Non bastava l'alta propensione ad abortire né il freno della recessione economica. La bassa propensione a far figli scenderà al minimo quando ci si renderà conto che in Italia la probabilità di generare un bambino "disturbato" è circa del 20%. Quando fu varata la legge sui Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA) avevamo previsto il peggio, poiché gli "esperti" stimavano tra il 3% e il 5% i DSA (dislessici, discalculici, disgrafici e disortografici), cui occorreva aggiungere un altro 3% di bambini ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder, la sindrome del bambino agitato e disattento). Avevamo previsto una medicalizzazione di massa della scuola, suscitando lo sdegno degli specialisti del settore che ci additarono come infami nemici dei disabili.
Erano previsioni molto prudenti. Risulta che nelle scuole dilaghi la diagnosi dei "disturbati". Sulla scorta di teorie demenziali secondo cui fare un'operazione aritmetica equivale a un incolonnamento, un bambino che non incolonni correttamente le cifre nel fare una somma è sospettato di "discalculia". Altrettanto lo è un bambino che, richiesto di scrivere "ottocentotrentuno", scrive 800301, il che dimostra solo che il poveretto ha capito benissimo la funzione dello zero nell'indicare le decine e le centinaia, ma non sa ancora integrarla con la notazione posizionale per evidenti "disturbi specifici d'insegnamento". Ma tant'è. Molti insegnanti resistono. Quelli pigri o che si lasciano intimidire da famiglie che non accettano il minimo insuccesso scolastico dei figli, scaricano il problema in termini di "disturbo". Toccherà a una commissione del Servizio Sanitario Nazionale composta da una triade di competenti in didattica, ortografia o matematica – un neuropsichiatra, uno psicologo e un logopedista – fare la diagnosi. Poi sarà la famiglia a entrare nel tunnel della malattia, scoprendo di avere in casa un figlio disturbato.
L'andazzo è al tal punto preoccupante che il direttore dell'Istituto di Ortofonologia di Roma, Federico Bianchi di Castelbianco, ha invitato ad andarci piano ricordando che le linee guida del Ministero indicano una percentuale di DSA del 3% e non del 15% e ammonendo che le diagnosi vanno fatte non oltre la seconda elementare non esistendo casi di dislessia improvvisa a 10 o 14 anni. Castelbianco ha aggiunto che l'aumento "vertiginoso" di casi di DSA "non è veritiero" e che "si tratta di un'ondata di medicalizzazione che investe tutti quei bambini i cui comportamenti si mostrano non inquadrati in un modello prestabilito" e che presentano solo comuni difficoltà scolastiche o sono considerati Adhd "solo perché troppo agitati, quando invece potrebbero essere depressi o presentare disturbi di condotta". A tutti costoro “viene così precluso un percorso di apprendimento vero". Aggiungiamo noi che questo appiattimento, con il conseguente sperpero di risorse, colpisce soprattutto i disabili veri, le cui famiglie e associazioni dovrebbero per prime sollevarsi contro questo scandalo nazionale.
L'altra conseguenza pazzesca sono le spese enormi per l'acquisto di strumenti compensativi – computer, calcolatrici – e per l'impegno del Servizio Sanitario Nazionale; per non dire delle cure private che ingrassano psicologi furbacchioni e del fatto che la legge prevede orari di lavoro flessibili per l'esercito crescente delle famiglie dei "disturbati". Tuttavia, mentre il governo stringe i cordoni sulla formazione dei nuovi insegnanti in nome del rigore finanziario, apre generosamente i cordoni della borsa finanziando master per l'aggiornamento di dirigenti e insegnanti alla "didattica dei DSA", che prevedono ben 100 partecipanti a master.
Mentre la legge era in corso di approvazione parlai con alcuni parlamentari che la definirono senza mezzi termini una follia e una voragine per le casse statali. Ma quando fu approvata l'imperio del politicamente corretto si impose: non vi fu chi non la definì una straordinaria conquista di civiltà. Oggi, quella "conquista di civiltà" sta trasformando la scuola in un gigantesco ospedale, l'insegnamento in una terapia; e, soprattutto, sempre più i bambini in una malattia che, dal concepimento in poi, grava sulla società come una cupa minaccia.
Il governo dei tecnici farà finta di niente o penserà di turare il buco di bilancio con un'imposta scolastica, la IBD, Imposta Bambini Disturbati?(Il Foglio, 4 gennaio 2012)
47 commenti:
Le malattie fasulle servono a ingrassare i profitti di tutte le aziende che lavorano in ambito medico-farmaceutico.
Una signora che conobbi alcuni anni fa, e che visse per un perido in Canada, mi raccontò che da quelle parti viene somministrato del tranquillante in gocce ai bambini un po' vivaci. Non sto parlando di camomilla, ma di un vero e proprio tranquillante. E la somministrazione avviene proprio a scuola, durante la pausa per la merenda.
Io ne rimasi scandalizzato, e spero sempre che questa signora si sia sbagliata.
La stessa cosa è avvenuta per l'ipertensione. I valori soglia per essere considerati ipertesi sono scesi abbondantemente negli ultimi anni. Si tratta davvero di uno studio scientifico, o è una trovata per piazzare anti-ipertensivi anche a chi non ne ha bisogno?
Lo dice a me? A causa di una pressione minima sui 95 mi hanno somministrato la famigerata pillola, con effetti collaterali disastrosi. Ho buttato tutto al cestino, dicendo al medico che preferisco crepare qualche anno prima che vivere male. Mi ha trattato da irresponsabile e mi ha intimato di continuare a prenderla. Ora la pillola faccio finta di prenderla e cambiando alcuni stili di vita, la minima è scesa a 75... Un discorso analogo vale per il colesterolo. Con le linee guida attuali una persona "normale" di una decina di anni fa sarebbe considerata un moribondo.
C'è anche un altro risvolto in questa faccenda e temo sia la vera motivazione dell'aumento di questi casi di cosiddetti "disturbi dell'apprendimento". Capita spesso, da qualche anno a questa parte, che la presunta "dislessia" o "disgrafia" e simili siano utilizzate alle scuole superiori dalle stesse famiglie, consapevolmente, come scorciatoia per ottenere una promozione in presenza di difficoltà scolastiche importanti, qualora uno studente abbia diverse materie insufficienti e rischi dunque una bocciatura. La famiglia, dopo avere in tutti i modi tentato di estorcere un sei non dovuto al consiglio di classe, gioca la carta della medicalizzazione: contatta un "esperto" compiacente che rilascia un certificato con "diagnosi" di dislessia o disturbi d'apprendimento variamente formulati; il consiglio di classe è allora tenuto a riunirsi e a prendere atto del problema, "somministrando" prove scolastiche semplificate all'alunno, sia durante l'anno che perfino all'esame di maturità. Ovviamente l'attivazione di questo iter, accompagnato da minacce di ricorsi ecc., mette sotto pressione i docenti, pochissimi dei quali rifiutano di farsi condizionare, mentre la maggioranza - che negli scrutini è quella che decide della promozione - preferisce cedere e non avere grane, promuovendo l'alunno diventato improvvisamente dislessico a 18 anni. Non parliamo poi dei "dirigenti" scolastici, che, di fronte alla prospettiva di un ricorso al Tar, sarebbero disposti a dare il diploma anche al cestino della carta straccia. Così la dislessia è diventata un alibi e un'estrema risorsa nelle mani delle famiglie sempre più scriteriate, da utilizzare qualora i risultati scolastici non siano corrispondenti alle aspettative. E naturalmente questo apre immense possibilità di guadagno a sedicenti esperti che entrano nelle scuole con la pretesa di insegnare ai docenti il loro mestiere. Purtroppo la categoria degli insegnanti è in tale degrado che il giochetto riesce quasi sempre, e non si trova più nessun professore che abbia il coraggio di dire a questi genitori smidollati: "Signora, suo figlio non è affatto un ragazzo disturbato e dislessico: è un sano e normalissimo somaro!"
