mercoledì 16 febbraio 2011

Se non ora, quando?... Mai. Giù le mani da Primo Levi


Il libro di Primo Levi “Se non ora quando?” ha come protagonista una brigata di partigiani ebrei nella Russia invasa dai nazisti. Hanno preso le armi e marciano cantando un loro inno che dice: «Siamo le pecore del ghetto, Tosate per mille anni, rassegnate all’offesa. […] Abbiamo imparato a sparare e colpiamo diritto […] Siamo i figli di Davide e gli ostinati di Massada. Ognuno di noi porta in tasca la pietra che ha frantumato la fronte di Golia. Fratelli, via dall’Europa delle tombe…». E il ritornello recita la celebre frase del rabbino Hillel (II secolo): «Se non sono io per me, chi sarà per me? Se non così, come? E se non ora, quando?».
Oggi ci si mobilita e si scende in piazza con questa parola d’ordine. Per difendere i figli di Davide, che hanno imparato a sparare e difendersi, ma sono asserragliati in una nuova Masada circondata da decine di migliaia di missili, minacciata di distruzione da un dittatore esaltato, Israele insomma? E questo mentre l’Europa delle tombe vede la rinascita di un nuovo antisemitismo? Niente di tutto ciò, ci mancherebbe altro! Si scende in piazza per l’onore delle donne, per difendere la loro dignità. Allora, si tratterà di certo delle migliaia e migliaia di donne tenute in schiavitù, infibulate, lapidate se adultere, sgozzate se si sposano o solo s’innamorano di un “infedele”, picchiate a volontà dal marito-padrone? Si scende in piazza per denunciare l’abominio di duecentomila persone che vivono in regime di poligamia nella regione parigina e chissà quante già da noi? Niente di tutto ciò. Si scende in piazza per cacciare Berlusconi…
Occorrerebbe soltanto sorridere per l’impietoso parallelismo tra i partigiani di Primo Levi e i partigiani antiberlusconiani. Sarebbe da voltarsi dall’altra parte disgustati per l’immensa ipocrisia di tacere dei veri delitti che vengono perpetrati quotidianamente sulle donne e indignarsi per dei vizi privati sbirciati dal buco della serratura. Ma è intollerabile il continuo abuso del riferimento allo sterminio degli ebrei e ai suoi simboli: dagli insegnanti che sfilano con la stella gialla contro la riforma Gelmini fino adesso al “Se non ora quando?”. Trovatevi altri simboli, per cortesia, se non altro per non banalizzare la Shoah, tirandola fuori a sproposito. Fatelo almeno per motivi di opportunità: se non ora quando?
Dicono che Berlusconi abbia fatto un riferimento improprio evocando i metodi dei servizi segreti nella Germania Est. Il comunismo non esiste più – dicono – e la Stasi era agli ordini del potere, mentre oggi al potere c’è lui, Berlusconi. È indubbio. Ma, come ha notato Piero Ostellino nella manifestazione promossa da Giuliano Ferrara al Teatro del Verme di Milano, il comunismo non c’è più, ci sono i comunisti. E questo è altrettanto indubbio. Nella detta manifestazione un riferimento ricorrente è stato all’intrusione nella “vita degli altri”. Non so quanti siano consapevoli del fatto che La vita degli altri è il titolo di uno splendido film che descrive l’orrore del regime poliziesco della Germania comunista, basato sullo spionaggio della “vita degli altri”. Non molti credo, perché a forza di chiedere, ho constatato che pochi l’hanno visto, certamente molti di meno di coloro che hanno visto Il caimano. E parecchi, non appena vengono informati dell’argomento del film, evitano di vederlo: il solito film anticomunista… A distanza di più di trent’anni è la stessa reazione con cui fu accolto Arcipelago Gulag di Solgenitzin e il dissidente Amalrik fu definito su L’Unità un «fanatico dell’antisovietismo». Anche il film Il concerto, che pure è stato pluripremiato, è ignorato dall’intellettualità progressista. A proposito del film Il falsario, che narra una storia simile a quella del romanzo di Levi, si legge in una recensione in rete: «Non è forse ora che il cinema tedesco torni a guardare avanti liberandosi di quello che sta ormai diventando un senso di colpa che le nuove generazioni non possono addossarsi per l'eternità. È come se il mondo del cinema sentisse di non aver ancora battuto sul proprio petto mea culpa abbastanza convincente. Ora si corre il rischio della saturazione che può ottenere un esito uguale e opposto a quello della rimozione». Preoccupazione condivisibile. Ma se la letteratura e la filmografia del nazifascismo corre il rischio di creare un senso di saturazione, non altrettanto può dirsi di quella ancor molto esile sul comunismo. Eppure anche questo poco basta a saturare gli intellettuali antropologicamente superiori!
Perciò, dalli ad abusare dei riferimenti alla Shoah, tanto l’effetto di saturazione lo pagheranno quelli della nuova Masada e facciamola finita con l’anticomunismo. Lo ha ribadito Ezio Mauro, proclamando l’inaccettabilità dell’equiparazione tra antifascismo e anticomunismo: l’anticomunismo mai. Occorrerebbe regalargli Vita e destino di Vasilij Grossman, uno dei più grandi romanzi del Novecento, (magari in cofanetto assieme a Tutto scorre). È il libro di un patriota russo che, pur schierato con il suo popolo il quale, oppresso dai nazisti ritrova nella resistenza il senso dell’unità nazionale, alla fine deve toccare con mano le ragioni profonde dell’equivalenza totale dei due regimi.
Ma invece di prendere atto della lezione di Grossman, siamo ancora là: alla neppur segreta nostalgia del comunismo e di quel modo di sentirsi l’esercito degli antropologicamente superiori la cui missione storica era la liberazione definitiva dell’umanità. Quando si parla oggi dell’azionismo e del suo moralismo giacobino come cifra delle manifestazioni attuali, bisognerebbe ricordare che siamo di fronte al riproporsi di una relazione storica che sta in piedi da due secoli. C’è un rapporto preciso che unisce Rousseau e Robespierre da un lato, e Marx dall’altro. È un rapporto fatto di netto dissenso ma anche di un terreno comune, che è rappresentato dall’idea più nefasta della modernità, fonte primaria dei drammi che hanno distrutto l’Europa: la pretesa di ricostruire il mondo dalle radici, l’idea di raddrizzare il legno storto dell’uomo, l’idea della palingenesi globale che si è manifestata come palingenesi etica, come palingenesi sociale, oppure etnica e razziale.
Il comunismo italiano è stato molto polemico nei confronti dell’azionismo, rivolgendogli le stesse accuse un tempo rivolte al giacobinismo: una visione elitaria, aristocratica, minoritaria e poco attenta alla necessaria centralità della tematica del sociale. Poi, man mano che l’ideale della rivoluzione socialista e del rovesciamento del capitalismo, anche nelle versioni edulcorate della “terza via”, è sprofondato, per il crollo dei suoi sistemi di riferimento, è rimasto in piedi solo il riferimento alla palingenesi etica. Ne è una testimonianza evidente la formula della “politica dell’austerità” lanciata da Enrico Berlinguer nel periodo del declino, il cui carattere di triste moralismo dovrebbe mettere in guardia chi improvvidamente oggi la rivaluta. Oggi l’unica risorsa rimasta è rivestirsi dei panni sbrindellati del giacobinismo azionista. Ognuno è libero di gestire il proprio vuoto di ideali come meglio crede, anche prendendo a simbolo la ghigliottina di Robespierre, ma almeno lasciate in pace il “Se non ora quando?”.

