Che la “valutazione” sia di moda ai giorni nostri lo sapevo da un pezzo e da un pezzo la cosa comincia a darmi la nausea, soprattutto perché assume la forma di quella che Nicoletta Tiliacos, sul Foglio, ha chiamato “la dittatura degli esperti”. Chi valuterà una scuola o degli insegnanti? Altri insegnanti? Per carità! Lo faranno degli “esperti” dell’istruzione in base ai metodi della loro scienza “docimologica”, i quali, manco a dirlo, sono al di sopra di qualsiasi valutazione. E quale sarà la migliore valutazione degli apprendimenti degli studenti? È presto detto. Quella fatta dagli istituti di valutazione: l’insegnante dovrà limitarsi a fare da stimolatore del processo di apprendimento. Anche le prestazioni dei medici, delle cliniche e degli ospedali vanno sottratte al giudizio dei competenti del settore, ovvero i medici stessi: nella pretesa di rendere i giudizi oggettivi, essi vanno demandati a specialisti di valutazione che magari non hanno la minima idea di cosa sia un diabete però rifilano una serie di test e di procedure alla fine del quale emettono la loro “scientifica” sentenza.
Naturalmente queste procedure si basano su tecniche numeriche, su algoritmi matematici. Come ha ben detto lo psichiatra Vittorino Andreoli, la diffusione di queste procedure è legata al fallimento dei tanti sistemi messi in opera per valutare il merito: «Quando l’educazione da elitaria che era, si è aperta alla società di massa, ha cominciato a non funzionare più. Per questo abbiamo finito per introdurre il sistema anglosassone, soprattutto americano (forse è un’altra forma di colonizzazione): noi partivamo dai valori, loro calcolano a punti, fanno esami con i test che poi vengono valutati dai computer».
Però, da tutte le parti piovono critiche e confutazioni. Il fallimento di questi metodi è sempre più plateale, il naufragio della metrologia applicata a tutto è sempre più evidente. Ma pare che l’onda sia comunque inarrestabile. Probabilmente perché è il modo più facile di cavarsela da un problema troppo difficile, e poi scarica da ogni responsabilità: l’hanno detto i numeri, l’ha detto l’esperto, chi se ne importa di sapere chi è, ha un diploma di esperto e tanto basta.
Bene. Tutte queste cose le sapevo. C’era però un approdo che con tutta la fantasia non ero riuscito ad immaginare e me l’ha rivelato Tempi: la valutazione oggettiva e indipendente della Chiesa!... Tempi ci ha informato che i liberal americani (e i loro cloni nostrani) propongono una riforma “democratica” della Chiesa al primo punto della quale figurano: «regolari audit da parte di enti indipendenti (sic!) relativamente alle politiche e alle procedure di diocesi ed altri enti ecclesiastici per la prevenzione degli abusi ecc., attività di relazione con le vittime, compresi sostegno spirituale, pastorale e relativo alla salute mentale, programmi di screening per seminaristi, sacerdoti e vescovi, ecc.».
Si apre una nuova prateria per “esperti indipendenti” di valutazione, per le attività di “sostegno” – finora limitate al contesto scolastico – per psicologi, assistenti sociali. Amici di Tempi, forse è il caso di prendere l’iniziativa per primi, altrimenti ci sarà qualcun altro che lo farà e dalla dittatura degli esperti non ci si salva. Perché non costituiamo un’azienda, che so io qualcosa del tipo IVASPE (Istituto per la Valutazione e il Sostegno da Pedofilia Ecclesiale)? Prepariamo formulari, test, quiz, procedure di screening e assistenza psicorelazionale. Oltretutto c’è da cavarci un pacco di quattrini.
Meglio riderci sopra. Non so se questa ondata venga dalle coste statunitensi, ma certo è un autentico tsunami di cretinismo.
(Tempi, 28 aprile 2010)
6 commenti:
Quando una società è disorientata da discordie vertiginose di tutti contro tutti, perde i cardini, i punti forti di equilibrio. E non riesce più a riparare e rafforzare quelli che aveva, perché diventa vittima della possente forza delle novità, di dottrine inventate da falsi scienziati. Queste si propagano come olio bruciato nelle crepe del sistema, indebolito dall’ incuria e dalla negligenza, riuscendo così a scardinarlo completamente, senza rimedio. Perché l’ unico antidoto stava nella tradizione.
