Questo episodio è un buon esempio di come il
“politicamente corretto” sia in realtà un’ideologia oppressiva che soffoca la
libertà di espressione.
I lettori di questo blog conoscono, o
possono leggere senza difficoltà, il mio intervento a proposito
dell’indottrinamento ideologico, stimolato dalla
vicenda della lettura di brani di un libro di Melania Mazzucco in un liceo
romano.
Ricevo una telefonata da parte di una
rivista femminile molto nota – molto nota e pubblicata da un editore molto
importante – che mi chiede un intervento sul tema: la mia opinione contrapposta
a un’altra di orientamento diverso. Perché non faccio il nome della rivista?
Per evitare – dato il modo in cui è finita la vicenda – contese, magari
inventandosi che la richiesta di intervista fosse un’iniziativa della
giornalista che mi ha telefonato, magari mettendola in difficoltà. Ma conservo tutti i mail scambiati.
Parliamo una ventina di minuti e dopo
qualche giorno ricevo questo testo che sintetizza il mio punto di vista:
«Oggi c’è la tendenza a scaricare
sui professori ogni problema che riguardi la formazione, dagli aspetti
psicologici a quelli sessuali. Ma così trasformiamo la scuola in un enorme
baraccone dimenticando che il suo compito fondamentale è l’istruzione. I
docenti devono insegnare la tolleranza verso chi è diverso da sé, far crescere
il senso critico degli alunni, ma non occuparsi di educazione sentimentale. Tra
l'altro come si destreggerebbero fra i vari modelli di coppia dei nostri
giorni? Metterebbero sullo stesso piano la famiglia naturale tra uomo e donna e
quella sociale tra persone dello stesso sesso? Sono temi sensibili su cui
ognuno dev’essere libero di giudicare da sé. I ragazzi si informano
continuamente su Internet, sui libri o sui giornali. Non può esserci per così
dire un insegnamento di Stato. E credo che la famiglia, sia essa cattolica, di
destra o di sinistra, più di ogni altro abbia il diritto di
trasmettere al figlio il proprio punto di vista. L’iniziativa di far leggere agli
studenti del Liceo Giulio Cesare il Libro di Melania Mazzucco, “Sei come sei”,
è sconvolgente. Una forma di violenza. E’ un testo con pagine spinte che
racconta una famiglia formata da due uomini. Sarebbe molto meglio per
combattere certa aridità sentimentale dei ragazzi far leggere loro delle belle
poesie d’amore senza crude descrizioni anatomiche».
Vengo pregato di apportare tutti i
cambiamenti che voglio, purché non di tono violento e senza modificare la
lunghezza. Apporto alcune piccole modifiche che ritengo riflettano meglio il
mio pensiero, in tono pacato, e anzi togliendo un aggettivo forte,
“sconvolgente”. Questo è il testo da me corretto:
«Oggi c’è la tendenza a scaricare
sui professori ogni problema che riguardi la formazione, dagli aspetti
psicologici a quelli sessuali. Ma così la scuola si trasforma in un enorme
centro sociale dimenticando che il suo compito fondamentale è l’istruzione. I
docenti devono soprattutto far crescere il senso critico degli alunni, insegnare
la tolleranza reciproca, ma non occuparsi di educazione sentimentale. Nessuno
ha il diritto di predicare e imporre d’autorità teorie come quella secondo cui
il genere è un fatto puramente sociale. La scuola deve contribuire a formare lo
spirito critico, soggetti liberi in condizione di scegliere in modo autonomo, e
beninteso tollerante. L’insegnamento di una morale o di un’etica di Stato è
inammissibile. Ritengo che la famiglia, sia essa cattolica, di destra o di
sinistra, più di ogni altro soggetto abbia il diritto di proporre al figlio
il proprio punto di vista. L’iniziativa di far leggere agli studenti del Liceo
Giulio Cesare il libro di Melania Mazzucco, “Sei come sei”,
è profondamente sbagliata, è una forma di violenza. È un testo che
descrive con pagine spinte le relazioni sessuali di una coppia gay. Sarebbe
molto meglio, per combattere certa aridità sentimentale dei ragazzi, far
leggere loro belle poesie d’amore, invece di ridurlo a crudi atti fisici
descritti come un capitolo di anatomia».
