Un episodio accaduto nel contesto della manifestazione del 17 ottobre contro i provvedimenti scolastici del governo merita un commento speciale. Il giorno precedente la manifestazione sono comparsi sui muri di Roma manifesti di gruppi di estrema destra inneggianti al licenziamento degli insegnanti usando il bieco termine di “derattizzazione”. È superfluo dire cosa possa pensare qualsiasi persona civile di un simile truculento linguaggio. I “docenti in lotta” del Liceo Mamiani di Roma, dopo aver rilevato che il termine “derattizzazione” era lo stesso usato settant’anni fa da nazisti e fascisti contro gli ebrei, esibendo un uso della logica indegno di un insegnante, hanno connesso questo episodio con le dichiarazioni del Ministro Brunetta, deducendone che «è in corso contro i professori della scuola statale un’autentica campagna diffamatoria, studiata a tavolino con arte, sullo stile di regimi che speravamo già sufficientemente sconfitti dalla Storia. Ci aspettiamo – hanno proseguito – che la prossima mossa dei nostri alti e biondi persecutori sia affiggere immagini con le caratteristiche somatiche della “perfida razza docente”, come fecero in passato i loro nonni nei riguardi di altre minoranze indifese». Per questo hanno deciso di sfilare nel corteo con la stella gialla «che settant’anni fa contraddistinse milioni di deportati, a memoria delle vittime della cieca violenza di tutti i regimi, e come monito per chi usa ancora oggi la denigrazione e la violenza per realizzare i propri scopi».
Qui non si tratta soltanto dell’oltraggio alla logica consistente nel dedurre da una scritta oscena ragioni per accusare il governo di nazifascismo e di apprestarsi a un genocidio dei docenti italiani, ma dell’ormai insopportabile, indecente strumentalizzazione della memoria della Shoah, usata per denunciare qualsiasi cosa dia fastidio. È ormai da attendersi che persino per protestare contro i disservizi nei trasporti o nella raccolta dei rifiuti si sfilerà con la stella gialla.
Mi sento personalmente offeso e ferito come ebreo da un simile abuso della memoria. Vorrei tanto che la gran parte della mia famiglia invece di essere stata deportata, gassata e bruciata nei forni crematori avesse dovuto subire i provvedimenti del Ministro Gelmini. E mi guardo sia pure lontanamente dall’augurare che i docenti del Mamiani sperimentino la differenza. Al contrario, auguro loro di vivere a lungo felici, con i loro figli, nipoti e pronipoti e di non avere a spiegare loro perché abbiano così pochi parenti rispetto ad altre famiglie e le cause di ciò.
Tuttavia, se il rispetto nei loro confronti come persone non viene meno di un grammo, lo stesso non può dirsi del rispetto nei loro confronti come educatori e come insegnanti. Non auguro a me stesso e a nessuno di avere come professori dei propri figli persone che hanno un simile senso della storia e della morale. Se essi conservano un minimo di spirito critico, dovrebbero chiedere scusa per l’oltraggio che hanno commesso e quindi chiudersi in un riflessione silenziosa. Dovrebbero anche chiedersi se quel che hanno messo in scena non possa essere usato da taluno come pretesto per “dimostrare” in quale condizione deplorevole si sia ridotta la scuola italiana. Ma noi non cadremo in questo tipo di deduzioni – le stesse messe da loro in opera – perché sappiamo che la stragrande maggioranza degli insegnanti italiani sono di ben altra stoffa intellettuale e morale.
Da ultimo vorrei dire che un episodio come questo stimola a riproporre alla dirigenza dell’Unione delle Comunità Ebraiche di assumere decisioni opportune per le prossime manifestazioni della Giornata della Memoria nel gennaio 2009. Senza giungere al punto di astenersi dalla partecipazione alla Giornata per lanciare un segnale forte, quantomeno chiedere a tutte le istituzioni che promuoveranno iniziative in quella giornata, di dedicarle alla denuncia di questa degenerazione: il motto dell’“unicità della Shoah” si sta tramutando nella banalizzazione e nell’abuso più volgare della memoria della Shoah.
(Libero, 21 ottobre 2008)
12 commenti:
Per questo hanno deciso di sfilare nel corteo con la stella gialla «che settant’anni fa contraddistinse milioni di deportati, a memoria delle vittime della cieca violenza di tutti i regimi, e come monito per chi usa ancora oggi la denigrazione e la violenza per realizzare i propri scopi».
Senza parole. Qui si è persa del tutto la lucidità, in quello che si configura sempre di più come un forsennato appigliarsi ad una situazione stagnante in cui molti avevano ritagliato il loro privilegio e il loro quieto vivere.
Permettersi di vestire per un giorno i panni di chi ha vissuto tragedie simili. Molto comodo quando li si può dismettere a piacimento, come in una farsa.
