venerdì 4 febbraio 2011

Se la "scienza" vuol ridurre il genio a una malattia


Ormai non passa giorno senza che salti fuori qualche ricerca “scientifica” che meriterebbe al più di essere pubblicata a fumetti. Ora si fa avanti il progettista del “coscienziometro”, pur confessando di non sapere cosa sia la coscienza e come si possa misurare. Poi c’è la ricerca che determina il modo in cui la fede e l’ateismo influenzano la percezione delle immagini. Altri annunciano che il perfezionamento degli occhiali 3D permetterà di trasferire la nostra vita nel mondo virtuale. Un’altra ricerca però avverte che il 40% di coloro che usano quegli occhiali escono dal cinema col mal di testa. Ci si chiede: che senso ha procurarsi un mal di testa nel mondo virtuale invece di toglierselo con una passeggiata al sole e al vento del mondo 3D reale? Domande da retrogradi. C’è poi il mondo di chi spiega che i nati in dicembre avranno una vita di insuccessi o studia come la nascita in luna piena influenzi la vita professionale: un vasto campo di ricerche di cui varrà la pena parlare per le sue implicazioni nella sfera dell’istruzione.
L’ultima segnalazione riguarda una ricerca di un gruppo di scienziati spagnoli, Manuel Vazquez Caruncho e Francisco Branas Fernandez del Complexo Hospitalario Xeral-Calde di Lugo. In un articolo pubblicato sulla rivista Medical Humanities spiegano di aver fatto una “scoperta”, attraverso l’analisi di documenti d’epoca. È noto che il grande musicista Fryderyk Chopin aveva la tendenza a sognare a occhi aperti mentre suonava il pianoforte. La sua amante George Sand definiva questi stati come «la manifestazione di un genio pieno di sentimenti e di espressione». Niente affatto. Erano soltanto gli accessi di una forma di epilessia del lobo temporale. Ed ecco liquidate centinaia di pagine sullo stile di Chopin, sulla sua estetica musicale romantica: era mera patologia cerebrale.
Questo genere di riduzionismo non è nuovo. Anni fa si era detto che la scienza era in procinto di spiegare che il sentimento di trascendenza e la religiosità mistica sono forme epilettiche. Insomma, Galileo, Newton, Keplero, e tanti altri erano grandi scienziati che però avevano un difetto cerebrale. Ora la nuova disciplina della “neuroteologia” avrebbe individuato le conformazioni neuronali responsabili del senso di trascendenza. La discussione verte sulla questione se si tratti di qualcosa destinato a sparire da sé nel processo evolutivo o se il progresso delle neuroscienze permetterà di eliminarlo con un intervento esterno.
Emerge un programma interessante per la sociologia della scienza: indagare le cause per cui tanti ricercatori, invece di occuparsi di questioni scientifiche serie, impegnano tempo, energie e fondi pubblici e privati per “studiare” simili bestialità. Ma è evidente la motivazione ossessiva di tutte queste “ricerche”: tentare di dimostrare in qualsiasi modo che non esistono processi mentali, che non esistono pensieri o sentimenti, anzi, che non esiste cultura di alcun tipo, bensì soltanto processi cerebrali, e che molte delle costruzioni culturali che consideriamo reali da secoli – letteratura, musica, arti figurative, filosofia e, in particolare, la religione – sono soltanto frutto di configurazioni neuronali, in molti casi patologiche. Il romanticismo musicale, la filosofia di Platone, la religiosità di Galileo, sono soltanto malattie.
