giornale di Montanelli e alla Gazzetta di Parma di Giuliano Molossi.
Da due anni vivo a Copenhagen per lavoro e avevo quasi finito col credere che i comunisti non esistessero davvero più e che sopravvivessero solo gruppuscoli di nostalgici e frange extraparlamentari. Ultimamente mi sono accorto che la cultura comunista è invece ancora molto presente e difficile da sradicare Tanti episodi mi hanno (ri)aperto gli occhi. Ve ne racconto solo uno molto significativo. Giovedì ero a pranzo con alcuni colleghi italiani (più giovani di me) e inevitabilmente si è finito per parlare di Berlusconi. Sembravano tutti della stessa opinione. B. fa schifo e se ne deve andare. Io Berlusconi non lo voto dal 1994, ma ho comunque espresso le mie riserve e le mie preoccupazioni per il comportamento della magistratura che in barba al principio della separazione dei poteri cerca in tutti i modi di far cadere un governo eletto democraticamente. Ne è nata una discussione con uno degli astanti che definiva B. un criminale, ma la cosa interessante è che a poco a poco, forse incoraggiati dalla mia uscita alcuni degli altri appoggiavano alcune delle mie affermazioni. Allora ci sono, ho pensato, ecco dove sono gli elettori di B. Ci sono, ma si nascondono come facevano gli elettori DC negli anni 70 e 80. Ho così realizzato quanto forte e pervasiva sia ancora l'egemonia culturale comunista (ex-post o ancora vetero). Il politically correct è ancora dettato da loro, dagli INTELLETTUALI e chi non si conforma è ancora bollato come eretico, emarginato. Ecco perchè la gente ha paura e si nasconde anche se ha 30 anni e vive all'estero.
Gentile signor Luca, ma ha provato a parlare di B. con i suoi colleghi o amici danesi?
Cordialmente,
Lucio Demeio.
Si ci ho provato ed è difficile spiegare la situazione italiana ai danesi e agli inglesi. Le battute però si sprecano...
Cosa sanno all'estero della situazione italiana? Per esperienza personale, niente o quasi niente. D'altra parte cosa sappiamo noi della situazione danese o canadese? Niente o quasi. I corrispondenti dei giornali stranieri si "appoggiano" ai grandi quotidiani italiani, che sono tutti schierati da una parte, come i nostri corrispondenti all'estero si "appoggiano" ai quotidiani stranieri, che se appartengono a Murdoch sono antiberlusconiani, perché il sig. Murdoch aveva tentato di impadronirsi di Mediaset senza successo. Infine, si sa che una sezione del KGB si chiamava дезинформация ("desinformazija", disinformazione). Questa sezione, dopo il crollo dell'URSS, non esiste più e si è trasferita in Italia, unico paese europeo dove sopravvive il comunismo.
Ma cosa c'e' da spiegare? In quei paesi un Primo Ministro si sarebbe dovuto dimettere gia' alla prima bava di vento, senza bisogno di aspettare l'arrivo della tempesta. Ma se lo vede lei, un Cameron inventarsi la balla della figlia di Mubarak con la sua maggioranza di governo che lo sostiene? Suvvia. E in America, ve lo ricordate il caso di Gary Hart, o siete troppo giovani? O anche quella e' una repubblica illiberale post-comunista?
Cordialmente, Lucio Demeio.
Anche qui si vede come noi ci facciamo immagini di quel che accade all'estero simili a quel ricercatore universitario secondo cui negli Usa basta presentare un foglietto per essere assunti all'università.
In Francia si diceva correntemente che Chirac era un delinquente, ma in tutto il settennato nessuno ha mai potuto fare neppure l'ombra di un procedimento contro di lui.
E Clinton? Forse si è mai dovuto dimettere pur essendosi fatto fare certi servizi sessuali a dir poco pesanti e non a casa sua ma nella Stanza ovale della Casa Bianca?... Stava per doversi dimettere per un solo motivo: per aver mentito in merito, non per quel che aveva fatto.
Il presidente israeliano Katzav - che viene spesso citato come esempio - si è dimesso soltanto dopo aver dovuto ammettere non di aver gozzovigliato ma dopo aver dovuto ammettere di aver stuprato una dipendente, che è una cosa ben diversa da un festino con persone consenzienti. E il reato di favoreggiamento della prostituzione è molto difficile da dimostrare, persino quando si becca uno con in macchina un viado, come è successo di recente a un noto politico che, non a caso, ha giustamente querelato chi l'ha messo alla berlina. E cosa ha fatto Prodi quando è stato fotografato il suo principale collaboratore alla presidenza del consiglio che trafficava con un trans? L'ha difeso a spada tratta. E ha fatto bene. Perché non c'era alcun reato anche se la cosa era poco edificante.
Peccato e reato non sono la stessa cosa.
Materia intercettazioni. Negli Usa - dove si fa un decimo delle intercettazioni che si fanno da noi - sono soggette a limitazioni rigorosissime. Le intercettazioni non strettamente attinenti alla materia dell'inchiesta debbono essere distrutte e il primo che si permettesse di passarle alla stampa, o pubblicarle, come quelle incluse negli atti della magistratura - per lo più irrilevanti, puri e semplici pettegolezzi - finirebbe in galera in un secondo. Anche Luciano Violante, che certo non è berlusconiano, ha trovato scandaloso quel che sta accadendo in Italia in materia di intercettazioni, di violazione della privacy, ecc. ecc.
Non mi sogno di difendere Berlusconi: per me dovrebbe andare davanti ai giudici e rispondere degli eventuali reati, se ci sono. Ma con altrettanta chiarezza si dovrebbe dire che il modo con cui è amministrata la giustizia in Italia è un autentico scandalo (e non da oggi, da sempre, dal caso Montesi a quello Tortora in poi, forse è un lascito di "cultura" poliziesca fascista) ed è una cosa che viene denunciata da molte personalità per niente berlusconiane, come Piero Ostellino.