Pronta risposta: l’espressione “teorie
come quella secondo cui il genere è un fatto puramente sociale” non si capisce.
Propongo di rovesciare la frase: «Nessuno ha il diritto di predicare e imporre
d’autorità teorie come quella secondo cui il genere non è un fatto naturale».
Ritengo essenziale la frase per spiegare che a scuola nessuno deve porre come
obbiettivo di insegnare che il sesso è una convenzione sociale e non un fatto
di natura: si tratta delle cosiddette “teorie del gender”. Non sto inventando
nulla: sono stati preparati addirittura opuscoli gabellati come sponsorizzati
dalla Presidenza del consiglio e distribuiti nelle scuole per diffondere queste
teorie… Non ho neppure detto che bisogna insegnare che il sesso è un fatto
naturale, ma soltanto che non si deve insegnare il contrario. Più moderato di
così… Lo spiego per iscritto e a voce.
A questo punto salta fuori la “vera”
difficoltà: secondo la direzione della rivista, la frase è “violenta”. Non
solo. Parlare di “etica di stato” è “violento”. Non solo: mi si imputa
falsamente di non avere attenzione per la diversità dei gay. Il caporedattore manda
a dire che se insisto l’intervista non
uscirà mai.
Rispondo che il peggio è per loro,
che dimostrano soltanto di non tollerare la diversità di opinioni, ma io non ho
alcuna intenzione di recedere. Aggiungo per iscritto:
«Ho scritto che bisogna rispettare
i punti di vista diversi. Ho insistito sull’insegnamento alla tolleranza.
Quanto all’etica di stato, rigettarla non è affatto violento. Violenta è
l’etica di stato. Questa è la mia opinione, espressa senza insulti, parole
forti e anatemi. Se non si possono esprimere in tal modo le opinioni, siamo al
regime».
Risposta? Brutalmente, nessuna.
13 commenti:
Professore, io ho provato a dire più o meno le cose che ha detto Lei, aggiungendo che la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo (nella famosa seconda sentenza sul caso del Crocifisso) ha detto che se un simbolo passivo di per se non è detto che possa condizionare la libertà e la coscienza, una attività didattica "ideologica" può confliggere con il diritto della famiglia ad educare i figli secondo la propria visione del mondo. Mi è stato sempre risposto che i docenti non debbono concordare nulla con le famiglie (che sempre per la CEDU sono i titolari della funzione educatrice) dato che l'educazione è cosa loro ("manco" il Fascismo!)... ed io ho risposto: è per questo che fioriscono le scuole private!
SETTIMIO CARMIGNANI CARIDI
Gli indottrinatori ideolgici sono sicuri che la loro tecnica funzioni? Stando all'album di famigia mia madre ha fatto otto anni della scuola dell'obbligo sotto il fascismo, vestiva da piccola italiana, andava alle sfilate... ma non è diventata per nulla fascista. Mi ha mandato in una scuola retta da suore, mi hanno fatto imparare a memoria il catechismo di san Pio X.... e non sono diventato religioso per questo (il mio cattolicesimo risale a dopo...). Sono sicuri che la loro tecnica funzioni, soprattutto in una società come la nostra?
Codardia. Certo non hanno voluto rispondere.
Giorgio, non c'è niente da fare: questi sono illiberali e violenti nel profondo, non cambieranno mai. Sarei curioso di sapere che cosa ne pensa il buon Renzi.
Giovanni Tonzig
Professore, Lei è un grande. Da tempo non leggo più alcuna rivista femminile perché inizia con la professione di fede 'amerai i gay come te stesso e gli farai adottare tanti figli'. Non ne posso più. A scuola fate studiare Dante!!!!E poi, se proprio volete indottrinare i ragazzi, fate vedere cosa succede ai polmoni quando uno inizia a fumare ...