Del resto, il discorso non è nuovo e con la scienza non ha niente a che fare, è pura e semplice ideologia: si vanta come un grande progresso il fatto che la tecnoscienza abbia rivolto la sua attenzione all’uomo, non considerandolo come qualcosa di particolare e specifico, ma come un oggetto da studiare con i metodi delle scienze naturali, come se fosse una pietra o una pianta. La “naturalizzazione” dell’uomo fa sparire tutta la sua cultura e con essa anche la morale, l’etica, produce un totale svuotamento di senso. Non soltanto la religione, ma anche il “mondo morale dentro di noi” di cui parlava Kant sono spazzati via. Non esistono “principi” o comandamenti morali, ma soltanto credenze passeggere che non sono neppure costrutti culturali, ma mere conformazioni cerebrali contingenti.
È evidente che questo scientismo d’accatto – perché i suoi prodotti sono di una miseria tale da offendere la sola menzione della scienza – porta acqua al mulino di quelle ideologie che vogliono fare a pezzi l’odiato “essenzialismo” della cultura occidentale, la sua pretesa di aver stabilito, sia pure attraverso grandi difficoltà, contraddizioni e anche tragedie, i capisaldi morali di società basate sul rispetto della persona.
Naturalmente si dirà che non è così, che chi cerca di ricondurre a una spiegazione “razionale” e “scientifica” i processi mentali e culturali e i fondamenti della morale o del senso di trascendenza, ingaggia una nobile lotta contro i miti e le credenze irrazionali e offre a tutta l’umanità una via per liberarsi da questi fantasmi. Già. Peccato che più s’insiste in questa direzione e più cresce la quota dell’umanità che non ne vuol sapere e che guarda alla tecnica in modo meramente strumentale senza per questo rinunciare alle proprie credenze, ai propri miti e alla propria religione. Raramente si è visto un periodo nella storia dell’umanità di tanto ampia diffusione delle religioni e del misticismo, in particolare nelle forme fondamentaliste più estreme (inclusa quella del fondamentalismo scientista…). Siamo di fronte a un’epidemia di forme epilettiche? O forse il farmaco non funziona? Un divulgatore scientifico molto popolare nel popolo viola ha dichiarato di recente che «per capire il mondo e per cambiarlo si potrebbe fare a meno della letteratura, non della matematica. Nell’antichità c’è stata molta matematica prima ancora dei grandi poemi: la letteratura è una riflessione, quindi è posteriore». A parte la sciocchezza – matematica e scrittura sono nate insieme e i miti poetici certamente prima, nelle forme orali – ha senso privarsi della dimensione razionale che offre la letteratura e, aggiungo, la riflessione filosofica, la sensibilità artistica, la religione? Non sarà che il fondamentalismo dilaga proprio perché la dimensione della razionalità scientista da sola è impotente a fronteggiare questo fenomeno, se addirittura non lo alimenta?
Dicevamo che sembra che il farmaco non funzioni. Ma sembra invece che funzioni proprio qui in occidente, con la conseguenza di fare a pezzi l’idea che possano esistere solidi principi morali su cui basare la convivenza. Le tradizioni ebraica e cristiana hanno combattuto per affermare l’idea che alcuni principi, come «non uccidere» o «ama il tuo prossimo come te stesso», sono basilari, non negoziabili e debbono costituire il fondamento della società. E, malgrado tutto, qualche risultato l’hanno ottenuto, visto che i paesi occidentali sono quelli in cui tanta gente preme per venire a vivere. Ma ora non è più soltanto un fondamentalismo relativista a predicare che quei principi sono opzioni che valgono quanto la poligamia o il taglio della mano: se ne offre la “dimostrazione” (fasulla) riducendoli a processi neuronali, per giunta patologici, in quanto frutto del trascendentalismo religioso.
Si dice da più parti che il multiculturalismo è un fallimento. Bisognerebbe aggiungere che anche lo scientismo d'accatto di cui abbiamo parlato è un fallimento. Eppure entrambi continuano a imperversare come espressione di quel male che lo storico François Furet ha definito l' "odio di sé" dell'Occidente.


