È vero - come ha notato qualcuno - che ho deciso di por fine a questo tipo di "dialogo". Esso ha messo in luce due aspetti tra i peggiori di internet - un mezzo cui comunque non rinuncio, ma non per piegarmi alle cattive tentazioni cui induce. Alludo alla perdita di inibizioni per cui si ritiene di poter trattare in modo sbrigativo e persino villano persone con cui non si oserebbe farlo "de visu"; e la tendenza a sentenziare su questioni cruciali e che magari sono oggetto di riflessione secolare, tacciando pure di cretino chi non si adegua. A questo si è aggiunta un'emotività fuori misura che ha spinto molti a rovesciare quintali di insulti, "ignorante", "sciocco", "negazionista".
Chi fa così non si rende conto di cosa se ne pensa in giro, fuori dal circuito informatico in cui si vive un consenso che illusoriamente fa credere di essere il mondo intero. Tanti dei messaggi che ho ricevuto, mostrati a tanta gente, hanno suscitato incredulità, stupore.
È curioso che Daniele Zanoni si chieda se le sue parole mi sono "servite" perché un blog dovrebbe servire a "riflettere un po', senza pretendere di insegnare nulla". Dovrebbero, a quanto pare, servire soltanto a me, perché a lui tale riflessione non abbisogna. Ripete allegramente che le tabelline sono "sequenze ordinate di parole", senza farsi sfiorare dal dubbio. Forse arrossirebbe sentendo i commenti dei colleghi matematici cui ho raccontato a mo' di aneddoto questa trovata. Non importa che sia un laureato in fisica. Abbiamo tutti da imparare, appunto. Ma lui, no. Dice che i suoi problemi sono stati diagnosticati da un pedagogista che sarebbe "la persona più adatta"… E davvero viene da piangere piuttosto che da ridere, soprattutto sentendo che la conclusione è stata: origine neurobiologica.
L'altra sera ero assieme a un nutrito gruppo di medici, tra cui anche un neuropsichiatra infantile di fama e abbiamo parlato a lungo di queste cose. Il parere unanimemente coincideva col mio. Il fatto è che la "medicalizzazione" non è un processo indotto e patrocinato dai medici, quanto da un "demi monde" scientifico, quello degli psicologi, psicologi cognitivisti, pedagogisti speciali, ecc. Tutta gente che si picca di sapere di scienza e discetta di risonanza magnetica e di genetica e ne ha (o forse piuttosto ne trasmette) un'immagine più degna dell'alchimia medioevale che della scienza. Nessun medico, neuropsichiatra o anche neurologo serio da credito a implicazioni rozze e superficiali tra caratteristiche cerebrali dubbie e di interpretazione quanto mai discutibile e processi mentali, e loro anomalie o disturbi.
In quell'incontro, raccontavo alcuni degli argomenti e delle esperienze riportate e il commento immediato era: "Ma questa è nient'altro che dislessia!…".
Infatti, questo è quel che io ho ricavato da questi (un po' isterici) scambi: la conferma di qualcosa di cui ero convinto. Ovvero che l'unica cosa seria in tutta questa faccenda è la dislessia, anche se non trovo credibile la cifra di tre milioni e mezzo di dislessici messa in giro da chi vuol costruire su questo un sistema di potere.
Quando si esamina ogni caso, si vede che alla fine l'unica sostanza rimane la dislessia. Se uno riduce i numeri a parole e i calcoli a sequenze di parole, un disturbo in queste sequenze o l'incapacità di riconoscere i simboli numerici, il confonderli, ecc. è dislessia e basta. Altri casi sono riconducibili a cause di natura diversa, incluso il cattivo o ritardato insegnamento, problemi familiari, ambientali, ecc. I casi realmente patologici non dislessici, portano alla vera e propria disabilità.
Quel che è allucinante è l'idea di gonfiare la dislessia ponendola al centro di una rosa di disturbi che non hanno alcuna autonomia concettuale - in parole povere sono di esistenza indimostrabile in quanto qualcosa di distinto dalla dislessia - come la discalculia, la disortografia e la disgrafia. E basti osservare che c'è chi inventa altre malattie, come la disgnosia e la disprassia (non hanno fatto in tempo a metterle in DDL) per capire qual è l'andazzo e l'intento. Mi chiedo come mai a nessuno sia venuto in mente di parlare di "dismusicalia" o "disarmonia", eppure è pieno di "campane" in giro, gente che non ha il minimo senso del ritmo e dell'intonazione. Anche su questo avrei moltissimo da dire, essendo un quasi diplomato di musica, ma siccome nessuno ci ha pensato non vorrei far venire cattive idee in giro…..
