Come nel primo numero del 2008 apriamo i buoni propositi per l’anno nuovo ritornando sull’importanza dei maestri nell’educazione, a dispetto di chi pensa che “insegnante” e “insegnare” siano parole da cancellare a profitto di “facilitare” e “facilitatore”. Di questi temi si è parlato molto nell’anno passato e penso che molto buon senso si sia fatto strada. Ma resiste accanitamente una corporazione di docenti che si è data come principale obbiettivo quello di insegnare che non si deve insegnare e, in particolare, che occorra abolire la lezione ex-cathedra. Fatto bizzarro: essi conservano per sé il privilegio di tenere lezioni ex-cathedra in cui si sentenzia apoditticamente che non bisogna fare lezioni ex-cathedra… Così si addestrano generazioni di giovani all’autoapprendimento, ovvero a pretendere dagli altri insegnanti – ma non dai suddetti, ovviamente! – che si limitino ad aiutarli a fare tutto da sé. Bando all’ascolto e al recepimento di nozioni: occorre costruirsi tutto da soli, meglio se con un’attività di gruppo in cui l’insegnante si limita a fornire aiuto, quando richiesto. L’insegnamento “trasmissivo” è proscritto come ciò che di più oppressivo e reazionario possa pensarsi. In tal modo viene coltivata in questi giovani la presunzione, una futile arroganza e la credenza superficiale che studiare sia qualcosa di accettabile soltanto se è facile, qualcosa che viene spontaneo e non è mai imposto dall’esterno: l’unica lezione che deve essere trasmessa come verità indiscutibile è che nulla si deve imporre.
Vale la pena di leggere L’arte di ascoltare di Plutarco come memento contro queste aberrazioni che ci seguiranno ancora per anni. Scrive Plutarco al giovane Nicandro, che ha appena indossato la toga virile e si è liberato da chi gli dava ordini, che «questa condizione di anarchia, che alcuni giovani, ancora immaturi sul piano formativo, sono portati a confondere con la libertà, fa sì che le passioni, quasi fossero sciolte dai ceppi, diventino per loro padroni più duri dei maestri e dei pedagoghi di quando erano ragazzi». Ma «il passaggio dalla fanciullezza all’età adulta, per quelli che ragionano bene, non significa non aver più un’autorità cui sottostare, ma semplicemente cambiarla», ovvero assumere a guida la ragione. Appunto, diranno i pedagoghi di cui sopra: occorre avanzare da soli con la guida della ragione. Ma come acquistare l’uso della ragione? In primo luogo apprendendo l’arte di ascoltare, ammonisce Plutarco. «I più invece, a quanto ci è dato vedere, sbagliano, perché si esercitano nell’arte del dire prima di essersi impratichiti in quella di ascoltare». Ascoltare è un’arte difficile perché «quando si travasa qualcosa, la gente inclina e ruota i vasi perché l’operazione riesca bene e non ci siano dispersioni, mentre quando ascolta non impara a offrire sé stessa a chi parla e a seguire attentamente, perché non le sfugga nessuna affermazione utile». «Il silenzio è dunque ornamento sicuro per un giovane in ogni circostanza, ma lo è in modo particolare quando, ascoltando un altro, evita di agitarsi o abbaiare a ogni sua affermazione, o anche se il discorso non gli è troppo gradito, pazienta e attende che chi sta dissertando sia arrivato alla conclusione… Se ha preso l’abitudine di ascoltare in modo controllato e rispettoso, riesce a recepire e a far suo un discorso utile e sa discernere meglio e smascherare l’inutilità o la falsità di un altro». Per apprendere a usare la ragione occorre in primo luogo saper ascoltare.
(Tempi, 8 gennaio 2009)
Post scriptum: l'arte di ascoltare dovrebbe essere applicata anche a molti dei temi di attualità di cui stiamo parlando in questi giorni
11 commenti:
Abbiamo in televisione un illuminante esempio di come si riduce una persona quando ha del tutto perso l'arte di sapere ascoltare. Si tratta del "giornalista" Michele Santoro. È importante insegnare ad ascoltare, come dice Plutarco, anche come vaccinazione contro queste degenerazioni.