(Il Giornale, 2 febbraio 2011)



31 commenti:

Dag ha detto...

A mio parere quella che ha esposto è una delle (se non "la") ragioni fondamentali per cui la scienza (quella vera) è sempre meno conosciuta dalla società; perciò (o poiché, circolo vizioso) è sempre più fraintesa la sua essenza.

Mi piacerebbe una sua riflessione di sociologia della scienza (o sociologia di ciò che viene inteso/venduto per scienza), che conforti o confuti la mia tesi:
Perché questa ricca e profonda offerta di riduzionismo, così ben esemplificata dall'articolo? Potrò risultare banale, ma penso che il fine ultimo sia estirpare dall'uomo la responsabilità. Questo avrebbe come conseguenza l'annullamento dell'etica. Ho delle idee su "chi siano" costoro (niente ipotesi complottistiche, per carità!). Sarei interessato a sentire le sue, credo che mi possano fare chiaro in alcuni punti.
Grazie e alla prossima

Gianfranco Massi ha detto...

Ho sempre pensato che il cosiddetto scientismo altro non è che idolatria, cioè adorazione di idoli fatti dall'uomo per adorare se stesso.
Si sfornano decine di "studi scientifici" al giorno, per lo più ripresi dai TG come riempitivi di coda. Ieri su una delle reti Rai ne veniva presentato uno che dimostrava "scientificamente" quanto beneficio porti alla salute il proprio cane: quella corsetta mattutina insieme al quadrupede è una vera manna per la salute del padrone, parola di un ricercatore di Harward.
Ma ogni tanto, per fortuna, ci s'imbatte in ricerche più serie. Come quel sondaggio riportato dal Sole24ore del 2/2/2011 : "in Italia
la meritocrazia non funziona perché
ci si fida poco degli altri". In particolare dei valutatori, a causa dell' ipertrofico "familismo morale" diffuso nelle nostre università. Nel dipartimento Economia di Bari si contano ben sette professori con lo stesso cognome.

alfio ha detto...

suppongo intendesse "familismo Amorale"...

Gianfranco Massi ha detto...

ad Alfio:
si,certo. L'alfa privativo era caduto!

faustpatrone ha detto...

decisamente non condivido e trovo viziata da un grave pregiudizio di forma la sua critica.

lei ce l'ha con questo "scientismo" perché a priori lei ha deciso in cuor suo che queste ricerche porteranno (o porterebbero aggiungo io) acqua al mulino di certe ideologie.

lei può avere tutta la contrarietà a certe ideologie ma non al punto da rovesciare la logica e risalire il fiume in modo artificioso, perché lei critica degli assunti ottenuti comunque con un certo protocollo e in certe condizioni partendo da una conseguenza non verificata, supposta e pregiudizievole. esattamente la stessa logica di chi critica le donne in minigonna perché potrebbero a una cattiva pratica (lo stupro).

lasci a ognuno trarre le conseguenze morali da un fatto scientifico e critichi semmai il nesso e la fondatezza di queste conseguenze.

ma condannare una ricerca a priori per il solo fatto che produce (posto che lo faccia) esiti spiacevoli è un po' come criticare il treno perché a volte qualcuno ci finisce sotto e (di solito) per altre ragioni, ossia epifenomeni e non conseguenze.

saluti.

per me la patologia comunque non toglie nulla al genio. in ogni caso dubito che quegli scienziati abbiano tratto conclusioni così automatiche, altrimenti tutti gli epilettici messi davanti a un pianoforte suonerebbero come Chopin e questo mi pare nessuno lo sostenga, neppure quegli scienziati che le stanno antipatici e sui cui meriti pontifica secondo me in modo scorretto.

saluti.

Giorgio Israel ha detto...

Mi duole, ma io critico queste ricerche in quanto pure e semplici cialtronate. Talmente cialtronesche che l'unica motivazione che possono avere è ideologica. Del resto, mi permetto di consigliarle la lettura del mio "Chi sono i nemici della scienza?" dove troverà argomentazioni generali e un'ampia fenomenologia. È da tempo che mi occupo di queste cose, non è un'uscita estemporanea.

Giovanni Lagnese ha detto...

Ascoltare troppa musica romantica fa male. Avere tra i compositori "preferiti" Beethoven, Bruckner, Mahler, Franck, Wsgner... e non il Divino Mozart, la dice lunga.
Non riesco nemmeno io a spiegarmi perché ogni tanto butto un occhio su questo blog. Forse per avere ben chiaro quali sono le istanze "culturali" che assolutamente mi ripugnano.
Non ti rispondo nemmeno nel merito, "caro" Israel, perché sarebbe un gioco troppo facile e non ne varrebbe la pena.
Beethoven, Bruckner, Mahler, Franck, Wsgner: che senso grave e gravoso dell'esistenza! Deve essere davvero brutto vivere così. Ma, come io ripeto sempre, ognuno ha la vita che si merita. Esattamente la vita che si merita. È un'idea forse poco "occidentale", ma molto valida.
Beethoven, Bruckner, Mahler, Franck, Wagner: ma una pernacchia ogni tanto, no?