Mi si è rimproverato di essere stato sprezzante e polemico. Ma, se esiste ancora il rigore scientifico, come si fa a rispettare chi ha scritto quel DDL, usando una terminologia che nessuno scienziato serio potrebbe usare. Concetti contraddittori tra di loro, frasi senza senso come "elaborazione dei numeri" (ma che vuol dire? capisco che lo possa usare una persona comune, ma nessuno che abbia una minima idea di cosa sia la matematica userebbe un linguaggio simile da ignoranti). Non ho insultato nessuna persona, ma se non criticassi quel che ritengo sbagliato e ignorante che senso avrebbe il mio mestiere. E, dato che non ho insultato personalmente nessuno, chi si è risentito ha la coda di paglia: bastava elegantemente dire «con quelle espressioni ridicole e ignoranti non c'entro, con questi eccessi di medicalizzazione neppure, ma penso che, ecc. ecc.».
Perciò, mi spiace, ma non trovo decente il comportamento di chi mi ha preso "personalmente" per il bavero credendo di potermi intimidire, quello di chi ha cercato di convincere il ministro a mettermi la museruola non rendendosi conto che io sono una persona libera, quello di chi ha pensato di fare la stessa cosa lanciando insulti di ogni genere, e facendo appelli contro il "negazionista" pubblicati persino su un giornale. In anni lontani, ho avuto ben altre esperienze e non soltanto sono vaccinato alle "contestazioni" ma so che non ci si deve fare intimidire.
Perciò, come si può pensare che possa accettare un "dialogo" di questo tipo che oscilla tra gli insulti, il pontificare supponente su questioni complesse come fossi l'unico ignorante e deficiente da rieducare e l'accusa di essere persona insensibile e cattiva.
Su queste basi la richiesta di venire a confrontarmi con associazioni o gruppi è semplicemente ridicola. Dovrei venire io, il reprobo, di fronte alla folla calmante e al tribunale giudicante degli scienziati per apprendere e essere rieducato? La rivoluzione culturale cinese è roba di tempi lontani.
Ho invece il massimo rispetto per le famiglie e i genitori coinvolti in queste vicende, che vedo spesso abbandonati nei flutti, vittime di molte cose: la crisi della scuola, l'imperio di specialisti che si sono costruiti una sfera separata tra scuola e medicina e che espandono irresponsabilmente il numero dei "disturbati", la tendenza a risolvere le cose in termini di "movimenti", "appelli", "leggi", "contestazioni".
Credo soprattutto nei rapporti tra le persone e queste vicende sono tutte questioni personali. È sbagliato anche scientificamente parlando illudersi di affrontare queste faccende con metodi omogenei e standard. Senza contare che vorrei sapere quanti di questi casi sono stati risolti e quanti piuttosto sono stati lasciati semplicemente con il marchio della "diversità".
Rispetto molto persone come "Mammatoni" di cui mi dispiace di non riportare il lunghissimo messaggio. Per due motivi. Primo perché non intendo proseguire questo sterile "dibattito" (il che non vuol dire che non continuerò a occuparmi di queste faccende). Secondo, perché un messaggio come quello meriterebbe un colloquio personale e non un confronto pubblico. Non è mio mestiere affrontare questo genere di problemi, anche se alcuni ritengo di avere le competenze e l'esperienza giusta. Ma è come con il medico. È assurda l'idea di un medico che propini le soluzioni standard per tutti. Ogni caso fa storia a sé. Questa è almeno la mia idea, anche della medicina, e fortunatamente molti la pensano come me.
Per il resto, nessuno mi toglierà il diritto di dire quello che penso, dato che ritengo aver accumulato in qualche decennio conoscenze in tema di metodologia scientifica.
22 commenti:
Perfetto Prof.Israel, rinunci pure al confronto (che comunque non risolevrebbe i problemi dei nostri figli)...ma, dall'alto della Sua autorità si faccia finalemte promotore della FORMAZIONE DEGLI INSEGNANTI degna di una scuola di un paese civile, davvero finalizzata al diritto di apprendimento di TUTTI i bambini.