Signor Lucio,
cosa c'è da spiegare all'estero? C'è da spiegare come mai una magistratura tra le più inefficienti del mondo occidentale possa impiegare tempo e mezzi per intercettare il primo ministro per una storia del genere. Quando provo strabuzzano gli occhi e non capiscono. Ma poi mi chiedo, questa è una mia riflessione un po' OT, la magistratura spia il primo ministro e i servizi segreti non ne sanno nulla? Mah!?...
Egregio professore, la mia opinione sul "caso Ruby", e ritengo che sia condivisa da gran parte della mia generazione,è che il nostro premier ha tutto il diritto di fare i festini che vuole e con chi vuole, come qualsiasi cittadino onesto. Ma purtroppo, soprattutto per la maggioranza degli elettori, me compreso, che avevano finalmente ottenuto un governo di stampo liberale e che aveva un buon programma da portare avanti,avrebbe dovuto dimettersi, seguendo l'esempio di De Nicola e di altri politici degli anni '40. Poi andare dinanzi ai giudici come semplice cittadino onesto. Con questo comportamento avrebbe dato un nobile esempio di correttezza politica. Invece si ritrova infangato e sbeffeggiato, in balia di una folla di comici e di vignettisti in erba.
Visto che siamo alle autobiografie politiche...mio padre era la persona più buona e seria che abbia mai conosciuto (ma nessuno è tenuto a crederlo visto che lo dice il figlio) e fu uno delle poche migliaia di italiani fessi condannati dal Tribunale Speciale a qualche anno di galera per cospirazione contro lo stato, appartenendo a una "cellula" comunista segreta. Tornato a casa dopo dieci anni di carcere, guerra d'Abissinia, guerra mondiale e prigionia in Germania, trovò che il novello PCI era pieno di arrivisti saliti sul carro del presunto vincitore, e ne discese. Ma comunista rimase.
Non mi vergogno di mio padre (anzi forse si capisce che lo ammiro ancora) e non mi vergogno neanche di un solo momento di tutti quegli anni dal '67 fino al '79 in cui anch'io ho creduto nel comunismo. (Il primo decisivo dubbio, dopo tanti tacitati, mi venne verso la fine dei '70, stragi in Cambogia e guerra sino-vietnamita)
Per chi aveva un cuore e non sopportava le ingiustizie e le tremende disuguaglianze della società capitalista era normale diventare comunista, nell'illusione di una società se non perfetta almeno più giusta.
Si dirà: ma non vedevate le ingiustizie o i delitti ancora più grandi che si consumavano nei paesi comunisti? Bravi, ma noi vivevamo in Occidente e vedevamo le sue brutture, quello era il nemico conosciuto e aborrito; il mondo comunista, lontano, era un tentativo che andava male ma pur sempre nella giusta direzione, ci pareva.
E poi, diciamo la verità, da gente di cuore volevamo una SPERANZA e un ideale e il Capitalismo non ce li offriva (come non li offre oggi a tanti giovani), il Comunismo sì.
E' stato uno sbaglio gigantesco e tragico, ma i milioni di uomini e donne che han lottato, sacrificando tempo, famiglia e a volte la vita non han proprio NULLA di cui vergognarsi. Chi ha sfruttato la politica per sè, fosse comunista, socialista o democristiano sì.
Per il senso di superiorità: chi è convinto di lottare contro il "privilegio" e l'ingiustizia lo prova inevitabilmente verso chi ritiene si schieri a loro difesa...e questa sensazione, a torto o a ragione, è radicatamente diffusa a sinistra.
Beh Myosotis, effettivamente non so nulla dei danesi o dei canadesi, ma so moltissimo di Nixon, Clinton o la Thatcher o Mubarak o Saddam Hussein o Putin, a meno che il Corriere non abbia preso informazioni solo dai loro nemici interni.
Sul Rubygate: un PdC è l'"utilizzatore finale" di un vasto giro di prostituzione, comprendente minorenni, organizzato da tre suoi dipendenti e collaboratori, sospettati perciò di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione.
E' giusto che la magistratura abbia indagato? O doveva lasciar perdere?
C'è pure il fondato sospetto che lo stesso PdC abbia fatto liberare una sua protetta raccontando balle alla polizia: ch'era nipote di Mubarak e che l'avrebbe affidata a persona responsabile, gettandola invece di nuovo sulla strada.
Questo sospetto merita di essere chiarito in un procedimento? O andava tutto bene?
Fin qui gli eventuali reati.
E' poi accettabile da un paese civile che il suo PdC che si atteggia a difensore dei valori familiari e dell'etica religiosa sia nel contempo manutengolo di stuoli di prostitute che affollano le sue residenze ufficiali?
E che menta a ripetizione al paese su questi fatti (Clinton lo fece in una sola occasione, pur se ufficiale, e abbian visto che pasticcio è successo) senza che i suoi elettori abbiano un piccolo sussulto di perplessità?
Io non credo.
