L'ultima di cui sono stato informato è che sono stato definito in rete, con cospicuo numero di firme, un "negazionista" della dislessia.
A parte il fatto che ognuno può constatare, semplicemente leggendo quel che ho scritto, che non ho mai contestato l'esistenza della dislessia, ma ho fatto un ben diverso discorso, colpisce l'inaudito ricorso all'epiteto "negazionista", di cui chiunque sa bene il senso e l'uso comune. Chiaramente scelto ad arte rivolgendosi a me, col cognome che porto. Per sputare in faccia a chi è davvero vittima del negazionismo, quello autentico, che proclama che gli ebrei, tra cui metà della mia famiglia, non hanno mai subito alcuno sterminio.
L'ebreo "negazionista"...
E questa è gente che ha anche il coraggio di chiedere di discutere e si propone come riflessiva e piena di buoni sentimenti?
Mi auguro che esistano ancora persone perbene capaci di tenersi alla larga da questo schifo.
13 commenti:
...NON TI CURAR DI LORO MA GUARDA E PASSA..
Già. Le espulsioni (di terroristi) rinominate DEPORTAZIONI quando a praticarle è Israele. E le risposte ad attacchi terroristici diventano RAPPRESAGLIE (e, non di rado, RAPPRESAGLIE IN PURO STILE NAZISTA), e poi vai con il genocidio (di un popolo che in sessant'anni di ininterrotto genocidio si è decuplicato, ma chi sta a badare a questi dettagli?l'olocausto, i campi di concentramento... Il negazionismo invece ancora mi mancava: Giorgio Israel gemello di Ahmadinejad? Siamo talmente al grottesco che viene perfino quasi da ridere.
Egregio professore, leggo ora in fretta e furia la lettera (http://www.vocescuola.it/wp-content/uploads/2010/05/Lettera-Più-di-300-genitori-contro-il-negazionismo-sui-DSA.pdf) in questione.
Non parlo naturalmente di buona fede, tantomeno sul suo blog. È evidente che nessuno dei firmatari o degli ispiratori di questa lettera ha mai letto nulla di quanto Lei ha scritto e si è fidato di un qualche incerto de relato.
È vero: buffa la parola “negazionismo”, ma ci sarà un intento provocatorio o sarà scappata così? Certo sentire una frase come:”... ribadiamo che i nostri figli non sono malati né tantomeno anormali o “handicappati.”. Ma Lei dove le ha pubblicate queste cose, che non le ho trovate? A Timor est in lingua tetum? Certo non in quel quotidiano che stranamente le ha concesso immediato (non si poteva consentire che Lei ci meditasse un po' su?) diritto di replica. Oppure ho inteso io a rovescio.
Stupisce (o no?) piuttosto l'acredine del tono, come se codesti genitori pensassero che sia in atto una guerra contro i propri figli, piuttosto che una iniziativa di chiarezza e di appoggio onesta e affettuosa, forse pure appena appena lungimirante.
Questi genitori potevano però informarsi meglio, sembrano quasi strumenti e vittime inconsapevoli di una manipolazione staliniana. Devono essere aiutati.
Abbiamo una festa nata con metodi simili: l'8 marzo.
Ho espresso opinioni che possono non essere condivise ma da tutto sono animate salvo che dall'idea di calpestare l'umanità di chi ha problemi. L'intento è esattamente il contrario. E basta leggere le risposte e capire il tempo che vi ho dedicato per rendersi conto che tutto vi è stato e vi è fuor che disprezzo.
Tuttavia, di fronte all'assenza totale di voglia di ascoltare (non di tutti, ma di troppi), di fronte all'arroganza con cui si bacchetta qualsiasi cosa si dica, di fronte al riaffermare che si è pieni di rabbia, non c'è spazio per continuare a dialogare. Ho persino fatto capire con riferimenti personali che capisco e conosco certi problemi: me ne pento, perché di fronte a chi per tutta risposta ti piglia per il bavero e ti taccia di negazionista, ci si vergogna di esseri aperti.
Non escludo affatto l'inconsapevolezza nell'usare un termine che nell'uso comune, comunissimo, ha un significato estremamente preciso. Ma esiste anche la possibilità di pentirsi e scusarsi. Quando questa non esiste più allora siamo allo scatenamento dell'irrazionalità.
Anche io penso che non sia colpa di questi genitori, ma se si arriva a tanto vuol dire che c'è manipolazione (non certo da parte dei genitori, sia chiaro).
P.S. Ma non è del tutto ovvio che un giornale su cui scrivo spesso, di fronte a un articolo in cui vengo definito ignorante e sciocco ed altre piacevolezze mi chieda una replica immediata? Se non lo avesse fatto sarebbe stata pura scortesia. Ben diversamente se l'articolo fosse stato di polemica normale.