Condivido totalmente l'opinione di Pat Z compresa l'analisi, conclusiva.
La nostra società non ha saputo opporsi a questa specie di vera e propria degenerazione culturale di quasi tutto l'Occidente: i diritti dell'uomo, compreso il diritto di uguaglianza, vanno sempre e comunque rispettati(e rimborsati).
E' questa una trasformazione culturale profonda, provata anche dal fatto che soltanto gli anziani (come me) ne sono disgustati.
Sono molto delusa soprattutto come insegnante della faciloneria con cui si scrive e si commenta su problemi vissuti quotidianamente da famiglie, ragazzi e docenti senza fare alcuno sforzo per esporre le proprie ragioni senza danneggiare chi soffre realmente di dislessia (il famigerato 5% ormai universalmente accettato).....ci sono molti modi di denunciare pericoli reali o ipotetici della scuola italiana ma non si può "sparare sul mucchio". Professore la invito ad affrontare questa problematica con più pacatezza, più informazione, più chiarezza, meno aggressività. Nel rispetto di chi lavora quotidianamente con la classe (non sono tutti degli incompetenti), nel rispetto di chi si sforza per imparare (le assicuro che sono molti) nel rispetto di chi aiuta le famiglie in difficoltà (professionisti seri). I ciarlatani esistono in tutti i settori. E' serio fare i dovuti distinguo e ammettere che esistono molti modi di imparare. I dislessici hanno modi diversi e questo lo dobbiamo ammettere anche alla luce del fatto che adattandosi alle loro difficoltà di lettura e utilizzando altre strategie sono buoni studenti. Io lo verifico tutti giorni.
Inoltre bisogna stare attenti nel commentare ambiti scientifici che non sono di propria competenza solo basandosi su articoli che non si commentano nelle sedi corrette del confronto scientifico. Sin quando si parla di didattica.....ma quando ci si addentra in ambiti di neuropsico patologia io credo bisogna avere l'umiltà di ammettere alcuni limiti venendo da ambiti disciplinari differenti. Insomma non posso commentare teorie astronomiche in modo categorico se provengo da una formazione umanistica. posso dare una opinione......pacatamente.....o no?
Grazie
Veronica
Però della faciloneria di chi dice che la matematica è una scienza procedurale e valuta che un bambino è discalculico perché non incolonna correttamente, lei non parla. L'unica competenza da difendere è quella dei neuropsicopatologi i quali sono titolati, non si sa in nome di che cosa, a discettare di matematica e di ortografia. Anche il professore di ortofonologia è un facilone? L'umiltà vale soltanto per chi non appartiene alla categoria degli "esperti" di DSA? E lei pensa che sia serio dire che il 5% di dislessici è universalmente accettato? Peraltro non da quei cialtroni che ormai levitano attorno al 15%... E, infine, come si permette di insinuare che non sia informato e che i riferimenti che faccio sono ad articoli che non si commentano ecc... Sono articoli pubblicati in quelle sedi sedicenti scientifiche che pontificano su questi temi in un modo che fa vergogna a chi abbia un minimo di preparazione scientifica. Il che non significa (mai l'ho detto) che non esistano i dislessici. Ma quel che sta accadendo nella scuola italiana attorno alla vicenda DSA è uno scandalo che grida vendetta.
Cronache di ordinario sfacelo.
In primo luogo: ho l'impressione che troppi genitori preferiscono avere un "disturbato patentato" in casa, piuttosto che vederlo sgobbare sui libri, piuttosto che impegnarsi anche a casa per farlo leggere, studiare, riflettere, e lavorare in proporzione all'età, ci mancherebbe. Molto meglio delegare al compensativo: prove ridotte, calibrate, richieste al minimo... provo una tremenda pena per questi genitori e anche per le persone e i bambini con "veri" problemi, "seri". Mi sembra di veder tutti prendersi le stampelle per non essere costretti a fare le scale, e in mezzo degli stampellati veri che non riescono neanche a passare nella folla. Caro professore ha anche lei la sensazione?
secondo: un mio conoscente mi ha portato il testo sull'equiparazione dei voti da votare in collegio docenti. Mi sono sentito male: avessero scritto "Proibito bocciare" sarebbe stata la stessa cosa, anzi il documento avrebbe guadagnato chiarezza nel comlesso.
terzo: le ultime tecnofesserie in arrivo, commentate da giornalisti assai specializzati per chiara fama nel ramo.
Dicevo: cronache di un ordinario e incessante sfacelo.
Se esistono i dislessici come lei ammette pensa davvero che vengano tutelati da affermazioni come quelle che vengono fatte anche nei suoi articoli? Chi dovrebbe capire se uno studente è dislessico? Chi dovrebbe suggerire come affrontare la dislessia? Non ho dubbi che lei sia informato. Ma io intendevo un altro tipo di preparazione, quella preparazione specifica che determina la settorialità di ogni campo professionale. Posso parlare di medicina psicologia neuroscienze pur non avendo un knowhow specifico? Potrei .......
Insomma professore come mi permetto? Mi permetto si! da Biologa, antropologa,dai miei studi di neuropsicologia e perchè no, da insegnante. La leggo da molto e con piacere, anche su questo argomento della dislessia e su alcune cose le dò ragione ma anche in questo ultimo articolo traspare chiaramente, mi permetta, una certa confusione di carattere medico, neurologico, anatomico, psicologico, nel dare definizioni ad esempio come dislessia e ADHD. Sono due cose diversissime non assimilabili se non per piccole percentuali di comorbidità.
Ammetto che bisogna essere cauti nella diagnosi e bisogna essere altamente professionali seguendo le linee guida dell'Istituto superiore di sanità. Ma se condanniamo tutti i professionisti del settore chi gestirà quei dislessici di cui lei stesso ammette l'esistenza?