Mi associo in pieno a quello che dice Nautilus (nell'ultimo commento), capace come al solito di sintetizzare in poche righe quello che a me sarebbe riuscito in un romanzo. Aggiungo pero' una cosa. Si parla tanto di "buco della serratura" e di violazione del privato. Intanto, se e' vero che tra le mura di casa posso fare quel che voglio, e' anche vero che non posso commettere reati. Se prendo a legnate mio figlio mandandolo all'ospedale perche' non ha fatto i compiti o se intrattengo rapporti sessuali a pagamento con una minorenne commetto un reato e la magistratura ha il diritto ed il dovere di intervenire, non c'e' buco della serratura che tenga. Poi, sinceramente penso che il buco della serratura di un politico debba essere molto, ma molto piu' grande di quello di un cittadino comune. La comunita' ha il diritto di "scrutiny" nei confronti di chi essa elegge a proprio rappresentante in parlamento o chi ha responsabilita' istituzionali di primo piano. Faccio un esempio. Se io do' il mio voto ad un parlamentare (o un ministro o un PdC, etc.) che spinge per una legge che penalizzi, ad esempio, la prostituzione e poi, guardando dal buco della serratura, scopro che questo parlamentare e' un magnaccio o un utilizzatore finale, ben venga il buco della serratura ed il mio voto non glielo do' piu'. Il politico non si giudica solo dal suo programma e dalla sua eventuale realizzazione, ma anche dalla coerenza della persona. Un altro esempio sono quegli esponenti del mondo cattolico che si battono per il Family Day e le radici cristiane, poi tranquillamente divorziano e si risposano, o addirittura convivono. Ma, si sa, l'Italia e' il paese delle contraddizioni ...
Lucio Demeio.
La mia opinione è che i meccanismi descritti nell'articolo del professor Israel, tanto reali quanto deleteri e pericolosi per la democrazia, hanno causato nel tempo in alcuni (tra cui mi sembra ci sia il professore) tanta ripulsa ed avversione da accettare cose altrimenti inaccettabili come quelle ben descritte da Nautilus.
Riguardo a Berlusconi questa è una argomentazione che usavo anche io nel '94 contro i miei amici comunisti o radical chic. Dopo 15 anni si può tranquillamente dire che quella di Berlusconi è stata una politica pessima, indifendibile, catastrofica.
Lo stile è probabilmente sopra le righe ma mi sembra di poter condividere la sostanza dell'articolo che riporto qui sotto, senza essere comunista, di sinistra o sentirmi antropologicamente superiore
http://www.noisefromamerika.org/index.php/articles/N%C3%A8_puttane_n%C3%A9_madonne,_solo_donne_(e_uomini)#body
Io non accetto niente di inaccettabile e sono pronto a discutere su tutto. Ma vorrei che non si facesse l'errore simmetrico, e cioè di chiudere un occhio di fronte a certe anomalie gravissime (in merito alla giustizia) e di fronte all'ipocrisia pazzesca di scendere in piazza per difendere l'onore e la dignità delle donne, quando non si è mai emesso neppure un flebile suono in difesa delle migliaia di donne infibulate, picchiate, lapidate e costrette alla poligamia.
E quanto all'articolo citato, altro che sopra le righe! Se davvero si pensa che esista una possibilità di discussione con persone libere, moderate, civili e che scrivono civilmente come Ostellino o Panebianco, presentandoli come servetti di Berlusconi e coprendoli di insulti, si è fuori dal mondo. Altro che dimensione degli antropologicamente superiori. Questa è la dimensione del teppismo. Se ragionassi simmetricamente in questi termini e con questo stile, una serie di commenti soprastanti avrei dovuto semplicemente cestinarli. E invece li sottopongo alla lettura di tutti. Non sarebbe più serio e intelligente chiedersi perché persone serie e intelligenti pongono certi problemi, invece di "evacuare" il problema ricorrendo alle categorie del cretino, del servo, del corrotto o altre volgarità autoconsolatorie? Oppure fare della psicanalisi per "capire" perché certe persone (come me) si sono "ridotte" a dire certe cose? Non è questa una manifestazione di "superiorità antropologica" (ti spiego io perché sebbene tu non sia cretino, ti comporti come un cretino)? E poi ci si chiede perché alla fine Berlusconi ritorna sempre.
No, "guardare dal buco della serratura" è un reato previsto dal codice penale, è una violazione della privacy e violare la mia privacy è violare la mia persona. Chi sostiene che si può farlo ha una mente totalitaria, una mentalità da Big Brother di orwelliana memoria.
Ecco a cosa porta questo degrado del costume politico-giudiziario, a considerare lecito, anzi normale, l'illecito, il delittuoso.
Ma immaginate cosa sarebbe successo se questa violazione fosse avvenuta nei confronti di Prodi o D'Alema?
Un uomo politico va giudicato solo in base alla sua azione politica. Se è stata positiva per la nazione lo si riconferma, se è stata negativa lo si manda a casa. Punto.
Io non penso che lei si sia "ridotto" a niente, come ho detto condivido il contenuto del suo articolo e riconosco i meccanismi da lei descritti solo veramente non capisco cosa c'entri oramai tutto questo con un'esperienza di governo fallimentare e dei comportamenti inaccettabili da parte di un primo ministro.
Ecco, questo non l'ho ancora capito: lei li ritiene comportamenti accettabili o meno? se non li ritiene accettabili non crede che sarebbe bene manifestare il proprio dissenso?
Passato Berlusconi i problemi di cui lei parla rimarranno, purtroppo, intatti (invece di una riforma seria della giustizia e del codice penale tante leggine salva questo o quello), in aggiunta avremo (abbiamo già) tutti i problemi e il degrado aggiuntivo portato da questi ultimi folli 15 anni.
Se si vuole credere che la causa di tutto questo sia il senso di "superiorità antopologica" della sinistra si faccia pure, io preferisco prendermela con chi governa e ha governato (e sí, includo sicuramente anche il centro-sinistra) e ora da uno spettacolo ignobile di sé.
Io NON LO SO se si tratta di comportamenti accettabili o meno, sul piano giudiziario, s'intende. Il resto è faccenda di giudizio morale.
Non lo so perché non ho elementi, NON MI PIACCIONO, ANZI DETESTO I PROCESSI IN PIAZZA o nelle piazze televisive basati sui SENTITO DIRE.
