Titola l’articolo di Mario Cervo sulle “inutili polemiche” circa il vescovo negazionista Williamson: «Da quali pulpiti si fa la predica a Ratzinger?».
Poiché ha la bontà di citarmi cortesemente come uno di questi pulpiti, rispondo per me e – pur essendo spiacevole ritornare su “meriti” personali o “crediti”, direbbe Santoro – dico da che pulpito parlo. Parlo dal pulpito in cui ho scritto un articolo di fondo su l’Osservatore Romano contro il boicottaggio della visita del Papa alla Sapienza; da cui difendo strenuamente e da anni l’importanza del dialogo ebraico-cristiano, anche contro autorevoli rabbini ed esponenti dell’ebraismo italiano che mi hanno duramente censurato; in cui ho previsto solo una decina di giorni fa che stava montando un’ondata volta a far litigare ebrei e cattolici e a fare di questa lite uno strumento per attaccare questo papato. Quindi, se permette, è un pulpito abbastanza pulito per poter parlare, e non al fine di far prediche, tantomeno a Ratzinger.
La reazione dell’ebraismo italiano, in questo senso (e, si parva licet, anche la mia) è stata molto equilibrata perché, pur non potendo evitare di pronunciarsi su una vicenda così dolorosa – proprio alla vigilia della Giornata della memoria e mentre dilaga il negazionismo antisemita su tutti i fronti! – non rivolto accuse al Papa e ha soltanto chiesto che l’atto insindacabile (questione interna alla Chiesa) della revoca della scomunica fosse accompagnato da una condanna inequivocabile e forte del negazionismo di Williamson e di chi è con lui – una condanna altrettanto dura di quelle che vengono pronunziate in altri casi. La Chiesa tedesca ha pronunziato una simile condanna ed ha anche definito «comprensibilissima» (e non ingiusta) la reazione ebraica. Del resto, qui il problema non è soltanto di una persona, ma di un intero gruppo che deve prendere le distanze chiaramente da certe affermazioni e non continuare a ciurlare nel manico, come ha fatto l’altro ieri il suo rappresentante italiano al TG2, dicendo che lui non sa se le camere a gas siano esistite perché non è uno storico…
Il tanto vituperato pulpito di Giuliano Ferrara ha bene spiegato come stia fischiando un vento di restaurazione “progressista” di cui vi sono molteplici manifestazioni. Spicca la reazione inesistente all’invasione delle piazze italiane da parte dell’islam integralista e che anzi, si è prodotta nel suo contrario: il consenso da parte degli ambienti progressisti milanesi alla prospettiva di aprire una moschea per quartiere. Spicca l’attacco al dialogo ebraico-cristiano, che fa leva su incredibili gaffes (o pasticci confezionati ad arte), e che mira a distruggere la portata del discorso di Ratisbona sui fondamenti giudaico-ellenistico-cristiani dell’Europa.
Sarebbe molto meglio approfondire seriamente questo panorama e sviluppare analisi più approfondite invece di agitare vessilli ed elevare rozze barricate, mettendo da un lato il Papa e tutto il mondo cattolico e dall’altro i pulpiti dei loro detrattori. Tutto ciò serve soltanto ad approfondire lo scontro e a nascondere le vere poste in gioco.
Giorni fa a Parigi c’è stato un corteo in cui spiccavano bandiere di Israele con la svastica al posto della stella di David, in cui si diceva che la vera Shoah è quella del popolo palestinese, si parlava di vittime divenute carnefici e addirittura venivano fatti sfilare in spalla dei missili Qassam. Sarebbe bene guardare le immagini di quel corteo per capire che portata esplosiva abbia il negazionismo antisemita, divenuto un cavallo di battaglia dell’integralismo islamico. Riaccogliere un vescovo negazionista (e un movimento inquinato di negazionismo) senza un’abiura delle loro vergognose affermazioni e senza un’esplicita adesione alla “Nostra Aetate” è come mettersi in casa una carica di dinamite.
(Libero, 28 gennaio 2009)
"Addirittura la dinamite!" ha commentato ironicamente Cervo. Adducendo come prova che "come mostrano i consolanti fatti di ieri il ritorno alla Chiesa è stato condizione per una correzione".
1) la dinamite era già esplosa abbondantemente per cui c'era poco da guardarsi intorno chiedendosi dove fosse.