Sa qual'è il vero paradosso?
Se avessimo una scuola con TUTTI gli insegnanti in grado di saper adattare il proprio metodo di insegnamento ad ogni alunno non avremmo bisogno di nessuna legge!!!
Grazie
Ma allora siamo d'accordo al cento per cento!!
Che cosa ho fatto in questo periodo se non occuparmi della formazione degli insegnanti, presiedendo una commissione che ha varato un regolamento teso a riqualificarla sul piano disciplinare, didattico, pedagogico? E non va nella stessa direzione il lavoro per le nuove Indicazioni nazionali? Di altro non mi sono occupato al ministero e in piena libertà. Se quel regolamento avanza come la diligenza di Ombre rosse e' colpa degli innumerevoli interessi corporativi. Prendetevela con questi. E lasciamo stare il maiuscolo. Sono soltanto un tecnico che agisce con le proprie convinzioni e basta, privo di qualsiasi potere. Altri ne hanno e portano la colpa di una scuola ridotta così. Formazione insegnanti e nuovi obbiettivi di apprendimento qualificati. E' un invito a nozze.... Alla fine forse cominciamo a capirci.
Ho spiegato in dettaglio i motivi per cui non ho la minima intenzione di avere un incontro pubblico con associazioni varie. È inutile rispedirmi la stessa richiesta. Sarei lieto - nei limiti delle mie disponibilità di tempo - di avere incontri individuali. Nulla di diverso. Per il resto, io scrivo, chi vuole risponde, civilmente o con insulti personali, a sua scelta. Chi non capisce la differenza tra prendersela con le idee e con le persone non capisce la differenza tra peccato e peccatore: ho visto insultare persone in posizione più debole della mia e che sostenevano idee analoghe, in modo così indegno e volgare che ne sono ancora stupito.
Gentile professore,
questo post credo chiarisca al meglio il suo pensiero, che condivido, circa la possibile pretestuosità di certe classificazioni diagnostiche. Personalmente nella mia lunga esperienza d’insegnante non ho mai incontrato un bambino “discalculico” che non fosse anche dislessico.(Ovviamente esistono difficoltà di apprendimento ascrivibili a problemi diversi, dal ritardo alle problematiche psicologiche o famigliari, che sono però pervasive e non certo specifiche.) La sua fiducia nel metodo didattico e nell’anticipazione dell’istruzione è lusinghiera e confortante poiché sottintende l’importanza dell’educazione scolastica, tuttavia ho verificato che molti dei bambini che giungono a scuola “digiuni” recuperano il tempo perduto senza particolari difficoltà. Nelle primissime classi si tratta infatti di acquisire abilità quasi "fisiologiche", e spesso basta la full immersion nel mondo dell’alfabeto e dei numeri per arrivare a dei risultati più che accettabili. Un grosso problema è invece per me il recupero di quella quota (ahimè in aumento) di alunni che sperimentano l’insuccesso scolastico a causa di atteggiamenti caratteriali sviluppati in ambito famigliare fin dalla più tenera età. Si tratta di bambini incapaci di applicarsi in modo attivo a qualsivoglia attività, tendenzialmente insicuri e passivi, con deficit di attenzione e concentrazione, che si arrendono di fronte alle minima difficoltà e che non riescono nemmeno a provare curiosità per ciò che li circonda. Sono bambini rinunciatari, abituati ad essere gestiti in toto da adulti dai quali non proviene mai alcuno stimolo per l'autonomia e la responsabilità. Vengono serviti, imboccati, vestiti e lavati dai genitori. Non vengono informati di ciò che li riguarda in prima persona: a sei anni non sanno dove abitano, in che mese sono nati, chi li verrà a riprendere a scuola, cosa faranno al termine delle lezioni, dove sono stati in vacanza … Sono abituati a veder piovere tutto dal cielo. Per quale ragione dovrebbero compiere uno sforzo per imparare le tabelline? Per le loro famiglie persino chiedere che si infilino la giacca da soli è una pretesa da aguzzini. Un tempo le incapacità genitoriali, seppur spesso assai gravi, erano d’altro tipo: l’arte di arrangiarsi veniva appresa subito e aveva una grande forza educativa.