Penso che Berlusconi dovrebbe andare davanti ai giudiCi.
Nel merito non so niente, salvo questo:
Che l'accusa di concussione è lungi dall'essere evidente. Che il fatto di ospitare feste a casa propria non è un reato e per dimostrare che si sia trattato di favoreggiamento alla prostituzione non basta scoprire che si sono fatti dei regali.
So che sono state divulgate in modo irrituale centinaia di pagine quando le regole avrebbero imposto un invito a comparire di una paginetta e la discussione delle prove in tribunale con rispetto assoluto del segreto istruttorio. So che sono state fatte decine di migliaia di intercettazioni telefoniche gran parte delle quali evidentemente senza alcun significato, eppure trascritte, trasmesse alla stampa e pubblicate ovunque.
Il resto è giudizio morale, sul quale posso avere l'opinione più severa. Ma con questo criterio metà della storia dell'umanità e dei suoi governanti, inclusi personaggi che hanno fatto la storia, sarebbe da proscrivere come un immenso postribolo.
Quindi il giudizio è politico: cosa ha fatto questo governo non in 15 anni, ma in quelli in cui ha governato. E cosa ha fatto il centro sinistra negli anni in cui ha governato.
Su questo si può discutere pacatamente, o anche accesamente, ma civilmente.
Ma in questi giorni sta dilagando una campagna giacobina in cui chiunque non condivida il giudizio morale su Berlusconi è un cretino o un delinquente. Questo è un dato - vergognoso - su cui è inutile far finta di niente.
Se un cittadino frequenta un giro di prostitute che fanno uso di cocaina e tra queste c'è anche una minorenne io direi che guardare dal buco della serratura per un giudice è più che lecito.
Se poi a fare tutto questo è un politico ritengo che sia un atteggiamento del tutto in linea con la dottrina liberale conoscere e discutere se le sue azioni (anche private) corrispondono all'immagine pubblica e alla proposta politica (e dunque anche etica) che ha voluto dare.
Aggiungo che picchiare il proprio figlio è un reato. Ma i reati vanno dimostrati e la soglia di casa è inviolabile senza indizi seri. Lo so, è un limite, ma è necessario perché un paese resti libero. Chi può seriamente augurarsi che al primo strillo in casa un vicino chiami la polizia e questa abbia il diritto di entrare sfondando la porta, se non voglio aprire? O che - come è accaduto e accade! - un giudice minorile sequestri un figlio ai genitori per qualche "sentito dire" che gli farebbe pensare che quel figlio è vittima di pedofilia?
Consiglio sempre vivamente di vedere il serial americano The Wire per capire che cosa sia un'indagine e un'intercettazione in un paese libero, e mi convinco sempre di più che il nostro male siano stati venti anni di "cultura" giuridica fascista seguiti da alcuni decenni di cultura comunista.
Dopodiché sarò il primo a dire che il più grande torto di Berlusconi è di avere sperperato l'occasione di trasformare questo paese in un paese liberale spazzando via questa "cultura". Questa è la sua colpa imperdonabile, non quattro feste o una telefonata idiota.
P.S. L'ultimo commento è indicativo. Lei sa per certo che vi sono state feste ad Arcore con cocaina e che a queste feste, intendo con cocaina, c'erano minorenni e che sono definibile tecnicamente come prostitute? Ne ha le prove o lo crede per sentito dire, o perché lo ha letto sulla stampa? E si badi bene frequentare gente che fa uso di cocaina non è un reato: mezza Italia sarebbe in galera!!... Ha presente quanta gente all'università si droga? Se dovessi evitarla non so come farei... Ma si rende conto?
Ripeto non si fanno i processi in piazza. E i vizi privati (se ci sono) non sono reati. Altrimenti, Clinton non sarebbe rimasto presidente. Si è fatto fare un servizio orale non a casa sua. nella Sala Ovale della Casa Bianca!!! Dopo che l'ha ammesso e ha chiesto scusa per aver mentito (non per averlo fatto) la questione si è chiusa ed oggi è considerato una delle persone più rispettabili del pianeta....
Per me questa gente può far quello che vuole, un po' li invidio pure. Però schumo di rabbia quando li vedo tutti impalati a baciar pile al family day. Ce n'è uno che non è divorziato di tutti questi che ci fanno la morale? Che diceva il vangelo in proposito?
Io non so per certo niente e non faccio processi sommari. Quello che dico è differente
1) Da quello che mi è dato leggere sulla stampa mi sembra di capire che ce n'è almeno per APRIRE un'indagine e far partire un processo (che è diverso dal condannare una o più persone). Quella poi della (ir)responsabilità dei giudici e dei magistrati per le proprie azioni è una vicenda che si trascina da decenni, non si è fatto nulla per risolverla? Dopo 15 anni e due legislature con ampie maggioranze chi è causa del suo mal...
2) Berlusconi non è stato intercettato, sono state intercettate una serie di persone che ruotavano intorno alle sue feste. Direi che per un politico, in particolare per una altissima carica dello stato, è più importante fare attenzione a chi si frequenta che per un professore universitario (con tutto il rispetto per i professori universitari). Il presidente del consiglio si fa carico del governo (e dell'immagine) di un paese, un leader politico delle aspettative della sua parte politica (decine di milioni di persone in entrambi i casi). Io mi aspetterei che fosse una persona capace di trattenersi dal fare una "telefonata idiota" e dal raccontare balle, una persona capace di tutelare la propria immagine e quella del proprio paese.
