venerdì 30 gennaio 2009

Sentenze temerarie

Massimo D’Alema è persona temeraria. Ad Andrea Marcenaro che ha ridicolizzato il suo argomento che un conflitto «in cui muoiono 900 persone da una parte e 10 dall’altra non è una guerra», ricordandogli la guerra in Kosovo in cui sono morti centinaia civili e migliaia di militari da una parte e nessuno dall’altra, ha replicato sprezzante che si trattò di un intervento uninitario reso necessario dalle stragi di civili compiute laggiù. Come se Israele non avesse avuto un problema umanitario, dopo aver ricevuto per anni migliaia di missili sulla testa. Nella seconda intifada furono vilmente assassinati civili e bambini in numero del tutto paragonabile a quello dei morti nella guerra di Gaza. Israele costruì un muro e fu condannato (apartheid, razzismo, ecc.). Il muro funzionò e allora si passò ai missili. Ma in nessun caso è consentito a Israele di fare quel che D’Alema trovava normale fare in Kosovo.
Come se non bastasse, il Nostro, dopo aver stigmatizzato l’Italia «cinica, reazionaria e ignorante» che ha promosso «una campagna feroce di giustificazione della guerra e dei suoi eccessi» si è avventurato a parlare di antisemitismo, dicendo che la destra italiana fa del rapporto con Israele la testimonianza di aver cambiato pelle perché viene «da una tradizione fascista e antisemita». Invece, ha aggiunto «mio padre quando c’era il fascismo, combatteva contro il fascismo, per difendere gli ebrei».
Se il discorso si limita a Giuseppe D’Alema non possiamo che prendere atto di quanto ci viene detto e rendergli onore per aver difeso gli ebrei. Pare però che questo accenno miri a trarre la conclusione che la sinistra comunista ha le carte in regola in tema di lotta all’antisemitismo. In tal caso, la temerarietà raggiunge livelli irritanti. È sperabile che non si tiri fuori l’argomento dei tanti ebrei che sono stati militanti comunisti. Non vuol dir niente. Tanti ebrei italiani sono stati fascisti fino al giorno in cui il regime ha promulgato le leggi razziali, e qualcuno persino dopo. La domanda che conta è un’altra: il movimento comunista internazionale, negli anni trenta, quaranta e dopo, si è attivato per difendere gli ebrei e per lottare contro l’antisemitismo? Sarebbe azzardato rispondere di sì. Il modo tormentoso e irrisolto con cui si è posta la questione ebraica nei paesi del socialismo reale non è una fantasia, è stato oggetto di studi e libri. Le continue ondate di antisemitismo, fino al processo Slansky e alla congiura dei medici ebrei, hanno contrassegnato tristemente l’epoca staliniana. E nel movimento comunista internazionale, incluso il Partito Comunista Italiano, si sono sentite pochissime voci di dissenso e, in particolare, di condanna della condizione degli ebrei sovietici, cui era persino vietato di studiare l’ebraico, pena il gulag. Questa indifferenza è durata fino a poco prima della caduta del muro di Berlino. Ricordo bene il caso di un fuoruscito dall’URSS che si rivolse ai vertici del partito italiano chiedendo che intercedessero a favore di un ebreo imprigionato per aver studiato l’ebraico e la sua profonda delusione per il modo con cui fu respinto.
La lotta antifascista implicò la liberazione degli ebrei dall’infamia delle leggi razziali fasciste. Ma che vi sia stata un’attenzione soggettiva per la questione ebraica e una lotta mirata contro l’antisemitismo nell’ambito del movimento comunista (salvo casi personali, come quello di Umberto Terracini e, apprendiamo, quello del padre di D’Alema) è una falsificazione della realtà. Su questo terreno sono nate le difficoltà di tanti ebrei con la sinistra comunista. Perciò, andiamoci piano con le sentenze.
(Tempi, 29 gennaio 2009)

5 commenti:

vanni ha detto...

Egregio Professore, D'alema non è un temerario: è molto meno, forse un opportunista, anche un po' misero.
Uno dei problemi italiani è che il cosiddetto "migliore" - che è poi un superlativo relativo, molto relativo - ha un grande séguito fra i comunisti, tanti dei quali riconoscono in lui più che in altri una certa continuità.
Che in questa occasione voglia tirare in ballo per la sua parte e per sé credenziali con meriti e crediti (di stirpe addirittura) anzichè fatti e atteggiamenti chiari - e come potrebbe visto che sono di orientamento opposto a quanto vorrebbe sostenere – è penosetto.
Veltroni viene commiserato, Fassino viene sopportato... mah, penso che anche D'alema non scherzi in quanto a caratura. Ambizioni di guida di una Nazione? Necessarie qualità che la guida di una federazione giovanile o di un giornale di partito o di un partito non richiedono. Lo spessore di carta velina dimostrato quale Ministro degli Esteri avrebbe dovuto creare maggiori perplessità sul suo conto.
D'alema non è un temerario: è soltanto troppo abituato in Italia a muoversi circonfuso e protetto da una temperie di ossequiosa considerazione (i nostri "media"), qualunque cosa, anche infami fesserìe e volgari falsità, dica. Era Bismarck che asseriva che il gas più letale è l'incenso?

Caroli ha detto...

Qualcuno sostiene che la metodologia con cui il nazismo ha impostato la shoah derivi in linea diretta dall'analogo trattamento dei sovietici. Ed in effetti la Ceka, la NKVD l' OGPu/GPU ed infine il KGB precedono cronologicamente la GheStaPo. Il KGB le sopravvisse, certamente: l'U.R.S.S. aveva vinto la seconda guerra mondiale. Recentemente è emerso che nei primi anni di DDR, il regime parasovietico utilizzò i lager nazisti in un modo sostanzialmente analogo a quanto fatto dalle SS.
Ora, non v'è dubbio che D'Alema sia erede di questa tradizione, diciamo così, "sovietica". E non v'è dubbio che questa tradizione è sempre stata sostanzialmente anti-ebraica, a partire da Stalin. Pertanto, quando D'Alema tratta con hamas, si accompagna con i capi hezbollah non fa nulla di scandaloso: agisce in accordo con la sua storia. Vergognoso sarebbe viceversa se qualcuno, di tradizione israelita, si lasciasse ingannare al punto da votarlo.

gabbianourlante ha detto...

Da uno che dopo la guerra del libano va a braccetto proprio con chi quel conflitto l'ha scatenato, che ALTRO ci si può aspettare?
c'è chi cambia col passare del tempo.
lui è rimasto soviet..... con un po' di fard per adeguare il look.

cordiali saluti

Caroli ha detto...

Un ebreo militante comunista? Facile: Lev Trockij. Come è finito? Assassinato con le stesse modalità usate, diversi anni più tardi, per uccidere un altro ebreo diventato prete ortodosso, Aleksandr' Men'. Quella modalità che era tristemente famosa nei pogrom.

Giorgio Israel ha detto...

E a proposito delle falsificazioni, conviene segnalare le scuse dell'ONU a Israele per avergli addebitato un inesistente attacco alla sua rappresentanza a Gaza:
http://www.viddler.com/explore/nesherriposte/videos/166/