Giorgio Israel ha detto...

Perché pubblicare questo "commento"?
Perché l'occasione di esibire un'autopernacchia in diretta e' imperdibIle
Autopernacchia letale...
Condoglianze a parenti ed amici

2/05/2011 01:41:00 PM

Giovanni Lagnese ha detto...

"Letale"?
"Condoglianze a parenti e amici"?
Spero di aver capito male.

Giorgio Israel ha detto...

Letale per la sua immagine
Un po' di dense of humour di grazia
Ora pero' basta. Vada a depositare i suoi "pensieri" altrove

Gianfranco Massi ha detto...

Chissà perché chi porta il grande Mozart per bandiera non cita anche Rossini, almeno per non lasciarlo solo soletto a sbeffeggiare quei giganti. Già, Rossini è apprezzato solo dai provinciali come me!

[l titolare del Blog mi scuserà]

Fabio Milito Pagliara ha detto...

Purtroppo c'è una visione priva di qualsiasi criticità in queste ricerche che fa davvero paura...

Penso sia fin troppo ovvio affermare che qualsiasi naturalismo che neghi l'esistenza della cultura tanto naturalistico non sia (in quanto ideologicamente identifica la natura con qualcosa di definito a prescindere dalla natura stessa) o che qualsiasi "scienza" che, come giustamente osserva, ideologicamente decida per una certa concezione del mondo tanto "scienza" non sia.

cordiali saluti, Fabio Milito Pagliara

Fabio Milito Pagliara ha detto...

PS: una buona notizia

http://www.guardian.co.uk/politics/2011/feb/05/david-cameron-muslim-extremism

in particolare David Cameron dice: "Under the doctrine of state multiculturalism we have encouraged different cultures to live separate lives, apart from each other and the mainstream. We have failed to provide a vision of society to which they feel they want to belong.

We have even tolerated these segregated communities behaving in ways that run counter to our values. So when a white person holds objectionable views – racism, for example – we rightly condemn them. But when equally unacceptable views or practices have come from someone who isn't white, we've been too cautious, frankly even fearful, to stand up to them."

che viste le baggianate multiculturaliste di Blair e antiscientifiche del principe Carlo è un ottima notizia...

faustpatrone ha detto...

gentile Prof. Israel,

leggerò con interesse.

mi permetta un'aggiunta: altra piccola spia di quelle che credo siano decisamente le sue prevenzioni.

sintetizzo: lei chiama questa pseudoscienza "scienza da fumetti".

se solo immaginasse che il fumetto è solo un codice e non un contenuto, scoprirebbe che esistono fumetti capaci di cambiare la vita. il fatto che lei abbia questa forma mentis del fumetto=roba poco seria denuncia secondo me una serie di pregiudizi in Lei duri a morire e una mentalità per certi versi forse poco aperta e creativa.

o perlomeno: si sbaglia sul conto del fumetto. decisamente. e credo più che sulla validità effettiva di queste ricerche.

saluti.

linus ha detto...

Un articolo molto stimolante. Si riferisce specificamente agli studi che ha citato o ritiene che in generale il cervello umano non possa/debba essere studiato? Vede con la stessa scarsa simpatia anche gli studi di Olivers Sacks? E in generale ritiene inutili o dannose le ricerche di neuroimaging relative al funzionamento della mente umana?

Giorgio Israel ha detto...