3) La si può mettere come si vuole ma un politico, un uomo pubblico, ha meno diritto alla privacy di un cittadino qualsiasi (parliamo della stampa), soprattutto un politico di quella importanza, poi che ognuno giudichi secondo i suoi parametri può essere che i suoi vizi privati siano perfettamente compatibili con la politica e l'etica che professa. Ma se Giovanardi fosse sorpreso a fumare uno spinello (anche in assenza del reato di consumo) secondo lei questo avrebbe una rilevanza esclusivamente privata?
Tanto per andare un po' indietro nel tempo non so lei ma a me un piccolo brivido viene se la moglie del presidente del consiglio del mio paese scrive una lettera pubblica dove dice che è un uomo malato psichicamente e che ha bisogno di aiuto (peraltro anticipando le vicende attuali). Anche qui in ogni caso si sarebbe potuto legiferare per aumentare il rispetto della privacy e impedire la diffusione di atti processuali. Non si è fatto, vd. sopra...
Io non credo che chi la pensa diversamente sia un delinquente o un cretino però le assicuro che fatico veramente molto a capire, sarà sicuramente un mio limite ma non riesco a capire come l'avversione per gli atteggiamenti di "superiorità antropologica" o più in generale per una certa sinistra possano poi portare a giustificare altri atteggiamenti altrettanto deteriori né come, a distanza di oramai 15 anni e di un evidente fallimento della (non) politica di Berlusconi (di cui questi aspetti non sono che la triste beffa finale) non si levino forti voci critiche anche dal centro-destra (il che non equivale a dire, tanto per capirci, "aveva/ha ragione la sinistra").
Avrei una teoria per rispondere alla domanda finale di Martino (che ci poniamo in molti):"Fatico veramente molto a capire...come non si levino voci critiche anche dal cdx..." sia per le vicende attuali che per i fallimenti del governo Berlusconi.
E se fosse una sindrome speculare a quella per cui si rimaneva "comunisti" nonostante tutte le evidenze dei fallimenti?
Si è scritto che lo si rimaneva perchè il comunismo era un'ideologia che rasentava la religione, con le sue speranze di palingenesi sociale.
Se, come ci sono segni, anche il berlusconismo è da tempo una religione con Berlusconi per profeta, allora si spiegherebbe come i suoi "fedeli" siano disposti a passare sopra a tanti infortuni piccoli e grandi del loro "guru".
E', come tutti i guru, INSOSTITUIBILE, e per questo da difendere acriticamente fino all'ultima cartuccia.
In sintesi: i comunisti per l'ideologia passavano sopra a tutto, non si poteva ammetterne il fallimento. Per i berlusconiani al posto dell'ideologia c'è Silvio Berlusconi, per il resto tutto uguale. E senza di lui il diluvio, il che giustifica qualunque difesa dell'indifendibile.
Beh, almeno così si spiegherebbe l'altrimenti inspiegabile... :)
PS1 Volevo ringraziare Martino per quello straordinario articolo di Boldrin: non è certo una meditazione alla Panebianco, piuttosto un' invettiva a volte furibonda.
Epperò ci insegnano anche le invettive: per il mio disincanto dal comunismo il terribile pamphlet "Mea culpa" di Céline non fu meno importante delle stragi di Pol Pot, le confermava a puntino individuando la natura profonda di questa ideologia.
E così ho trovato divertentissimo e forse chissà rivelatore un Berlusconi visto come un povero "sfigato" rispetto alle donne! Costretto sempre a comprarsele. Una cosa mette infatti in sospetto: l'autentico "tombeur de femme" in genere non si vanta o ne parla il meno possibile. E invece lui vi accenna sempre! Di colpo mi son venute in mente tutte le sue vanterie esibizionistiche in questo campo.
Vabbè, tutto ciò è politicamente trascurabile, però sarebbe davvero buffo se il nostro PdC si trovasse in questi pelaghi giudiziari per complessi verso le donne...
PS2 Ringrazio altresì dal profondo del cuore l'amico prof. Lucio Demeio: ho sempre il timore di fare interventi prolissi (come questo) e leggere che secondo lui "sintetizzo in poche righe" mi ha consolato oltre ogni dire...potessi, una bottiglia di vino friulano gliela regalerei. Il Lambrusco lo lasciamo a Vanni e Attento :)
Grazie Nautilus, il Lambrusco no .... nemmeno a merenda! Meglio una Tripel Westmalle.
Cordialmente,
Lucio Demeio.
Chiedo scusa al professore se col post seguente andrò un po' fuori tema, ma forse neanche tanto. Sto leggendo un libro commovente e atroce sulla battaglia d'Adua e sono arrivato dove sta per compiersi la distruzione della brigata Albertone, formata da eritrei:
"Poi, come un illuminazione nel frastuono e nella polvere, (il gen.Albertone) vide emergere vicino a dove erano abbandonati e coperti da un sudario di morti i cannoni, un compatto gruppo di ascari che retrocedeva in bell'ordine sparando e tenendo a distanza gli intimoriti abissini. Era Gamerra, il tenace Gamerra che cercava di portare in salvo quello che restava del suo bel battaglione. Quel livornese tenacissimo dallo sguardo buono e con un paio di baffi da antico guerriero, era un forgiatore di battaglioni indigeni. Aveva appuntito con l'acciaio il Terzo degli eroi di Macallè, ora comandava l'Ottavo ed era il suo prediletto."
Questo brano m'ha colpito e commosso perchè per coincidenza le " G.P. Gamerra" son le scuole in cui ho iniziato a insegnare. Però il nome non è dedicato al maggiore di Adua, ma a un' altro maggiore, caduto manovrando una mitragliatrice il 9 settembre 1943 mentre combatteva contro i tedeschi cercando di sua iniziativa di portare aiuto alle circondate batterie del porto di Livorno, e medaglia d'oro al valor militare.
Non son riuscito a trovare traccia di parentela fra i due, ma essendo entrambi livornesi è probabile siano padre e figlio (le date coincidono), o comunque parenti stretti.
