mercoledì 19 ottobre 2011

Com'è vecchio il nuovo dei super-indignati Hessel e Morin


Due quasi centenari avanzano una proposta di “rigenerazione” dell’Europa, destinata a “spandersi sull’intero pianeta”. Si tratta di Stéphane Hessel (classe 1917) e Edgar Morin (classe 1921), profeti degli “indignati” di tutto il mondo, che hanno da tempo collaudato la filosofia dell’indignazione sul più grande “scandalo” mondiale: Israele.
Il copyright dell’indignazione appartiene a Hessel che lanciò la parola d’ordine col libello “Indignez-vous” che il 20 ottobre compie un anno di successi. Tali da suscitare la gelosia di Morin che, provocato nei suoi mai sopiti istinti rivoluzionari, rispose con il libello “La voie”, così presentato dall’editore Fayard: “Hessel provoca un sussulto, Morin indica la strada”. Poi i due hanno compreso che farsi la concorrenza era stolto e si sono alleati per un nuovo libello a due mani: “Il cammino della speranza”. È un percorso politico di “salute pubblica” di fronte allo sfascio del neoliberismo, è l’annuncio di una nuova speranza, che richiede l’“insurrezione delle coscienze”.
Alla fine di molte chiacchiere la ricetta riporta agli anni verdi dei proponenti: rigenerarsi alle quattro sorgenti della sinistra: la fonte libertaria, la fonte socialista (volta al miglioramento della società), la fonte comunista (la fraternità comunitaria), e la fonte ecologica che ricollega gli uomini alla Madre-Terra e al Sole, “fonte di tutte le energie viventi”. Insomma, il sorgere di un nuovo esercito rivoluzionario ha risvegliato nei cuori dei due vecchi militanti la nostalgia sessantottina e il rude canto dell’Internazionale è sgorgato spontaneo dalle loro labbra, ma temperato da una visione non violenta, libertaria ed ecologica.
La mente fine che ha suggerito il passaggio dall’arma della critica alla critica delle armi, è quella di Morin, che da decenni, nella cucina delle sue fumose e inconsistenti teorie sulla complessità e l’olismo persegue la ricostruzione del materialismo scientifico sulle macerie dei marxismi. È noto il motto di Morin, “meglio una testa ben fatta che una testa ben piena”, ripreso da Montaigne, che lo indirizzava contro gli “idiots savants” ma, poveretto, non si sognava di pensarlo alla Morin, ovvero come una versione pedagogica light della palingenesi marxiana: svuotare le teste per rifarle “bene” secondo i dettami dell’avanguardia rivoluzionaria intellettuale. Dietro questo pifferaio sono andati in tanti, da chi si è fatto abbindolare a chi aveva capito benissimo il senso delle sue proposte, come certi professori passati dall’esaltazione della scienza materialista sovietica all’aziendalismo educativo, o certi sessantottini inutilmente incanutiti che sostengono (a ragione) che quelle ricette possono avvelenare l’odiata cultura borghese. Ci cascò persino il cattolico ministro Fioroni che, nel 2007, invitò Morin a spiegare in una lezione magistrale come rifare le teste dei giovani italiani: con una scuola che “insegni a vivere” secondo le teorie (pensate un po’) di Rousseau…
Un altro illustre novantenne della sinistra, Pietro Ingrao, ha opposto al saggio di Hessel il suo “Indignarsi non basta”, dichiarando “Sono e resto persuaso che l’azione armata del nemico costringa a rispondere con le armi”. Oggi che l’indignazione è tracimata nella violenza qualcuno potrebbe tentare di mettere in imbarazzo l’ingenuo Ingrao. Invece Hessel se l’è cavata brillantemente trincerandosi dietro la non violenza. Infatti la ricetta perdente è quella di Ingrao, sebbene la merce sia la stessa, ma Hessel e Morin la vendono bene, confezionata dentro una carta luccicante di falso libertarismo. Il fatto che tante persone si lascino abbindolare da questi lustrini, o lo facciano per l’impenitente attaccamento alla palingenesi rivoluzionaria, dà ragione a Erdogan: «Guardate com’è ridotta l’Europa…».
(Il Foglio, 18 ottobre 2011)

1 commento:

Nautilus ha detto...

Il problema di questi nostalgici è sempre lo stesso: le idee "progressiste" son troppo belle (e magari han riempito troppo della loro vita) per NON essere vere e doverci rinunciare per sempre.
Quindi quando ogni bussola sembra persa è naturale che rispuntino le solite vecchie speranze di un nuovo ordine delle cose.
Per molti sperare e sognare è comunque sempre meglio che arrendersi all'esistente.
Un po' come chi vagheggia un ritorno a un'Europa diversa, con idee-guida forti e legate alla tradizione, capaci di opporsi al nullismo avanzante (nichilismo mi par troppo).
Non è che ci troveremo di nuovo alla guerra fra neo-marxisti e neo-reazionari?
Ed Erdogan di cos'è nostalgico, dell'assedio di Vienna?