Tutto vero, professore. Lei se la prende giustamente con la maleducazione imperante, l'arroganza e l'intolleranza nei confronti di chi manifesta idee diverse dalle proprie. A volte si cerca d'imporre una specie di dittatura del pensiero unico. E' una caratteristica del nostro tempo che però viene da lontano. Purtroppo dobbiamo convivere con questa gente (o gentaglia). Ieri ho partecipato a un convegno dove un famoso psicologo americano (dal cognome italiano) esponeva sull'omosessualità idee diverse da quelle imposte dall'ideologia gay, basate sulla sua lunga esperienza di psicoterapeuta. E' stato accolto con scritte ingiuriose sui muri e fuori dall'albergo stazionava la polizia. L'associazione lombarda degli psicologi l'ha accusato di violare le loro norme deontologiche. Ha detto che nemmeno negli Stati Uniti il "politically incorrect" ha vita facile e le sue documentate esperienze spesso non vengono nemmeno lette da chi ne avrebbe l'obbligo professionale.
Aggiungo che ieri un amico si è fatta una breve passeggiata in rete e mi ha detto di trovare di tutto e di più sul mio conto, ormai nello stile del "rompicoglioni" di Bersani: stronzo, deficiente, maledetto, individuo pericoloso, ecc. ecc. Ma perché mai dovrei confrontarmi con queste "associazioni"? Con i singoli educati e civili, certamente sì.
[quote]Ho spiegato in dettaglio i motivi per cui non ho la minima intenzione di avere un incontro pubblico con associazioni varie. È inutile rispedirmi la stessa richiesta........[/quote]
Mah...non so....arroccarsi sulle nostre posizioni credo che non serva a nessuno.
Non perdiamo di vista l'obiettivo comune che è quello del futuro dei nostri giovani ragazzi.
E non si tratta di un problema circoscritto solo al mondo della scuola, i problemi si trascineranno anche al di fuori di questo istituto educativo/formativo con costi (in tutti i sensi) per la collettività non quantificabili a priori ma certamente da non sottovalutare.
Mettiamo una pietra sopra agli insulti, alle reciproche accuse, ...entriamo nel merito del problema, confrontiamoci, non aspettiamo che sia troppo tardi...i nostri giovani ce ne saranno grati ne sono più che certo.
Che ne dice?
Grazie
Confrontiamoci chi? Lei chi è, e a nome di chi parla? Anche di quei signori che un giorno ti trattano da cialtrone perché non hai capito che il DSA NON E' un disturbo a basi funzionali e il giorno dopo ti trattano da cialtrone perché non hai capito che il DSA E' un disturbo a basi funzionali? E, sulla base di questo gioco delle tre carte, ti dicono che sei un ignorante? Io sono una persona seria. Non mi confronto con gente di questo livello. Non mi confronto con chi patrocina una legge in cui si nega che esistano basi funzionali dei DSA e poi cerca di intimidire qualche poveretto che manifesta dubbi blaterando di disfunzioni di moduli neuronali di elaborazione fonologica situati nell’area del cervello che presiede alla elaborazione dei fonemi e dei grafemi, a livello del giro frontale inferiore dell’emisfero sinistro - roba che fa venire in mente quella filastrocca che recitava Ugo Tognazzi in "Amici miei".
Capisco e rispetto i problemi singoli della singola famiglia, non ho rispetto per chi ci costruisce sopra politica, movimenti, leggi e altro.
Io non ho pietre da mettere su niente. Altri hanno armi da deporre, ma non so quali titoli abbia lei per parlare a nome di costoro.
Chiudiamola qui, per favore. Non mi piace, come vede, cestinare i messaggi, ma non intendo tirarla in lungo.