Gentile Furio Detti,
anche in questo ha sbagliato o piuttosto ha mostrato lei una prevenzione peraltro comprensibile quando non si conosce una persona accusandomi di essere poco aperto e creativo: vuol dire che aggiornerò il mio profilo.... Ho a casa una collezione enorme di fumetti... da quelli vecchi di Topolino a una grandissima quantità di "bandes dessinées" che compravo sistematicamente nei miei soggiorni di lavoro a Parigi. Ho l'intera collezione di Blake e Mortimer (che continuo a aggiornare), ecc. ecc.
Volevo soltanto dire che quelle storie sono credibili sul piano dei fatti quanto che Tintin sia riuscito a sgominare da solo col suo cagnolino Milou tutti i gangster di Chicago.
Ciò detto, faccio ammenda. È vero. Almeno i fumetti sono gratificanti e possono, come dice lei, cambiare la vita. Mentre quelle idiozie la avvelenano e sono profondamente noiose. Mi correggo. Sono molto ma molto meglio i fumetti!....

Giorgio Israel ha detto...

Gentile Linus,
ma certo che non ho nulla contro gli studi sul cervello!... Ci mancherebbe altro! E beninteso assolutamente nulla contro il neuroimaging, inteso come ricerche sul funzionamento del cervello e non della mente umana. L'unica cosa che non è accettabile è che si gabellino risultati macroscopici e tutto sommato ancora grossolani sul funzionamento del cervello come una spiegazione del modo in cui si generano i pensieri e sul loro contenuto, su cui in realtà non si sa nulla e probabilmente non si saprà mai nulla. O meglio, si sa molto di più attraverso l'approccio della psicologia o della filosofia. Nessun vincolo alla ricerca scientifica. Ma asserire che si sono trovate le basi neuronali del senso di trascendenza... per favore, queste baggianate non sono neanche divertenti.

linus ha detto...

Concordo sulla vacuità di certe facili asserzioni, anche se a volte sono frutto di semplificazioni giornalistiche.
Il fatto che la percezione della divinità, attraverso la meditazione o la preghiera, sia piuttosto trasversale alle culture e avvenga in una certa zona del cervello - sempre quella indipendentemente dal contenuto culturale delle diverse religioni - è piuttosto interessante, però. Concordo senz'altro che il tema non dovrebbe diventare ostaggio di questa o quella posizione politica o ideologica. Gli uomini, in certe condizioni e in risposta di certi stimoli, "vedono" la divinità: non mi pare sia insensato studiarla come funzione neuronale, e questo non implica (o non dovrebbe implicare) un giudizio sulla natura dell'oggetto osservato.

Giorgio Israel ha detto...

Guardi che non è che "in risposta a certi stimoli" gli uomini vedono la divinità: le dò un pizzico in un punto e lei prega. Ma scherziamo? Si parla soltanto dell'"accendersi" di certe zone del cervello quando si prega. E queste zone sono macroscopiche - la risonanza magnetica individua sempre zone che rappresentano una frazione importante del cervello - e oltretutto si accendono anche per altre attività. Ripeto: niente di male studiare il cervello. Ma non facciamo cattiva metafisica sulle basi di quattro osservazioni grossolane. Oltrettutto, magari fossero soltanto semplificazioni giornalistiche. Ma lei li ha mei letti certi articoli, anche pubblicati su riviste importanti? È roba da far rabbrividire.
Anche qui suggerisco: Legrenzi,Umiltà, "Neuromania" (Mulino)

linus ha detto...

Non ho personalmente mai avuto una esperienza mistica, ma mi risulta che la percezione (non la nozione o il concetto) della divinità sia spesso suscitata da meditazione o preghiera. Non intendevo assolutametne essere offensivo, chiamandoli "stimoli": di fatto la percezione e il suo riflesso nel cervello osservabile con il neuroimaging avvengono in seguito a quegli input (forse anche questo termine non è opportuno, ma davvero ci si scontra con un limite del linguaggio). Riguardo alle fonti, chiaramente non è semplice parlare di articoli in modo generico: si leggono molte sciocchezze e poche cose interessanti...il problema è che spesso su quotidiani, riviste e TV anche gli studi di un certo interesse vengono trasformati in sciocchezze...

Giorgio Israel ha detto...