Se si trattasse di persone intelligenti e intellettualmente oneste, questa accusa che le è piombata addosso potrebbe essere un'eccellente pubblicità per i suoi articoli e per il suo blog, prof. Israel. Purtroppo temo che nessuno dei firmatari si darà da fare per verificare personalmente il suo pensiero.
Sembra che dagli anni 70, quando più di 700 "intellettuali", cioè quasi tutta l'"intellighenzia" del nostro paese, firmarono per accusare l'innocente commissario Calabresi,incuranti di come si erano svolti i fatti - e poi sappiamo com'è andata - non sia cambiato niente.
Poveri genitori di figli con problemi di apprendimento, ne faccio parte anch'io, non siamo i primi e non saremo gli ultimi. Ma questi si illudono di placare le loro ansie medicalizzando ciò che può essere risolto con il loro impegno e affetto con l'aiuto di qualche insegnate valido. Si mettono nelle mani di improbabili esperti che confondono le acque mettendo insieme dislessia e difficoltà generiche di apprendimento. Fanno fronte comune contro chi cerca di scuoterli e riportarli alla realtà. Usano espedienti gravissimi come l'accusa di "negazionismo" cercando di fare del male ad una persona invece di confrontarsi civilmente con le idee. Siamo di fronte ad una irrazionalita tipica delle sette religiose.....
Gentile Professore,
desidera scuse per il termine "negazionismo"? Non sono la promotrice della lettera ma l'ho firmata, e le scuse gliele faccio volentieri se questo termine ha colpito una parte dolorosa del passato della sua famiglia.
Per carità.
Il termine negazionista però significa "chi nega un fatto" , e questo era il significato che ho dato io al termine quando ho letto e ho firmato.
Punto.
Non avrebbe avuto senso colpirla su altro, a che pro? Non siamo in cerca di notorietà, di destabilizzare il paese o di che altro, quello che cerchiamo e chiediamo è ormai cosa nota. E sbaglio anche a parlare di noi, perchè un noi istituzionalizzato non esiste.
Noi, siamo le tante famiglie che vivono una situazione difficile a causa di un ragazzo con dsa, ogni famiglia con una storia a sè, ogni famiglia con un percorso diverso, ogni famiglia in cerca di serenità e giustizia per il proprio ragazzo.
Il buffo, se possiamo tornare entro le righe e permetterci di vedere le cose con serenità, è che lei al sentire questo termine si è sentito colpito al cuore, e ha reagito ribellandosi. Proprio come noi quando sentiamo la negazione dell'esistenza dei problemi che stiamo cercando di far conoscere.
Professore, Lei ha tutta la mia simpatia, per quello che vale.
Ci sono persone perbene come Lei le cerca (Attento è uno di loro, ad esempio) e ci sono anche persone che cercano di mostrare un modo più umano di trattarsi e di trattare gli altri, anche con le parole.
Il guaio è che da noi le parole sono davvero usate come suoni e così la capacità critica in media è molto bassa. Si inveisce, si polemizza e ci si irrigidisce cercando proprio di placare ansie di tutti i tipi. E' un comportamento diffuso.
A me fa pena la gente che si comporta così, è anche un po' per questo che faccio il lavoro che faccio. Attaccano perché hanno paura (di tante cose). E c'è chi ne approfitta.
Umberta Mesina
Gentile
distranoi, accetto certamente le scuse. Ma lasci stare il vocabolario. Oggi se si dice "negazionista" ha un solo significato: colui che nega le camere a gas. Si vive in un contesto e non nei vocabolari e le parole sono pietre. Punto.
E fa molto male a riproporre un parallelismo che e' osceno. Quanto avrei voluto che mia cugina fosse rimasta con me come "discalculica" invece di essere gassata. In cambio avrei accettato anche l'augurio che mi e' stato fatto di avere un figlio dislessico. E non e' buffo per niente.
Egregio Myosotis, l'intellighenzia... è vero, e con carognerìa mi lasci rincarar la dose: l'appellativo di intellettuale non conferisce alcuna alta caratura morale e non dà né garanzie né patenti di attendibilità fuori dal proprio orto. Realtà assodata già ben da prima del misero manifesto Calabresi, e parliamo di decenni. Intellettuale: è una specie di status symbol, con tanto di aspiranti e invidiosi.
Questo status non ha impedito agli intellettuali di firmarne tante di fesserie, manifesti o altro, incautamente e non. Continueranno.
Non corro il rischio di esser scambiato per un artista o per uomo di studi o di scienza: non saprò mai se l'essere chiamato intellettuale mi darebbe un po' fastidio e disagio.
La definizione di intellettuale che preferisco è quella di Georges Bernanos. Cito a memoria: "L'intellettuale è così spesso un imbecille che bisogna considerarlo tale fino a prova contraria". E pensava probabilmente a quelli francesi. Che quanto a fesserie non sono migliori dei nostri, come è stato documentato in questo blog anche recentemente. Non tutti per fortuna.
Bernanos, com'è noto, faceva l'operaio...
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