Saluti
Abbia pazienza, se avesse la bontà di leggermi saprebbe che non soltanto non confondo dislessia e Adhd (quando mai? provi a essere più attenta nel leggere) ma faccio una precisa distinzione tra dislessia e gli altri disturbi inventati come la discalculia, la disgrafia e la disortografia. Ho anche scritto che i rarissimi casi imputabili a queste tre ultime categorie rientrano nella dislessia, e quindi che di questa si deve parlare. Il resto è invenzione pura. Ora, lei pensa che conoscenze di medicina, neurologia, psicologia consentano di sentenziare che un bambino è discalculico, anche non avendo la più pallida cognizione dell'aritmetica? Bene chi crede questo è un cialtrone. Cialtrone è inoltre chi ha sentenziato nella legge che i DSA non sono una forma di disabilità o di malattia o di menomazione e poi sostiene che hanno una base neurologica e cerebrale: contraddizione evidente a chiunque abbia un minimo di cognizione di logica. Peraltro, ha mai letto gli articoli che individuano le basi neurologiche dei DSA? Pura e semplice cialtroneria. Ho scritto e riscritto sull'argomento e non ho mai avuto una risposta di merito. Mi lasci dire che l'idea che la disortografia venga diagnosticata da uno psicologo e da un neuropsichiatra è roba da far vergognarsi.
Allora da chi?
Il fatto di avere una base neurobiologica non significa che si tratti di disabilità. Direi piuttosto di variabilità nell'architettura cerebrale. La capacità di leggere è una acquisizione relativamente recente nella specie umana pertanto potrebbe essere soggetta ad una notevole variabilità intraspecifica. Come sa esiste una forte base genetica dimostrata da studi di linkage familiari e da studi sui gemelli monoovulari. Identificazione di loci cromosomici candidati come quelli situati sul cromosoma 6, locus coinvolto nella migrazione in fase prenatale di alcuni neuroni deputati alla lettura situati in aree attive durante i compiti di lettura. Detto questo è chiaro che essendo la dislessia un disturbo su base genetica complessa esso mostra notevole variabilità nella popolazione. Per quanto riguarda la discalculia non si intende incapacità nella logica matematica quanto nelle procedure di calcolo legate all'utilizzo della working memory, ho numerosi alunni discalculici ma con ottimi rendimenti in matematica se viene eliminato il problema del calcolo a mente e vengono adottate alcune procedure nella risoluzione dei problemi. non è quindi un problema matematico se non per il fatto che rigurda i numeri ma non la logica. Che dire della disortografia. Ho amici e naturalmente alunni ottimi lettori che per quanto tali commettono numerosi errori ortografici sempre molto simili, doppie accenti utilizzo di alcune forme verbali ecc...e non sono degli ignoranti semlicemente disortografici anche qui è un problema di memoria in questo caso semantica. Per quanto rigurda la disgrafia invece il problema coinvolge anche ambiti motori, che rigurdano l'utilizzo della opponibilità del pollice ad esempio.
Detto questo la disabilità è generata dai metodi scolastici che offrono solo un veicolo per l'apprendimento. Non vedo ospedalizzazione in questa legge ma solo la presa di coscienza che la classe che abbiamo davanti è variegata da un punto di vista degli apprendimenti e che alcuni alunni hanno minori capacità di lettura di altri.
Funzione del neuropsichiatra: escludere danni neurologici (se non lo fa lui chi lo deve fare?)
Funzione dello psicologo: valutare il fattore frustrazione acquisita dalla carriera scolastica (autostima), valutare eventuale disagio di altra origine (familiare sociale), valutare utilizzo corretto della memoria e delle capacità attentive.
Oltre a loro intervengono: logopedista, esperta nell'apparato respiratorio, riabilitazione linguistica, deglutizione.
Pedagogista: valutazione degli apprendimenti rispetto alla media.
Mi dispiace comunque che mi ritenga una cialtrona.
La saluto e se vuole le invio i link della biblioteca biomedica dove può trovare numerosi articoli sulle basi neurobiologiche della dislessia e degli altri dsa pubblicati su riviste con elevatissimo impact factor.
La saluto cordialmente e senza la pretesa di convincerla ma solo di insinuare un ragionevole dubbio.
Veronica
Io non ho detto affatto che lei è una cialtrona. Ho detto che sono cialtroni coloro che sostengono le tesi che ho prima elencato. Comunque, mi permetta di dire che quel che lei ha scritto sulla working memory e sulla eliminazione del calcolo mentale è manifestazione talmente plateale di totale ignoranza di cosa sia il ragionamento aritmetico e matematico che non sono minimamente interessato a proseguire questa discussione. La prenda pure come manifestazione di presunzione. Mi domando cosa sia l'esibire simili affermazioni davanti a uno che pratica la matematica da decenni senza il minimo timore di dire delle assurdità. È la modestia e la prudenza che chiede agli altri? E lasciamo pure perdere il resto.
Desidero soltanto aggiungere una cosa: non una sola di quelle correlazioni tra "architetture cerebrali" e comportamenti cognitivi è dimostrata o dimostrabile. Nel migliore dei casi sono ipotesi prive di qualsiasi riscontro, tanto è vero che nella letteratura si trova tutto e il contrario di tutto. Nel peggiore sono chiacchiere da ciarlatani di piazza. Chi mai può dire in modo scientificamente provato di conoscere le relazioni tra funzionamento del cervello e calcolo mentale? Ecco perché l'invito che le farei pacatamente - poiché è davvero difficile essere pacati di fronte a una tale pseudoscienza - è: ci ripensi, modestamente, e provi a mettere in dubbio le certezze che le hanno propinato (dico così perché lei sa chi sono io, ma io non so chi sia lei, che studi abbia fatto e che competenze abbia). Altrimenti, non si lamenti se piovono giudizi duri. E lasci perdere l'impact factor (ci mancava anche questa...).
lo permetto professore, naturalmente, io riporto solo gli studi fatti da altri. Peccato però che lasci perdere il resto.
La saluto con quanto riportava il mio prof. di matematica alle medie quando finiva la dimostrazione.
al bordo inferiore della lavagna scriveva: C.V.D.
ovvero come volevasi dimostrare
La saluto
Veronica
Non so cosa abbia dimostrato, se non che lei ripete "studi" di altri senza rendersi conto della loro inconsistenza (ed è questo resto che ho lasciato perdere con la considerazione dell'ultimo commento). CVD (o CDD), non lo scriveva soltanto il suo professore di matematica alle medie, lo si trova in qualsiasi libro di matematica da tempo immemorabile.
Certo che accetto il suo consiglio. Altrimenti non avrei neanche perso tempo a parlarle.
Sono laureata in biologia ho un dottorato in antropologia fisica, genetica umana, 16 anni tra università e cnr, postdoc, precaria della ricerca prima insegnante alle scuole supriori di ruolo poi(vinsi il concorso per sbaglio..., attualmente laureanda in psicologia.
Mi interessa ogni opinione soprattutto quelle delle persone come lei.
Non mi lamento dei giudizi per carità.
Le rispondo visto che ha proseguito nonostante tutto.