Commentare? Quando si vede solo la propria convenienza, il proprio scopo, quando l'altro - se non è compare - è percepito come un nemico da annientare, quando non ci sono principi ed ogni strumento e ogni azione appaiono leciti e raccomandabili se usati per propri fini, allora si può bruciare bandiere e pupazzi, imbrattare cimiteri, orinare in luoghi santi, dileggiare e profanare quanto altri ritengono sacro... e in tempi e circostanze propizi anche altro. Però è veramente ignobile non reagire – intendo con la testimonianza, adesso e subito – da parte di chi codesti comportamenti riconosce con ripugnanza per ciò che sono.
Ho appena terminato di leggere il suo articolo. Professor Israel, indignata e costernata per quello che è potuto accadere, come docente sento il dovere di chiedere perdono a lei e a tutti gli Ebrei d'Italia. Il nostro Paese ha perso la bussola, ha obliato il valore delle parole e dei gesti, ha smarrito il senso del bene e del male, ha annegato dentro gli slogan ideologici la reale coscienza delle verità storiche e delle indicibili sofferenze vissute da tanta gente. C'è rimasta una grande, gigantesca voragine del nulla, un dilagante e intollerabile senso di disorientamento e di vuoto. Sperando di potersi sentire ancora vivi, di poter recuparare un significato per la loro esistenza, tanti si buttano volentirei nella mischia, amano le manifestazioni di piazza e la partecipazione a tutte quelle occasioni dove l'importante è farsi notare urlando e contestando senza neanche sapere bene contro cosa. L'importante è avere l'impressione di vivere, mentre il cuore è ormai morto da un pezzo.
Poi magari chi si mette la stella gialla è anche è fieramente anti-israliano, e solidarizza con gli ebrei solo quando sono nella condizione di vittime...
Non è che evocare i Kmer Rossi per parlare dei pedagogisti sia tanto più raffinato...
No comment
Perdita completa del senso della realtà, della storia, della scala di valori!
Un vuoto culturale e politico ma anche umano paragonare lo sterminio di massa degli ebrei alla (eventuale)perdita di posti di lavoro!
Non so nemmeno se si possa parlare di cinismo o di stupidità o di entrambe.
Questi "docenti in lotta" cosa possono insegnare e trasmettere ai loro ragazzi (che potrebbero essere anche i nostri ragazzi)??!!
Pietro Pagliardini
A Carlo Scognamiglio rispondo: Si rilegga la storia dopo aver ripulito la sua mente da pregiudizi e da "credo" di parte.
G.le Patrizia, forse ha interpretato male il mio intervento, probabilmente perché mi sono espresso in modo eccessivamente lapidario. Vede, condivido in tutto ciò che è stato scritto dagli altri intorno al pessimo gusto di paragonarsi ai deportati della Shoah, un gesto che va anzi ben oltre il pessimo gusto. Certamente è un'offesa grave alla memoria. Mi dissocio invece da ogni generalizzazione: non tutti i "docenti in lotta", come dice un commentatore, hanno queste pratiche, direi.
Mi permetto di segnalarle che quella storia la conosco abbastanza bene, ci ho anche scritto un libro, e mi batto quotidianamente fuori e dentro le scuole affinché la storia della Shoah non vada perduta e vada anzi intesa nel senso più profondo per l'umanità. Non sono ebreo, ma come tanti insegnanti considero il valore di quella testimonianza un obbligo morale nella mia missione educativa, per questo non faccio altro che leggere e far leggere agli studenti le pagine dei sopravvissuti.
Però anche quella cambogiana è stata una tragedia profonda, e paragonare i pedagogisti a dei tagliatori di teste non mi sembra troppo rispettoso nei confronti delle vittime dei Khmer. Ai nostri studenti la testa non l'ha tagliata (ancora) nessuno.
La prossima volta sarò più chiaro, spero che ora abbia interpretato meglio il mio pensiero.
Non mi nutro di pregiudizi per professione, né di credo di parte. Mi pare che lei abbia invece pregiuduzialmente letto nelle mie parole qualcosa che esse non contenevano,
cordialità,
Anche io avevo letto pregiudizialmente qualcosa che le parole non contenevano. Si vede che - per professione o no - io mi nutro di pregiudizi. Boh...
Anche io avevo letto pregiudizialmente qualcosa che le parole non contenevano. Si vede che - per professione o no - io mi nutro di pregiudizi. Boh...
Il sig. Scognamiglio forse deve imparare ad usare compiutamente le parole. Qui non si tratta del risultato di una partita di calcio, primo esempio in cui si è verificato il teatrino dell'"ho detto... ma volevo dire...". In altre parole, la prudenza nell'esprimersi non è mai troppa.
E veniamo all'ignobile pagliacciata di chi sfila con stelle gialle: si vergognino! Un insulto simile verso i nostri "fratelli maggiori"! Questi figuri sono, loro sì, degni di hitler, di stalin (la minuscola è intenzionale) e di tutti i loro compari!!!
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