martedì 17 gennaio 2012

Se a scuola Internet rende stupidi: un interessante articolo del linguista Raffaele Simone

6 commenti:

Giorgio Israel ha detto...

Mi scuso. Per una manovra errata ho eliminato i commenti a questo post.

C.A. ha detto...

Caro Giorgio,

l'articolo dice (prendo una frase a caso che rappresenta lo spirito dell'articolo): "la cultura digitale è uno dei più temibili moventi di interruzione della concentrazione che si siano mai presentati nella storia, e si sa quanto la concentrazione sia cruciale nell'apprendimento..."

Ebbene, io non sono per nulla d'accordo con questa visione manichea. Posto che la tecnologia, se mal usata, allontana invece di unire, distrae invece di focalizzare, esistono comunque strumenti (tipo i tavoli interattivi, che sono altra cosa rispetto alle vetuste lavagne digitali) che se usati cum grano salis possono rivoluzionare, in senso positivo, l'apprendimento. Dobbiamo finirla con questa visione della tecnologia come strumento che ci isola e ci distrare, e iniziare a riconoscerla come strumento che ci può unire, anche fisicamente, in un'aula scolastica. Mi permetto di allegare questo mio post esplicativo: apprendimento collaborativo

Giorgio Israel ha detto...

Posto che almeno io non ho alcuna visione manichea e che non ho nulla contro qualsiasi strumento, fa parte dell'esperienza comune che l'abuso di mezzi digitali è una fonte di distrazione fortissima per i più giovani, che privi di contenuti e di motivazioni sufficienti non hanno la maturità, la capacità e le motivazioni per usarli come strumenti. Esempio tipico, lo stato di addicting che provocano i videogiochi nei piccoli. E' peraltro comune esperienza che a scuola questo possa parimenti accadere, anche perché il mezzo digitale, a differenza del libro, richiede una serie di interventi operativi che distraggono dai contenuti (il libro richiede soltanto di sfogliare e nessuna istruzione operativa). Non basta rispondere a questo dicendo "bisogna finirla". E chi decide che bisogna finirla? Mi pare un linguaggio un po' autoritario. E mi permetto di chiederle: lei che esperienza diretta e continuativa ha nel settore dell'istruzione? Dal link che da vedo che lei è un consulente di web marketing. Non pensa che, come io rispetto le sue competenze specifiche, bisognerebbe anche rispettare le competenze altrui, ed ascoltare chi ha esperienza sul campo dell'insegnamento magari pluridecennale, prima di intimare che "bisogna finirla"? Non le pare che voi "tecnologi" stiate un po' esagerando nella pretesa di voler insegnare al mondo dell'istruzione come agire? Non mi piace affatto questa idea dell'istruzione consegnata alla tecnocrazia.

C.A. ha detto...

Caro Giorgio,

mi spiace se il tono le è parso aggressivo ("manicheo" non era certo rivolto a lei), e per l'argomentazione necessariamente stringata che ho dovuto proporre in un così breve spazio. Quello che però mi preme far capire è che se ci sono esempi sicuramente negativi nella digitalizzazione dell'insegnamento (considero le lavagne interattive uno strumento fallimentare, e lo dico per esperienza diretta), non si può procedere per sommi capi nella squalifica di un intero campo di ricerche. Proprio queste ricerche tentano di portare, dall'esperienza nel settore dell'istruzione, nuovi strumenti che, in quanto nuovi, possono essere fallibili, ma anche perfettibili.

Certo, quello dell'istruzione non sarà il mio ambito, ma ho visto persone molto preparate (e non solo dal punto di vista tecnologico) lavorare con passione e umiltà per provare (e sottolineo provare) a migliorare la nostra scuola.

Giorgio Israel ha detto...

Messa così può essere più accettabile. Ma non va mai dimenticato che l'introduzione di nuovi strumenti - di per sé non proscrivibile a priori - va commisurata alle esigenze e agli obbiettivi di merito dell'insegnamento. Per esempio, chi ritiene che si possa apprendere la matematica su un computer, su una LIM o su un qualsiasi strumento multimediale, è semplicemente un ignorante. Non escludo affatto la possibilità di sostituire il peso di molti manuali scolastici con tablet, a condizione che abbiano una modalità d'uso più diretta di quelli attuali e somigli a quella di un libro. Ma vi sono modalità di lettura di un libro che sono impossibili su un tablet: lo sfogliare è straordinariamente più semplice e diretto su carta mentre su tablet impone operazioni che distraggono dalla riflessione sul contenuto. In generale, il problema della scuola è il miglioramento della qualità dei contenuti trasmessi e gli strumenti debbono subordinarsi a questo. Non esiste che di per sé un mezzo migliori un contenuto. Comunque, se lei considera le LIM uno strumento fallimentare dovrebbe confrontarsi con il ministero che punta tutto al 100% su questo strumento. Questa è la prova che quando le questioni vengono affrontate a livello puramente tecnico non hanno una soluzione condivisa e accettabile. Mi dispiace, ma questo è un genere di questioni che deve essere discusso, maturato e deciso all'interno dei veri competenti in materia, ovvero gli insegnanti, e non da parte di tecnici e aziende (che possono essere in conflitto d'interesse per il desiderio di far quattrini) e tantomeno da parte di burocrati ministeriali.

Nautilus ha detto...

Ehì ragazzi, oggi ho visto in azione la mia prima LIM! Finalmente posso esprimere un parere personale.
Beh, credevo peggio.
A parte che circa il 50% del tempo (non esagero) se n'è andato per problemi e lentezza di funzionamento (e la manovrava un pur valido tecnico del settore), a parte che dopo un'oretta la penna elettronica ha perso la calibrazione e scriveva in altro luogo da quello desiderato (cosa che con un gesso è difficile) e andava ricalibrata da un esperto, beh, per la letteratura, dove gli insegnanti son poco aiutati dalla lavagna tradizionale, si è rivelata abbastanza utile, m'è parso. Capace cioè di creare un interesse maggiore, grazie a testi, foto e filmati, di quel che può fare un docente medio col solo uso della parola.
Per la fisica invece, peggio dei PC: valore didattico zero. Non si capisce l'utilità di scrivere su uno schermo più precario di quello d'ardesia, al semibuio, visionarvi in cinemascope le pagine del libro di testo e vedervi non più d'una decina di banali simulazioni di altrettanti fenomeni fisici. Dicono però che è possibile salvare quanto si è scritto per poi recuperarlo...che bella cosa! Ma se come il sottoscritto si cancella accuratamente la lavagna proprio per ripartire da zero ogni volta e non dare così pappe scodellate, che ci se ne fa?
Mi dicono però che l'interesse dei ragazzi aumenta: sarà senz'altro così, ma finito l'effetto novità vorrei vedere...
Interessante comunque il parere del gentile C.A.: "strumento fallimentare", allora vedi...
Posso aggiungere che il parere dei colleghi presenti alla dimostrazione non mi è sembrato entusiasta.