2) I "consolanti fatti di ieri" sono durati molto poco. Ha cominciato quel prete di Treviso, opportunamente amplificato, a rincarare la dose dicendo che le camere a gas servivano a disinfettare... L'imbecille non si è reso conto (o peggio sapeva benissimo) di aver ripetuto esattamente quel che dicevano i nazisti per indurre le loro vittime a entrare nelle camere a gas. Poi sono venute le dichiarazioni della fraternità di San Pio X a sbeffeggiare il Papa: la scomunica l'ha tolta in cambio di niente, per noi il concilio non vale nulla, non cediamo di un pollice sulle nostre posizioni, ecc. Figuriamoci la Nostra Aetate... Quella è opera del demonio.
Condizione per una correzione un corno.
L'impressione è che il Papa sia caduto vittima di un gigantesco trappolone, perché - viste le sue dichiarazioni - per me la sua buona fede è insospettabile. Soltanto errori di organizzazione e comunicazione della Curia? Può darsi. Ma ci può anche essere qualche intenzionalità maligna. Perché di certo quel che viene massacrato da questi fatti è il rapporto tra ebrei e cristiani.
Sembra che ci sia qualcuno che operi attivamente per produrre la lite a tutti i costi.
E, di certo, chi si sta fregando le mani è il massimo negazionista vivente, il presidente iraniano Ahmadinejad.
3 commenti:
Egregio professore, inutile dire quanto io condivida la sua opinione. Certamente lei si dimostra persona molto equilibrata anche se, le vicende di questi giorni, potrebbero legittimamente indurla ad atteggiamenti molto meno concilianti. Lei no! Lei ha scelto la strada del dialogo, e di ciò gliene sono grato.
Le confesso che di fronte alle esternazioni dei considdetti "negazionisti" provo grande disagio oltre che per l'oltraggio che viene recato alle vittime ed ai loro cari, anche per l'evidente offesa che viene fatta all'umana intelligenza. Nel caso in cui certe affermazioni provengano da un vescovo o da un sacerdote la cosa assume poi un ulteriori aspetto sgradevole.
Ciò che mi stupisce è tuttavia l'imprudenza della Chiesa (strana in un'istituzione che ha saputo sopravvivere per duemila anni) nel riabilitare soggetti di cui non si poteva ignorare, a tutto tondo, il pensiero. Mi corre d'obbligo la domanda: Chi consiglia il Papa e soprattutto, riprendendo le parole del teologo Hans Kung, il Papa vede il mondo o vede solo il Vaticano?
Sono solidale con tutto il mondo ebraico ed appoggio ogni iniziativa tendente a costringere la gerarchia ecclesiastica ad esprimersi in maniera chiara ed inequivocabile contro ogni tentativo di revisione della storia della Shoah.
Le giungano i miei più cordiali saluti, con stima.
Massimo Riccò
Sembra che Williamson nella sua lettera al papa al cardinale Hoios e al papa abbia detto: come Giona, se e' necessario per calmare la bufera gettatemi a mare!
E se lo si prendesse in parola? Non dico ridurlo allo stato laicale ma magari mandarlo in qualche monastero vicino se non dentro ad Auschwitz a vedere se cambiasse idea....
Perche' le questioni qua sono due:
1) Lui non vuole abiurare il suo negazionismo.
2) Mi sorge il dubbio che lo faccia addirittura per continuare a mettere in difficolta' il papa.
NON DEVE CHIEDERE SCUSA AL PAPA! O solamente al papa. Deve ritirare le sue opinioni negazioniste e chiedere scusa alle vittime dell'olocausto!
ps: si puo' sempre prenderlo in parola, levargli la talare vescovile, e provare cosi' la sua ubbidienza al papa....per adesso son solo parole (anche in contrasto con quelle di padre Lombardi che ha definito chi nega la Shoah un negatore della croce).
COMUNQUE NON RESTA CHE PREGARE, io per primo (la mia e' soltanto un'opinione..) per migliorare spiritualmente e poi la chiesa in qualche modo verra' fuori da questo "contrattempo
Trovo che la riduzione allo stato laicale sarebbe una risposta adeguata. Del resto, la pazienza e la prudenza è un paradigma della Chiesa: spero che qualcuno si ricordi di Milingo. C'è un abisso, perfettamente d'accordo: nell'un caso si tratta della giustificazione di un crimine odioso per tutta l'umanità (tranne forse qualcuno ben caratterizzato ideologicamente, o geograficamente), nell'altro caso una questione relativa alla moralità personale ed agli impegni presi accettando liberamente il sacerdozio prima, l'episcopato poi. Quindi mi aspetto una reazione adeguata da parte di chi deve decidere, anche se non sarà una cosa "su due piedi".
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