Il disastro, quasi un suicidio, di Adua porta le stimmate di tante analoghe imprese guerresche italiane: pressappochismo, incompetenza, vanagloria, meschine gelosie e arrivismo fra i capi e spesso spirito di sacrificio, coraggio, serietà degli ufficiali e della truppa.
E come non paragonare il senso del dovere di questi due uomini con quello che sta avvenendo oggi nel nostro paese?
Uno storico qualche decennio fa ha coniato per l'Italia il termine "caporettismo", intendendo un complesso di comportamenti sempre ricorrente nella nostra storia...ma faccio parlare lui:
"L'Italia caporetta:
L'idea di Caporetto come rivelatore di storiche responsabilità collettive -è stato osservato- sorse spontenea subito dopo la disfatta e continuò a essere alimentata anche negli anni successivi. [...]
Si può affermare che il caporettismo è un filo conduttore, che dall'Unità in poi lega l'Italia regia e liberale con l'Italia monarchico-fascista e con l'attuale Italia repubblicana. [...]
L'Italia caporetta è, prima di tutto, l'Italia priva del senso delle proporzioni. [...]
Il caporettismo è cioè, innanzitutto, lo sfasamento fra le possibilità e gli obbiettivi. [...]
Ma questo non basta. Occorre che alla mancanza del senso delle proporzioni si aggiunga una superficialità, frutto di scarsa cultura, che si trasfonde principalmente nel tentativo inconscio di perpetuare l'ignoranza, trascurando l'addestramento, l'educazione e l'istruzione delle nuove generazioni. [...]
L'Italia caporetta prepara le varie Caporetto, più o meno drammatiche a seconda delle circostanze..."
Mario Silvestri, Caporetto - Una battaglia e un enigma, Milano, Rizzoli (prima edizione 1984)
Questa categoria del caporettismo mi pare francamente tirata per i capelli. Una delle solite trovate tanto per frustarsi addosso a casaccio. E poi, sì, va bene, però non esageriamo. Le connessioni sono esili e alquanto discutibili. Come diceva il Nerone di Petrolini a Tigellino? "A Tigellì, se vuoi cantà quel che te pare, fatte un blog... pardon un impero per conto tuo"...
come ci si sente a pubblicare per un giornale che ha avuto fino a ieri questo direttore?
http://www.youtube.com/watch?v=v3ltvIwLY-A&feature=related
Come si sente lei a essere tanto imbecille?
Sì, immaginavo di prestare il fianco a una critica del genere, è giusto :) ma son pigro...preferisco le chiacchierate fra amici...relax senza impegno...e poi il suo blog è molto più interessante di quanto sarebbe mai uno mio.
Comunque d'ora in poi mi atterrò ai temi. Sempre se le va bene.
Marco, cos'è 'sto video? Un esempio di come si fa informazione dalle vostre parti?
Effettivamente strana quell'affermazione di Feltri.
Il video di Marco è tratto da un'intervista a Le Iene nella quale si chiedeva agli intervistati di scegliere un aggettivo per diversi personaggi, tra i quali Hitler appunto, proposti dall'intervistatore.
L'aggettivo scelto da Feltri per Hitler fu "severo ma giusto".
Ora, non mi risulta affatto che Feltri sia un filonazista od un antisemita. E mi risulta inoltre, per tutta una serie di ragioni che non sto qui ad elencare e che non ci interessano, che sia una persona intelligente (e lo dico benché spesso non mi trovi d'accordo con lui).
Premesso tutto questo, io quell'aggettivo per Hitler proprio non me lo so spiegare. Ho cercato in rete ma non si trova altro che il video stesso. Forse era una semplice battuta, però non saprei dire. Che conseguenza dovrei trarre da quel video? Preso da solo sembrerebbe indifendibile, ma in realtà è assurdo prenderlo come il vero pensiero di Feltri.
Francesco Santoni
Quanta carne al fuoco. Certo, mettersi qui a discutere tra chi pensa che Berlusconi sia il cocchiere dell'anticristo - fra falsi in bilancio e conflitti d'interesse, mafia e bombe, corruzione e malversazione, concussioni e prostituzione minorile - e chi pensa che dal suo ingresso in politica sia stato sottoposto a cure disinteressatamente specifiche, altro che Lambrusco. Giù con le mazze ferrate.
Al tempo ho letto Koestler e ascolto tuttora conferme vive da tanti compagni: ho ben imparato che i nemici del popolo e della storia (anche quelli interni, figuriamoci quelli esterni) non possono intralciare il progresso verso il bene. Democraticamente o no, non si può aspettare in eterno. Se è ciò che serve per condurre al risultato, vanno derisi infamati accusati processati. Liquidati. Ma intendiamoci, può bastare una morte civile, la galera, l'inibizione dai pubblici uffici. E intorno terra bruciata, un buon esempio per tutti da meditare . Ognuno faccia la sua parte: il regista con il film, il giornalista con il pezzullo, il collega di lavoro con il saluto negato e lo sberleffo... il magistrato che dovrà fare?
Non è un complotto, sbaglia chi parla di complotto; è un habitus comportamentale irrinunciabile, ormai istintivo e spontaneo, teso ad obiettivi ambiziosi. Ai princìpi d'eredità borghese ci si penserà solo se e quando servirà.
Non fa certo scalpore se qualcuno dichiara che sono piene di mascalzoni le fila dei politici, dei preti, dei giornalisti, dei poliziotti, dei bottegai... e non sono certo i magistrati una casta speciale immune da umane bassezze. Dovesse servire, c'è una successione remota e recente di loro disastri impressionante. Ed appunto perciò, quanto al loro modus operandi attuale - patentemente aggressivo nei confronti dei parlamentari, dopo la modifica della loro immunità (unica modifica della Costituzione ben accetta dagli aedi della sua armonia immutabile) - ci si penserà quando sarà finito il lavoro. Per adesso tiro libero (non solo in senso figurato) e raccomandato a Berlusconi.