Beh, professore, io non le avevo scritto solo per chiderle un confronto ma anche per dire la mia opinione nel suo blog dove in modo forse un po' animato si sta svolgendo un confronto. Solo per questo speravo che lei pubblicasse la mia lettera. Comunque spero che l'abbia letta e non sia stata del tutto inutile. Però mi sembra sempre più arrabbiato e questo non aiuta un dialogo, che invece potrebbe servire a progettare una scuola migliore, di qualità, dove non ci sia bisogno di leggi per far apprendere allo stesso modo degli altri chi è solo più lento ma non manca certo di intelligenza e talento. Cordiali saluti, Antonella Trentin
Ma io non sono affatto arrabbiato. Semplicemente non intendo sentir parlare di confronto pubblico organizzato non sa da chi, con chi, con che regole, e a quanto pare con chi è davvero arrabbiatissimo. Non rivoltiamo la frittata, non le pare? Non lo vede quanta rabbia e persino odio circola contro di me? Io sto lavorando da due anni, per quel poco, assai poco, che posso fare, per quella scuola che lei dice. E le posizioni che ho preso su Dsa, Ahdh, ecc. vanno proprio in quella direzione, in coerenza con quanto penso, per quanto questo possa lasciarla stupita. Difatti, credo che uno delle disgrazie peggiori che sta capitando alla scuola italiana è, come ho scritto, di scambiare in un gioco degli specchi, malati con sani e sani con malati. Dalla critica del pedagogismo, dello strapotere degli psicologi, delle illusioni della valutazione oggettiva, al metodologismo esasperato, alla medicalizzazione, e, più in generale, alla "dittatura degli esperti", sono temi che per me hanno un filo conduttore preciso e su cui mi batto da anni. Non è stata quindi un'uscita estemporanea come qualcuno ha pensato, ma qualcosa di assai ragionato che rientra in cose pensate da molto tempo.
Ha ragione professore e mi scuso per non essermi presentato in precedenza. (a questo proposito ho creato un nuovo account google per poter meglio essere identificato)
Sono solamente un genitore che, stanco di vedersi trattata la figlia come...incapace, perennemente distratta, svogliata ecc...ecc(insomma...le solite stupide considerazioni) pur essendo una ragazzina brillante e desiderosa di apprendere, ha deciso di affrontare e portare il proprio contributo per far si che anche lei potesse avere accesso alla conoscenza come la maggior parte dei compagni.
Per far ciò ho promosso una petizione http://www.petitiononline.com/amicar01/petition.html a sostegno di una legge a tutela dei dislessici che ad oggi ha superato le 18.000 adesioni il che significa che si tratta di un problema sentito
Legge che purtroppo, personalmente e in collaborazione con altri genitori, ho anche combattuto in quanto la ritenevamo snaturata dal proprio originale significato. e dall'obiettivo che avrebbe dovuto prefiggersi (come probabilmente sa "qualcuno" ha tentato, e da voci che mi giungono ci stanno provando ancora nonostante la nostra opera di convincimento nei confronti di chi è preposto alla stesura della legge, di equiparare i dislessici all'handicap...con tutti i problemi che ne deriverebbero)
Lei mi chiede con chi mai dovrebbe confrontarsi.
Certamente non con me, certamente non con la maggioranza di noi genitori che sicuramente non abbiamo le "conoscenze" per poterlo fare.
Sicuramente con chi da anni studia questa problematica.
Noi genitori saremmo sicuramente felici di trarne insegnamento per permetterci di fare le scelte migliori per i nostri ragazzi
Grazie
Le chiedo ancora una volta di perdonarmi.
Il mio nome è Roberto Di Giandomenico...se desidera può aggiungerlo direttamente lei nel messaggio precedente
Grazie mille e buona giornata
Gentile Roberto, mi dia un po' di tempo e le risponderò. Mi trovo in un ingorgo di impegni pazzesco.
Grazie professore...noi vogliamo tutto fuorchè medicalizzare i nostri ragazzi.
A presto
PS.
Le scrivo qui perchè non ho una sua mail ....diciamo extra blog
Allora sono affetto da "dismusicalia": se mi azzardassi di cantare, e contemporaneamente suonasse il campanaccio di una mucca, esso sarebbe sicuramente più intonato di me.Il caro, carissimo, Claudio Chieffo, che pretendeva si cantasse sempre forte nei suoi spettacoli, se ero nei pressi aggiungeva, a mio riguardo: "no, tu no". Si fa molta fatica a dire che uno come me è semplicemente stonato?
Gentile Professore,
mi devo scusare perché evidentemente non mi sono spiegato (e forse non mi sono nemmeno capito, almeno non del tutto...): il mio problema è che per mandare a memoria in modo stabile le tabelline e poterle ripescare senza dover guardare la tavola pitagorica, ho impiegato molti anni e molti modi differenti, dalle filastrocche, alle immagini, a... In sostanza la cosa che la mia memoria non ricordava era la sequenza ordinata di parole che esprimevano i numeri legata alle tabelline. Questo non mi ha impedito di fare calcoli o di capire come dovesse essere risolto un problema.