Ah, quindi se io sbaglio le doppie, o scrivo "è" senza accento o faccio errori nelle forme verbali, o uso la punteggiatura come un marcomanno ubriaco non sono ignorante: sono bensì affetto da disortografia non diagnosticata. Molto interessante: ciò significa che devo consigliare una visita neuropsichiatrica ai tre quarti dei miei studenti, invece che accanirmi a spiegare, farli sudare su continui esercizi e pretendere che i loco compiti non presentino simili errori per meritare la sufficienza. A quanto pare i miei metodi sono alquanto arretrati, ahimé, e dovrei rendermi conto che non posso io, con miei modesti studi di grammatica e filologia, pretendere di risolvere problemi che sono connessi a patologie mediche ben precise, e vanno ben al di là delle mie umili competenze. A questo punto temo che la mia presenza in classe sia del tutto inutile, se le cose stanno così. Però posso assicurare che, dopo un paio d'anni del trattamento che descrivevo sopra, condotto in modo serio e rigoroso, tutti (e sottolineo tutti) i "disortografici", migliorano, diventano "eu-ortografici", e di solito ringraziano pure.
Rigurgitano studi secondo cui e "discalculico" chi non incolonna bene nelle operazioni. Questo in una scuola in cui, non facendosi più le aste, nessuno ha mai insegnato i principi dell'incolonnamento... Con questo modo di vedere anche i miei figli - che non sono per niente DSA - sono discalculici. Il bello poi è che questi ignorantoni credono che fare le operazioni aritmetiche si identifichi con le procedure di incolonnamento: difatti dicono che la matematica è una "scienza procedurale". E un matematico deve anche piegare la schiena di fronte a queste definizioni della sua disciplina date da uno psicologo ignorante. Non bastasse, proscrivono il calcolo mentale perché credono e dicono che sia una procedura mnemonica. Ho dovuto litigare con uno di questi signori che diceva che le tavole pitagoriche sono sequenze ordinate di parole.... Non hanno la minima idea delle procedure di calcolo mentale e non sanno come si possono apprendere le tabelline con tecniche di ragionamento che alla fine rendono automatico (apparentemente mnemonico) il calcolo.
Di fronte al disastro dell'insegnamento della matematica nelle primarie mia moglie ha fatto un club matematico per un gruppo di bambini amici dei figli, inclusi alcuni che andavano malissimo. Risultato: alle prove d'ingresso delle medie sono risultati tutti da 10.
Discorso analogo per la disgrafia. Ma cosa mai vuoi sperare se la calligrafia è proscritta? Io sono riuscito a farla mettere tra le materie della nuova laurea in formazione primaria, tra proteste indicibili. Eppure, il noto ritardato e uomo di altri tempi Steve Jobs ha spiegato che per lui è stato decisivo un corso di calligrafia nel suo college.
Analogo discorso per la disortografia.
Come ben scrisse qui un preside, per lo più siamo di fronte a DISTURBI SPECIFICI D'INSEGNAMENTO.
Rispondo a Pat Z: non ho detto che tutti quelli che fanno errori d'ortografia sono disortografici ho detto solo che esistono alcuni alunni i cui errori sono ricorrenti che nonostante l'alto livello di istruzione faticano nel recuperare dalla memoria semantica la forma ortografica corretta di alcuni termini. Questo non esclude il fatto che la ripetizione di tali forme errate possa migliorare il magazzino semantico e quindi la acquisizione migliore del termine corretto, per quanto sarà sempre più difficile rispetto ad altri temini, cioè implicherà una procedura più lunga.
Non capisco tutto questo sarcasmo. Anche chi studia queste procedure dell'apprendimento è degno di rispetto quanto un cultore della filologia.
Anche io faccio il mio lavoro come lo fai tu (ti do del tu visto che siamo colleghi) cercando di non avere il paraocchi. Stai tranquillo che valuto attentamente se uno studente ci marcia o ha altri problemi. Ma per me non sono tutti somari.
Non si possono studiare le procedure di apprendimento di una materia che non si conosce e non si capisce. Chi fa questo è un cialtrone. Punto. Credo di aver capito bene certi concetti fondanti dell'aritmetica e le procedure del calcolo mentale, in relazione con quelle del calcolo scritto, soltanto dopo qualche decennio di studio e di riflessione. Con quale faccia di bronzo uno psicologo può venire a sentenziare su queste questioni non sapendone nulla (e bisogna saperne in modo profondo)? Mi permetto forse io di fare sedute di psicoterapia? Vale l'aureo detto latino: Sutor ne ultra crepidam.
Posso fare domanda d'iscrizione al club matematico per i miei figli? Il "bestiario matematico" che ha così efficacemente descritto in altre pagine di questo blog è così veritiero da trovarsi puntualmente realizzato nei loro libri di testo: la qual cosa mi riempie di sgomento e sto cercando un modo per correre ai ripari!
Scherzi a parte, anch'io sono convinta che il vero problema siano i disturbi specifici d'insegnamento, altroché.
Infatti lo psicologo serio non lavoro solo ma con insegnanti e matematici (nel caso della discalculia) utilizza il metodo scientifico di sperimentazione, (aimè) la statistica, l'osservazione e le conoscenze sulla neurologia, le lesioni neurologiche e così via. Chi ha detto che tira fuori teorie così dal niente?
Ha mai provato a collaborare con questo scopo.
ops mi scusi non è più interessato a parlare con me.
Infatti, assieme a mia moglie sto scrivendo un libro dal titolo "Pensare in matematica", rivolto ai maestri elementari e a chiunque voglia introdursi alla matematica non sapendone nulla. E mi attardo sul blog stasera dopo una giornata di pesante lavoro... Mi pare ormai l'unica cosa da fare: cercare di dare qualche contributo costruttivo. Mi piacerebbe anche fare un blog specificamente dedicato alla formazione matematica elementare, tanto per aiutare un po' di famiglie e bambini a salvarsi, ma le forze sono quelle che sono...
E comunque, vorrei chiedere, anche a chi difende tutta questa baracca: ma in coscienza, credete davvero che il 15% dei nostri figli siano DSA, che con l'aggiunta di un 5% di Adhd fa un 20% di disturbati? Perché queste ormai sono le cifre su cui si viaggia dopo l'approvazione di quella legge infame...
Tempo fa un ispettore mi disse di aver incautamente concesso a un noto psicologo specialista di DSA di fare uno screening nelle scuole della sua provincia. Dopo poco si era raggiunta una percentuale di diagnosi di DSA del 30%... Ritirò l'autorizzazione terrorizzato. Ma non vi passa per la mente che dietro vi sia un colossale movimento di affari? Per la verità, ne avrei anche alcune prove, sulla base di un documento che mi è stato inviato, ma lasciamo perdere. Lo scandalo di cronaca non è affar mio.
Aggiungo a Vela: se il prodotto è quel genere di teorie cialtronesche, allora o il matematico se l'è inventato, oppure si è scelto quello ad hoc. Perché esistono, eccome, matematici della domenica che si occupano di DSA. Li conosco bene. Collaborare con questa compagnia da circa? Scusi, ma ho cose più serie da fare, anche per contribuire alla questione specifica.