Non c'è alcun limite di linguaggio. Se si sceglie di tradurre termini come idee, pensieri, riflessioni, esperienze, ecc. ecc. con i termini "stimoli" e "input" si è deliberamente (o inconsapevolmente) adottato un approccio neuro-fisiologico-cibernetico. La tesi è già contenuta in questa premessa.
Tra l'altro è un approccio contraddittorio: come può essere stimolo o input per il cervello ciò che è prodotto dal cervello medesimo?...
Ad ogni modo, il fatto è che le tesi della neuroteologia non sono queste. Sono molto più forti: il senso di trascendenza è generato da particolari conformazioni neuronali che qualcuno ha e altri no, e non da esperienze di preghiera o mistiche, e anzi è proprio la presenza di questa disposizione materiale che fa sì che qualcuno prega ed ha esperienze mistiche ed altri no. Perciò questa sta diventando una di quelle tipiche discussioni sul nulla, ovvero sul sentito dire, o su quello che uno si immagina che sia.

linus ha detto...

Ma il nostro cervello è - soggettivamente - esperienza/emozione/riflessione: torniamo alla domanda iniziale, è possibile/lecito studiare ciò che è soggettivo utilizzando il metodo scientifico? Se sì, allora questo lessico per sua natura soggettivo si deve necessariamente trasformare, e un problema di linguaggio forse c'è.

E credo che sarebbe interessante confutare le premesse su cui si fonda una ricerca, più che stigmatizzarne le implicazioni filosofiche: non so se esista davvero una coincidenza fra epilessia ed esperienza religiosa, ma per confutare lo studio che la teorizza sarebbe utile fare luce sulle inferenze scorrette e sugli errori commessi dai ricercatori: se una ricerca corretta dovesse dimostrare qualcosa che non ci piace è forse lecito bocciarla? Non è - questa - una posizione ideologica, e dunque piuttosto lontana dai paradigmi della scienza?

Giorgio Israel ha detto...

La frase "il nostro cervello è esperienza" è priva di senso. Sulle difficoltà di studiare con i metodi mutuati dalle scienze naturali il soggettivo sono state scritte centinaia di pagine che è superficiale liquidare. Quel che faccio (vedi anche l'articolo nel post successivo e tanti altri scritti precedenti) è proprio confutare le premesse ecc. Perciò bisognerebbe prima leggere, altrimenti la discussione diventa sterile. Consiglio la lettura di Popper, vol. I di Popper-Eccles, "L'Io e il suo cervello". Anche Popper è un ideologo lontano dai paradigmi della scienza? Siamo seri.

linus ha detto...

Definire il cervello in un post o in un commento sarebbe assurdo, e non era - mi creda - mia intenzione farlo. Rispondevo alle sue obiezioni solo ed esclusivamente in relazione al problema di linguaggio. Semplificando (so che è brutto farlo, ma o semplifichiamo o la comunicazione si riduce a uno scambio di consigli di lettura): guardo una foto di una persona che amavo e non c'è più, e provo nostalgia: questo semplice e umanissimo atto può essere descritto come esperienza in una confidenza tra amici, o può essere descritto in forma poetica attraverso metafore, ma può essere descritto - anche - come fenomeno osservabile dall'esterno. Se lo descriviamo come fenomeno, la foto è uno stimolo, la nostalgia è una zona del cervello che si attiva. Non credo che le parole "stimolo" e "attivare" abbiano alcun potere di uccidere la poesia o l'umanità di quello che avviene, non più di quanto "muscolo cardiaco" uccida la parola "cuore".

Massimiliano ha detto...

