mercoledì 28 maggio 2014

IN MEMORIA DI LUCIANO TAS

Ci ha lasciato un grande esponente dell'ebraismo italiano ed europeo




In un periodo difficile per l’ebraismo europeo è ancor più dolorosa la scomparsa di un suo esponente storico come Luciano Tas. La sua vita avventurosa iniziò quando sedicenne sfuggì per le montagne in Svizzera dalle persecuzioni razziali. Dopo la guerra tornò alla città natale di Genova e poi si trasferì a Roma dal 1953 dove sviluppò un’intensa attività politica e giornalistica, anche come principale redattore del mensile Shalom diretto dalla moglie Lia Levi. Fu memorabile il suo impegno ventennale nella lotta per i diritti degli ebrei sovietici, iniziato con un grande convegno proprio in quella Bruxelles in cui è avvenuto il recente attentato antisemita.

Il suo percorso politico era iniziato a sinistra ma egli era approdato a una posizione sempre più critica del diffondersi in quell’area politica dell’incomprensione nei confronti dei diritti dello stato d’Israele fino a inquietanti manifestazioni di antisionismo. Nel condurre per tutta la vita la lotta contro l’antisemitismo Luciano Tas non aveva mai assunto un atteggiamento difensivo e chiuso: egli era profondamente consapevole del fatto che, per rivendicare il carattere insostituibile della presenza dell’ebraismo nella realtà europea, occorreva rifuggirne da ogni visione unilaterale. Era profondamente legato alle tradizioni del popolo ebraico e sensibile all’istanza religiosa, ma era animato da una visione laica che lo spinse, e sempre più energicamente, a rigettare ogni forma di chiusura troppo ortodossa capace di emarginare aspetti cruciali dell’apporto culturale ebraico. Poiché valorizzare la ricchezza di questo apporto è l’unica risposta possibile al drammatico tentativo di sradicare la presenza ebraica dalla realtà europea, la scomparsa di una figura come la sua apre un vuoto doloroso, particolarmente per chi ha collaborato per più di trent’anni con lui nel contesto di un’amicizia che soltanto una profonda umanità come la sua poteva rendere tanto insostituibile.

(Il Messaggero, 28 maggio 2014)

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