No ma escludere completamente la possibilità a mio parere è sbagliato, il problema esiste anche se non con le percentuale così elevate. Questo provoca nei ragazzi che lo sono problemi molto gravi e negli insegnanti notevole senso di impotenza. Il tutto deve essere regolamentato con attenzione come ho già detto putroppo i ciarlatani esistono in tutte le professioni. Da mamma di dislessico posso assicurare che mio figlio non è somaro e neanche ospedalizzato.....è un bravo studente che si impegna ogni giorno che non legge fluentemente e usa il lettore vocale, che è bravissimo in matematica e che non giustifihiamo per la sua dislessia per la quale ha anche dovuto subire atti di bullismo, sapete cosa significa a 12 anni non saper leggere bene accarezzare i libri sedersi di fianco alla mamma quando legge? E domandarsi perchè io non ci riesco?
Chiedetevelo prima di fare del sarcasmo o di attaccare una legge così importante.
Saluti
Scusi, ma facciamo a non capirci. Io suo sarà certamente un caso vero di dislessia che rispetto. Ma questo non significa giustificare tutti gli altri casi inventati o gonfiati. Le famiglie che hanno veri problemi (come nel suo caso) dovrebbero ribellarsi a questa indegna gazzarra che danneggia in primo luogo loro, oltre ai disabili propriamente detti. Invece coprite tutto. È un errore enorme. E la legge non è una cosa seria: basta leggerla. Chi l'ha scritta dovrebbe vergognarsi. E i relatori parlamentari se ne vergognavano. salvo che erano terrorizzati dalla pressioni delle lobbies. Le stesse che mi hanno aggredito, insultato in modo indegno, definendomi un "negazionista" (bella scelta di termine per un ebreo...) con un appello comparso su Repubblica. E poi dovrei essere io quello calmo e tollerante.
Si è vero non ci capiamo soprattutto non capisco ancora cosa avrebbe fatto lei per questi ragazzi. A questo non ha risposto.
Su chi dovrebbe aiutarli e come non ha risposto era questo che spettavo da lei non la polemica.
Una precisazione per la collega @vela, se mi è consentita. Neanche per me sono tutti somari, ci terrei a sottolinearlo. Anzi, direi di più: credo che in realtà non lo sia nessuno, giacché lo studente che viene motivato a impegnarsi, che riceve fiducia, attenzione e considerazione non manca mai di apprezzare quanto il professore sta facendo disinteressatamente per lui, investendo sulla sua crescita. E, sempre, dimostra la sua riconoscenza impegnandosi di più (con conseguenti miglioramenti). Ma sono fermamente convinta che la cosa migliore che possiamo fare per loro sia non ignorare o minimizzare i loro errori, non giustificarli impropriamente se non è opportuno; e soprattutto valutarli rigorosamente, premiando i miglioramenti ma avendo anche il coraggio di dare delle insufficienze e bocciare, se necessario ("non promuovere" secondo il pedagoghese politicamente corretto attualmente in uso). Insomma saper dire: "No", a costo di rendersi impopolari. Questa è una cosa che - per quanto l'esperienza mi ha insegnato - responsabilizza enormemente l'alunno, lo sprona a migliorarsi e a non cercare scorciatoie, lo aiuta a riflettere su se stesso e sul proprio metodo di studio e lo rende consapevole di un fatto fondamentale che i ragazzi oggi tendono a ignorare, perché sovente in casa non viene loro insegnato: che per coltivare se stessi occorrono impegno e sacrificio, occorrono ore di studio, occorre la disponibilità a mettersi in discussione, la forza di rialzarsi quando si cade e ricominciare da capo con tenacia e con un po' di autodisciplina. Occorre insomma prendersi la responsabilità della propria vita, senza adagiarsi su comode auto-giustificazioni. Spesso da un insuccesso, e anche da una bocciatura, se compresi e accettati, nascono delle vere e proprie palingenesi. Non mi è mai capitato che uno studente che non avevo promosso mi rimproverasse di non averlo capito. Mi è capitato invece che, dopo anni, qualcuno addirittura dicesse che era stata una cosa opportuna, e ricordasse perfino con piacere il tempo passato insieme.
A volte resto esterrefatto e penso di lasciar perdere, ma è così difficile lasciare sotto silenzio certe questioni.
Nessuno ovviamente nega che ci sia un problema legato alla dislessia ma quanto al resto, potrei citare studi scientifici altrettanto seri che riconducono in ogni caso discalculie e disortografie alla dislessia, tendendo a negare che siano disturbi diversi. Io lavoro nella scuola elementare e mi confronto di frequente con situazioni che ho già discusso in altri post: la tendenza a medicalizzare le difficoltà di apprendimento, facendole passare per DSA e risolvendo un mucchio di problemi che altrimenti andrebbero affrontati sul piano didattico, educativo, comportamentale (penso ai bambini ADHD). In molti casi è possibile intervenire con interventi non medicali e credo che occorrerebbe, prima delle certificazioni mediche, esperire strategie e metodi di insegnamento diversi. A volte mi capita di fare formazione ai colleghi su questo punto e sono sorpreso della loro sorpresa nello scoprire per esempio che l'apprendimento della lettoscrittura non è solo metodo fonematico e che alcuni problemi legati a questo apprendimento svaniscono rapidamente con altre situazioni didattiche, solo per citare un caso.
Ho segnalato già il numero incredibile di docenti di sostegno all'opera nella scuola italiana e lo ripeto per la gentile Vela: si sfiorano le 100.000 unità su un organico di circa 670.000 e fate un po' voi i conti a quanti bambini e studenti corrispondano; ci sono classi dove i bambini certificati sono 4 su 20 con tre insegnanti di sostegno a volte compresenti in classe oltre ai docenti "ordinari", quasi più adulti che bambini.
La gentile Vela forse non si rende conto dove ci sta portando un principio sacrosanto di tutela della minoranza dei bambini realmente DSA: a nascondere la polvere sotto il tappeto, riferito alle evidenti difficoltà di molti insegnanti di praticare buone didattiche e metodologie efficaci. Ho molto rispetto per il dolore delle famiglie ma credo sia utile un episodio scolastico: oggi ho ricevuto una famiglia la cui bambina ha qualche piccola difficoltà meccanica nella lettura che non ha riflessi nella comprensione del testo, nelle abilità di calcolo e di logica, nella qualità dello studio; eppure, in ansia per quello che considerano un grave problema, l'hanno accompagnata in un "centro specializzato", da cui la bambina è uscita un'oretta dopo con la diagnosi di "dislessia conclamata". Inutile dire cosa vorrebbe dire, anche la gentile Vela ne deve avere una idea; ma è significativo della pressione psicologica che un sistema malato esercita sulle famiglie che si sentono in difficoltà e temono per il futuro dei propri figli. Insisto sul fatto che il rispetto per chi ha davvero bisogni educativi speciali passa anche per "veri" specialisti che siano in grado di discernere una difficoltà di apprendimento (la mia bambina) e un DSA e che se si fa di tutt'erba un fascio si danneggiano in primis i bambini con problemi, cui vengono sottratte risorse indispensabili.
