È vero - come ha notato qualcuno - che ho deciso di por fine a questo tipo di "dialogo". Esso ha messo in luce due aspetti tra i peggiori di internet - un mezzo cui comunque non rinuncio, ma non per piegarmi alle cattive tentazioni cui induce. Alludo alla perdita di inibizioni per cui si ritiene di poter trattare in modo sbrigativo e persino villano persone con cui non si oserebbe farlo "de visu"; e la tendenza a sentenziare su questioni cruciali e che magari sono oggetto di riflessione secolare, tacciando pure di cretino chi non si adegua. A questo si è aggiunta un'emotività fuori misura che ha spinto molti a rovesciare quintali di insulti, "ignorante", "sciocco", "negazionista".
Chi fa così non si rende conto di cosa se ne pensa in giro, fuori dal circuito informatico in cui si vive un consenso che illusoriamente fa credere di essere il mondo intero. Tanti dei messaggi che ho ricevuto, mostrati a tanta gente, hanno suscitato incredulità, stupore.
È curioso che Daniele Zanoni si chieda se le sue parole mi sono "servite" perché un blog dovrebbe servire a "riflettere un po', senza pretendere di insegnare nulla". Dovrebbero, a quanto pare, servire soltanto a me, perché a lui tale riflessione non abbisogna. Ripete allegramente che le tabelline sono "sequenze ordinate di parole", senza farsi sfiorare dal dubbio. Forse arrossirebbe sentendo i commenti dei colleghi matematici cui ho raccontato a mo' di aneddoto questa trovata. Non importa che sia un laureato in fisica. Abbiamo tutti da imparare, appunto. Ma lui, no. Dice che i suoi problemi sono stati diagnosticati da un pedagogista che sarebbe "la persona più adatta"… E davvero viene da piangere piuttosto che da ridere, soprattutto sentendo che la conclusione è stata: origine neurobiologica.
L'altra sera ero assieme a un nutrito gruppo di medici, tra cui anche un neuropsichiatra infantile di fama e abbiamo parlato a lungo di queste cose. Il parere unanimemente coincideva col mio. Il fatto è che la "medicalizzazione" non è un processo indotto e patrocinato dai medici, quanto da un "demi monde" scientifico, quello degli psicologi, psicologi cognitivisti, pedagogisti speciali, ecc. Tutta gente che si picca di sapere di scienza e discetta di risonanza magnetica e di genetica e ne ha (o forse piuttosto ne trasmette) un'immagine più degna dell'alchimia medioevale che della scienza. Nessun medico, neuropsichiatra o anche neurologo serio da credito a implicazioni rozze e superficiali tra caratteristiche cerebrali dubbie e di interpretazione quanto mai discutibile e processi mentali, e loro anomalie o disturbi.
In quell'incontro, raccontavo alcuni degli argomenti e delle esperienze riportate e il commento immediato era: "Ma questa è nient'altro che dislessia!…".
Infatti, questo è quel che io ho ricavato da questi (un po' isterici) scambi: la conferma di qualcosa di cui ero convinto. Ovvero che l'unica cosa seria in tutta questa faccenda è la dislessia, anche se non trovo credibile la cifra di tre milioni e mezzo di dislessici messa in giro da chi vuol costruire su questo un sistema di potere.
Quando si esamina ogni caso, si vede che alla fine l'unica sostanza rimane la dislessia. Se uno riduce i numeri a parole e i calcoli a sequenze di parole, un disturbo in queste sequenze o l'incapacità di riconoscere i simboli numerici, il confonderli, ecc. è dislessia e basta. Altri casi sono riconducibili a cause di natura diversa, incluso il cattivo o ritardato insegnamento, problemi familiari, ambientali, ecc. I casi realmente patologici non dislessici, portano alla vera e propria disabilità.