(Il Giornale, 15 febbraio 2011)

12 commenti:

GiuseppeR ha detto...

Quando il programma è "raddrizzare il legno storto dell'umanità" ogni mezzo è buono, si è pronti a calpestare la dignità delle persone o, in modo più subdolo, di usarla. Che tristezza come è stato facile truffare quella moltitudine di donne. Bel bidone: la nobile bandiera della loro "dignità" contro dei volgari fini politici. In piazza per la "dignità della donna"? Ma de che....

feynman ha detto...

che ci posso fare? io "La vita degli altri" l'ho visto lo scorso anno al cinema e l'ho trovato splendido. Nel film gli "spiati" non erano i potenti, gli spiati erano quegli intellettuali-artisti che nell'Italia di oggi sono indicati dal potere come dei giacobini reazionari. E' il potere che oggi cita a sproposito film come questo. E' il potere abusato e scandaloso che vorrebbe continuare ad abusare e a dare scandalo senza rendere conto delle proprie azioni. Lo faccia, ma abbia il pudore di non citare film a sostegno dei propri abusi...

Giorgio Israel ha detto...

Naturalmente nell'articolo parto proprio dal punto che la trasposizione meccanica non vale. Ma lei pur di far polemica legge quel che le pare e inoltre elude completamente il tema dell'articolo. Invece e' proprio lei a fare un parallelismo risibile. Eco o simili sarebbero gli intellettuali la cui vita e' spiata... Ma faccia il piacere, avrebbe detto Toto'.

alfio ha detto...

be' Boffo magari sì...

Giorgio Israel ha detto...

Esempio tipico di intellettuale giacobino...

vanni ha detto...