Cordialità, Vincenzo Manganaro
Parole sante Pat Z, non fa una piega. Ma nel caso di un dsa una bocciatura deve essere ben ponderata perchè rischia di aggiungersi ad un notevole senso di frustrazione accumulato in anni di scuola e invece di spronare potrebbe determinare un abbandono. Sovente questi ragazzi lasciano la scuola dopo anni di frustrazioni o scelgono corsi di studio di livello più basso per non dovere subire umiliazioni legate alla prestazione di lettura e scrittura.
Se permettete questo aspetto psicologico può essere studiato da uno psicologo se no da chi? E ha un peso notevole. Ridare fiducia, adottare strategie che mettano in evidenza le loro positività, senza dubbio sono necessarie. Il quadro nella valutazione di ogni singolo caso deve essere valuatato singolarmente e attentamente, senza pregiudizio in modo ampio. Questo e quello che cerco di fare ed è il motivo per cui nonostante il posto di ruolo ho deciso di prendere la seconda laurea in psicologia.
Aggiungo per Vincenzo M. che gli interventi sui dsa non comportano medicalizzazione.......e se continuate a parlare di medici e ospedali mi dimostrate che avete poco chiara la situazione!!!!
Ma come non è medicalizzazione trasferire il giudizio dall'insegnante a una commissione composta da un neuropsichiatra, uno psicologo e un logopedista?!!! Ma scusi, ma forse non siamo noi a non avere chiara la situazione, ma lei ad avere le idee confuse, se crede davvero che una diagnosi di disgrafia fatta da una commissione di quel genere non è medicalizzare il problema. Si, c'è da restare esterrefatti e anche molto ma molto preoccupati
E ora basta. Stacco la corrente e non leggo e pubblico messaggi fino a domani. Ho bisogno di una pausa. Davvero c'è un limite a tutto.
Le auguro una buona serata e concludo dicendo che dopo la diagnosi gli interventi eventualmente riabilitativi e le sttrategie vengono decisi in armonia con il consiglio di classe che ha un ruolo primario. Anzi fondamentale, l'esperto pedagogista o psicologo interviene evetualmente nel potenziamento delle capacità carenti con metodi pedagogici cognitivo comportamentali nessun famaco nessuna ospedalizzazione. Vi prego di infomarvi prima di dire cose non corrette sono certa di quello che dico visto perche l'ho provato in prima persona perche lo studio, e lo pratico come docente.
Evidentemente non avete mai avuto un caso dsa praticamente sottomano. Io si molte volte.
"L'altra conseguenza pazzesca sono le spese enormi per l'acquisto di strumenti compensativi – computer, calcolatrici"
e che dire quando l'alunno neanche riascolta le letture e le spiegazioni registrate sul computer dall'insegnante?
Nulla vale in questi casi, se la famiglia non si fa presente con la scuola.
"Disturbo dell'ascolto centrale", "Central Auditory Processing Disorder": questa la diagnosi dell'esperto cui si è rivolta mia moglie allarmata da alcune difficoltà di pronuncia del mio quarto figlio. Ora, la cara moglie è un po' apprensiva in queste cose e io la lascio solitamente fare - non però quando mi ha comunicato la proposta fattagli dai medici consultati: un kit microfono/auricolare gentilmente fornito dagli stessi dottori per la modica cifra di 1500€; l'insegnante avrebbe dovuto fare lezione parlando nel microfono, mentre l'auricolare per mio figlio avrebbe dovuto stimolare la sua attenzione.
Ora, ci sono alcune cose da notare:
1) il bambino è normalissimo, anche se - come del resto i suoi tre fratelli più grandi - ha iniziato a parlare un po' in ritardo: in pochi mesi si è abituato a stare in classe e a seguire le lezioni, esattamente come hanno fatto - brillantemente - gli altri tre. E' solo un bambino vivacissimo, che sta imparando che l'uso corretto della lingua e della disciplina ha il suo valore e interesse.
2) La mia cara mamma - laureata in lettere e pure in psicologia - è stata psichiatra (lacaniana): al suo contatto ho potuto sperimentare l'assoluta arbitrarietà con cui le fervide menti del suo entourage accozzavano idee scientifiche mal comprese (anzi, assolutamente fraintese, ma apprezzate per la mistica nomenclatura) a ornamento delle loro teorie: uno spettacolo dell'assurdo assolutamente stupefacente, che mi ha reso inesorabilmente sospettoso nei confronti di questo mondo di pavoni della parola. Forse immeritatamente, simile diffidenza si estende precauzionalmente a chiunque si proclami maestro della mente umana, psicologi compresi.
3) Lavoro come consulente informatico, per cui saprei benissimo procurarmi il kit anzidetto per 30€.
Armato dei tre punti appena esposti, ho ovviamente negato il mio consenso a questa spesa pazzesca: altrimenti non mi sarebbero restati i soldi per sfamare la prole e salvare l'Italia con le mie tasse.
In questo difficile frangente la prudentissima moglie - dilaniata tra la durezza di cuore del qui scrivente marito e il bene primario della salute dei figli - ha cercato il compromesso e si è rivolta a un negozio specializzato in articoli musicali&affini della nostra città: esercente di prima qualità, del resto, che le ha proposto un binomio microfono/auricolare di professionalità impeccabile (notevole soprattutto per le ridotte dimensioni e l'elegante innappariscenza) per 180€.
Insospettita dalla disparità di costo, la solerte madre ha telefonato all'esperto psicologo: sulle prime imbarazzato, il serio professionista ha chiesto di consultare il proprio tecnico e ha richiamato dopo due giorni... ma sì, dopo tutto si poteva fare l'affare anche per 600/700 euro, con qualche aggiustamento!
Tutto vero, purtroppo - ma la staria si è chiusa qui.
Come accennato, il quarto figliolo procede benissimo - come previsto - con serie dosi di compiti fatti (bene) insieme e libri declamati nel lettone. Le tasse e l'Italia sono salvi!
Paolo Pagliaro
Potrei aggiungere altri episodi simili. E raccontare come, con l'introduzione della legge che prevedeva la diagnosi da parte del SSN, gli studi privati si vuotarono. Per poco: tempestivamente una circolare ministeriale autorizzò i medesimi a fare la diagnosi in vece del SSN... E che occorra spiegare che "medicalizzare" non è sinonimo di farmaci e ospedale, ma lo è già quando si fa una "diagnosi" da parte del SSN... beh, non capisco se si tratti di ingenuità, incompetenza o che altro... e mi chiedo: ma anche il dottor Castelbianco è disinformato e incompetente quando parla di "ondata di medicalizzazione", oppure gli unici "competenti" sono quelli che dicono quel che si vuol sentire?