Io credo non da oggi a un arrembaggio a chi si è messo di traverso alla gioiosa macchina da guerra, parlo dei tempi di Achèl Occhetto, vittima della logica interna della sua parte; o vogliamo dire della storia? Ecco, credo pure che Casini e Fini si impegnino bene per non fare la fine - per dire - di un Craxi o un Andreotti.
Un buon bicchiere di Lambrusco (non dovrebbe bastare ad annebbiare) alla salute degli strenui difensori della dignità dell'immagine e del futuro della povera Italia, irrefrenabilii contro Berlusconi (ieri l'altro satiro - anzi drago - esagerato, oggi in conclamato collasso psichico e fisico) che ne fa strame, ma orbi nei confronti dell'equilibrato (checks and balances a go go) potere dei magistrati. Illuminati. Fuori controllo e un po' mascarianti no, eh?
In fin dei conti siamo tutti sulla stessa barca. Te la dò io la riforma della giustizia.
Ma chi non capisce che è stata una battuta ferocemente sarcastica?! In pieno stile Feltri. Del quale si può pensare quel che si vuole salvo che sia filonazista, filofascista o antisemita. Questa discussione si chiude qui e cestinerò qualsiasi messaggio che faccia riferimento alla provocazione di quello squallido personaggio che ho postato soltanto per far vedere che gentaglia circola in rete che tenta di intimidire ridicolmente. Dovrei avere problemi a scrivere sul Giornale sulla base di questa buffonata?!...
Giusto per chiarire. Non conosco abbastanza Feltri per essere così immediatamente convinto che si trattasse di una battuta e pertanto mi sembra normale essere rimasto un po' perplesso, anche se, come ho detto, non ho mai pensato che Feltri fosse un filonazista od un antisemita.
Francesco Santoni
Caro Vanni, ma tu ci vuoi dimostrare le superiori virtù del Lambrusco? Chè, pur non essendo d'accordo su quasi nulla di quel che dici, m'è piaciuto lo stesso e lo trovo pieno di logica, come un teorema ben argomentato e meglio scritto.
Ti voglio anche ringraziare per questa osservazione:
"Non è un complotto, sbaglia chi parla di complotto; è un habitus comportamentale irrinunciabile, ormai istintivo e spontaneo, teso ad obiettivi ambiziosi"
Quanto mi piace questo argomento rispetto al ferrariano e strumentale "puritanesimo"...: "puritano" ammiaa? Ma come si permette...!
No, non è vero che non son d'accordo su quasi nulla, solo sulla tesi (centrale) che la magistratura sia permeata di quell'habitus. E, quand'anche lo fosse, lo sia al punto di pervertire lettera e spirito della legge per braccare un onest'uomo (ma avversario politico) nascondendosi dietro l'obbligatorietà dell'azione penale.
Questo non lo credo affatto, in base a certi miei ragionamenti, esattamente come tu scrivi "Io credo che..." immagino in base a ragionamenti tuoi.
Certo è un punto chiave: crediamo fermamente cose opposte (e decisive) e, per quanto si cerchi d'essere intellettualmente onesti, nun se n'esce...nessuno ha prove definitive.
Lo so, tu hai 28 fra processi conclusi o solo richiesti...io un ballino di reati presunti o accertati suoi e dei suoi collaboratori, ma alla fine potrebbe perfino esser vero qualcosa di entrambe le nostre versioni: una magistratura zelante perchè convinta sia suo dovere morale tirare al piccione e un PdC abituato a fare quel che vuole senza guardare per il sottile siano giudici, testimoni o escort. Tiremm innanz.
PS Da studente frequentavo quotidie l'osteria "da Torquato", rinomata per il suo Lambrusco, ma non lo dire in giro.
Egregio Nautilus, vorrei aggiungere tante cose, e fatico a rinunciare a qualche bella intemerata - il caso Berlusconi (per lui ho simpatia, lei l'ha già capito?) implica assai più vitali questioni, questioni che la canea che si è sollevata purtroppo mistifica e nasconde - ma lei ha ragione: non si finirebbe più (e non mi pare il luogo).
Personalmente mi basta ora - ora - che, alla luce delle vicende e dei tempi di questa storia, sia accettata come plausibile la considerazione che l'imponente operato di certi magistrati abbia dosi abbondanti di pretestuosità. Abbondanti... esprimendomi grossolanamente: dosi da purga da cavallo.
Caro Vanni, avrei sentito volentieri la sua intemerata...ma ha ragione, si andrebbe alle lunghe. Per parte mia le dico quale è il dubbio più grave che nutro sulla vicenda da lei affrontata (a parte la mancanza di checks and balances che riguarda questioni più ampie) e chissà che almeno questo non lo condividiamo: l'essere giudicato da magistrati politicamente prevenuti e magari per questo condannato ingiustamente, il che sarebbe gravissimo.
Ora, questa possibilità dai sostenitori del PdC viene data per certa.
Non ho potuto però fare a meno di ricordare che il "grande inquisitore" di Clinton nel Sexgate, il procuratore Kenneth Starr (La "Boccassini" USA) era un repubblicano militante e aveva donato fondi al partito per la propaganda contro Clinton.
E che le sue indagini sullo spergiuro del presidente (non certo un reato penale) costarono 47 milioni di dollari di denaro pubblico. Come cura da cavallo anche loro non scherzano...