Quanto alla mia storia, è solo la mia storia, anzi, solo una delle tante storie di questo genere di problemi, e non è paragonabile a quella di nessun altro, la mia diagnosi è stata fatta da una persona che ritengo fosse molto competente su questo genere di problematiche indipendentemente dal suo piano di studi. Naturalmente questa è una mia opinione. Il fatto che io abbia detto che fu la persona più adatta mi riferivo proprio a lei come persona.
Io sono un caso "a me" (non a sé proprio "a me"). Quanto al testo di legge, se lo ritiene opportuno, anche solo per puro senso civico, che per altro dimostra di avere in grande quantità, le chiedo di mettersi in contatto con il Comitato Scientifico dell'Associazione Italiana Dislessia. Se ci sono errori, imprecisioni, o miglioramenti da apportare nelle proposte di legge future, sarebbe bene che fossero corretti dopo gli approfondimenti dovuti e i confronti opportuni.
Cordialmente saluto.
Gentile Daniele Zanoni, non mi permetto di pontificare sul suo caso. So soltanto che, per avere avuto tre figli cui ho insegnato le tabelline (e molti altri di casi di bambini che conosco), ritengo di conoscere a fondo i molteplici meccanismi mentali con cui, dopo molti esercizi le tabelline vengono memorizzate e diventano un automatismo. Mai però diventano una sequenza ordinata di parole. Mai. Se qualcuno ha tentato di metterla su questa strada le ha fatto del male. Perché le tabelline si memorizzano proprio quando diventano un automatismo estraneo a qualsiasi sequenza ordinata, e in totale disordine. (insisto peraltro accanitamente che i numeri non sono parole e casomai hanno una rappresentazione in simboli; i bambini di due tre anni possono apprendere le tabelline senza sapere né leggere né scrivere e i numeri nella loro mente non sono affatto parole come "cane").
Ciò detto, la memoria è un fatto altamente soggettivo e non considererei menomante possederne poca o pochissima, se alla fin fine ciò non è risultato di mancanza di esercizio, di pigrizia (c'è anche quella!) o cattivo insegnamento. Vorrà dire che uno deve ricorrere a tabelle, ma può essere per altro verso più intelligente di altri. Tutto questo non deve essere definito per legge ma deve diventare norma e consapevolezza di un buon insegnamento.
(segue) Quanto alla legge non capisco - o meglio, capisco fin troppo, ma non concordo - la richiesta che io mi rivolga al Comitato scientifico dell'AID. E qui rispondo anche (finalmente…) a Roberto. Capisco fin troppo perché mi rendo conto del desiderio di famiglie e persone che tentano di farsi un'idea precisa di vedere direttamente a confronto tesi diverse. Ma non soltanto questo confronto già c'è stato ed è in corso. Avverto, fra l'altro, che sul prossimo numero di Tempi vi sarà una lettera di un noto neuropsichiatra con la mia risposta. Quindi, il dibattito e il confronto prosegue sotto gli occhi di tutti. In secondo luogo, la AID ha risposto per bocca di due suoi autorevoli rappresentanti in un modo molto scorretto. MI ha imputato di aver detto che la dislessia non esiste eccitando in tal modo gli animi fino a legittimare nella mente di qualcuno l'accusa di "negazionismo" (sapessero coloro che hanno usato questo termine cosa si dice fuori della loro cerchia: c'è chi addirittura mi ha invitato a fare una denuncia per diffamazione, il che ovviamente non mi passa neppure per la testa). In secondo luogo, mi hanno insultato come ignorante e sciocco, mentre dicevano cose ignoranti e sciocche. Non ho mai negato la dislessia, ma ho il pieno diritto di sostenere che le altre sindromi sono inconsistenti ed anche circa la dislessia non esiste alcun accordo scientifico circa la sua natura funzionale e tantomeno circa le metodologie per curarla).