Gentile Vela, noto con disappunto che lei tende ad estrapolare da un ragionamento una o due parole funzionali alle sue tesi e a decidere quanto l'interlocutore abbia capito del problema, laddove comprensione sta evidentemente nell'accettazione indiscussa della sua opinione.
Senza spirito di polemica: lavoro nella scuola dal tempo degli assiro babilonesi e di "casi", come dice lei, ne ho affrontati decine (molti risolti senza ricorrere ad esperti esterni) e credo di avere guadagnato sul campo il diritto alla credibilità professionale senza doverle citare i miei curricula e il mio percorso di studi: non trovo gentile che mi dica che non ho ben chiara la situazione, io non mi sarei permesso. Quanto al concetto di medicalizzazione, le ha già risposto il professor Israel: la mia intenzione comunicativa è chiarissima (lo è anche l'accezione del termine) ed è lei che tende a piegare le parole alle sue ragioni.
Le ho indicato alcuni dati su cui si dovrebbe riflettere: si diceva del merito delle questioni e credo che gli organici del sostegno siano una questione importante e significativa di un ragionamento.
Peraltro non esiste soltanto la sua esperienza e di un confronto problematico potrebbe giovarsi piuttosto che chiudersi nelle sue certezze. Lavoro in Emilia Romagna, in una situazione di servizi sociali e alla persona molto favorevole e non è così facile il confronto con la equipe dell'ASL; per esperienza so che il più delle volte il consiglio di classe non ha valore preminente ma resta inascoltato perchè quello che diventa centrale in questa relazione è il parere del neuropsichiatra, sempre indiscutibile, sempre prevalente sulle esigenze (sempre eventuali) della didattica; se la sua esperienza è diversa ne ho piacere ma le segnalo che esistono altri vissuti ed altre situazioni meno favorevoli (veda ad esempio il caso che ho segnalato della mia alunna: la mia opinione non è stata considerata se non come eventuale colloquio successivo alla diagnosi).
L'età mi ha insegnato ad ascoltare e a dare importanza alle opinioni altrui anche quando non le condivido: non mi permetto mai il lusso dell'arroganza intellettuale e sono aperto al dialogo. Sarà d'accordo con me che il dialogo deve essere a due vie e improntato al rispetto reciproco.
Cordialità, Vincenzo Manganaro
Vorrei fare un altro esempio della tendenza alla medicalizzazione condita di terrorismo psicologico. Il Dipartimento di Psicologia della mia università ha ottenuto dalla USR Lazio l'autorizzazione a intervenire nelle scuole romane per fare degli screening atti a individuare disabilità, DSA ecc. Naturalmente non potevano non chiedere l'autorizzazione dei genitori a che i loro figli venissero sottoposti a esame. Questo è stato fatto infilando nelle cartelle di ogni bambino un foglio da firmare con la richiesta di una serie di dati (già questa è una grave violazione della privacy) che conteneva una richiesta in toni terroristici, secondo cui rifiutarsi significava rendersi responsabili di "gravi conseguenze sociali". Per parte mia, ho risposto per iscritto in tono estremamente duro, diffidando a termini di legge di stabilire un qualsiasi contatto con mio figlio. Ero pronto anche a fare uno scandalo nella mia università. Molti genitori si sono parimenti rifiutati, ma altri si sono intimiditi. Non so cosa ne sia venuto fuori, ma conosco casi (in altre situazioni) di famiglie a cui è stato "svelato" che il loro figlio ritenuto da loro normalissimo aveva seri disturbi, e che sono entrate in un tunnel allucinante. Debbo anche dire che, sebbene ritenga delirante che un neuropsichiatra sia titolare di una diagnosi di disortografia o discalculia, preferisco comunque aver a che fare col neuropsichiatra, che almeno è un laureato in medicina. Basta conoscere il livello delle lauree in psicologia per rendersi conto di cosa c'è da attendersi, almeno nella media. Non è certamente un caso che sono in genere i medici (come il citato professore di ortofonologia) a mettere il piede sul freno di questa tendenza folle alla medicalizzazione. Penso che il cocktail psicologo-pedagogista con contorno di neuropsichiatra e logopedista sia il più pericoloso perché chi si mette a fare questa attività diagnostico-terapeutica è programmaticamente, diciamo pure ideologicamente, motivato a scoprire disturbati in ogni angolo. Magari anche per far affari, come è stato sottolineato con esempi.
Gentile Vincenzo, rileggendo il suo intervento e la sua esperienza con la sua alunna non ho proprio capito cosa voleva dire. Era dislessica o no? Ha risolto il suo problema?
E poi cosa c'entra il sostegno con la dislessia? I DSA non hanno diritto al sostegno se non in casi gravissimi e quando c'è comorbidità con altri disturbi.
Capisco che sia forte della sua esperienza e la rispetto ma trovo ancora che in questo blog si faccia troppa confusione da molti punti di vista.
Comunque volevo salutare il professore e ringraziarlo per l'ospitalità. Credo non sia più il caso, per quanto mi rigurda di discutere su questo argomento, ho esposto la mia opinione sperando di portare non solo la mia esperienza personale ma anche di chiarire alcuni punti che ritenevo poco chiari nel definire i dsa e la loro gestione. Non ci sono riuscita, mi dispiace forse mi sono spiegata male io. Vi lascio però pregando il professore, se lo ritiene, vista la sua visibilità e competenza didattica, di intervenire sulla legge con proposte di modifica che siano costruttive propositive mettendo da parte questa generalizzata polemica e ponendo l'accento sui contenuti specifici. Perchè generalizzando in questo modo si colpiscono anche quegli studenti realmente dislessici che necessitano di tutela.
Sono sicura professore che il suo apporto sarebbe prezioso.
Cordialmente
Veronica
Per chi e' interessato ad una lettura "pesante": questo e' il link ad un rapporto del governo americano
http://www.gao.gov/new.items/d12270t.pdf
che mostra come la percentuale di bambini in affidamento a cui sono stati prescritti 5 o piu' medicamenti psicotropici simultaneamente varia tra 0.11% e 1.33%, rispetto al (gia' altissimo) 0.01%-0.07% per bambini non in affidamento.
E' chiaro che il Prof. Israel ha ragione quando parla di medicalizzazione del sistema. Si tratta di un business delle aziende farmaceutiche e come tale va smascherato.
Andrea Cortis
Sicuramente sono io che ho letto male (più volte) l'articolo ma non ho capito da dove viene la stima del 20% di bambini disturbati. Qual è la fonte?
Il dato del 15% deriva dal numero di diagnosi di DSA che sono state fatte in questo periodo (da quando è entrata in vigore la legge). Infatti, Castelbianco si è riferito a questo dato per contestare che possa corrispondere alla realtà dei fatti (l'associazione italiana dislessia parlava prima della legge di più del 5%, ma le diagnosi stanno dilagando: cfr. anche un articolo comparso sul Sussidiario). La stima dei bambini "affetti" da Adhd che viene fatta dalle associazioni che se ne occupano (p.es. l'associazione psichiatri americani e quelle italiane riprendono questa stima) va da un 3% a un 5%, ma sta crescendo continuamente.