Mi sono trovato, ovviamente per errore, un mio commento a questo articolo in fondo al Suo secondo intervento sulla medicalizzazione nella scuola. Dato che, letto in quel contesto, il commento è privo di senso, glielo rinvio, se vorrà rimetterlo al posto per cui era stato concepito.
Avevo scitto:
"Devo confessare, a mio disdoro, che anch'io ho usato metodi simili, elaborati con i colleghi, per valutare le prove scritte. Devo anche aggiungere, a nostra parziale riabilitazione, che nessuna delle "griglie" inventate da noi ci ha mai soddisfatto.
Quanto all'affermazione del prof. Panebianco, che io stimo molto, "sulla mania nostrana di apprezzare non ciò che è ragionevole ma ciò che è “moderno”", egli non dice nulla di nuovo. Già Molière, nel Seicento, aveva scritto, a proposito dell'ipocrisia, allora come ora molto diffusa: "L'hypocrisie est un vice à la mode et tous les vices à la mode passent pour vertus". (Tutti i vizi di moda passano per virtù)".
E dato che ci sono, volevo dirLe di aver letto e trovato di grande interesse il Suo intervento alla Conferenza a Roma della Tel Aviv University; e volevo salvarlo. Il problema è che né io né mio figlio, che è più esperto di me, riusciamo a fare il copia-incolla. Lei potrebbe dirmi gentilmente se c'è un modo per farlo, visto che forse interessa altri frequentatori di questo blog? Grazie.
Si può scaricare dal sito degli "Articoli" sotto "altro".
Egregio Professore! vorrei avere scritto io le ultime righe del suo articolo su Tempi. Meglio riderci sopra? Mah... con le mille professionalità al mondo (includiamoci dunque i preti, e subito almeno i rabbini per par conditio, permanendo dubbi sugli imam e sui bonzi) si è scoperto davvero un oceano di occasioni per gli esperti del progresso dela società, e pure un oceano di conquibus. Non so se avrà un futuro l'IVASPE : certo la Chiesa le risorse economiche ce le ha, e forse ha pure tanto humus bendisposto sul quale passare all'azione per ben guadagnarsi il pane. L'ostacolo potrebbe rivelarsi Benedetto XVI, talvolta renitente alla somministrazione - da parte di terze parti - di sostegni imparziali.
Non mi interessano comunque i semplici preti: mi sento invece vocazionalmente portato a valutare psicologi assistenti sociali e vescovi. Sono disposto a sottopormi a test attitudinali per la convalida della mia idoneità e indipendenza, sorrette entrambe da una indispensabile estraneità e ignoranza professionale totale e assoluta. Sarei pure entusiasta di assumere cariche sociali nelle costituende Associazioni Valutatori & Esperti, nonché responsabilità nella redazione e gestione di vecchi e nuovi Albi Professionali e Graduatorie. Già mi esalta la prospettiva di una sorta di classifica Forbes, di guida Michelin - una denominazione specifica soddisfacente con il tempo arriverà - dei Cardinali più pii e virtuosi.
Lo tsunami di cretinismo si propaga anche dalle coste inglesi. Guardi un po' che roba ho trovato sull'ultimo numero di Environmental Science and Technology, una rivista scientifica che solitamente si distingue per il suo rigore scientifico:
"What is the Best Dose of Nature and Green Exercise for Improving Mental Health? A Multi-Study Analysis"
http://pubs.acs.org/doi/abs/10.1021/es903183r
I suddetti ricercatori inglesi, a parte scoprire l'acqua calda, e cioe' che farsi una passeggiata in campagna fa bene, ci informano che esistono "misure dell'autostima e del buon umore".
Non solo, ma la ciliegina e' rappresentata dallo "strumento di misurazione", il Profile of Mood States (POMS), calibrato sulla "Rosenberg Self-Esteem Scale".
Roba da Ignoble Prize ...
Forza e coraggio Professore! anche se in silenzio, siamo in molti dietro a Lei.
Abbiamo visto quanto sono utili gli istituti di valutazione. Quanto hanno perso le borse europee per il panico generato da una sconsiderata valutazione di uno di essi? Qualcuno (con cui sono abitualmente in dissenso) ha suggerito di eliminarli. Io suggerisco di eliminarli in tutti i campi, scuola compresa.
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