Non vedo perché mai dovrei rivolgermi a loro per la legge. È un problema loro mettere insieme l'affermazione (del ddl) che i DSA non hanno basi funzionali e neurologiche e il continuo tentativo di affermare (in altra sede) che hanno basi funzionali e neurologiche, accusando chi osa mettere in rilievo tale macroscopica contraddizione di essere ignorante e sciocco perché avrebbe detto che i DSA sono una malattia e perché non saprebbe che sono un disturbo neurologico. Oltretutto, asserendo che un disturbo non è una malattia. Come definire una simile affermazione? È possibile che sia laureato, per giunta in medicina, chi dice una cosa simile? E io dovrei chiedere udienza a chi parla così? Ma per favore…
Capisco bene che qui entra il conflitto il desiderio delle famiglie di avere sostegno senza che i figli siano definiti disabili e quello opposto degli "specialisti" di espandere a dismisura il campo della disabilità. Sta di fatto che in Italia avremmo 2.700.000 invalidi, 3.500.000 dislessici, non so quanti discalculici, disortografici, disgrafici, più altri disprassici e disgnosici, cui va aggiunto un 5% di popolazione infantile affetta da AHDH… Ma davvero pensano che tutto ciò sia credibile?
Il guaio è che in tutto questo si mette di mezzo la politica. E allora si trovano parlamentari che mettono in rete sul loro blog l'appello contro il "negazionista", chiaramente per conquistarsi il voto delle famiglie coinvolte e degli specialisti in cerca di espandere il processo di medicalizzazione della società.
Francamente, ho avuto molte altre polemiche in vita mia, ma raramente (salvo proprio i casi in cui si parla di razza e consimili) ho visto una tale esplosione di aggressività e di violenza. Non sono certamente tipo da spaventarmi. Quindi tiro diritto e sviluppo i miei argomenti in modo razionale e tutt'altro che chiuso di fronte alle giuste esigenze. Ma che debba andare io a implorare il "confronto" a chi lo vuole fare su basi simili è davvero troppo chiedere. Anche perché - ripeto - il confronto c'è già, per chi voglia vederlo. A chi invece vuol sentirsi soltanto ripetere quel che si aspetta, non saprei cosa dire.
In effetti ora ripesco le tabelline in modo totalmente disordinato, ma per molto tempo ho dovuto far riferimento alla sequenza, ad esempio 2X5= (2,4,6,8,10) ecco 10! oppure:
2X1=2
2x2=6
fino ad arrivare al 2x5...
Ecco perché mi sono accanito sull'idea di sequenza. Questo era l'unico modo perché io potessi giungere al risultato senza avere una tavola pitagorica o una calcolatrice sotto agli occhi. Ma in effetti, se penso al consolidamento di ora, ha ragione lei, le tabelline sono tabelline. Quanto all'AID, è l'istituzione che raggruppa gli studiosi di questo problema, quindi mi è venuto istintivo chiedere di mettersi in contatto, ma, naturalmente era una semplice domanda anche, se vuole, assolutamente ingenua che non teneva conto di pregresse questioni considerate perniciose.
Azzardo un'ipotesi: che questa mania della medicalizzazione dipenda anche dalla convinzione (infondata, ma generale) che “tutti gli uomini sono uguali”. Essendo vero l'esatto contrario, che cioè tutti sono diversi (“Gli uomini sono uguali solo nelle Costituzioni”, ha scritto uno storico americano), la diversità è considerata un'anomalia, quindi una patologia.
La memoria, poi, è una facoltà molto strana. Io, per es., non ho mai avuto problemi con le tabelline e imparo abbastanza facilmente numeri di targhe, di conti correnti e codici fiscali, ma ho difficoltà a ricordare i nomi delle persone, anzi i nomi (sostantivi) di scarsa frequenza in generale (per cui non potrei fare il traduttore simultaneo. Quando si può, ricorro a dei trucchetti, inserendo il nome in un contesto: per es. se non mi viene il nome del ministro della pubblica istruzione, dico mentalmente “Il ministro della pubblica istruzione...” e quasi sempre il nome appare come per incanto.
Non ho mai considerato questo limite della mia memoria una malattia, ma avrei desiderato non averlo, ovviamente.
Avendo due figli dislessici, di cui uno tale nel 1992 quando non esisteva la dislessia,so ormai per esperienza che l'intervento e l'attenzione della famiglia sono fondamentali..
ps il primo dislessico è ora ingegnere, il secondo andrà tra poco in quinta elementare..dalla dislessia si esce..dagli esperti non so
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