Ma la pubblicano, poi, l'intervista?
Ma certo che no! Che domanda...
GiovaneDiLungoCorso,
temo che la tecnica di indottrinamento funzioni e anche bene, perché "la dottrina" viene presentata sotto l'apparenza del buono e del bello e mette falsamente d'accordo gli istinti e le pulsioni adolescenziali (che oggi investono tutte le età) con la morale e con la legge, i quali finalmente non sono più in contrasto (dal momento che si innalza il libertinismo più sfrenato a norma di vita) spianando la strada alla "felicità" dell'uomo. Tale "dottrina" viene anche incosciamente propalata e insegnata come ovvia e mai posta in discussione (ne so qualcosa) da numerosi insegnanti e dalla quasi totalità dei dirigenti scolastici (quando si apre bocca per dire qualcosa controrrente, gli sguardi perplessi dei colleghi che si chiedono se chiamare la neurodeliri sono il meno che possa capitare oppure si viene giudicati nell'ordine: fascisti, cattolici integralisti e, addirittura, berlusconiani venduti).
Aggiunga il coro a una (quasi) sola voce di giornali, internet, tv e campagne pubblicitarie e il gioco è fatto.
E' una dittatura del pensiero unico cammuffata da progresso e democrazia che sta corrompendo i cervelli, oltre al resto.
Io sono sempre più sgomenta dalla quantità di persone di mia conoscenza, anche adulte e persino attempate, che in pochi anni si sono allineate con disciplina, tutte felici e scodinzolanti perché non devono più fare la fatica di educare i figli, di insegnare loro a governare i propri impulsi autodistruttivi, al più devono aiutarli a essere "sereni", in quanto non c'è più peccato nè legge morale nè legge civile che importi, a parte l'obbligo di pagare le tasse.
E lei mi paragona la forza persuasiva di tutto questo a quella dell'educazione impartita, in piena rivoluzione giovanile, dalle suore che le proponevano o le imponevano i fioretti a Maria, la castità, le rinunce quaresimali?
La teoria secondo cui il genere è un fatto puramente sociale ha fatto un buon numero di morti fin dagli anni Sessanta. Non so se questo sia esattamente in linea con la questione di cui si parla, ma per chi volesse saperne di più posto il link a una terribile e tristissima storia americana, riassunta su un articolo di giornale e oggi pubblicata in un libro. E' la storia di un bambino che nell'America degli anni Sessanta venne evirato in tenerissima età per un tragico errore durante una circoncisione per risolvere una semplice fimosi. I genitori si affidarono a un medico che li convinse che il genere è un fatto sociale e che potevano far crescere il piccolo come una bambina. Lo imbottirono di ormoni, lo operarono e lo chiamarono Brenda. Solo che il bambino crebbe secondo la sua natura, comportandosi lo stesso da maschio. Dopo che il "medico" che lo aveva in "cura" gliene fece di tutti i colori per convincerlo che era femmina, finalmente il padre si decise a rivelargli la verità. Ma ormai il suo equilibrio psichico era compromesso, non parliamo di quello fisico. Il giovane si è suicidato nel 2004, all'età di 39 anni, dopo una vita tragica e infelicissima.
Questa storia agghiacciante è una storia vera e può essere letta qui, per tutti quelli che avranno l'onestà intellettuale di farlo: http://www.ilgiornale.it/news/cultura/calvario-piccolo-bruce-costretto-diventare-donna-1010832.html
Sarà un caso estremo di tanti anni fa, ma che oggi ci sia ancora qualcuno che non pubblica un'intervista in cui si dice con estrema civiltà che "nessuno ha il diritto di predicare e imporre d’autorità teorie come quella secondo cui il genere non è un fatto naturale" è secondo me una cosa che grida vendetta. Che sa di dittatura orwelliana e che è, quella sì, vera e sconvolgente violenza. Quindi si vergognino quella giornalista e chi dirige quella rivista.