Il potere, il potere. Dove starà questo potere? “La DDR è la DDR, l'Italia è l'Italia” (vanni per Lapalisse).

Nautilus ha detto...

Ieri proprio mentre leggevo questo articolo è arrivata una mia amica, di sx, le ho chiesto a bruciapelo: L'hai visto Le vite degli altri? Cosa? Lascia perdere..l'hai visto il Caimano? Certo!
Mannaggia ma allora il prof. Israel ha ragione! Eh? Lascia perdere..le ho però rifilato "Le vite degli altri".
Insomma caro prof. possibile che la gente di sx sia ancora così "comunista" come lei dice? Io devo frequentare un altro ambiente meno "intellettuale e progressista" perchè non mi risulta...son quasi tutti "piddini" molto moderati e autocritici...certo c'è ambiente e ambiente, quando vado sui blog del FQ effettivamente ce n'è anche parecchi con la bava alla bocca...ma son più grillini (la palingenesi: tutti i politici a casa!) o antiberlusconiani che comunisti.
Per esempio, non so quanto regga il paragone con "Arcipelago Gulag": davvero quella testimonianza chi era comunista non la voleva sentire..ma "Le vite.." l'ho sentito lodare da tutti e criticare da nessuno. Lei dirà: e vorrei vedere..ma questo vorrà pur dire che un pochino son cambiati.

Giorgio Israel ha detto...

Ho vari tentativi di risposta.
1) Non le sembra che, a distanza di più di 20 anni dalla caduta del Muro e più di mezzo secolo dalla destalinizzazione il processo sia andato avanti a passo di formica e che sarebbe stato tanto tanto meglio per questo paese se fosse stata fatta una rapida, incisiva e radicale revisione? Avremmo una sinistra moderna e libera, senza vincoli che ancora la costringono a cercare il Papa straniero.
2) Sì, è vero, moltissima gente con la bava alla bocca ha trasferito un certo estremismo violento dal comunismo all'antiberlusconismo. Il che è comunque pessimo. Io non sono berlusconiano, ma è certo che se scrivi articoli come quelli che ho messo qui in rete, c'è gente che semplicemente non ti parla più. E questo è uno stile allucinante (da qualsiasi parte provenga sia chiaro!) ma che è erede di un'educazione totalitaria. Ma penso
3) che forse viviamo in ambienti diversi. Vede, se mi parla di intellettuali, università e in parte anche la scuola, di comunisti - o orfani inconsolabili del comunismo - è pieno, strapieno. Su questo mi dia credito perché è un ambiente che conosco fin troppo bene, tanto che ogni tanto mi verrebbe voglia di andare a fare un altro mestiere. Chi erano quelli del Palasharp di Milano?... Li riconosco a distanza di centinaia di km. Se gli parli male del comunismo non ti salutano più. Provi a indovinare chi è quel dirigente (molto importante, a parole molto riformista) che disse "Ora dobbiamo entrare in clandestinità per trent'anni e magari di più?". Io non posso dirglielo ma forse ci arriva da solo. E magari ce lo ritroviamo premier.

Nautilus ha detto...

1) Sì, mi sembra.
2)Sì, è pessimo.
3)No, non ci arrivo, mi sembrava il commento più idiota di fine secolo e onestamente pensavo fosse un dirigente minore e pure sciocchino...ne trovai uno(locale) che nel 2001 mi rassicurò che la sx avrebbe vinto a mani basse..ma nella mia città era il più scemo di tutti, infatti..

Giorgio Israel ha detto...

Molto importante, diciamo pure il più importante... Basta.

Myosotis ha detto...

Lei scrive: "Rousseau [...] la pretesa di ricostruire il mondo dalle radici, l’idea di raddrizzare il legno storto dell’uomo". Ma Rousseau è convinto che l'uomo nasca buono e che sia la società che lo guasta: "[...] l’homme est naturellement bon [...] la société déprave et pervertit les hommes". Per me è una delle idiozie da cui sono nate più tragedie. Idiozia perché la società è un'astrazione, ed è fatta dagli uomini, quindi sarebbero gli uomini che si "auto-depravano", il che mi pare una cretinata. Per inciso aggiungerei che Rousseau non poteva sapere se l'uomo sia nato buono o cattivo, dato che aveva presto provveduto a sbarazzarsi dei suoi sei figli mettendoli uno alla volta all'orfanotrofio. E questo abietto personaggio viene ancora esaltato da molti: questa per me è perversione.

Giorgio Israel ha detto...

Consiglio questa lettura, tanto per vaccinarsi contro le ipocrisie e le polemiche pretestuose che circolano in questi giorni:
http://www.30giorni.it/it/articolo.asp?id=22542