Vorrei prima esprimere tutta la mia vicinanza, solidarietà e rispetto per Vela: cara collega, sei stata in grado di portare una ventata di realtà in un ambiente dominato dallo spettacolo della mistificazione. Grazie della tua competenza e grande umanità. Sono convinto che anche il Prof. Israel sarà rimasto colpito da te anche se lo negherà fino all’ultimo secondo della sua breve vita (ha confessato che butta via i farmaci salvavita che gli assegna il suo medico).
Inoltre vorrei rispondere a Martino: tutta la mistificazione di questo articolo nasce da un comunicato stampa dell’Istituto di Ortofonologia di Roma. http://www.ortofonologia.it/allegati/COMUNICATO_STAMPA_20111216.pdf
Questo piccolo istituto privato il cui organigramma è composto da 8 persone ha fatto una ricerca su 1175 bambini romani. Prima ha chiesto ai maestri per quanti bambini potrebbe essere utile una verifica di DSA. Risposta degli insegnanti: 239 bambini. Poi ha eseguito lo screening dal quale è emerso che erano a rischio DSA solo 41 alunni.
Lo scarno comunicato dell’Istituto non spiega quale domanda fosse stata fatta ai maestri. Questi insegnanti non avevano frequentato alcun corso di formazione e quindi non c’è da stupirsi dell’alto numero dei segnalati. Cerchiamo di capire: un luminare ti propone di verificare gratis quanti bambini possono essere a rischio di DSA. Chiaramente i maestri si sono tenuti larghi proponendo il test anche a bambini normalissimi con qualche lieve carenza nell’apprendimento.
Il dato riportato che è all’origine di tutta la polemica è quindi falso o male interpretato. Fine.
Altra raffica sgangherata di commenti. Lasci perdere. Non è sulla base dei dati che ha trovato che si fondano le percentuali. Sono quelle delle diagnosi fatte dal SSN in questi mesi. E se proprio vuole trovare dati che vanno nella direzione folle dell'espansione esponenziale dei numeri li cerchi presso le associazioni che si occupano di DSA & co. Lei visibilmente non sa nulla di questa tematica e crede che io possa essere scosso dalle obiezioni di Vela. Mi scappa da ridere. Sulla questione della medicalizzazione non solo rifletto e scrivo da anni, ho scritto un libro che le consiglio di leggere, sono in buona compagnia (per esempio, si legga il libro del prof. Bobbio, un noto cardiologo, "Il malato immaginato"), sono stato invitato a tenere relazioni a congressi di medici, e il mio libro è stato presentato su invito in parecchie facoltà di medicina e policlinici. Perché i medici sono sempre più sensibili all'abuso della loro disciplina. Perciò prima si informi e studi umilmente. Non è con quattro strilli che riuscirà a ottenere risultati.
Mi sono astenuto dal commentare per non farla lunga, ma visto che il dibattito prosegue e per amor di precisione...
@ Vela
La bambina non è dislessica, ma la diagnosi certifica una dislessia grave. Mi sembrava chiaro che riferivo un episodio del giorno prima e che penso non ci sia alcun problema da risolvere, se non legato alla didattica della lettura.
Non faccio confusione tra DSA e sostegno: l'ho invitata a riflettere sui numeri legati ai bisogni educativi
speciali, che sono di 100.000 insegnanti, 200.000 alunni considerati in situazione di handicap e almeno altri 700.000 considerati DSA a vario titolo (ho arrotondato il dato al 10% circa per evitare polemiche). Citavo i dati senza pretesa di ragione ma con delle ragioni per aprire a una possibile riflessione sulla medicalizzazione in corso delle difficoltà di apprendimento, cosa che mi preoccupa come docente ed educatore; il che non esclude che esista un problema di dislessia nella scuola.
@ Mauri
La questione è appunto questa: i maestri tendono a pensare ai DSA quando un bambino ha difficoltà che non si riescono a risolvere in tempi brevi e in troppi casi si trova "un esperto" che certifica una situazione di difficoltà neurologica. A me questo sembra un enorme problema, che riguarda non solo la medicalizzazione ma anche la competenze degli insegnanti ( e degli esperti).
Tanto per citare: a Bologna si svolge in tutte le prime uno screening precoce con test per diagnosticare eventuali dislessie: i dati sono talmente abnormi (a partire dalla deviazione standard) che l'Ausl si è convinta che è necessario intervenire con strumenti didattici prima di medicalizzare tutta la popolazione scolastica. Si conta di poter organizzare seminari negli istituti comprensivi per presentare i dati e le didattiche che intervengono efficacemente sulle difficoltà di apprendimento in modo da separare la dimensione didattica da quella effettivamente bisognosa di interventi specialistici.
Mi pare cioè che gli esperti, almeno alcuni, si stiano ponendo lo stesso problema che qualcuno si pone su questo blog e che stiano cercando soluzioni diverse dall'intervento medico.
Mio caro professor ISRAEL, il suo stile carro armato è certamente molto apprezzato nei convegni e nei salotti perché fa audience. Lei non dice cose sbagliate. Lei ESAGERA i problemi mettendo alla berlina chiunque le capiti a tiro, come la signora VELA alla quale dovrebbe solamente chiedere scusa per il tono becero con il quale l’ha trattata. Una persona della sua intelligenza e della sua fama si dovrebbe VERGOGNARE. Ma non creda di poter durare a lungo così. Prima o poi le bugie vengono a galla. Perché non scrive il link dei dati del SSN che tanto sta sbandierando? Io le ho linkato l’istituto di Ortofonologia che la sbugiarda. Perché non mi mette il link dei sui dati? Anche martino li ha chiesti e lei non ha risposto. PERCHE’ QUESTI DATI NON ESISTONO?
Legga la risposta di Manganaro qui sopra. Non ho alcuna intenzione di scendere sul piano della rissa con lei. Il prof. Castelbianco ha contestato che sia attendibile che il 15% dei bimbi sia DSA. È ovvio che lui non diagnostica un 15% di DSA.... E quindi non è sbugiardato un bel nulla. L'intervista di Castelbianco, sotto il titolo "Andiamoci piano con i DSA" è stata pubblicata con rilievo da Tuttoscuola che è il sito più importante in materia scolastica. E ripeto: si legga la risposta di Manganaro che parla di dati talmente abnormi che... ecc... Qui è pieno di mentitori, carri armati, falsificatori ecc.? Ma faccia il piacere. Io le ho pubblicato la decina di messaggi che ha inviato in 24 ore, però questa faccenda finisce qui. Lei ha bisogno di calmarsi e, ripeto quel che ho scritto altrove, se quello che si dice in questo blog la infastidisce tanto, al punto che vorrebbe rifuggirne ma non riesce a farlo, allora questo è un complimento. Ma, ripeto, ora basta.
BELL'ARTICOLO,per maggiori informazioni visitare : http://problemimemoria.altervista.org
hassan
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