Gentile Prof. Israel,
sono davvero contento che lei abbia proseguito l'attività del blog. Vorrei segnalarle un aspetto che già trattai in un precedente post: sul supplemento di un prestigioso quotidiano nazionale l'onorevole Aprea ha ribadito il suo progetto per la formazione docenti, che prevede, dopo la laurea specialistica e l'esame di stato, l'anno di praticantato retribuito. Ora, negli ultimi giorni ero stato rassicurato dalle dichiarazioni della Gelmini, che, sull'ultimo numero di Panorama, aveva previsto la necessità di avviare un nuovo sistema di formazione docenti ma tenendo conto della migliore programmazione possibile. Visto il numero esagerato di precari abilitati, frutto, come giustamente segnalato dal ministro, di scelte politiche non realistiche (cito concorsi abilitanti e corsi abilitanti), non sarebbe meglio evitare la creazione di nuovi contrasti tra i futuri docenti, tra chi, come me, aspira alla semplice supplenza in quanto sissino e la pratica del praticantato retribuito, che sarebbe, a tutti gli effetti, una supplenza? Nel precedente post lei aveva ragione su tutto, in particolare sulla necessità di distinguere tra tirocinio e praticantato. Io sarei intenzionato a spedire una serie di valutazioni direttamente alla Gelmini, o anche alla Aprea, affinchè venga evitato il varo di un sistema che reputo assolutamente inefficace, almeno per quanto riguarda la pratica del praticanto, a risolvere i problemi della scuola italiana. Inoltre le segnalo nell'intervista dell'onorevole Aprea l'ennesimo riferimento alla creazione di albi regionali, ma soprattutto la necessità, condivisa anche dalla Lega, di bloccare la mobilità docenti sul territorio nazionale.
A mio avviso quest'idea nasce da un pregiudizio autoreferenziale: la Lega pensa che sia necesario solo avere docenti del luogo, mentre il Sud sarebbe invaso da disoccupati.
Io ritengo questa parte del progetto profondamente sbagliata: a mio avviso si ostacola la costruzione di un'identità nazionale, mettendo al centro solo l'identità locale. Non accetto le argomentazioni secondo le quali il reclutamento regionale sarebbe meno costoso: si vuole un'organizzazione efficiente a livello centrale? Si prendano provvedimenti in tal senso, evitando i localismi inutili. Io sono per il docente responsabile del suo lavoro, per il vero merito e non per queste scelte clientelari dei presidi e delle regioni. Chi scrive è figlio di un docente di matematica in pensione, di origine meridionale, che ha lavorato per 15 anni al Nord, mentre mia madre è docente di lettere nella scuola media in pensione, bergamasca, che decise di trasferirsi dalla sua provincia al Sud, sperimentando perfettamente la mobilità del comparto scuola. Una proposta: se le scuole meridionali non funzionano, perchè non trasferiamo, magari con incentivi, alcuni docenti del Nord?
GRAZIE
CORDIALI SALUTI
ENRICO MARIA POLIZZANO
Conosco benissimo questa situazione per il semplice motivo che da settembre presiedo una commissione ministeriale preposta alla definizione del percorso di formazione degli insegnanti dalle materne ai licei, e, in particolare in sostituzione delle SSIS. Quindi non esiste soltanto il progetto Aprea, bensì anche il nostro che è basato sul tirocinio (dopo una laurea magistrale) anziché sul praticantato.
Il nostro progetto è completo.
So che il ministero sta lavorando a tradurlo in decreto. Comunque, in attesa di questo, spero di ottenere a tempi stretti di far pubblicare la nostra relazione, mettendola in rete.
Tenga quindi conto di questo fatto, che è importante perché riflette l'attività del ministero Gelmini.
Quanto alle critiche specifiche che lei fa immagino sia inutile che dica che le condivido.
Gentile prof. Israel,
mi perdoni se la disturbo ma vorrei avere, sempre se possibile, un parere su alcune notizie odierne relative al reclutamento docenti: leggo sulla Rassegna Stampa del Ministero la necessità di svecchiare il corpo docenti, attuando un doppio canale, il primo destinato ai precari abilitati delle graduatorie permanenti, il secondo riservato ai neolaureati. Tale progetto si deve alla fondazione Agnelli, che auspica la costituzione di questo sistema per poter immettere nelle scuole giovani docenti. Nella stessa direzione è andato l'intervento di Valentina Aprea, intervistata da "Il Mattino": l'onorevole è giunta ad ipotizzare che metà delle immissioni in ruolo saranno riservate ai precari delle Graduatorie permanenti, l'altra metà ai neolaureati. Ma le parole più strane sono quelle relative al nuovo sistema di formazione: l'onorevole Aprea ha dichiarato che "il ministro Gelmini ha fatto bene a bloccare le scuole di specializzazione in quanto gli specializzandi erano destinati a dover sopportare lunghi anni di precariato. Ma le scuole di specializzazione saranno riaperte nel prossimo anno con prospettive diverse".
Queste parole mi hanno stupito notevolmente, visto che provengono da chi ha proposto di realizzare lauree magistrali abilitanti a numero chiuso.
Il resto dell'intervista alimenta i miei timori: l'onorevole immagina una normativa transitoria fino ad esaurimento delle graduatorie permanenti, prevedendo di immettere in ruolo per il 50% docenti in lista d'attesa e per l'altra metà giovani neolaureati.