Ho letto l’articolo di Caruncho e Fernandez (MH consente una free subscription a termine), ma non vi è scritto niente di quanto si imputa loro. Non c’è alcun un cenno su una possibile correlazione tra epilessia e genio, un’opinione che ha avuto una certa diffusione (il “male degli dei”) ma ritenuta in genere priva di fondamento, o qualsiasi tentativo di spiegare la genialità di Chopin in termini neurologici. Più semplicemente, è un articolo, come tanti, che tenta una diagnosi remota sulla base della documentazione storica, tentando di comprendere se le allucinazioni, testimoniate in diverse occasioni, possono essere ricondotte ad una causa specifica, in alternativa alla tradizionale attribuzione ad un quadro generale di cattiva salute. Sono diagnosi pertinenti la storia della medicina, e lo si fa di preferenza su personaggi famosi perché ritenuti di maggior interesse ed i loro carteggi sono meglio conservati. L’interpretazione di Sand (e di M.me Muller, una sua allieva) è citata in conclusione, e semplicemente come ulteriore testimonianza, e solo l’ultima frase esce da un contesto strettamente medico: «We doubt that another diagnosis added to the already numerous list will help us understand the artistic world of Frédéric Chopin, but we believe that knowing he had this condition could help to separate romanticised legend from reality and shed new light in order to better understand the man and his life». Qualunque sia l'opinione dell'eventuale lettore, mi sembra eccessivo vedervi l'"odio di sé" dell'Occidente.
Ref. Vazquez Caruncho M., Branas Fernandez F, The hallucinations of Frédéric Chopin,J Med Ethics; Medical Humanities, (2010) doi: 10.1136/jmh.2010.005405.

Giorgio Israel ha detto...

Abbia pazienza: 1) qual è il valore di una simile ricerca che, basandosi su documenti e testimonianze, tenta una diagnosi "remota"? Un esercizio ridicolo e privo di qualsiasi serietà scientifica. 2) La frase finale è semplicemente allucinante nella sua profonda stupidità. Separare la "romanticised legend" dalla "realtà"? Quale "realtà"? Quindi la realtà epilettica avrebbe a che fare con la leggenda romantica? E perché "leggenda"?
Il riferimento all'odio di sé non è certamente dipendente da un singolo articolo come questo, indipendentemente dalla sua miscela di miseria e arroganza, ma dal dilagare di pseudo-ricerche di questo tipo. Non si tratta della vecchia tematica epilessia = genialità. Si tratta del tentativo di mostrare che ogni manifestazione ritenuta irrazionale (romanticismo, misticismo, religiosità, ecc.) è riducibile a disturbo e malattia. Su questo esiste una documentazione così imponente che è inutile insistervi. Questo caso è stato soltanto un'occasione per tornarvi sopra.
Insisto: questa gente non ha di meglio da fare con tutti i grandi problemi irrisolti nella scienza?

Massimiliano ha detto...

La ringrazio per la risposta, ma anche io mi appello alla sua pazienza. Ho letto l'articolo solo perchè citato nel blog, ed ho citato quella frase (irrilevante nel contesto, costituito prevalentemente da un elenco di sintomi), solo perchè l'unico punto con una pur vaga attinenza all'oggetto. Sul valore di una ricerca marginale presentata in un articolo che è poco più di un poster, e in un campo, come la medicina, dove non ho una formazione strutturata, non so dire (e comunque non lo definirei di impostazione riduzionista, semmai un po' pedante): forse qualche medico può trovarla interessante, o curiosa, ma la severità applicata in questo caso mi sembra eccessiva. In definitiva, non so perchè la notizia abbia suscitato tanto scalpore. A titolo di curiosità, nel 2008 un'equipe di medici ha richiesto la possibilità di esaminare il DNA dal cuore di Chopin (la circostanza è citata in bibliografia nell'articolo), per verificare se il morbo che lo ha ucciso sia la tubercolosi (una malattia talvolta collegata ai miti romantici), oppure la fibrosi cistica. Anche loro, come Caruncho e Fernandez, non cercavano certo di spiegare la genialità di Chopin.

Giorgio Israel ha detto...

Come mai questa notizia ha suscitato tanto scalpore? E ne ha suscitato tanto: una passeggiata su Google mostra un'enormità di citazioni e commenti in tutte le lingue e tutti i paesi. L'ha suscitata per il combinato disposto della tendenza a dare una grande importanza a questo tipo di "studi" neurologici, anche e soprattutto ormai in ambienti scientifici: e per il protagonismo degli autori, che certamente sono all'origine del clamore - oggi si tende a buttare in pasto le "ricerche" ai media più che agli ambienti scientifici - e che non si sono risparmiati commenti tendenti a montare la faccenda.
Carunchio ha dichiarato: "The hallucinations of Chopin were considered the manifestation of a sensitive soul, a romantic cliché," -si noti: romantic cliché - e ha di nuovo ironizzato su "the romanticized view from reality." Ha nacho aggiunto che continuer a fare queste ricerche perchè è un appassionato della "musica patologica"…
Non si tratta di spiegare la genialità di Chopin. Si tratta di un malcostume indegno per cui "ricerche" che, come dice lei, sono poco più di un poster vengono pompate come se si trattasse della scoperta dei quanti.
È tutta l'immagine della scienza che ne viene deturpata. E guarda caso sono tutte ricerche che gravitano attorno alla "neuromania".
Perciò non sono io che ho dato troppa importanza alla cosa. È un circo che merita la massima severità.