Quel che è allucinante è l'idea di gonfiare la dislessia ponendola al centro di una rosa di disturbi che non hanno alcuna autonomia concettuale - in parole povere sono di esistenza indimostrabile in quanto qualcosa di distinto dalla dislessia - come la discalculia, la disortografia e la disgrafia. E basti osservare che c'è chi inventa altre malattie, come la disgnosia e la disprassia (non hanno fatto in tempo a metterle in DDL) per capire qual è l'andazzo e l'intento. Mi chiedo come mai a nessuno sia venuto in mente di parlare di "dismusicalia" o "disarmonia", eppure è pieno di "campane" in giro, gente che non ha il minimo senso del ritmo e dell'intonazione. Anche su questo avrei moltissimo da dire, essendo un quasi diplomato di musica, ma siccome nessuno ci ha pensato non vorrei far venire cattive idee in giro…..
Mi si è rimproverato di essere stato sprezzante e polemico. Ma, se esiste ancora il rigore scientifico, come si fa a rispettare chi ha scritto quel DDL, usando una terminologia che nessuno scienziato serio potrebbe usare. Concetti contraddittori tra di loro, frasi senza senso come "elaborazione dei numeri" (ma che vuol dire? capisco che lo possa usare una persona comune, ma nessuno che abbia una minima idea di cosa sia la matematica userebbe un linguaggio simile da ignoranti). Non ho insultato nessuna persona, ma se non criticassi quel che ritengo sbagliato e ignorante che senso avrebbe il mio mestiere. E, dato che non ho insultato personalmente nessuno, chi si è risentito ha la coda di paglia: bastava elegantemente dire «con quelle espressioni ridicole e ignoranti non c'entro, con questi eccessi di medicalizzazione neppure, ma penso che, ecc. ecc.».
Perciò, mi spiace, ma non trovo decente il comportamento di chi mi ha preso "personalmente" per il bavero credendo di potermi intimidire, quello di chi ha cercato di convincere il ministro a mettermi la museruola non rendendosi conto che io sono una persona libera, quello di chi ha pensato di fare la stessa cosa lanciando insulti di ogni genere, e facendo appelli contro il "negazionista" pubblicati persino su un giornale. In anni lontani, ho avuto ben altre esperienze e non soltanto sono vaccinato alle "contestazioni" ma so che non ci si deve fare intimidire.
Perciò, come si può pensare che possa accettare un "dialogo" di questo tipo che oscilla tra gli insulti, il pontificare supponente su questioni complesse come fossi l'unico ignorante e deficiente da rieducare e l'accusa di essere persona insensibile e cattiva.
Su queste basi la richiesta di venire a confrontarmi con associazioni o gruppi è semplicemente ridicola. Dovrei venire io, il reprobo, di fronte alla folla calmante e al tribunale giudicante degli scienziati per apprendere e essere rieducato? La rivoluzione culturale cinese è roba di tempi lontani.
Ho invece il massimo rispetto per le famiglie e i genitori coinvolti in queste vicende, che vedo spesso abbandonati nei flutti, vittime di molte cose: la crisi della scuola, l'imperio di specialisti che si sono costruiti una sfera separata tra scuola e medicina e che espandono irresponsabilmente il numero dei "disturbati", la tendenza a risolvere le cose in termini di "movimenti", "appelli", "leggi", "contestazioni".
Credo soprattutto nei rapporti tra le persone e queste vicende sono tutte questioni personali. È sbagliato anche scientificamente parlando illudersi di affrontare queste faccende con metodi omogenei e standard. Senza contare che vorrei sapere quanti di questi casi sono stati risolti e quanti piuttosto sono stati lasciati semplicemente con il marchio della "diversità".
Rispetto molto persone come "Mammatoni" di cui mi dispiace di non riportare il lunghissimo messaggio. Per due motivi. Primo perché non intendo proseguire questo sterile "dibattito" (il che non vuol dire che non continuerò a occuparmi di queste faccende). Secondo, perché un messaggio come quello meriterebbe un colloquio personale e non un confronto pubblico. Non è mio mestiere affrontare questo genere di problemi, anche se alcuni ritengo di avere le competenze e l'esperienza giusta. Ma è come con il medico. È assurda l'idea di un medico che propini le soluzioni standard per tutti. Ogni caso fa storia a sé. Questa è almeno la mia idea, anche della medicina, e fortunatamente molti la pensano come me.
Per il resto, nessuno mi toglierà il diritto di dire quello che penso, dato che ritengo aver accumulato in qualche decennio conoscenze in tema di metodologia scientifica.