Infatti, non scherzano. E, insisto, si sono occupati dello spergiuro, del suo sesso orale in piena Casa Bianca non gliene è importato di meno. Non scherzano neppure sulle intercettazioni. Venti anni di galera per diffusione di intercettazioni facenti parte di un procedimento giudiziario. E nel caso di intercettazioni non attinenti al procedimento questo è annullato secco: Berlusconi sarebbe già fuori.
Si sono occupati dello spergiuro perché quello era il reato, in questo caso i reati (da dimostrare) sono concussione e sfruttamento della prostituzione minorile (chissà se qualche ragazza ha tenuto l'abito nel freezer tutto questo tempo...). Detto questo non facciamo finta che stampa e politici avversi non utilizzarono (come è naturale) TUTTI gli aspetti della vicenda (anche quelli senza rilevanza penale).
D'accordissimo sulle pene severe per chi diffonde le intercettazioni, in particolare quelle non attinenti al processo ma c'è poco da fare: il segreto vale finché si è in fase di indagine poi necessariamente, se inizia un procedimento (penale o civile che sia) questo deve essere pubblico.
Continuo a pensare che gli americani facciano bene e siano più liberali di noi nello scrutare dal buco della serratura (e Clinton non è certo l'unico caso). Scrutare i governanti, non i governati, c'è una bella differenza.
Con l'aria che tira, quello che mi chiedo è: ma non lo sapevano di essere intercettati? Io se fossi un politico parlerei, specie di certe cose, solo nelle cabine telefoniche. Tra Marrazzo che fa quel che fa con l'auto di rappresentanza e B. che telefona in questura col suo cellulare -- questi dovrebbero governarci? Scusate, ma io farei meglio.
Una delle poche volte - se non l'unica- in cui mi risulto' simpatico Edward Luttwak e' quando disse che, in presenza di fuga di notizie o di intercettazioni, il giornalista non e' mai colpevole, puo' pubblicare quello che vuole e quando vuole; casomai, e' il giudice, o avvocato o PM che e' colpevole di non aver custodito a dovere le notizie o intercettazioni di cui dispone.
Lucio Demeio.
Adesso son convinto: i comunisti non esistono più. Benigni che sventola il tricolore ed esalta il risorgimento...si, non ci sono più i comunisti di una volta.
" E nel caso di intercettazioni non attinenti al procedimento questo è annullato secco: Berlusconi sarebbe già fuori."
Scusi professore, e perchè?
Io mi son letto (dei giornali nun me fido) le 389 pagg. inviate alla commissione parlamentare: per Berlusconi effettivamente l'unica cosa rilevante è la posizione di Ruby ed è vero che solo poche delle intercettazioni in quegli atti sono sue.
Ma le altre sono vòlte a dimostrare, nell'indagine sulla prostituzione che riguardava Fede, Mora e Minetti, che le ragazze dell'Olgettina e altre si prostituivano ad Arcore per cui era necessario perquisire l'ufficio di Spinelli che le remunerava.
Non mi pare che se ottenere il permesso a questa perquisizione era l'intento dei PM fossero non attinenti.
Comunque io che mi considero una persona moderata, in questo riconosco d'essere estremista: i politici, da Fassino e la "sua" banca in giù devono essere una casa di vetro.
Posso sbagliare.
Ecco a proposito di superiorità antropologica: Umberto Eco paragona Berlusconi a Hitler! Georges Bernanos diceva che gli intellettuali sono spesso imbecilli. Ma l'imbecille ha capacità cognitive superiori al demente e all'idiota e conserva una certa capacità di giudizio. Mi sembra che qui siamo alla totale incapacità di intendere (non solo sua ma anche di chi lo ascolta).
Egregio Myosotis, di fronte a dichiarazioni come quella di Eco non so che cosa pensare, ma non penso ad una sua totale incapacità di intendere (di tanti che ascoltano pure non so).
Continuo a chiedermi perché nel disaccordo ci si debba spingere a tali abissi di fesserie perniciose.
Quando il richiamo della foresta si fa sentire, ognuno risponde e recita la parte che gli compete. Ma non sono sempre e solo ululati, ci sono anche morsi cruenti. Nel branco nessuno che conti prende drasticamente le distanze: totale incapacità di intendere? Certamente un abbaglio colossale e preoccupante. Che dura nel tempo.
Morsi cruenti, odio viscerale, velenoso. È qualcosa di molto preoccupante. Quando era ministro Fioroni collaborai con una commissione da lui istituita ed ebbi anche dei colloqui con lui. Quando venne la Gelmini considerai una grande opportunità tentare di promuovere alcune idee in cui credo e che si sono riflesse nel regolamento di formazione degli insegnanti e nelle nuove indicazioni nazionali. Il che non implicava affatto adesione ad ogni altra politica, ai tagli o alle scienze integrate nei tecnici. Tantomeno ora alle politiche di valutazione, alla "test-mania" dell'ingegner Abravanel, e tante altre cose. Ho preso posizione pubblica con articoli su queste cose e non sto a dire quanto questo abbia avuto conseguenze, allontanandomi da certi orientamenti ministeriali. Niente. Evito di perdere tempo in rete, ma basta poco per incontrare attacchi orrendi sul mio conto. Non importa quel che io dico, importa classificarmi come un servo berlusconiano. Addirittura lessi un commento a uno di questi miei articoli critici che diceva in sostanza: non ci piace questa ambiguità, a noi ci piacciono i servi espliciti e senza riserve nel loro servilismo... Che dire? E non sto a dire di altri commenti, anche di gente che si è distinta non a caso qui. Questa è voglia di sangue. Una persona come Eco sta rendendo un pessimo servizio al suo paese, nel peggiore spirito di Guelfi contro Ghibellini.
Questa la versione di Eco:
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/berlusconi-hitler-e-io/2145679
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