linus ha detto...

Questo articolo forse non le piacerà

http://www.nytimes.com/2006/10/24/health/24alzh.html

ma osservi i quadri che ha dipinto questo pittore, mentre si inoltrava inesorabilmente nell'Alzheimer: forse perdono di espressività? Perdono struttura, secondo me, ma acquistano potenza espressiva. Mia nonna, quando ormai non capiva più nulla (si diceva avesse l'arteriosclerosi, allora) ...cantava, la ricordo ancora benissimo. Ed era brava, bravissima, mentre nel corso della sua vita era sempre stata piuttosto stonata: la sua parte razionale la dominava, e passava il tempo a rimuginare rancorosamente: la malattia la guarì. La malattia ci dice molto sul cervello... l'esaurirsi di certe funzioni permette ad altre di liberarsi... perchè considerare la malattia in modo tanto unidirezionale? Perchè osservarne gli influssi dovrebbe essere considerato eretico, o scandaloso? Poi è ovvio che al grande pubblico arriva l'articoletto che semplifica...d'altra parte quante volte abbiamo letto sui giornali la incredibile baggianata "si risveglia dal coma irreversibile"? Non sarà, ripeto, un limite dei nostri divulgatori, più che una "congiura scientista"?

Giorgio Israel ha detto...

Ma chi ha mai detto che considerare la malattia e i suoi influssi sia eretico e scandaloso? Guardi che la penso esattamente al contrario: si legga il mio libretto "Per una medicina umanistica". Io critico il riduzionismo materialistico che ispira queste ricerche e che è evidente nelle dichiarazioni di intenti che le accompagnano. Lei minimizza, come altri lettori. Ma, mi creda, sbaglia. Nel mio libro "Chi sono i nemici della scienza?" ho raccolto una fenomenologia rilevante di questo fenomeno "ideologico" ed è soltanto una piccola parte dell'enorme dossier che ho raccolto. È estremamente sintomatico il fatto che una persona come Edoardo Boncinelli - che certo non può essere accusato di essere ostile allo "scientismo"! - ieri sul Corsera ha preso le distanze da questo andazzo ("Pessimisti o ottimisti per Dna? Forse ma non diventi un alibi"), ricordando che i fattori genetici o materiali sono soltanto una componente, e che esiste anche la storia personale e tanti altri fattori che incidono su come siamo. Per la paura che si critichi la scienza non bisogna arroccarsi in difesa, perché così si danneggia la scienza vera. E queste pseudoricerche non sono soltanto un frutto dei divulgatori, sono una schiuma della scienza. Peraltro non ho mai usato il termine "congiura" - è estraneo al mio modo di vedere, non mi attribuisca cose che non ho detto - bensì ho parlato di un andazzo, di un'ideologia.

Beniakrik ha detto...

Egregio Professore,
Ho scoperto suo blog e mi piace moltissimo. Sarei più al mio agio in francese o russo e Le chiede di perdonarmi un italiano non perfetto!
A proposito di "ricerche" strane , su un noto quotidiano si trovava questo: "La religione fa ingrassare i fedeli sono più a rischio obesità"!No comments ?
D'altra parte mi piaccerebbe molto che i grandi geni dell'umanità (Mozart, Chopin, Einstein Giotto,etc.etc.) siano lasciati riposare in pace. Sembra una nuova moda - fare studi su i resti mortali, aprire le tombe senza il rispetto per il riposo eterno di quelli che ci hanno dato tanto! A che serve? "Expliquer l'inexplicable"?