Ma anche una persona che abbia come solo requisito intellettuale il semplice buonsenso capisce che un'etica di stato non può che esser violenta e che solo in un regime totalitario sarebbe possibile a un insegnante farsi strumento di una trasmissione etica di stato. “Etica di stato” è un ossimoro che sbeffeggia la dignità umana e il senso di ogni possibile educazione formativa, poiché spazza via la libertà e la responsabilità soggettiva che qualifica, nel bene e talvolta nel male, ogni insegnante.
Così come un ossimoro, illogico e violento, è la ridicola locuzione “educazione sessuale”. Ogni volta che la sento nominare, non riesco a trattenere un sorriso sdegnato. La sessualità non si insegna, si fa da sola. Altra cosa è l'educazione all'igiene. Ho un dialogo aperto con i miei alunni, è il mio lavoro, ma non ho mai parlato di sesso e mai ne parlerò. Quando qualche alunno ci prova a buttarla su quel piano, dico alla loro curiosità adolescenziale pruriginosa: leggetevi il Cantico dei Cantici e non mi scocciate.
Il testo della Mazzucco (qualche brano che ho sbirciato in rete), poi, è un'altra cosa ancora: si chiama pornografia. Se un adulto lo legge, occupa il suo tempo a leggere pornografia, significa che ha qualche problema. Se poi lo si legge in classe, agli alunni: in galera! Come diceva Totò: in galera! “La banda”!
Caro professore, è evidente che il redattore voleva farle dire che l'omosessualità non è "naturale" in modo tale da poterla poi accusare di intento secondo la procedura "standard" di denigrazione ormai in voga. Lei non ci è cascato anzi, ha posto la qiestione della libertà di educazione e di difesa dell'indivuduo dalle pretese dello stato e questo è risultato inaccettabile. È un eclatante caso di censura.
È vero però che la frase “teorie come quella secondo cui il genere è un fatto puramente sociale” non rappresenta la cosiddetta "teoria del gender". Secondo quest'ultima, l'identità sessuale non si sceglie e neanche si aquisisce in base a condizionamenti sociali, è piuttosto il risultato di vari fattori (orientamento sessuale, identità di genere, sesso biologico, identità di ruolo e altro) che, combinandosi determinano un numero imprecisato (qualche decina) di identità sessuale. Per questa stravagante ma autorevolmente difesa teoria, l'identità sessuale, una volta determinata, è assolutamente immodificabile e tutte queste decine di identità hanno stessa dignità nell'ambito legale, politico, sociale morale.
Insomma dobbiamo essere più precisi, altrimenti ci accusano anche di non aver capito in modo corretto le loro teorie, per quanto assurde possano essere!
Per maggiori approfondimenti:
http://www.arcigayagora.it/glossario/identita-sessuale
Ops, intendevo dire "da poterla accusare di intento discriminatorio"
Qualche giorno fa si è saputo l' esito della vicenda del liceo romano Giulio Cesare e del libro di Melania Mazzucco: archiviazione del caso. La Procura di Roma ha deciso di che non solo non c’è stato reato ma il comportamento dei docenti è stato anche motivato da fini prettamente educativi. Infatti, la loro scelta era «supportata da motivazioni di studio che sono, a loro volta, inserite in precisi obiettivi nazionali e internazionali di lotta all’omofobia e di formazione dei minori». Quindi la lettura dettagliata, a scuola, di un rapporto orale tra uomini è utile per contrastare l' omofobia (come e perché non è dato sapere), ma è anche educativo («formazione dei minori»).
Ma non basta: le suddette porcherie sono anche «funzionali al messaggio di sensibilizzazione al tema delle famiglie omosessuali». Quindi la descrizione del suddetto rapporto orale sensibilizza ed esprime appropriatamente il «tema delle famiglie omosessuali». Più omofobo di così...
Datemi pure del disfattista o del superficiale, ma una scuola e una magistratura (e diciamo pure una società) in qui avvengono cose del genere per me non si riformano e non si cambiano. Non hanno alcun futuro, sono semplicemente finite; punto.
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