Questa ipotesi mi sembra irrealistica: alla luce dei ridimensionamenti previsti dall'attuale goveno e tenendo conto che per l'esaurimento di alcune graduatorie servirebbero anni e anni (21 anni per le lingue straniere, 9 per le materie letterarie, di meno per la classe di concorso nel settore matematico, questo secondo la fondazione Agnelli), quale prospettiva occorre immaginare? Che il nuovo sistema di formazione (e a questo punto non so quale sarà, laurea magistrale a numero chiuso o riapertura delle scuole di specializzazione come detto dall'onorevole Aprea)vada ad alimentare ulteriore precariato? Io le ribadisco posizioni già note: ossia graduatorie regionali, non più provinciali, formate dai precari già iscritti e da nuovi aspiranti docenti, in numero limitato e misurato sulle reali disponibilità scolastiche.
La ringrazio per la disponibilità, per la cortesia e per la pazienza dimostrata. Mi scusi per la prolissità, ma mi sembra opportuno esporre tutte le mie riflessioni.
Cordiali Saluti,
Enrico Maria Polizzano
Non ho la minima intenzione di inseguire le dichiarazioni della on. Aprea. Io so soltanto che la nostra commissione ha finito i lavori, che ha disegnato un percorso di formazione che non prevede per niente la riapertura delle SSIS ma una laurea magistrale con tirocinio abilitante. Ne daremo i dettagli prossimamente. Che il nostro progetto è perfezionato in tutti i dettagli. Non ci occupiamo del reclutamento ma soltanto della formazione, ma su questo punto le idee sono molto precise. Punto.
Gentile prof. Israel,
mi perdoni se Le mando questa mail ma vorrei segnalarLe che oggi, sul quotidiano "Italia Oggi", è stato pubblicato un articolo, rintracciabile sulla rassegna stampa del Ministero dell'Istruzione, relativo alla "selezione preventiva" dei docenti. Una domanda: sbaglio a pensare che i contenuti di questo articolo siano l'anticipazione del progetto della Commissione da lei presieduta? Si parla di abilitazione dopo 1 anno di tirocinio e si inserisce una parte significativa sulla "previsione annuale di esigenze dei docenti a livello regionale".
La ringrazio per la disponibilità e mi perdoni se continuo a porLe domande, ma sono davvero interessato all'argomento. Ovviamente attendo con curiosità che la relazione del lavoro della sua Commissione venga in futuro resa disponibile, come riferito da Lei su questo blog.
Cordiali Saluti
Enrico Maria Polizzano
Gentile prof. Israel,
mi perdoni se Le mando questa mail ma vorrei segnalarLe che oggi, sul quotidiano "Italia Oggi", è stato pubblicato un articolo, rintracciabile sulla rassegna stampa del Ministero dell'Istruzione, relativo alla "selezione preventiva" dei docenti. Una domanda: sbaglio a pensare che i contenuti di questo articolo siano l'anticipazione del progetto della Commissione da lei presieduta? Si parla di abilitazione dopo 1 anno di tirocinio e si inserisce una parte significativa sulla "previsione annuale di esigenze dei docenti a livello regionale".
La ringrazio per la disponibilità e mi perdoni se continuo a porLe domande, ma sono davvero interessato all'argomento. Ovviamente attendo con curiosità che la relazione del lavoro della sua Commissione venga in futuro resa disponibile, come riferito da Lei su questo blog.
Cordiali Saluti
Enrico Maria Polizzano
Non so nulla di questo articolo. L'abilitazione dopo un anno di tirocinio è prevista dal nostro progetto che sarà illustrato nei prossimi giorni al Ministero e in altre occasioni mentre la relazione sarà resa pubblica presto. Invece tutto quel che riguarda il reclutamento - che è tema prettamente politico - non è stato mai da noi trattato e non faceva parte dei nostri compiti. Indubbiamente la previsione annuale di docenti a livello regionale dovrà essere un elemento essenziale per evitare il riproporsi della creazione di sacche di precariato.
Gentile Prof. Israel,
ho letto l'articolo pubblicato oggi su un noto quotidiano nazionale e la ringrazio per avere esposto il progetto del suo gruppo di lavoro.
Vorrei farle una sola domanda: in quale parte del nuovo percorso sarà previsto il test d'accesso? Dopo la laurea triennale, rendendo quindi la laurea magistrale a numero chiuso, oppure, come apparso su un articolo pubblicato alcuni giorni fa, il concorso d'ammissione sarà previsto già per l'accesso alla laurea triennale?
La ringrazio per la cortesia e la disponibilità mostrata su questo blog.
Cordiali Saluti
Enrico Maria Polizzano
Il documento finale della commissione è in rete sul sito del MIUR e anche sulla mia homepage a partire da questo blog.
Posta un commento